AVEZZANO – STORIA DI PALAZZO TORLONIA


PALAZZO TORLONIA

_________________________

STRUTTURA DI PALAZZO TORLONIA


 

 

__________________

XIX secolo

 

 

– La costruzione di Palazzo Torlonia

Palazzo Torlonia negli anni di fine XIX secolo.
(Immagine da internet)

 

Siamo nel 1870 nel pieno dei lavori di prosciugamento del Lago Fucino in Abruzzo e da tempo il banchiere Torlonia, artefice della memorabile impresa idraulica, si muove tra Roma e Avezzano per assicurarsi di persona che i lavori procedano celermente. I lavori di prosciugamento del Lago Fucino vanno ormai avanti dal 1854 e molta acqua è passata. La storia è andata avanti e basta ricordare che quando Alessandro Torlonia ha iniziato i lavori c’era ancora il regno delle Due Sicilie, che nel frattempo è decaduto ed è stato assorbito nel più grande e forte regno d’Italia generatosi nel 1861.

Ebbene Alessandro Torlonia necessita di avere ora una propria sede di rappresentanza ad Avezzano, eletta da lui sede dei propri affari nel Fucino. La cittadina marsicana è ancora un paese seppure un paese molto grande, che viene acquisendo ora la sua funzione guida della Marsica. Con il trasferimento dei propri affari ad Avezzano la città si compenetra in modo definitivo nel suo ruolo di centro della Marsica. Ma come dicevamo Alessandro Torlonia necessita di avere un proprio palazzo.

Così nel 1870 vengono avviati i lavori di costruzione del nuovo palazzo di rappresentanza della famiglia qui ad Avezzano, nella zona centrale della città. I lavori di costruzione di Palazzo Torlonia durano 6 anni terminando nel 1875. Il palazzo si trova su un lato dell’antica piazza Aia,  ribattezzata Piazza Torlonia nel 1865. Inizia così la gloriosa storia del più importante palazzo di Avezzano. Il palazzo a chiunque si trovi a passare per piazza  Torlonia appare come una costruzione immensa e favolosa.

Palazzo Torlonia terminato di costruire nel 1875 viene fortemente valorizzato dal principe tramite la presenza del parco interno alla villa di circa 3 ettari e all’esterno tramite i giardini della nuova piazza Torlonia.

 

 

– Il compimento dei lavori e la nomina di Alessandro a Principe del Fucino

lessandro Torlonia. (Immagine da Wikipedia)

 

Negli anni successivi alla costruzione del grandioso palazzo Alessandro Torlonia vive spesso qui, avendone fatto il suo quartier generale in ambito affaristico. Nel frattempo si completa nel 1876 l’enorme lavoro di prosciugamento del Lago Fucino, rimasta negli annali come l’operazione ingegneristica idraulica più importante dell’espoca.

L’opera idraulica del Fucino è talmente importante che appare all’umanità dell’epoca come struttura seconda per maestosità solo al canale di Suez.

L’operazione di prosciugamento del Fucino aldila della grandiosità ingegneristica cambia completamente il volto della Marsica incentrato non più su un lago, ma su un enorme distesa di terra fertile. I pescatori del Fucino divengono in breve agricoltori.

L’opera però incide profondamente anche al livello climatico in quanto diversi generi di agricoltura a cominciare dalle viti e dagli olivi subiscono un radicale crollo per la mancanza del clima mite che il lago assicurava. I paesi rivieraschi si ritrovano intanto dall’essere piccoli villaggi a centri abitati di tutto rispetto avendo avuto un notevole apporto di genti italiane venute nel Fucino per lavorare alla grande opera e e ora rimaste a vivere qui con il miraggio di un lavoro stabile.

E per Torlonia cosa significa quest’opera? Ebbene l’operazione idraulica per il banchiere Torlonia significa un’enorme affare che una volta sistemate le relative strutture sarà in grado di erogare a lui e la famiglia un enorme guadagno. In pratica Torlonia è divenuto il nuovo padrone della Marsica essendo proprietario dell’enorme distesa di terra presente qui. Per quest’opera il nuovo re Umberto I nel 1878 gli conferisce il titolo di Principe del Fucino. Il titolo chiaramente è trasmissibile agli eredi.

 

 

– La famiglia Torlonia nel 1870-80

Alessandro Torlonia è sposato dal 1840 con Teresa Colonna, facente parte della famiglia principesca romana. Alessandro con l’enorme potere economico di cui dispone si trova ad essere al centro della scena romana per molto tempo attirandosi le simpatie e invidie delle altre famiglie romane. Negli anni 1870 Alessandro è spesso nella Marsica per seguire i lavori, ma Alessandro ha doti straordinarie e riesce seppure con difficoltà a seguire anche la sua famiglia, ma nonostante tutto nulla può al fato. Alessandro e Teresa hanno due figlie Anna Maria e Giovanna, ma non figli maschi che in quest’epoca significa grande sciagura in quanto ci si sente come spenti. Alessandro però trova il modo di perpetuare il cognome Torlonia.

Con l’aiuto di Papa Pio IX combina nel 1872 il matrimonio della figlia maggiore Anna Maria con il principe Giulio Borghese e convince lui a prendere anche il cognome Torlonia da aggiungere al suo trasmettendolo ai figli. In pratica è la nascita del ramo Borghese-Torlonia. Purtroppo la vita del principe è funestata nel 1875 dalla morte della moglie Teresa morta per malattia e poi dalla figlia Giovanna morta non si sa come nel novembre dello stesso anno.

Negli stessi anni nascono i quattro figli di Anna Maria e Giulio, ovvero Giovanni, Carlo, Teresa e Maria. Questi quattro nipoti fanno la gioia di Torlonia che si sente ora pienamente realizzato come uomo e industriale.

 

 

– Palazzo Torlonia negli anni 1880-1900

La nuova fontana monumentale voluta dai coniugi Torlonia nel 1899.

A completamento del lavoro di sistemazione dei giardini  Torlonia

 

La famiglia Torlonia abita spesso nel corso dell’ultimo ventennio del XIX secolo il palazzo di Avezzano, dovendo anche seguire le sorti degli enormi affari di famiglia nella Marsica. Anna Maria e Giulio affiancano l’ormai anziano banchiere nella gestione del patrimonio familiare e lo sostituiscono nel 1886 allorquando Alessandro Torlonia muore.

 

 

Il principe Alessandro Torlonia con la
figlia Anna Maria. (Immagine da Wikipedia)

I due nuovi principi del Fucino partecipano su richiesta del comune di Avezzano al finanziamento per la costruzione del nuovo acquedotto della città. Il nuovo acquedotto capace di captare le acque della sorgente Rio Sonno, la cui fonte si trova a Castellafiume nell’alta valle Roveto. A completamento dell’opera idraulica viene realizzata e quindi inaugurata nel 1899 la nuova fontana monumentale posta al centro di Piazza Torlonia per iniziativa dei principi Torlonia.

 

La fontana monumentale valorizza Palazzo
Torlonia, posto alle spalle di questa. (Immagine da Internet)

 

La fontana di Piazza Torlonia con la sua imponenza fa bella mostra di se, ma allo stesso tempo valorizza ancor più il palazzo principesco. I Torlonia oltre alla fontana procedono nel corso degli anni ’90 ad una risistemazione dei giardini di Piazza Torlonia e in questi contemporaneamente alla fontana viene inaugurato un busto alla memoria del grande Alessandro Torlonia.

 

Immagini del primo ‘900 dove emerge bene

il busto di Alessandro Torlonia. (Immagine da internet)

 

Anna Maria Borghese-Torlonia vive molto poco Palazzo Torlonia di Avezzano ma  contemporaneamente alla sistemazione dei giardini, cerca di adoperarsi per abbellire al meglio il palazzo con la presenza di sculture, quadri e affreschi. La sistemazione del palazzo però non si ferma alla zona interna, ma anche a quella esterna ovvero al parco interno. 

 

La principessa Anna Maria Torlonia. (Immagine da Wikipedia)

 

Qui poi molto all’interno del parco trova posto il Padiglione Torlonia, una bellissima struttura ottogonale voluta dal principe Alessandro per collocarvi l’enorme collezione di sculture e altre opere d’arte di epoca romana trovate negli scavi.

C’è da dire ad onor di cronaca che la struttura è stata voluta dal principe Torlonia, che ne ha seguito il progetto fatto nel 1873, ma la sua costruzione è stata poi seguita e finanziata dalla figlia e dal genero di Torlonia che l’hanno infine collocata nel parco Torlonia nel luogo prescelto dal principe.

 

Padiglione Torlonia in una rara immaginedi fine ‘800 inizio ‘900. (Immagine da Internet)

 

Il cosidetto padiglione Torlonia nel 1873 fa bella mostra da se per il progetto ardito presentato presso l’esposizione universale Weltaussetellung di Vienna. Nello stessa esposizione viene presentato anche il progetto della grandiosa opera idraulica del Fucino che ottiene un enorme successo di critica.

Successivamente nel 1891 il padiglione Torlonia viene realizzato in stile liberty dai falegnami romani Frosini e Boccaccini e portato in Sicilia per l’esposizione universale italiana. Poi nel 1892 il padiglione è stato definitivamente portato ad Avezzano, dove è presente tuttora, e a cui è stato aggiunto un porticato con l’obiettivo di proteggerlo meglio dalle intemperie e dal vento.

 


 

– Il Fucino e gli affari di casa Torlonia a fine XIX secolo

L’enorme distesa di terra coltivabile viene avviata dal principe Torlonia negli anni 1880, alla produzione di ortaggi in grado di andare rapidamente sui principali mercati dell’Italia centrale. Gli ortaggi vengono caricati sui treni merci e in breve giungono presso tutti i mercati rionali del centro Italia, producendo così un consistente guadagno per i Torlonia.

 

 

– Lo zuccherificio (1894-1902)

Alla fine del XIX secolo viene avviata la costruzione di uno zuccherificio nella periferia di Avezzano, nei pressi della riva dell’ex lago, da una società italo-tedesca. Lo zuccherificio, che produce zucchero, prende la sua origine dall’ottima coltivazione e lavorazione della barbabietola di zucchero, che nella Piana del Fucino è coltivata in abbondanza.

Il nuovo zuccherificio viene costruito tra il 1894 e il 1902, allorquando l’impianto entra in piena attività, e consideriamo che la prima campagna saccarifera nella Marsica è del 1900, quindi l’impianto è gia in parte funzionante già all’inizio del secolo. Nello stesso anno si ha l’accordo fra la Società Romana Zuccheri e il principe Torlonia.

L’accordo ha una durata di 27 anni e prevede la creazione di una linea ferroviaria a scartamento ridotto che avrebbe attraversato tutto il Fucino per portare le bietole ad Avezzano e l’impegno del Torlonia a coltivare la bietola da zucchero nei propri terreni non affittati. La costruzione della linea ferrata e di tutte le infrastrutture era a carico della Società Romana Zuccheri e il contratto prevede che, trascorsi i 27 anni, il principe Torlonia  ne avrebbe acquisito la proprietà.

 

 

 

____________________

XX secolo

 

 

– L’emergere della terza generazione di Torlonia e l’affermazione del nuovo ceto contadino

La fontana munumentale con sullo sfondo Palazzo Torlonia.
(Immagine da Internet)

 

Con il nuovo secolo assistiamo all’emergere della nuova generazione dei Torlonia, incarnata dai fratelli Giovanni e Carlo Torlonia. I nuovi principi del Fucino s’interessano entrambi degli affari di famiglia conducendo questi in modo adeguato rispetto ai tempi d’inizio 900. La vecchia generazione incarnata dai genitori Anna Maria Torlonia e Giulio Borghese scompare ad inizio ‘900, la prima muore nel 1901 e il secondo nel 1914.

 

I giardini Torlonia con sullo sfondo Palazzo  Torlonia all’inizio del XX secolo

 

Ad inizio secolo Palazzo Torlonia con i suoi giardini e il parco interno costituisce il cuore pulsante della città e della Marsica intera, rappresentando nel bene e nel male il potere della famiglia Torlonia in questo territorio. Tuttavia il palazzo rappresenta anche un po’ l’orgoglio degli avezzanesi in quanto costituisce una struttura che non ha nulla da invidiare rispetto ai palazzi nobiliari del nord Italia. Avezzano e la Marsica pur vivendo un primo decollo industriale non riescono ancora ad assorbire la tanta fame che vi è nei paesi grandi e piccoli, portando ad un deciso fenomeno di emigrazione forzata di tanti giovani del posto che si lasciano alle spalle le loro case per andare in cerca di fortuna in USA, Canada, Sud America ecc.

 

Palazzo Torlonia visto dall’angolo di
Piazza Castello. (Immagine da internet)

 

Il periodo del primo novecento rappresenta non solo per la Marsica, ma anche per il resto d’Italia un primo deciso periodo di tranquillità e relativa prosperità dopo tante sofferenza patite nei secoli passati. Avezzano anche grazie ai Torlonia è oggi più che mai ad inizio novecento, il capoluogo dell’intero territorio marsicano, da sempre un territorio che mostra una precisa, autonoma e orgogliosa identità contadina e agropastorale, che oggi ad inizio XX secolo vuole emergere e ciò avviene attraverso le lotte contadine della terra fucense contro lo strapotere dei Torlonia. 

Se scendiamo nelle cronache locali emergono tanti episodi di questa lotta, che però non saranno trattati in questa sede. Diciamo che questa contrapposizione resta un tratto distintivo di questo periodo che però s’interrompe bruscamente a causa del potente terremoto del 1915.

 

 

Lo zuccherificio, la prima grande industria della Marsica (1902-15)

Lo zuccherificio di Avezzano nel 1905.

 

Ad inizio novecento fra il 1902 e il 1903 entra in piena funzione lo Zuccherificio di Avezzano, grazie al quale si crea un indotto economico che complice la positività del periodo, porta al primo decollo industriale del territorio marsicano-fucense. Come detto poc’anzi si vengono costituendo alcune piccole ma solide realtà commerciali che favoriscono l’emergere di un nuovo ceto contadino-artigianale.

Avezzano grazie alla presenza di questa realtà economica emerge socialmente nell’ambito del contesto abruzzese e anche del centro Italia. Purtroppo a causa del potente terremoto che si verifica nel Fucino nel 1915 questa dinamicità economica s’interrompe per qualche tempo.

Facendo un passo indietro e ritornando ai primi anni del ‘900, vediamo come gli ortaggi legati alla barbabietola vengano trasportati a Rieti e Monterotondo per essere lavorati, però con la crisi dell’impianto di Monterotondo si decide di potenziare fin da subito l’impianto di Avezzano. Dopo il 1902 nello stabilimento avezzanese la produzione di zucchero ha un notevole  incremento, tanto da far registrare una potenzialità pari a circa 6000 quintali di barbabietole con l’occupazione di diverse centinaia di operai.

Come sottoscritto nell’accordo la Società Romana Zuccheri procede alla costruzione della linea ferroviaria interna al Fucino, che partendo dallo zuccherificio termina alla stazione di Avezzano. Anche qui la realizzazione della ferrovia impiega diverso tempo per essere compiuta, ma alla fine l’opera è finita e grazie a questa si assiste ad un rapido guadagno.

Con tutte queste nuove infrastrutture stradali ed industriali la Marsica diventa protagonista di un deciso cambiamento, che la porta a vivere piano piano un primo decollo industriale. Allo zuccherificio si affiancano nel corso della fine secolo, ma soprattutto all’inizio del nuovo, tutta una serie di piccole nuove attività, che fanno emergere un nuovo tessuto sociale, ancora piccolo, ma che comunque permette un miglioramento della condizione socio economica di una parte della popolazione.

 

 

 

– Il terremoto del 1915 e la distruzione di Avezzano

Avezzano vista dall’alto dopo la sua
totale distruzione per opera del sisma del 1915

 

La mattina del 13 gennaio 1915 un tremendo terremoto di potenza 7 Mw si manifesta nella Conca del Fucino determinando la distruzione totale di tutti i paesi che si affacciano sulla piana fucense, della Valle Roveto, della Vallelonga, della Valle del Giovenco e dell’Altopiano delle Rocche e in misura minore come danni nelle zone di Tagliacozzo e della Piana del Cavaliere. In questo contesto Avezzano è la città che più risente del terremoto.

 

Avezzano rasa al suolo dopo il terremoto del 1915

 

Avezzano viene rasa al suolo in pochi secondi, tutte le case sono distrutte, mentre le persone muoiono per il 90%. Su 13.000 abitanti ne muoiono sotto le macerie 10.000. La conta dei morti considerando tutti i borghi della Marsica sale a 30.000 vittime. Un numero altissimo e una tragedia enorme che solo dopo tanti decenni si potrà considerare superata.

Il terremoto del 1915 rimane nella memoria delle persone e questa data segna il passaggio brusco dal periodo moderno al periodo contemporaneo. Una tragedia così non ha pari nella memoria storica del luogo, poichè con il sisma sono venute meno oltre che le persone anche i simboli di questa provincia abruzzese.

 

 

– Il crollo di Palazzo Torlonia (1915)

 Distruzione di Palazzo Torlonia
dopo il sisma del 13 gennaio 1915. (Immagine da internet)

 

Con il sisma e la città viene meno anche il glorioso palazzo Torlonia simbolo della rinascita economica e sociale della città.

 

 Distruzione di Palazzo Torlonia
dopo il sisma del 13 gennaio 1915. (Immagine da internet)

 

In questa condizione di totale distruzione anche i Torlonia si adoperano per dare sostegno al territorio, che però è talmente martoriato che ci vogliono anni solo per pensare ad una ricostruzione parziale, poichè oltre alla distruzione e ai lutti si addensano a pochi mesi di distanza dal sisma l’ombra della prima guerra mondiale.

 

 

 


 

 

La prima guerra mondiale e la Spagnola (1915-1919)

Gli anni successivi al terremoto sono anni tragici, di lutti continui e miseria dilagante, molte famiglie non esistono più. Con l’approssimarsi della guerra nel 1915 vengono meno gli aiuti e le persone che danno sostegno a questa martoriata terra.

Tutti i ragazzi dell’esercito e della polizia che erano giunti nei primi giorni successivi al sisma sono costretti ad andarsene per presentarsi ai comandi alpini per andare al fronte a combattere una guerra che si rivela un inutile strage. Anche molti ragazzi marsicani scampati al sisma sono costretti nonostante tutto a partire, portando con se il grave lutto nel cuore. Di questi assai pochi torneranno dal fronte e chi ritornerà sarà gravemente colpito nel corpo e nell’anima dalla guerra.

Quelli che rimangono devono farsi forza e vivere nelle baracche alla bene e meglio per i successivi anni. Ad Avezzano viene allestito un campo di concentramento per i prigionieri di guerra, che però nell’ambito locale vengono visti come salvatori, in quanto contribuiscono alla ricostruzione parziale di Avezzano negli anni 1915-19. Molti di questi ragazzi stranieri arrestati e condotti ad Avezzano si prendono a cuore la zona e anzichè considerarsi prigionieri si considerano gente che aiuta altra povera gente. Fra la popolazione di Avezzano e i ragazzi stranieri s’instaura un profondo legame di amicizia e riconoscenza che continuerà nonostante tutto anche negli anni a venire.

Non bisogna dimenticare che la popolazione marsicana aiutata in questi anni da questi ragazzi stranieri sarà la stessa che 20 anni dopo aiuterà i nuovi prigionieri stranieri, sempre ragazzi, che mano a mano riusciranno a fuggire dal restaurato campo di concentramento di Avezzano durante la seconda guerra mondiale, nel periodo di occupazione dei barbari nazisti.

Nel 1918 finisce tra atroci sofferenze la prima guerra mondiale, con l’Italia uscita vincitrice dalla guerra, ma distrutta socialmente ed economicamente. Nella Marsica la totalità della popolazione vive ancora nelle baracche messe su alla bene e meglio. Avezzano viene riconfermata capoluogo della Marsica e le autorità civili procedono per quel che possono a una piccola ricostruzione. Con la fine della guerra la ricostruzione, pur tra ritardi e problemi,  procede più velocemente, ma ad innescare una nuova bomba sociale ci pensa una nuova tragica fatalità, l’epidemia della Spagnola.

La Spagnola è un morbo che colpisce il mondo tra il 1918 e il 1919, provocando 50 milioni di morti. Nella Marsica il morbo attecchisce bene provocando la morte di molte persone. Non esiste famiglia che non abbia avuto almeno un morto per la Spagnola.

 

 

– Lo zuccherificio negli 1915-20 .

Il 13 gennaio 1915 assistiamo al più importante terremoto che la Marsica avesse visto da 2000 anni a questa parte con conseguenze incalcolabili. La potenza del sisma pari a 7 Mw cancella Avezzano e tutti i borghi fucensi e della Marsica. Lo zuccherificio attivo solo da qualche anno riporta danni imporanti. Successivamente tra il 1915 e il 1920 gli eventi bellici della prima guerra mndiale ridimensionano molto lo stabilimento e la sua attività a causa sia della scarsa domanda di prodotto che soprattutto per la mancanza di mano d’opera qualificata.

 

 

– La ricostruzione di Avezzano e di Palazzo Torlonia (1920-30)

 

Cantiere del 1920 per la ricostruzione della nuova stazione di Avezzano. (Immagine da internet)

 

Siamo finalmente al 1919-1920 e la Marsica e Avezzano possono finalmente pensare alla ricostruzione. Le autorità civili procedono il più velocemente possibile a ricostruire la città, vengono messi su cantieri in ogni parte del territorio.

La città inizialmente vede la ricostruzione delle principali strutture civili e poi mano a mano sono ricostruite le case. A dare un’ulteriore spinta alla ricostruzione di Avezzano, ma soprattutto nel consolidarla nel suo ruolo di centro della Marsica, ci pensano le autorità religiose locali, che trasferiscono in modo permanente la sede vescovile del territorio marsicano da Pescina ad Avezzano (1924). Questo scatena polemiche e rivolte popolari a Pescina che non accetta lo spostamento vescovile.

Ma la decisione è presa e non si torna indietro. Si procede da questo momento alla ricostruzione della nuova chiesa di San Bartolomeo che spostata di zona diverrà la nuova cattedrale dei Marsi.

E Palazzo Torlonia?

Ebbene anche Palazzo Torlonia viene ricostruito per volontà dei fratelli Torlonia. Il nuovo palazzo Torlonia viene ricostruito nello stesso luogo del precedente cambiando completamente la struttura sia interna che esterna. La ricostruzione avviata all’inizio degli anni ’20 non tiene minimamente conto del modello originario, che viene completamente stravolto.

 

Il nuovo palazzo Torlonia in un immagine di fine anni ’20. (Immagine da Marsicalive)

 

Il nuovo palazzo diventa più basso perdendo il secondo piano e la torretta campanaria con l’orologia. La struttura diventa più massiccia della precedente rendendo il complesso residenziale più compatto. Il nuovo palazzo viene terminato e inaugurato nel 1925.

 

 

– I Torlonia negli anni ’20: la Banca del Fucino (1923)

Dopo la prima guerra mondiale l’Italia vive un lungo periodo d’instabilità politica, data dalla grave situazione finanziaria che l’ha colpita, che mette a dura prova il regime liberale che tra alti e bassi governa il paese fin dal 1861. Ora però la risposta politica tradizionale non riesce più a far breccia tra la popolazione che è stata pesantemente colpita dalla guerra e che ora vuole poter contare di più al livello politico. Nascono in questo contesto nuovi partiti come Il PCI e il PPI, ma soprattutto nasce il Partito Fascista che si porta dietro le speranza di un intero popolo nel voler ricostruire il proprio paese, dandogli però un profilo da grande potenza.

A capo di questo nuovo movimento politico abbiamo Benito Mussolini, un personaggio dotato di grande acume e spregiudicatezza politica nel parlare con gli altri. Egli muove il paese con i suoi discorsi e riesce con anche un pizzico di fortuna, a convincere masse intere che l’Italia ha bisogno di un impero, che non è riuscita ad avere dalle altre potenze straniere l’indomani della fine della guerra. Con i suoi artifizi porterà il paese alla rovina. 

Tuttavia la catastrofe è ancora lontana e la gente ha bisogno di normalità e di svago. Il paese senza neanche rendersene conto precipita in una dittatura, che durerà 20 anni conducendo l’Italia alla rovina. Ma per ora le cose vanno bene. Mussolini si presenta bene alle autorità civili, il re, e religiose il papa e con i suoi discorsi ipnotizza la gente. Mussolini sale al potere nel 1922 e vi rimarrà fino al 1943, in questo periodo riuscirà a farsi amico l’intero popolo italiano, che necessita di stabilità e quindi di un uomo forte, portandolo per qualche tempo a sognare l’Italia come potenza coloniale.

I fratelli Giovanni e Carlo Torlonia si muovono molto bene in questo contesto, mettendo a disposizione del regime molte loro proprietà tra cui Villa Torlonia di Roma, dove troverà alloggio Mussolini in persona con tutta la sua famiglia e ad un prezzo simbolico. il potere dei Torlonia sotto il regime fascista si fortifica e questo consente loro di mantenere una sorta di pace sociale nella Marsica riuscendo a far stroncare dalla polizia fascista ogni qualsivoglia agitazione sociale.

I Torlonia negli anni 1920 ottengono molti onori, ma soprattutto riescono a consolidare il proprio patrimonio, creando la nuova Banca del Fucino. La nuova banca del Fucino nasce a Roma nel 1923 con lo scopo di finanziare le attività economiche dei Torlonia nell’ambito del prosciugamento e della bonifica del Lago Fucino.

Al livello familiare Giovanni non si è mai sposato e vive nella splendida Villa Torlonia di Roma, nella cosidetta Casina delle Civette che egli costruisce e adibisce come sua dimora. Il resto del fabbricato è nella disponibilità di Mussolini. Carlo, fratello minore di Giovanni sposa in seconde nozze Paolina Pignoloni, da cui ha tre figli Anna Maria, Giulia e Alessandro l’erede del casato. Le due sorelle

 

 

– Lo zuccherificio di Avezzano passa nelle mani dei Torlonia (1927)

Lo Zuccherificio di Avezzano all’inizio degli anni ’20 viene riparato completamente dai danni del sisma e riprende in pieno la sua attività industriale. Lo stabilimento ancora negli anni ’20 opera con macchine a vapore che sono via via rimosse.

Nel 1927 si assiste ad un cambio di proprietà con il passaggio dello stabilimento industriale nelle mani di Giovanni Torlonia. Nel 1927 alla scadenza del contratto della Società Romana Zuccheri con il principe Torlonia, egli entra in possesso di tutte le infrastrutture logistiche della fabbrica (linea ferrata, carrelli, ecc) che sostengono lo zuccherificio.

Torlonia infatti si rifiuta di rinnovare il contratto con la precedente società e questa a sua volta è costretta a vendere a Torlonia il suo zuccherificio. La fabbrica a questo punto viene presa in carico da una nuova società SAZA (Società Anonima Zuccherificio di Avezzano), interamente della famiglia Torlonia e questa rimane per lungo tempo.

 

 

– I Torlonia e Palazzo Torlonia di Avezzano negli anni ’30

Palazzo Torlonia nel 1937. (Immagine da internet)

 

Il potere dei Torlonia continua ad essere assoluto anche negli anni ’30 di pari passo con la crescita di consenso del regime fascista. Il potere dei Torlonia di questo periodo viene fotografato magistralmente da Ignazio Silone nel suo romanzo “Fontamara” e poi reso celebre dal film “Fontamara” del 1980 magistralmente diretto da Carlo Lizzani. Il film racconta la sorte dei “Cafoni” in un ipotetico paesino della Marsica “Fontamara”.

I “cafoni” sono i miseri poverelli contadini meridionali proprietari al massimo di un asino o di un mulo, non hanno mezzi per difendersi e vivono in una perpetua ignoranza di cui approfitta persino colui che è considerato “l’amico del popolo”, Don Circostanza, che rappresenta insieme la difesa e la rovina dei fontamaresi; la loro vita si ripete uguale di generazione in generazione segnata dal lavoro e dalla fatica. Essi sono consapevoli della disperata condizione in cui vivono, come spiegano ad un forestiero… nel brano ci sono dei personaggi insoliti. 

La frase che su tutto domina e spiega sia la condizione di queste persone che quella di Torlonia negli anni ’30 è la seguente:

 

«In capo a tutti c’è Dio, padrone del cielo.
Questo ognuno lo sa.
Poi viene il principe Torlonia, padrone della terra.
Poi vengono le guardie del principe.
Poi vengono i cani delle guardie del principe.
Poi, nulla.
Poi, ancora nulla.
Poi, ancora nulla.
Poi vengono i cafoni.
E si può dire ch’è finito.
»

 

da “Fontamara”

 

All’interno di questa situazione figura il nuovo Palazzo Torlonia grande e possente che tutti temono e tutti ammirano. Questo in questo periodo è sicuramente uno dei luoghi più importanti della Marsica e di Avezzano, dove si decidono o vengono decise molte situazioni inerenti il territorio. Nel 1938 muore il principe Giovanni Torlonia e a lui succede nel titolo principesco e nella gestione della banca il fratello minore Carlo.

 

Il principe Carlo Torlonia 4
principe del Fucino. (Immagine da Wikipedia)

 

Carlo Torlonia come il fratello è un elemento di spicco della nobiltà romana e del mondo dell’epoca, ma soprattutto aiuta il fratello nella gestione del grande patrimonio familiare, impiegandosi nella banca del Fucino. Di questa infine ne diventa capo alla morte del fratello, portando avanti sia la banca che tutto l’aspetto industriale presente nella Marsica fucense.

Sotto Carlo il potere della famiglia nel contesto marsicano rimane assoluto, per venire poi messo in discussione dopo la seconda guerra mondiale.

Il potere dei Torlonia è in questo momento all’apice tanto da portare Carlo ad essere nominato il 20 ottobre 1939 Senatore del Regno d’Italia. In questo quadro Palazzo Torlonia ad Avezzano rimane anche sotto Carlo una vera istituzione da avere timore e rispetto.

 

 

– Lo Zuccherificio di Avezzano (1930-39)

Negli anni ’30 lo Zuccherificio di Avezzano, ormai completamente in mano ai Torlonia, vede aggiungersi nel 1936 agli impianti già esistenti, quelli per la distillazione dell’alcol etilico.

Nel periodo suddetto siamo in una fase di autarchia e l’alcol etilico viene anche addizionato ad altri combustibili fossili per usi industriali. L’impianto fa registrare negli anni ’30 un’impennata produttiva soprattutto dopo il controverso lodo Bottai.

I prodotti dello zuccherificio vengono trasportati tramite la linea linea ferroviaria interna a scartamento ridotto dallo stabilimento industriale alla stazione di Avezzano. Da qui i prodotti già sistemati sui treni partono e raggiungono lo scalo merci di San Lorenzo e il porto di Napoli.

 


 

– Il Fascismo in Italia e nella Marsica negli anni ’30

Avezzano nel 1933. (Immagine da Internet)

 

Il Fascismo negli anni ’30 raggiunge massimo del consenso e la popolazione lo percepisce come un’istituzione granitica. In ciò Mussolini domina tutto controllando attraverso una complessa amministrazione burocratica l’intero sistema.

Il fascismo raggiunge il suo culmine nel 1936 in occasione della guerra etiopica che viene vinta con grande elargizione di mezzi e uomini. Il risultato della guerra è la conquista dell’Etiopia, che consente al regime fascista di poter proclamare “il ritorno dell’impero sui colli fatali di Roma”. Il re viene proclamato imperatore d’Etiopia e Mussolini fondatore dell’impero.

Nella Marsica il fascismo si stratifica in modo forte e viene sfruttato da molti per fare carriera e migliorare la propria condizione economica. Probabilmente in molti percepiscono i limiti del regime, che come in ogni dittatura ha il lato vantaggioso e quello svantaggioso. In ogni caso come in tutta Italia il regime è percepito come un istituzione e ancora per qualche anno rimane integro nella percezione della gente.

 

La nuova chiesa di S. Adolfo di Aielli nel 1937.

Inaugurazione della nuova chiesa di S. Adolfo ad Aielli nel 1937 con una cerimonia in cui vengono celebrate le nozze di alcune coppie di giovani.

 

Soprattutto tra il 1936 e il 1938 il consenso è al massimo e vi sono numerose manifestazioni di consenso, in cui viene ribadita la forza del Fascismo e dell’Italia. Nella Marsica queste manifestazioni sono presenti in tutti i paesi, resta famosa al riguardo la visita di Mussolini a Carsoli e Avezzano. In questa occasione c’è un giubilo di consensi. Si era sperati nell’istituzione della provincia di Avezzano, ma Mussolini ha preferito non concederla. 

 

 

– La guerra sta arrivando…

Siamo quindi al 1939 e i Torlonia conniventi con il regime riescono a stabilizzare la situazione contadina al loro favore. In pratica in questa fase non vi sono manifestazoni contadine per avere il possesso delle terre fucensi. Ma la situazione è in evoluzione in quanto la situazione europea volge al peggio, la Germania si è riarmata ed appare decisa nuovamente d’imporsi al mondo come potenza egemone.

L’Italia pur legata alla Germania da nuovi vincoli di amicizia cerca insieme a Francia e Inghilterra di contenerla, ma niente questa dichiara guerra alla Polonia che invade nel giro di poco tempo annettendola. E’ l’inizio della 2 guerra mondiale. Francia e Inghilterra si preparano alla guerra scendendovi nel volgere di pochi giorni.

Nella Marsica vi è molta preoccupazione perchè la discesa in guerra dell’Italia comporterebbe nuove partenze di giovani spediti chissa dove a combattere una guerra che non si capisce e percepisce.

Lo stesso Mussolini pur propenso alla guerra si rende conto dell’incapacità del paese di affrontarla e per questo nel 1939 dichiara la non belligeranza dell’Italia. Nella testa di Mussolini questo atto è un modo per prendere tempo per riuscire meglio a preparare il paese alla discesa in campo, per tutti gli altri ciò rappresenta la speranza di non finire nuovamente in guerra.

 

 

– La guerra e la forca 

Abbiamo nominato questo paragrafo la guerra e la forca in quanto le vicissitudini che vive la Marsica nel periodo 1939-1945 va diviso in due tempi, ovvero il 1939-43 come periodo di guerra dove i propri figli sono al fronte e 1943-44 la forca a causa di tutte le paure e dolori che le genti della Marsica subiscono a causa dell’occupazione nazista che direttamente e indirettamente sono i responsabili di questo atroce periodo.

Andiamo con ordine nel 1939 inizia il periodo di non belligeranza eletto da Mussolini che fa ben sperare tutti sulla non entrata dell’Italia in guerra, ma dieci mesi dopo nel giugno 1940 Mussolini invece proclama l’entrata in guerra dell’Italia che si trova così risucchiata in un vortice di orrore. Dalla Marsica come nel resto d’Italia, i giovani maschi adulti partono nuovamente per i vari fronti di guerra lasciando le proprie famiglie nella più completa disperazione.

Passa il tempo… e si arriva al 1943, l’Italia all’inizio dell’anno perde su tutti i fronti di guerra, arrivando a maggio che sono praticamente perse tutte le colonie, la situazione poi precipita in luglio allorquando gli Alleati decidono d’invadere l’Italia cominciando dalla Sicilia che viene liberata in pochissimo tempo.

La situazione a questo punto precipita pure sul fronte politico, Mussolini che da tempo si era rinchiuso in un silenzio di tomba viene sfiduciato dal gran consiglio del Fascismo e subito arrestato per volontà del re che lo sostituisce con il maresciallo Badoglio. E’ il 25 luglio 1943, la popolazione è in festa perchè pensa che ora la guerra  finirà e finalmente tutto tornerà come prima. Invece no la situazione peggiora ulteriormente. I quadri militari sono preoccupati in quanto gran parte dell’esercito è stato catturato dagli Alleati sui vari fronti di guerra , l’Italia è fragile e isolata.

Nella Marsica in questi tre anni di guerra si è cercato di andare avanti alla bene e meglio, ma la preoccupazione per il futuro e per i propri cari è palpabile. Nel settembre 1943 arriva il crollo definitivo gli Alleati proseguono da sud la risalita nella ripresa dell’Italia e da nord arrivano i Tedeschi che si affacciano ai confini. Il re, il resto del governo e dello Stato Militare sono presi dal panico e decidono di fuggire.

La mattina dell’8 settembre abbandonano tutto e tutti fuggendo da Roma per la via Tiburtina, passando fra l’altro per la Marsica dove in molti si ricordano di essere stati confinati in casa, ma di aver visto un enorme corteo di macchine passare. Il re infine s’imbarca a Pescara per Brindisi.

I Tedeschi nel frattempo calano in Italia invadendola fino a Frosinone dove instaurano un enorme linea divisoria definita linea Gustav che divide l’Italia da nord a sud, ovvero l’Italia Alleata del sud contro l’Italia tedesca a nord. La direzione della difesa della linea Gustav viene posta presso Massa d’Albe nella Marsica anche se la direzione viene condivisa con Avezzano il principale centro marso.

Da ora inizia per la Marsica il periodo peggiore della sua storia da molti secoli a questa parte. I Tedeschi instaurano un vero e proprio regime di polizia provocando terrore tra la popolazione e ciò anche attraverso alcuni gravi episodi contro la popolazione inerme. La vita diventa un incubo. La popolazione marsicana dopo aver vissuto 20 anni in una specie di bolla si ritrova ora proiettata in un incubo che non sa se ne verrà fuori. Saltano in poco tempo tutti gli equilibri che si erano formati e persino molti ex fascisti si rendono conto della finzione in cui hanno vissuto.

Poco tempo dopo dal dicembre 1943 iniziano i bombardamenti alleati sulla Marsica, prendendo soprattutto di mira Avezzano e altri centri importanti come Massa d’Albe dove si concentrano i comandi della Linea Gustav. A gennaio del 1944 presso la Linea Gustav la guerra di nervi da entrambe le parti che avevano passato il tempo nella reciproca osservazione si trasforma in guerra aperta con l’esercito alleato che cerca di sfondare la linea e i Tedeschi che la difendono accanitamente.

Nella guerra poi viene coinvolto anche il monastero di Montecassino che dopo un primo momento d’inviolabilità viene infine distrutto dagli Alleati in quanto dalle informazioni che avevano si credeva che fosse pieno di Tedeschi. I venti di guerra dalla zona di Sora risalgono oltre andando verso la Valle Roveto. L’intera popolazione che già vive il terrore dei bombardamenti si avvia in massa sulle montagne in preda al panico. La stessa cosa accade in altri centri della Marsica dove le popolazioni si rifugiano o in montagna o nei vecchi paesi distrutti dal sisma del 1915.

 

 

– Palazzo Torlonia nel 1939-43

I giardini Torlonia nel 1943. (Immagine da internet)

 

Fino al 1943 ovvero fino a quando il Fascismo seppure fra mille difficoltà ha retto la situazione generale nella Marsica è stata abbastanza tranquilla con la popolazione preoccupata per i cari al fronte, per le notizie generali e per il periodo comunque per niente facile.

Ma fino ad un certo momento la situazione prosegue come sempre. Quindi anche in mancanza di fonti certe crediamo che Palazzo Torlonia abbia continuato ad agire come centro dell’amministrazione Torlonia nella Marsica.

 

 

– Avezzano e il palazzo Torlonia nel 1943-44 

Bombardamento alleato su Avezzano. (Immagine da Wikipedia)

 

Avezzano nel 1943-44 è continuamente preda di bombardamenti alleati e a causa di ciò viene semidistrutta. Sono molte infatti le case ricostruite dopo la tragedia del sisma di 30 anni prima che sono distrutte dalle bombe. La popolazione fugge dalla città rifugiandosi in montagna. Allo stesso tempo però sono in molti nella Marsica a voler proteggere ad ogni costo i poveri ragazzi stranieri, che fuggiti dal Campo di concentramento di Avezzano cercano scampo presso i piccoli centri limitrofi.

 

Bombardamento alleato su Avezzano. (Immagine da Internet)

 

La popolazione marsicana, probabilmente memore dell’enorme aiuto avuto nei primi anni di ricostruzione dai ragazzi stranieri presenti nel campo di concentramento di Avezzano durante il periodo della prima guerra mondiale e quindi nell’indomani del terremoto del 1915, protegge in modo fermo e incondizionato dalla furia tedesca tutti i ragazzi stranieri che trova spaesati e in fuga per i campi anche perchè la furia tedesca è cieca e colpisce in modo atroce tutti. Quindi si è tutti vittime chi in un modo e chi in un altro.

Riguardo a Palazzo Torlonia dalle fonti consultate non risulta al momento che i bombardamenti alleati abbiano colpito il palazzo, che risulterebbe integro alla fine del conflitto, ma è probabile che come avvenuto per lo zuccherificio, anche Palazzo Torlonia sia stato occupato dai Tedeschi che ne abbiano fatto una delle loro basi in città, se non anche il loro quartier generale, ma senza fonti certe sono solo supposizioni.

 

 

– Lo Zuccherificio negli anni della guerra (1943-1944)

Nel 1943, in pieno conflitto mondiale, la fabbrica passa sotto il controllo dei barbari Tedeschi che spesso devono girare casa per casa per prelevare gli operai che non si presentano in fabbrica per paura dei bombardamenti. E in effetti lo zuccherificio venne colpito pesantemente dai raid aerei, fino a risultare inutilizzabile.

I Tedeschi poi nel giugno 1944, ormai prossimi alla ritirata, smontano i macchinari e tutte le parti in metallo degli impianti caricandole su alcuni treni durante le ore notturne. Finito di smontare il tutto, minano alcuni serbatoi rimasti, facendoli esplodere. Dello zuccherificio rimangono solo le mura.

 

 

– La fine del conflitto e dell’occupazione nazista

Il periodo buio nella Marsica prosegue per tutta la primavera del 1944 con continui bombardamenti degli Alleati, che si fanno via via più intensi su tutto il territorio. La popolazione viene completamente abbandonando le proprie case in favore di alloggi ritenuti più sicuri. La popolazione contadina resiste e persiste sui bombardamenti alleati e sulle atrocità tedesche. In giugno infatti gli Alleati sfondano la linea Gustav e liberano  tutto il centro Italia. La Marsica viene liberata tra il 7 e il 12 giugno 1944.

E’ la fine di un incubo. Ai tedeschi non resta che fuggire, ma nell’atto di andarsene si vendicano scatenando tutta la loro furia omicida che si esprime in diverse azioni atroci di omicidi, stupri, ruberie varie. Tutte le vie di cominicazione strade e ferrovie vengono distrutte dalla furia tedesca. L’importante però è che i barbari se ne siano andati!!! Nell’arco di un anno anche il resto d’Italia viene liberato dai Tedeschi e nell’agosto del 1945 la seconda guerra mondiale finisce definitivamente. SI RICOMINCIA…

 

 

– Palazzo Torlonia dopo il secondo conflitto mondiale

Palazzo Torlonia dopo la guerra appare come struttura del tutto integra rispetto al periodo nazista. Per fortuna la struttura non è stata mai colpita dalle bombe alleate. Comunque sia i Tedeschi in ritirata dalla Marsica rubano quanto riescono a trovare nel palazzo Torlonia. Da un successivo sondaggio viene fuori che sono stati trafugati dal palazzo vari oggetti a cominciare dallo splendido stemma del principato del Fucino, un’opera realizzata a metà dell’Ottocento dall’architetto Carlo Nicola Carnevali che era composta da una corona su un’araba fenice sul rogo, che simboleggiava la rinascita del territorio dopo il prosciugamento del lago Fucino. Oltre a questo i Tedeschi in ritirata avevano rubato varie tappezzerie e tendaggi e altri oggetti di valore.

 

 


 

 

 

– La ricostruzione, le lotte contadine per le terre del Fucino, la fine della gestione Torlonia sul Fucino (1945-1950)

All’indomani del secondo conflitto mondiale l’Italia e la Marsica si rialzano per ricostruire se stesse dagli immensi danni che la guerra ha provocato sia sul piano materiale che soprattutto sociale.

In Italia si procede inizialmente a stabilire il nuovo assetto statale dopo che il fascismo e la guerra hanno compromesso il rapporto di fiducia fra monarchia e paese reale. Il referendum del 2 giugno 1946 ha lo scopo di ricucire lo strappo con la monarchia o sancire il definitivo distacco da questa.

Ebbene il 2 giugno 1946 l’Italia sceglie la Repubblica! La monarchia impersonata dal re Umberto II, re di fatto per due anni (1944-46) ma ufficialmente solo per un mese, sparisce. Umberto II lascia l’Italia dopo poco tempo dal pronunciamento del verdetto che sancisce la fine della monarchia e l’inizio della Repubblica.

Il nuovo parlamento repubblicano deve immediatamente agire per risolvere il vuoto di potere venutosi a creare con il referendum. Per cui viene nominato Enrico De Nicola capo provvisorio dello Stato, ma allo stesso tempo il parlamento si prodiga per scrivere una nuova carta costituzionale, avviando così la fase di ricostruzione istituzionale.

Nella Marsica nel frattempo come nel resto d’Italia si procede alla ricostruzione materiale di tutte le vie di comunicazione (strade, ponti, ferrovie) distrutte dai barbari nazisti e dei vari paesi e città colpiti dalle bombe alleate a cominciare da Avezzano che si ritrova semidistrutta.

Allo stesso tempo però ripartono dopo 30 anni dal terremoto del 1915 le lotte contadine contro il principe Carlo Torlonia per il possesso delle terre fucensi. I Torlonia dal canto loro non vogliono cedere le terre che fruttano ricchezza costante, ma questa volta non hanno più il potere di prima dopo il crollo del Fascismo.

Iniziano così un cinque anni di scontri e tensione costante fra contadini e l’amministrazione Torlonia, che arriva al culmine con l’episodio famoso dell’eccidio di Celano del 1950, allorquando due persone di Celano che si trovavano tra la folla, che stava manifestando contro i Torlonia rimangono uccisi da alcuni colpi sparati ad altezza d’uomo nel momento di concitazione fra le forze di polizia intente a controllare la manifestazione e i manifestanti stessi.

Ad un certo punto della manifestazione alcuni scontri fra polizia e manifestanti porta alla fuga di quest’ultimi ed è in quel momento che vengono sparati alcuni colpi di arma da fuoco che uccidono le due persone di Celano. Dopo questo episodio la resistenza delle istituzioni verso i contadini cala e anche il potere dei Torlonia viene meno.

Alessandro Torlonia 5 principe del Fucino, succeduto al padre Carlo morto nel 1947, si trova dopo poco tempo a dover accettare la situazione, vedendosi infine espropriato delle terre fucensi in favore dei contadini, che ne vengono infine investiti dalla successiva legge Segni del 1951, che riforma la questione agraria. Una legge attesa da quasi un secolo.

 

 

– Lo zuccherifio negli anni 1945-50

All’arrivo degli Alleati nel 1944 viene deciso di far ripartire lo zuccherificio, per far ripartire l’intero territorio marsicano sul piano sociale e industriale. Al che sono inviati a Roma in bicicletta alcuni operai per segnalare alle autorità il furto delle macchine operata dai Tedeschi. In base ad una segnalazione gli operai e le autorità competenti si recano alla stazione Termini dove sperano di trovare le macchine rubate dai Tedeschi.

Ebbene qui alla stazione viene recuperata su un treno pronto a partire, una parte dei macchinari rubati. Il resto della refurtiva viene recuperata da questi bravi operai, che riescono a ricostruire il percorso dei macchinari rubati e a riportarli ad Avezzano.

Nel frattempo lo stabilimento industriale viene ridato ai Torlonia che la loro società la SAZA procedono al restauro produttivo dello zuccherificio, che viene poi completato con la ristemazione delle macchine trafugate. Alessandro Torlonia, succeduto da poco al padre Carlo morto di recente procede quindi pian piano alla riattivazione dell’impianto produttivo (1947).

 

 

– Palazzo Torlonia nel 1945-50

Palazzo Torlonia a causa della guerra era sotto osservazione tedesca, ma dopo la guerra ritorna in pieno ai Torlonia e alla loro amministrazione. Fino al 1950 i Torlonia sono impegnati nel difendere i loro diritti sulle terre fucensi, ma dopo l’eccidio di Celano la loro influenza diminuisce fino a ritrovarsi espropriati del Fucino.

 

 

– Palazzo Torlonia 1950-70

I giardini e Palazzo Torlonia negli anni ’50. (Immagine da Internet)

 

Nel 1950 forse in seguito alla perdita dei terreni fucensi, il principe Alessandro Torlonia concede il parco e Palazzo Torlonia al comune di Avezzano. Poco dopo il comune di Avezzano colloca qui la sede del nuovo Ente Fucino.

 

Palazzo Torlonia negli anni ’60

 

Con la collocazione a Palazzo Torlonia dell’Ente Fucino, la struttura torna a svolgere la sua attività storica di controllo sulle attività agricole del Fucino, tornando a rappresentare il centro di gran parte delle attività produttive presenti nella Marsica

 

 

– Lo Zuccherificio Torlonia negli anni 1950-80

Lo Zuccherificio tornato pienamente funzionante, procede con la produzione dello zucchero per tutti gli anni ’50, fino a quando negli anni sessanta si ha un’impennata della produzione, che porta al periodo di massimo ampliamento delle strutture, in cui si ha la capacità lavorativa giornaliera di 42.000 quintali di barbabietole, che producono 5.000 quintali di zucchero.

A causa di questo notevole aumento di produzione si procede con l’ammodernamento del sito industriale e con la creazione nel 1961 di uno nuovo moderno stabilimento situato a Celano, deputato a supportare l’enorme carico di attività della fabbrica principale. Nel 1970 sempre nell’ottica del miglioramento produttivo viene costruito il nuovo silo.

Siamo quindi al 1978 anno in cui la SAZA della famiglia Torlonia viene posta in liquidazione. Questo porta necessariamente al decadimento della gestione Torlonia sulla fabbrica che comunque prosegue la produzione di zucchero tra alti e bassi fino al 1998 quando viene definitivamente chiusa.

 

 

– Palazzo Torlonia negli anni 1970-80

Palazzo Torlonia nel 1976 in un immagine d’epoca

 

All’inizio degli anni ’70, precisamente nel 1971 dopo 20 anni di presenza dell’Ente Fucino all’interno del complesso di Palazzo Torlonia si sente il bisogno di allargare gli uffici a causa della crescita della mole di lavoro. A causa di ciò si decide nel 1971 di creare una nuova palazzina per gli uffici dell’ente da porre all’interno del parco Torlonia, laddove fino a molti anni fa vi era stata una precedente palazzina , andata distrutta con il terremoto del 1915, che era stata creata dal 1 principe del Fucino per ospitare la complessa macchina organizzativa dell’amministrazione Torlonia.

Il progetto della nuova palazzina per l’Ente Fucino viene redatto dagli ingegneri Petruzzi e Moretti di Roma, le indagini geologiche e geotecniche sono date alla società Tecnosol di Roma, direttore dei lavori è nominato l’ing. Ferdinando Capranica, dirigente dell’ufficio tecnico dell’Ente stesso, appaltatrice dei lavori è l’impresa Alfredo Cerone di Pescina, che quasi alla fine dell’opera, per motivi di salute, abbandona l’impegno con scissione del contratto in data 12.12.1974. I lavori di completamento sono affidati, in data 20.1.1975, all’impresa dell’ing. Dante Ciocci di Avezzano, per un importo di £. 95.336.000.

La nuova palazzina per uffici viene ultimata nel 1976 dopo 5 anni di lavori e risulta strutturata in 4 piani più un piano interrato. La struttura viene composta con intelaiatura in acciaio e rivestimenti esterni con pannelli porcellanati. L’ingresso alla struttura si presenta con un’opera realizzata nel 1975 dallo scultore Pasquale Di Fabio.

Nel 1978 in ultimo abbiamo la cessione da parte del principe Alessandro Torlonia, ancora proprietario dello stabile e del parco adiacente, di una parte della proprietà dell’intero complesso di Palazzo Torlonia all’Ente Fucino. La rimanente proprietà del complesso viene data in seguito alla Regione Abruzzo.

 

 

 

– Lo sviluppo economico di Avezzano e della Marsica 1960-99

 

Dagli anni ’50 la maggior parte dei paesi della Marsica sono vittime di una grave crisi economica che costringe molte persone ad emigrare nuovamente inaugurando una seconda e lunga stagione di emigrazione dopo quella vissuta ad inizio secolo.

Ora la maggior parte delle persone che emigrano privilegiano all’inizio i paesi del nord Europa, come Francia, Belgio, Germania ovest e paesi scandinavi. I lavori affrontati dagli emigranti marsi in Europa a volte si rivelano molto gravosi e pericolosi, che ancora non sono efficienti nella sicurezza lavorativa. Capitano così tragedie lavorative a volte piccole e a volte enormi come la tragedia di Marcinelle in Belgio nel 1956 dove molti lavoratori marsi perdono la vita nelle miniere di carbone belghe.

 

Tragedia di Marcinelle in Belgio. Muoiono diversi lavoratori marsicani. (Immagine da Wikipedia)

 

Successivamente a partire dalla fine degli anni ’50 con il boom economico nel nord e centro Italia la direzione di emigrazione cambia privilegiando o le città del nord Italia, in primis Milano e Torino, oppure Roma che come altre città del nord Italia vive una grande espansione economica e poi è più vicina alla Marsica.

Ma dall’inizio degli anni ’60 la Marsica inizia a vivere progetti  di grande sviluppo per il territorio in primis la nascita del sito di Telespazio. Telespazio è sicuramente per la Marsica il fiore all’occhiello dell’intera filiera industriale che con la sua presenza fa da volano ad altre iniziative industriali in campo ingegneristico. Telespazio fin dalla sua nascita nel Fucino nel 1963 da un enorme contributo alla zona sul piano economico. 

 

Inaugurazione a Telespazio (Fucino) nel 1968 della terza antenna del centro spaziale alla presenza del 1 ministro Aldo
Moro
(Immagini da https://www.site.it/86-la-riforma-agraria-nel-fucino-centro-spaziale-del-fucino-piero-fanti/)

 

 

In breve in diversi centri della zona si ha lo sviluppo delle prime attività economiche locali all’inizio sono piccole poi pian piano crescono. Allo stesso tempo prosegue lo sviluppo di alcuni centri nel settore turistico. Avezzano prosegue seppure fra molte difficoltà a compenetrarsi come il capoluogo della Marsica.

 

Avezzano – piazza del Municipio nel 1960

(Immagine dahttp://www.adamoli.org/vecchio_cassetto/cartoline/paesaggistiche/capa048.jpg)

 

Ma a dare il via ad una crescita consistente dell’economia ci pensano le nuove autostrade A24 e a25, che inaugurate nel 1970 consentono un veloce spostamento all’interno della regione e all’esterno con altre città del centro Italia a cominciare da Roma.

 

Inaugurazione nel 1970 dell’uscita autostradale dell’A24 presso Carsoli. (Immagine da internet)

 

Ma a dare il via ad una crescita consistente dell’economia ci pensano le nuove autostrade A24 e a25, che inaugurate nel 1970 consentono un veloce spostamento all’interno della regione e all’esterno con altre città del centro Italia a cominciare da Roma.

Avezzano e il Fucino si ritrovano così non più isolati e i prodotti del posto sia agricoli che industriali hanno un più veloce smercio. Tutte queste condizioni si intensificano nel corso degli anni ’70 e seppure all’inizio ciò non è sufficiente per trattenere le persone che ancora emigrano, si mettono le basi per lo sviluppo territoriale.

Nel 1985 infine i conti economici della Marsica mostrano un deciso miglioramento tanto da poter considerare la zona in pieno boom economico in ritardo rispetto a quello vissuto dalle città del nord Italia, ma pur ottimo per la zona.

 

Il comune di Avezzano negli anni ’80. (Immagine da Internet)

 

Avezzano negli anni 80′. (Immagine da internet)

 

Avezzano diventa il centro di questo sviluppo avendo al suo interno il principale distretto industriale dell’intero territorio nonchè il controllo su tutta l’attività agricola del Fucino. Nel volgere di alcuni anni grandi aziende estere notano l’estrema vitalità della zona e s’insediano al suo interno facendo notevolmente crescere il territorio.

Successivamente tra gli anni ’80 e ’90 il comune di Avezzano così come gli altri comuni marsicani reinvestono i ricavi di questo sviluppo nel territorio adeguandolo sul piano logistico, identitario e turistico alle nuove esigenze del mercato. Allo stesso tempo però si riesce dopo molto tempo a tornare ad affrontare le ferite ancora aperte del terremoto del 1915 presenti ancora in molti piccoli centri locali con le persone ancora presenti nelle casette asismiche costruite dopo il sisma.

Ebbene nell’arco di alcuni anni quasi tutti i paesi della Marsica riescono a rilanciarsi sul piano identitario ed edilizio chiudendo per sempre le ferite del sisma.

 

 


 

 

Palazzo Torlonia nel 1980-2000

Nel corso degli anni ’80 e ’90 il complesso di Palazzo Torlonia ha continuato ad essere la sede dell’Ente Fucino divenuta nel frattempo prima ARSA e poi in ultimo ERSSA. Per tutto il suddetto periodo Palazzo Torlonia hacontinuato a rivestire il ruolo di centro amministrativo di tutte le complesse vicende che hanno riguardato l’amministrazione delle terre fucensi.

Nello stesso periodo però inizia nel Complesso Torlonia una forma di rilancio della struttura almeno in alcune sue pertinenze come il Padiglione Torlonia. Questa struttura rimasta a lungo un po’ trascurata rappresenta una delle pochissime strutture superstiti della Avezzano del principe Torlonia.

La struttura infatti voluta dal principe Torlonia è stata poi rifinita dai suoi successori che l’hanno posta all’interno del parco nel 1892 e che ha rappresentato a lungo una sorta di scrigno della grande collezione archeologica dei Torlonia, rispetto a quanto veniva scoperto nel Fucino nell’arco dei 20 anni di prosciugamento del Lago Fucino.

Ebbene la struttura rimasta intatta durante il terremoto di Gioia dei Marsi nel 1915 è stata poi a lungo trascurata fino al 1984, allorquando si è avviato il recupero con un prezioso restauro portato avanti dall’artista marsicano Pasquale Di Fabio. Egli ha restaurato le pitture della volta insieme ad una più ampia ristrutturazione di tutti i componenti lignei.

Dopo questo primo massiccio intervento sono stati condotti altri restauri nel corso degli anni ’90, che si sono conclusi nel 1999 con la decisione di fare della struttura un piccolo ma prezioso museo  dedicato alla Civiltà Contadina.

 

 

_______________________________-

XXI secolo

 

– Avezzano e la Marsica negli anni 2000

Con il nuovo secolo la storia di Avezzano e della Marsica prosegue sostanzialmente in positivo in quanto l’onda lunga del boom economico degli anni ’80 prosegue anche negli anni 2000. Avezzano come diversi altri centri della Marsica cresce di popolazione arrivando a numeri impensabili fino a qualche decennio prima, si moltiplicano i locali di svago, le attività commerciali, le industrie presenti ormai da qualche decennio hanno ancora un grande sviluppo. Cosa ancora più importante si recupera il senso di appartenenza al territorio marsicano che in qualche modo era andato perso con il sisma.

In pratica nascono nuovi musei si ristruttura il centro storico, si recuperano tradizioni antiche e si lanciano nuove iniziative, insomma l’arte la fa da padrona e questo è vero sia nel capoluogo, Avezzano, che negli altri centri della Marsica.

Quasi tutti i paesi e piccole città presenti nel territorio marsicano vedono aumentare la fruizione artistica investendo nel recupero dei centri storici, nella nascita di nuovi musei, si lanciano nuove iniziative sia artistiche che di svago. In pratica s’investe di più sulla cultura per lanciarsi meglio nel ricco settore turistico, che sempre più la fa da padrone.

 

 

– Palazzo Torlonia (2000-2010)

Palazzo Torlonia per tutti gli anni 2000 rappresenta ancora la sede dell’ARSSA (l’ex Ente Fucino) e in questa veste continua ad essere il centro amministrativo di tutto ciò che avviene nel Fucino.

 

 

– Il terremoto dell’Aquila

Nel 2009 un tremendo terremoto colpisce l’aquilano distruggendo la città dell’Aquila. L’Abruzzo in qualche modo si blocca. Il terremoto che avviene il 6 aprile del 2009 è molto forte pari a 6,3 Mw, un signor terremoto che provoca nella città e nei paesi limitrofi 309 morti.

Nelle restanti parti d’Abruzzo il sisma pur sentendosi molto bene non provoca grandi danni, e tranne ai paesi più vicini alla zona del sisma, la situazione appare tranquilla.

Nella Marsica i danni del sisma si concentrano maggiormente nelle chiese che risultano per diverso tempo inagibili e in alcuni manufatti antichi non del tutto stabili, per il resto va tutto bene, si risolve solo in un brutto spavento.

Tuttavia il sisma coincide con l’inizio di una fase discendente dell’economia mondiale che blocca anche lo sviluppo del territorio marsicano che da ormai molto tempo aveva conosciuto una fase espansiva. Il sisma dell’Aquila arriva ad accentuare questa fase discendente con tutte le sue ripercussioni economiche.

 

 

– La crisi economica e sociale degli anni 2010 e il rilancio artistico della città di Avezzano

Come accennato il sisma del 2009 si sovrappone in senso economico alla fase discendente che la Marsica vive dopo il tracollo dell’economia mondiale. S’iniziano a vedere minori guadagni e poi con il tempo diverse realtà produttive iniziano a chiudere.

Tuttavia sul piano artistico si prosegue più di prima cercando d’investire nella propria cultura proseguendo nel lavoro iniziato nei decenni precedenti nel recupero delle proprie tradizioni e nel rilancio dei propri beni artistici attraverso accurati restauri.

Avezzano da questo punto di vista si rivela capofila per tutta la Marsica avviando un felice lavoro di restauro e valorizzazione di tutti i propri beni artistici e venendo creandone di nuovi.

 

 

– Palazzo Torlonia si rinnova (2012-2018)

Palazzo Torlonia oggi. (Immagine personale)

 

Come detto il sisma del 2009 in un certo senso pone una cesura alla fase economica in senso espansivo presente nella Marsica, ma per fortuna non ferma quel rinnovamento artistico che la città e il territorio marsicano tutto vivono ormai dagli anni ’80.

Palazzo Torlonia da questo punto di vista rappresenta in pieno la volontà di rilancio culturale messa in atto dalle varie amministrazioni comunali che si succedono nel corso degli anni 2010. Infatti  dapprima si studiano piani di rilancio della struttura per farla divenire il principale polo culturale della Marsica e poi si procede nell’attuare questi piani nel corso del tempo.

 

 

Palazzo Torlonia visto da piazza Torlonia. (Immagine personale)

 

Il cambiamento di direzione per Palazzo Torlonia parte nel 2012, quando si assiste alla fine dell’esperienza dell’ARSSA, che viene chiusa dalla regione. A questo punto nel 2012 Palazzo Torlonia viene ad ospitare nel palazzo moderno, alcuni uffici della regione Abruzzo, mentre nel palazzo del principe al primo piano trova sede la sezione di Archivio di Stato di Avezzano.

Un importante passo in avanti per il rilancio del Complesso Torlonia avviene nel 2015, allorquando con delibera del 27 gennaio 2015 l’Ente Regione Abruzzo conferisce al comune di Avezzano la gestione di Villa Torlonia e di tutte le sue pertinenze.

Da subito il comune lavora al rilancio di Palazzo Torlonia, come sede di un polo culturale di alto livello e questo viene svolto attraverso varie iniziative sia di carattere ristrutturativo che socio-culturale.

 

Pannello pubblicitario della mostra archeologica ospitata nel 2016 a Palazzo Torlonia

 

Immagine delle tre dee di Luco dei Marsi
in mostra a Palazzo Torlonia nel 2016. (Immagine pereonale)

 

In questo senso s’inquadra la felice iniziativa condotta nel 2016 di ospitare in alcune ale del piano terra di Palazzo Torlonia, la mostra archeologica temporanea sull’evoluzione socio-culturale dell’area fucense dalla preistoria all’epoca romana. Palazzo Torlonia torna ad essere così dopo molto tempo sede di mostre temporanee.

 

(Immagine da https://www.prolocoavezzano.it/?p=1848)

 

 Centro Studi Palanza. (Immagine dahttps://www.prolocoavezzano.it/?p=1848)

  

Nel 2017 in un’ala del primo piano del palazzo viene riallestito il Centro Studi Marsicani “Ugo Maria Palanza” contenente i faldoni con i documenti storici relativi alle attività amministrative di tutti i comuni marsicani e di altre municipalità abruzzesi. Viene anche aperta una biblioteca.

Nello stesso periodo si assiste al rilancio anche di altre parti del Complesso Torlonia, come il Padiglione Torlonia, un edificio posto nel profondo del Complesso principesco, che ospita dal 1999 il museo della Civiltà Contadina. Ebbene nel 2016 si provvede ad un nuovo restauro dell’edificio dopo quello fatto negli anni ’80. Il restauro viene promosso dall’associazione nazionale costruttuttori edili della Provincia dell’Aquila, sotto la supervisione della Soprintendenza delle Belle Arti e Paesaggio dell’Abruzzo.

Sulla scia di queste iniziative va inquadrato anche il restauro avvenuto nel 2018 dei giardini di Piazza Torlonia adiacenti il palazzo stesso.

 

Palazzo Torlonia oggi. (Immagini personali)

 

Concludiamo sperando che quanto fatto in questo ultimo decennio su Palazzo Torlonia possa giungere a buon fine rendendo l’intera struttura un grande polo culturale e museale della Marsica, completando in questo modo il degno percorso di un palazzo che tanto ha rappresentato e tanto ancora rappresenta per il territorio marsicano.

 

 


 


PALAZZO TORLONIA