TORRE DI ROCCAVIVI


TORRI E CASTELLI DELLA MARSICA

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ROCCAVIVI


 

 

 

STORIA DELLA TORRE DI ROCCAVIVI

 

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X secolo

 

– Nascita della Torre di Roccavivi

La Torre di Roccavivi viene costruita dai Berardi alla fine del X secolo per meglio controllare la Valle Roveto. Da qui la torre controlla la parte sud della Valle Roveto e fa da raccordo fra il castello di Morrea e il castello di Balsorano. Per consentire alla torre la sua funzione di controllo e difesa viene eretta a circa 1800 m di quota.

 

– Nascita di Roccavivi

Intorno alla torre costruita dai Berardi si costituisce il paese di Rocca de Vivo, molto dopo chiamato anche Roccavivi. Per semplicità in questa dissertazione chiameremo il paese sempre con il nome attuale ovvero Roccavivi.

 

 

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XI secolo

 

– La torre e il paese di Roccavivi

Per tutto il secolo XI la torre e il paese di Roccavivi si consolidano come struttura difensiva la prima e come borgo il secondo sempre all’interno della contea dei Marsi. Roccavivi (il paese all’epoca viene chiamato in modo diverso e il toponimo attuale è figlio di diversi cambiamenti nel corso del tempo) nell’XI secolo si trova in posizione completamente diversa dal luogo attuale, ponendosi sulla montagna intorno alla torre e munendosi di poderose mura difensive.

 

 

– Dalla contea dei Marsi all’Abbazia di Montecassino.

Nel maggio 1089 Gentile Berardi con i due nipoti Trasmondo e Berardo e la matrigna Altruda abitanti presso Balsorano concendono il feudo di Roccavivi, o meglio molte chiese della zona  della Valle Roveto tra cui la chiesa di Santo Stefano in “Rocca Vivo”, al monastero benedettino di Santa Maria in Luco. Ora tale monastero è soggetto a Monteccassino e questa donazione in un certo senso seppure in maniera indiretta pone la Valle Roveto sotto le dipendenze dell’Abbazia di Monteccassino. L’atto di donazione è contenuta nel Registrum pergamenaceo del benedettino Pietro Diacono.

 

 

 

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XII secolo

 

 

– Fine della contea dei Marsi

Nel 1143 la contea dei Marsi con tutti i suoi territori finiscono assorbiti dai Normanni assai più potenti dei conti Berardi, i quali però fanno atto di sottomissione in cambio della promessa di un loro ruolo all’interno dei territori appartenuti da tanto ai Berardi.

 

 

– La contea d’Albe e la Valle Roveto

La contea d’Albe, nata dopo la fine della contea dei Marsi, è una delle tre contee erette dai Normanni sulle ceneri della vecchia e consegnata ai vecchi feudatari nella persona di Berardo VI ex conte dei Marsi, ora conte d’Albe.

Ebbene la Valle Roveto secondo la divisione normanna viene a ricadere nei territori della contea d’Albe. Per cui anche Roccavivi seppure sottoposta a una forte influenza dell’Abbazia di Montecassino diventa territorio della contea d’Albe.

 

 

– La torre di Roccavivi nel XII secolo

La torre di Roccavivi rimane attiva per tutto il secolo, continuando a svolgere il ruolo di vedetta per la parte sud della valle e collegamento con i manieri di Morrea e Balsorano.

 

 

– La contea d’Albe si riunifica alla contea di Celano

Nel 1189 il conte d’Albe Pietro Berardi riesce a succedere al cugino Annibale, morto senza eredi, nella contea di Celano. Pietro è un personaggio astuto e ambizioso, con lo scopo di ricreare la contea dei Marsi, rendendola indipendente dal regno di Sicilia. Per fare ciò seguirà una strategia politica ambiziosa e riuscirà con scaltrezza a incunearsi nell’ambito della politica nazionale siciliana ed europea.

Con Pietro i Berardi toccheranno il vertice della loro potenza. All’interno di questo quadro troveremo spesso la Valle Roveto attraversata da eserciti stranieri che pur controllati dalle forze di Pietro non esiteranno a volte a compiere razzie nella zona, scatenando rabbia e paura tra gli abitanti inermi.

 

 

 

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XIII secolo

 

– Lo scontro di potere fra Pietro Berardi e Papa Innocenzo III

All’inizio del XIII secolo Pietro Berardi grazie a buone circostanze e a una grande scaltrezza politica è il feudatario più potente del meridione italiano e sfrutta questa sua posizione per realizzare il suo grande disegno politico di creare un grande feudo indipendente dal regno siciliano con centro in Celano.  All’inizio Pietro Berardi gode del sostegno papale, fino a quando Innocenzo III non si accorge che il conte di Celano esce al di fuori del incarico politico e gioca una partita per conto suo.  A questo punto Innocenzo cerca di bloccare in vari modi l’ascesa del conte di Celano sempre più potente.

Tra i vari modi  adottatti dal papa nello scontro con Pietro vi è il tentativo di minare il potere del conte all’interno dei suoi domini. 
In pratica il Papa prova a sminuzzare la Valle Roveto, da sempre importantissimo luogo di passaggio e importante collegamento tra i domini molisano e abruzzese del conte di Celano. In altre parole nel 1208 Innocenzo III riconosce ai conti di Segni il feudo di Roccavivi, che viene così inglobato nella contea di Sora.

Tuttavia il passaggo di Roccavivi a Sora che durerà per quel che si sa circa 100 anni, non darà grandi frutti al Papa, poichè comunque Pietro Berardi riesce con scaltrezza a tener testa al papa.

 

 

– La conferma di Roccavivi ai Segni

Pietro Berardi muore nel 1212 e nonostante i suoi tentativi politici non riesce a rendere di nuovo indipendente la Marsica. Successivamente è Tommaso Berardi, figlio di Pietro a continuare i sogni di gloria del padre.

Questi ai giochi politici preferisce lo scontro aperto con l’autorità centrale che è rappresentata dal nuovo imperatore Federico II che è anche re di Sicilia. I giochi di potere di Pietro erano stati possibili grazie alla minore età dell’imperatore, ma ormai il fanciullo è cresciuto ed è desideroso di arginare in ogni modo i tentativi d’indipendenza dei Berardi.

Tra questi tentativi vi è anche la riconferma ai Segni del feudo di Roccavivi l’11 ottobre 1215. Essi sono fedeli all’imperatore per cui gli garantiscono con quel feudo il passaggio senza problemi nella Valle Roveto, canale principale per scendere dall’interno verso i domini siciliani.

 

 

– La distruzione di Roccavivi

Nel 1218 Roccavivi viene invasa e distrutta dalle truppe di Adelnolfo di Alvito e Ruggero d’Aquino. La cittadina viene prima espugnata e poi violentemente saccheggiata. Nell’orrendo crimine anche la torre subisce un grave saccheggio venendo semidistrutta.

A momento non sappiamo se questa invasione da parte di Adelnolfo di Alvito e Ruggero d’Aquino su Roccavivi sia da ricollegare allo scontro in corso, anche se solo ancora a parole, fra Federico II e Tommaso Berardi. Certo è che ciò conferma l’importanza strategica di questo piccolo feudo.

 

 

– La riconsegna di Roccavivi ai Segni

Papa Onorio III interviene nel saccheggio di Roccavivi e ordina ad Adelnolfo di Alvito e Ruggero d’Aquino di restituire il feudo ai Segni di Sora. Così avviene poco dopo con l’abbandono del feudo da parte di Adelnolfo e Ruggero e il ritorno di Riccardo di Segni.

 

 

– La ricostruzione di Roccavivi

Nel 1218 Federico II ben sapendo l’importanza del strategica del feudo ordina ai suoi abitanti e agli abitanti dei paesi di San Paolo e San Giovanni de Collibus di riedificare il paese e la sua torre. Così abbiamo che nel giro di  alcuni anni Roccavivi risorge nel luogo dove era precedentemente, ricominciando a vivere.

 

 

– La ricostruzione della Torre di Roccavivi

Come il resto del paese nel 1218 anche la Torre di Roccavivi viene ricostruita laddove era precedentemente, continuando così la sua opera di controllo sulla parte sud della Valle Roveto.

 

 

– Lo scontro fra Tommaso Berardi e Federico II

Dopo alcuni anni di tensione crescente fra entrambi si giunge alla guerra aperta nel 1222 con l’invasione di Federico II sui feudi di Tommaso.

La guerra tra Tommaso e Federico II è senza esclusione di colpi e nonostante l’inferiorità di forze in campo da parte di Tommaso, questi riesce a tener testa all’imperatore battendolo più volte.

Ad un certo punto si è addirittura pensato che Federico potesse essere battuto, ma la sua tenacia e forza alla fine prevalgono costringendo Tommaso alla resa nel 1223.

La guerra fra Tommaso e Federico coinvolge tutta la Marsica e alla fine l’imperatore deluso dal comportamento dei suoi abitanti che hanno concesso aiuto al conte li punisce distruggendo il loro capoluogo, Celano.

 

 

– La distruzione di Celano

Federico II si vendica dei celanesi distruggendo loro Celano e costringendoli all’esilio. Questi torneranno anni dopo a Celano grazie all’intercessione di Papa Onorio III e avranno il permesso da parte imperiale di riedificare un nuovo borgo ma chiamandolo diversamente da prima.

 

 

– Roccavivi sotto i conti di Segni

Roccavivi dopo alcuni anni viene completamente ricostruita e continua a far parte della contea di Sora per tutto il XIII secolo sempre sotto la direzione della famiglia Segni. In questa cornice il paese si mostra sempre filosvevo continuando a servire gli imperatori svevi per tutto il tempo anche dopo la morte di Federico II nel 1250.

 

 

– Il ritorno dei Berardi a Celano

Nel 1254 per volere di Manfredi, figlio di Federico II e nuovo re di Sicilia restituisce ai Berardi i feudi toltigli dal padre in cambio del loro atto di sottomissione che giunge prontamente. Quindi i Berardi tornano al potere a Celano, Albe e Molise.

 

 

– La conquista di Carlo I d’Angio del regno siciliano

Il papa non vede di buon occhio il mantenimento dello status quo e decide di chiedere a Carlo d’Angiò di giungere in Sicilia e prendersi il regno scacciando gli Svevi. Carlo giunge nel regno siciliano nel 1265 e nel 1266 sconfigge Manfredi nella battaglia di Benevento, riuscendo così a prendersi il regno siciliano.

Due anni dopo l’ultimo degli Svevi il giovanissimo Corradino prova a riprendersi il trono di Palermo, sostenuto in questo da moltissimi nobili siciliani tra cui i Berardi, sul cui territorio si concetrerà la lotta.

Corradino giunge nel 1268 in Italia arrivando infine in Abruzzo nella contea d’Albe, dove trova il sostegno dei Berardi e di altri nobili che hanno riunito per lui un esercito per affrontare Carlo in battaglia.

La battaglia fra Corradino e Carlo avviene poco dopo presso i Piani Palentini. Qui l’esercito di Carlo I sconfigge quello di Corradino in battaglia. Poco dopo Corradino in fuga viene arrestato e successivamente decapitato.

 

 

– La vendetta di Carlo I

Carlo I si vendica poi dei nobili e della popolazione che ha sostenuto Corradino a cominciare dai Berardi. Questi vengono di nuovo privati di tutti i feudi e la loro capitale, Albe viene distrutta insieme alla cittadina di Pietraquaria che controllava dall’alto la zona presso la quale era avvenuta la battaglia fra Corradino e il re Carlo.

 

 

– Riorganizzazione del regno siciliano e nomina di Roccavivi come zona di dogana

Carlo I dopo la sua vittoria su Corradino riorganizza il regno siciliano per meglio controllarlo. Tra le diverse iniziative vi è nel 1272 l’istituzione di diverse dogane, che strutturino meglio il confine e il passaggio fra il regno di Sicilia e lo Stato della Chiesa.

Le dogane vengono poste lungo il confine abruzzese con lo stato pontificio e quindi anche nella Valle Roveto. Qui sono diversi i paesi che divengono zona di dogana, fra cui Roccavivi. Per questo motivo Roccavivi in passato era denominata “Vado di Rocca de Vivi”.

In questa fase Roccavivi è ancora parte della contea di Sora retta dai conti Segni.

 

 

– Restituzione di Celano ai Berardi

I Berardi riottengono nel 1272 il feudo di Celano da parte di Carlo I, ma solo dopo aver pagato una forte somma di denaro. Inoltre essi non si vedono più riconosciuti gli altri due feudi di Albe e Molise.

Il feudo di Albe comunque torna ai Berardi in via indiretta, ponendo a capo di questo la figlia di Ruggero Berardi, Filippa che viene costretta a sposare un nobile vicino a Carlo I.

 

 

– Roccavivi e la sua torre alla fine del XIII secolo

Alla fine del XIII secolo Roccavivi è divenuta un centro di grande importanza strategica, cresciuto di ruolo dopo la sua nomina a zona di dogana. Da ciò deduciamo che anche la torre quale luogo amministrativo e di controllo fosse divenuto ancora più importante di prima. Non fosse altro perchè qui risiede il governo locale, dove vi è un regio custode che riscuote la tassazione per il passaggio delle genti e delle merci fra regno di Sicilia e stato pontificio.

 

 

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XIV secolo

 

 

– La contea d’Albe nel XIV secolo

All’inizio del ‘300 la contea d’Albe è dominata ancora da Filippa di Celano che tuttavia muore nel 1308. Al suo posto non abbiamo alcun nuovo responsabile e ciò porta all’incameramento della contea nel demanio civile.

Successivamente la contea d’Albe diventa proprietà della famiglia reale dei d’Angiò che se la trasmette nel corso del tempo come appannaggio reale o al più torna per alcuni momenti al demanio civile. Sono soprattutto le donne della famiglia ad ottenere il ruolo generale di conte,  per meglio dire di contessa.

 

 

– Il feudo di Roccavivi torna alla contea d’Albe.

Non sappiamo quando Roccavivi torni proprietà della contea d’Albe ne i motivi che hanno riportato il paese sotto il controllo di Albe, fatto è però che il paese figura nuovamente sotto il suo controllo e non più appartenente alla contea di Sora.

 

 

– La peste del 1348

Nel 1348 una gravissima epidemia di Peste colpisce tutta Europa compresa l’Italia dove si verificano numerosissimi decessi. Questo coinvolge anche il meridione italiano dove in numerosi paesi e città si registrano molti morti tra la popolazione.

 

 

– Il terremoto del 1349

Nel 1349 a distanza di pochissimo tempo l’una dall’altra in quattro località dell’Appennino centrale si verificano scosse sismiche molto forti che portano numerosi e gravi danni in molti paesi del centro Italia a cominciare dalla valle Roveto, la zona di Sora, la Marsica, Roma e moltissime altre località.

Pur non avendo informazioni dirette siamo sicuri nel dire, che come tutti i paesi del centro Italia, anche Roccavivi subisce i disastri dei terremoti del 1349, con conseguenti crolli e ferimenti.

 

 

– Effetti dei terremoti del 1349 sulla torre di Roccavivi

E’ probabile che la Torre di Roccavivi trovandosi sulla cima di un monte non venga danneggiata dai sismi, ma anzi rimanga in buono stato di conservazione.

 

 

– Roccavivi verso la fine del XIV secolo

I danni dei terremoti del 1349 vengono riparati nel corso del tempo e il paese torna ad una pseudo normalità. Bisogna ricordare poi che il paese di Roccavivi trovandosi in montagna non si collega bene con gli altri centri della valle per cui rimane isolato per lungo periodo e sussistono solo i contatti con le genti che vengono nel paese essendo questo zona di dogana. Ciò sicuramente fa la fortuna di Roccavivi che grazie a questo ha un’entrata sicura e contatti abbastanza frequenti con le popolazioni.

Dal punto di vista politico Roccavivi pur appartenendo alla contea d’Albe subisce seppure in modo indiretto le prime influenze degli Orsini che iniziano a volgere lo sguardo verso la contea d’Albe con cui sempre più spesso commerciano e cercano d’influenzare alcune situazioni locali.

 

 

 

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XV secolo

 

– La contea d’Albe passa ai conti di Tagliacozzo

All’inizio del XV secolo la contea di Tagliacozzo si allarga a numerosi centri della Marsica appartenenti alla contea d’Albe e ad un certo punto l’intera contea albense sembra essere ormai parte della contea tagliacozzana degli Orsini.

 

 

– Roccavivi all’inizio del XV secolo

Roccavivi, appartenente alla contea d’Albe, continua in questa fase politica ad essere centro doganale e allo stesso tempo controllore della zona sud della Valle Roveto. In questo quadro la Torre di Roccavivi continua a svolgere il suo ruolo di controllo e difesa del territorio in collegamento con il castello di Balsorano e quello di Morrea.

 

 

– Arrivano i Colonna

Nel 1418 vi è un nuovo rivolgimento politico con l’arrivo dei Colonna al comando della contea albense. Giovanna II di Napoli tradisce gli accordi precedentemente fatti con gli Orsini a cui riconosceva Albe, ora per avere il sostegno papale decide di concedere la contea albense al fratello del papa.

Successivamente nel 1423 il fratello del papa muore e il feudo passa al figlio Odoardo che diventa grazie allo zio papa il marito di Jacovella Berardi ultima della sua stirpe e soprattutto erede della contea di Celano che si aggiunge ai domini albensi.

Per qualche tempo la contea d’Albe e quella di Celano sono nuovamente riunite sotto la direzione dei Colonna. Ma questi sono tempi di crisi e rivolgimenti istantanei. Nel 1431 muore Papa Martino V Colonna e Jacovella Berardi a cui era stato imposto il matrimonio con Odoardo lo lascia e rientra di gran fuga a Celano. Qualche anno dopo complice il nuovo papa il matrimonio con Odoardo è annullato.

La contea d’Albe rimane per qualche tempo ancora sotto i Colonna.

 

 

– I Caldora e gli Orsini

Roccavivi sul piano amministrativoo continua ad essere indipendente ma sembrerebbe iniziare ad essere sottoposta al controllo di Civitella Roveto che diventa il centro più importante della zona nell’ambito della Valle Roveto appartenente alla contea albense.

Tornando al piano politico la contea d’Albe come quella di Tagliacozzo viene conquista da Jacopo Caldora un capitano di Ventura assai potente in questa fase politica, ma già molto anziano. Con queste conquiste i Colonna e gli Orsini perdono i loro territori e successivamente Caldora sposa Jacovella Berardi, la quale da una parte salva l’indipendenza del suo feudo e dall’altra acquisisce gli altri feudi marsicani.

Nel 1439 dopo pochi mesi di matrimonio l’anziano Jacopo Caldora muore e le contee di Tagliacozzo e Albe sono ereditate dal figlio Antonio che ne mantiene il controllo solo per poco tempo. Infatti pochi anni dopo gli Orsini con l’appoggio del re di Napoli rientrano in possesso di entrambe le contee.

A questo punto seppure con alterne vicende gli Orsini rimangono al potere a Tagliacozzo e Albe fino alla fine del secolo. Per cui di riflesso Roccavivi e tutta la Valle Roveto dipendente dalla contea albense appartiene agli Orsini.

 

 

– I terremoti del 1456 e del 1461

Nel 1456 si verifica un forte terremoto in Irpinia e pochi anni dopo vi è un altro violento terremoto all’Aquila. Entrambi i sismi si rivelano disastrosi incidendo anche sulla Marsica. Ma è il sisma dell’Irpinia del 1456 ad essere molto violento e scuotere molti paesi del centro Italia e in questo caso della Valle Roveto.

Al momento non sappiamo se e quanti danni vi siano stati a Roccavivi, ma essendo il paese in montagna è probabile che eventuali danni siano stati contenuti. La stessa immaginiamo per il sisma del 1461 dell’Aquila.

Da ciò immaginiamo che la torre di Roccavivi sia rimasta se non illesa comunque poco danneggiata.

 

 

–  Jacovella Berardi e la contea di Celano

Seppure i fatti che stiamo per raccontare non interessano direttamente Roccavivi e la sua torre, merita menzionarli per lo sviluppo degli eventi successivi.

Jacovella contessa di Celano rimane vedova del terzo marito Leonello nel 1458. Lei ufficialmente figurerebbe come reggente per il figlio della coppia Ruggerotto, ma la contea di Celano è di sua proprietà, in quanto appartenente alla sua famiglia, per cui si sente nel pieno possesso di questa e in tale forma la guida, quindi non come reggente ma come contessa effettiva.

Il figlio della coppia Ruggero è adolescente e mal sopporta il potere della madre che vorrebbe defenestrare, arrivando da subito a dominare il contado di Celano. Jacovella sa di queste intenzioni del figlio e all’inizio cerca di calmarlo, ma andando avanti nel tempo le discussioni con lui si accrescono fino a sfociare in odio feroce.

Ruggero nel frattempo stringe amicizia con alcuni personaggi loschi, capitani di ventura, che vorrebbero il tesoro della contessa. Questi si approfittano del giovane e lo inducono ad attaccare la madre, ed egli credendo di fare la cosa giusta agisce di conseguenza.

La contessa Jacovella prova a resistere al figlio, ma invano arrivando a cedergli tutto il potere. Lei viene rinchiusa in carcere e Ruggero diventa temporaneamente responsabile della contea celanese (1462). Gli amici del giovane si approfittano di lui e svuotano le casse della contea, che servono per pagare i soldati di ventura della loro compagnia.

Papa Pio II interviene disgustato nella diatriba familiare riuscendo con la forza a spodestare il giovane Ruggero da Celano e liberando la contessa. Il papa a sua volta si approfitta della situazione prendendosi la contea e defraudando  così la povera contessa. Il pontefice regala la ricca contea al nipote Antonio Piccolomini.

 

 

– Ruggero Acclozzamora e la torre di Roccavivi

Nel 1462 Ruggero Acclozzamora, cacciato da Celano dall’esercito orsino, si rifugia a Balsorano presso il locale castello e da qui inizia una tremenda guerriglia contro Antonio Piccolomini per cacciarlo e riprendersi la contea. Ruggero da Balsorano, domina per alcuni anni quasi l’intera Valle Roveto, e sicuramente in questa fase anche il feudo di Roccavivi e la sua torre sono sotto il suo comando.

La torre di Roccavivi in particolare è particolarmente gradita a Ruggero che da qui con la sua posizione, ha il controllo di tutta la parte sud della valle. Dalle fonti sembra che Ruggero persista nei suoi intenti fino al 1470 riescendo a mantenere il possesso della Valle Roveto, specie della zona sud, riuscendo in diverse occasioni a penetrare fino al Fucino guerreggiando con le truppe di Antonio Piccolomini.

Piccolomini dal canto suo non riesce ad avere il pieno possesso del feudo celanese fino a quando non riesce a sconfiggere l’Acclozzamora. Comunque nel 1470 Ruggero stanco di non riuscire a riprendersi il feudo parte per l’estero e ciò porta il Piccolomini a prendere possesso di tutto il feudo compresa la parte di Valle Roveto spettante alla contea di Celano.

Roccavivi dopo la dipartita di Ruggero torna ad essere soggetta alla contea di Tagliacozzo gestita dagli Orsini

 

 

– Arrivano i Colonna

Gli Orsini dominano la scena politica marsicana fino al 1497, allorquando vicende politiche nazionali portano a stravolgimenti politici importanti, offrendo l’occasione ai Colonna, da sempre nemici giurati degli Orsini, di defenestrarli dai territori della Marsica e di insediarsi al loro posto.

I Colonna a questo punto diventano i nuovi signori di Tagliacozzo e Albe e quindi anche responsabili della baronia della Valle Roveto all’interno della quale troviamo anche Roccavivi.

 

 

 

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XVI secolo

 

– Roccavivi e la Valle Roveto all’inizio del XVI secolo

All’inizio del ‘500 Roccavivi con tutta la baronia della Valle Roveto è soggetta ai Colonna, duchi di Tagliacozzo dal 1504. Sotto di loro la Valle Roveto rimane una zona povera soggetta a continui passaggi di genti ed eserciti che spesso devastano il territorio.

In generale le popolazioni della Valle Roveto si mantengono miseramente nutrendosi degli scarsi prodotti agricoli della valle e dei prodotti provenienti dall’allevamento di capre e pecore e suini. Anche nella Valle Roveto è soggetta alle transumanze delle pecore che dall’Abruzzo vanno verso la Puglia e nel corso del XVI secolo questi grandi spettacoli di natura e cultura erano normali.

 

 

– Roccavivi  e la Valle Roveto a metà XVI secolo

Roccavivi nel 1550 continua ad essere un piccolo paese di montagna arroccato intorno alla sua torre. Gli abitanti del paese continuano a vivere miseramente per le scarse condizioni economiche presenti nella zona. Spesso i maschi delle famiglie si trasferiscono dalla Valle Roveto nella campagna romana per lavorare nei campi o nelle fattorie e mantenere così le famiglie rimaste nei paesi.

A metà Cinquecento purtroppo le condizioni economiche della Valle Roveto sono pessime e tutti i paesi della valle, sia quelli appartenenti alla baronia di Civitella Roveto soggetti ai Colonna, che quelli appartenenti alla baronia di Balsorano soggetta ai Piccolomini, vivono in miseria e povertà.

Roccavivi, nonostante questa grave situazione economica, rimane un centro di dogana fra la colonia spagnola di Napoli e lo stato pontificio ed è inoltre un comune indipendente.

La torre del paese continua ad essere attiva come punto di controllo dei traffici di merci e persone.

 

 

– Roccavivi alla fine del XVI secolo

Alla fine del secolo XVI la situazione di Roccavivi così come quello della Valle Roveto non muta, anzi peggiora all’interno di una condizione economica sempre più difficile a causa del malgoverno spagnolo.

Il sud Italia alla fine del secolo è per gli Spagnoli solo una colonia da spremere come un limone per la patria spagnola attraverso un carico enorme di tasse.

In questa situazione inizia a crescere un forte malcontento fra la popolazione nei confronti del governo vicereale spagnolo. Per ora ancora la situazione si contiene per la massiccia polizia presente, ma il serpeggiare parte dalle campagne e zone di montagna come la Valle Roveto.

Altro forte segnale di questa situazione sta nella crescita del brigantaggio, dove molte persone stanche di vivere miseramente, decidono di unirsi in bande saccheggiando i paesi e le città e vivendo poi nascosti sulle montagne.

Da questo punto di vista la Valle Roveto si rivela un posto ideale, essendo una zona di alte montagne e grandi boschi.

 

 

 

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XVII secolo

 

– Roccavivi e la Valle Roveto all’inizio del XVII secolo

All’inizio del secolo XVII nel meridione italiano perdura la grave crisi sociale ed economica prodotta dal carico di tasse spagnole. A questo si aggiungono diversi raccoli andati male che influenzano la situazione e portano ulteriore malessere e incertezza alla popolazione civile. Roccavivi in questa sitazione si presenta come un paese povero, ma comunque con una grossa voglia di andare avanti nonostante tutto.

Riguardo alla torre di Roccavivi assistiamo alla sua decadenza a causa del declino dell’uso delle torri medievali. In questa fase in tutta la Marsica come nel resto d’Italia viene meno la politica dell’attacco fisico alle città e ai feudi in generale. A parte qualche caso sporadico è cambiata la mentalità. Ora i nobili trasformano i vecchi castelli in dimore principesche, venendo meno alla loro natura difensiva.

In questa cornice la torre di Roccavivi viene perdendo il suo scopo primigenio ed è per questo sempre meno usata, anche se il paese essendo sede di dogana ha nella torre ancora un importante punto di riferimento.

 

 

La distruzione di Roccavivi

Siamo così giunti al 1616 ovvero l’anno che pone fine alla primo abitto di Roccavivi e alla torre del paese. Quando parliamo della fine di Roccavivi, lo diciamo nel senso più letterale del termine, poichè il paese è stato vittima di una frana che staccatasi dalla montagna si è distesa sul paese di Roccavivi distruggendolo e mietendo molte vittime tra la popolazione.

La sciagura avviene la notte dell’8 febbraio 1616 allorquando un uragano con tuoni, pioggia e neve si scatena sulla montagna dove sorge Roccavivi. Poco dopo l’inizio dell’uragano un fiume d’acqua misto a fango precipita dalla montagna e invade il paese distruggendolo. Buona parte della popolazione spaventata e preoccupata del maltempo si rifugia nella chiesa per pregare, ma invano la chiesa è travolta come il resto del paese dalla furia dell’acqua.

La chiesa viene distrutta e sotto le rovine muoiono tutte le 80 persone presenti, si salva solo una donna di nome Altesia che ha poi affermato di essere rimasta incolume perchè aveva invocato San Carlo Borromeo. Della chiesa si salva solo la parete che custodiva l’eucarestia. Il parroco invece muore sotto le macerie della sua casa mentre è intento a leggere un breviario.

La torre pur venendo ferita dalla sciagura rimane in piedi quasi a simbolo di rinascita del paese.

 

 

– La ricostruzione di Roccavivi

Successivamente alla sciagura il duca di Tagliacozzo Filippo Colonna ordina di ricostruire il paese in un luogo diverso rispetto al precedente, più vicino al fondovalle e con un nuovo criterio urbanistico.

La nuova Roccavivi viene rifatta negli anni successivi basandosi su due vie principali una centrale e l’altra laterale che sono intersecate trasversalmente da vicoli diritti in leggero pendio. Per la ricostruzione della nuova chiesa madre il duca stanzia 150 ducati e fa porre una lapide a ricordo di questa elargizione.

Per la ricostruzione della nuova chiesa il duca aveva ordinato al governatore di Civitella Roveto di amministrare il denaro che deve essere versato dall’erario di Trasacco e aveva disoosto che i massari di Roccavivi, addetti all’amministrazione del comune, s’impegnassero a provvedere nel trovare e condurre la manodopera nella ricostruzione della chiesa madre.

A Roccavivi viene deciso che ogni 7 febbraio venga celebrato l’anniversario della tragedia che ha distrutto il paese e ucciso molte persone. Riguardo all’antico abitato di Roccavivi rimane in piedi l’antico santuario della Madonna delle Grazie che è stato comunque danneggiato dalla tragedia e poi ristrutturato. Oggi è totalmente funzionante.

La torre di Roccavivi a questo punto perde ogni utilizzo venendo completamente abbandonata.

 

 

– La rivolta di Masaniello e la Marsica in rivolta

Nel corso della storia successiva alla tragedia di Roccavivi la vita va avanti, ma in Italia e soprattutto nel meridione italiano non sono anni facili, poichè il grave regime fiscale spagnolo impedisce un miglioramento dell’economia, traducendosi ciò in una povertà assoluta in tutte le zone della colonia spagnola dell’Italia meridionale. Ciò vale anche per la Marsica dove la popolazione vive di stenti. Nella Valle Roveto ciò è ancor più vero.

In questo quadro nel 1647 prende corpo una rivolta popolare che nasce spontanea in Campania, che si diffonde in poco tempo in tutto il meridione italiano compreso l’Abruzzo. Qui l’Aquila si rivolta contro gli Spagnoli e da qui la protesta dilaga nella Marsica guidata dal barone Quinzi che stabilisce presso il castello di Celano la sua base operativa. Da qui la rivolta si allarga a tutta la Marsica compresa la Valle Roveto dove si hanno diversi episodi. Oltre a ciò qui passano l’esercito spagnolo per riportare tutto all’ordine.

La rivolta dura un anno e mezzo, ma la buona organizzazione degli Spagnoli impedisce agli Italiani di procedere in forma organizzata. Morale della situazione gli Spagnoli soffocano la rivolta in  tutta Italia compresa la Marsica. Quinzi si ritira all’Aquila e tutto torna come era prima

 

 

– Il terremoto del 1654

Nel 1654 un violento terremoto pari a 6,3 Mw colpisce la Piana di Sora distruggendo tutti i borghi della zona.

Nella Marsica questo terremoto si sente distintamente e crea enormi danni specie nella zona dell’Alto Sangro e della Valle Roveto. Nell’Alto Sangro viene distrutta Opi e danneggiata seriamente Pescasseroli, mentre nella Valle Roveto si registrano gravi danni nel paese di Balsorano Vecchio e centri limitrofi.

 

 

– Effetti del sisma su Roccavivi e la sua antica torre

E’ sicuro che anche Roccavivi ha risentito in modo forte del terremoto di Sora, tanto da essere danneggiata in molti punti con relativi crolli di edifici. Sicuramente anche la Torre di Roccavivi, ormai abbandonata, ha subito qualche crollo, ma di ciò non sappiamo nulla, possiamo solo ipotizzarlo.

 

 

– La peste del 1656

Nel 1656 una bruttissima forma di Peste colpisce la Marsica e l’italia in genere, producendo un infinità di vittime nel giro di poco tempo. Intere famiglie e paesi muoiono nel giro di un anno. In questo triste quadro la popolazione si affida ancor più alle preghiere si a per chiedere grazie che prepararsi al trapasso, causa l’alta aggressività della Peste. Molte persone lasciano alle chiese i propri averi per salvare la propria anima. Anche Roccavivi è interessata dalla peste e diverse persone muoiono per questo.

 

 

– Roccavivi nel secondo ‘600

Dopo tutte queste tragedie il paese fatica a riprendersi e comunque è ormai completamente concentrato nella ricostruzione del nuovo borgo. Il vecchio borgo ormai abbandonato rimane così per molto tempo.

 

 

– Terremoto di Bolsena del 1695.

Nel 1695 un violento sisma pari a 5,7 Mw colpisce la zona di Bolsena e dintorni. Il sisma si avverte bene anche nella Marsica dove diversi paesi riportano gravi ferite dal sisma, Celano è semidistrutta, ma la Valle Roveto da questo sisma sembra non riportare molte ferite.

 

 

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XVIII secolo

 

– Terremoti del 1703 e del 1706.

Nel 1703 e nel 1706 si verificano in Abruzzo due forti terremoti, il primo all’Aquila e il secondo sulla Majella, che fanno sentire i loro effetti sia in Abruzzo che in tutto il centro Italia. Chiaramente anche la Valle Roveto risente del sisma e tutti i paesi compresa Roccavivi subiscono danni.

La vecchia torre di Roccavivi ormai abbandonata probabilmente non ha risentito più di tanto del sisma visto che si trova sulla cima di un monte.

 

 

– Roccavivi e la Valle Roveto nel XVIII secolo

Il XVIII secolo per Roccavivi e per tutta la Valle Roveto è ancora un secolo di povertà e miseria nonostante che s’intravedano in alcuni centri segni di novità sul piano industriale, ma la grande ignoranza presente un po’ ovunque impedisce che la zona possa svilupparsi. Le condizioni politiche del meridione italiano sono migliorate poichè il sud è tornato ad essere un regno indipendente sotto la nuova dinastia dei Borbone e ciò facilita una certa ripresa economica.

 

 

 

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XIX secolo

 

– La Valle Roveto a inizio XIX secolo

All’inizio del secolo la Valle Roveto come anche il resto della Marsica e del regno di Napoli sono dominati dal 1806 dai Francesi che rimangono al governo fino al 1815. In questi dieci anni i Francesi fanno molte riforme che determinano cambiamenti importanti, non solo sul piano politico e sociale, ma anche sul piano economico con l’introduzione di nuove tecniche agricole. Sicuramente però sono le riforme politiche ad essere maggiormente in risalto a cominciare dall’abolizione dei diritti feudali, che nella Marsica significa la fine del ducato di Tagliacozzo e la fine della contea di Celano.

Successivamente vi è stata una riforma ammnistrativa che ha portato alla fine dei piccoli comuni con la formazione di comuni più grandi. Ciò è capitato anche a Roccavivi che da comune indipendente è divenuto frazione prima di Balsorano e poi dal 1816 di San Vincenzo Valle Roveto.

Con la caduta di Napoleone nel 1815 anche il resto dei governi filonapoleonici sono decaduti e sono tornati i vecchi governanti come nel regno di Napoli dove al governo filonapoleonico di Murat sono ritornati i Borbone con il vecchio re Ferdinando con la nuova denominazione di re delle Due Sicilie.

Con il ritorno dei Borbone la Valle Roveto continua ad essere una zona di percorrenza e collegamento fra sud e centro Italia e ancor più zona di confine fra Stato della Chiesa e Regno delle Due Sicilie.

La zona pur tra mille difficoltà inizia nel corso degli anni a vedere fatte piccole e grandi strade che facilitano i contatti fra i vari paesi della Valle Roveto. Tuttavia il XIX secolo nella zona marsicana e rovetana ancor più è il secolo del brigantaggio con tutti i suoi aspetti negativi e positivi, seppure pochi, che si porta dietro e in un certo senso il brigantaggio se ha avuto un così grande successo in Abruzzo non dipende solo dalle caratteristiche dell’essere un territorio di montagna, ma anche una risposta seppure negativa alla grave situazione economico-sociale presente.

 

 

– La torre di Roccavivi nel XIX secolo

Quando si parla di un rudere monumentale molte volte si considera questo come qualcosa di passato, di cui non vale più la pena ne parlarne ne considerarlo. Io in questo non sono d’accordo in quanto penso che una struttura come per esempio la Torre di Roccavivi, pur danneggiata dai terremoti o dall’usura del tempo, può comunque tornare utile in alcuni casi della storia.

Personalmente non ho trovato alcuna fonte a cui attingere riguardo la considerazione che sto per fare, però ritengo che un qualcosa di ciò sia capitato. Mi riferisco ai briganti che abitando in montagna in mezzo ai boschi abbiano più che apprezzato un posto come questo, isolato ma allo stesso vedetta del territorio su controllare sia le persone che abitano nella valle sia chi vi entrava o usciva.

Quindi ritengo più che probabile che la torre di Roccavivi, dopo il suo abbandono nel 1616 per la frana sul paese, sia stata abitata da molti briganti, specialmente nel secolo XIX nel periodo borbonico. Certo sicurezza matematica non l’abbiamo, ma come detto è più che probabile.

 

 

– Il nuovo regno d’Italia e la battaglia contro i Briganti.

Nel 1860 il regno delle Due Sicilie viene preso da Garibaldi su sua iniziativa e pochi mesi dopo è consegnato al re di Sardegna Vittorio Emanuele II. In questo modo il meridione italiano entra a far parte del nuovo regno d’Italia che viene proclamato il 17-3-1861.  A questo punto il governo nazionale cerca d’imporsi al livello locale per far riconoscere a tutti il nuovo status quo. Il vecchio re Francesco II delle Due Sicilie rifugiatosi dal papa e con la complicità di questi cerca di fomentare rivolte in tutto il meridione per tentare di riprendersi l’antico regno sfuggitogli di mano.

Per riuscire in questo scopo Francesco II tramite uomini rimastigli fedeli accetta di fare accordi con le peggiori bande di briganti del meridione italiano, in special modo con quelle abruzzesi che trovandosi vicino allo stato pontificio e percorrendo indisturbate lunghi percorsi potevano arrecare danno alle truppe dei Savoia.

Inizialmente anche il popolo abruzzese e marsicano ha sostenuto l’accordo con Francesco II e i briganti, pur disprezzandoli, per riuscire nel tentativo di restaurare il vecchio ordine e ciò anche in virtù della forte influenza che il clero locale esercitava sulla popolazione ignorante. Ciò inizialmente è sembrato funzionare, ma quando i Savoia hanno mandato più truppe e soprattutto i briganti hanno rotto gli accordi con Francesco per tornare ad essere semplici banditi, hanno perso il sostegno popolare e piano sono stati sopraffatti dal nuovo Stato italiano che li ha battuti definitivamente intorno al 1870.

Ebbene siamo convinti che i briganti abbiano sfruttato anche la torre di Roccavivi per meglio controllare il territorio e andare indisturbati per i boschi e montagne della Valle Roveto.

 

 

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XX secolo

 

 

– Roccavivi ad inizio XX secolo

Roccavivi ad inizio secolo è un paese di circa 700-800 abitanti ed è un paese che si va ingrandendo, seppure lentamente. L’economia è ancora prettamente agropastorale e vi sono molte persone che si trasferiscono all’estero in cerca di fortuna, un po’ come è capitato a molti paesi della Marsica. E’ praticamente un paese tranquillo e sereno scandito come altri paesi dai tempi e usanze religiose, che qui sono molto sentite.

 

 

– Il terremoto di Gioia dei Marsi

Roccavivi, nel terremoto di Gioia dei Marsi, ha riportato molti danni materiali e crolli, ma miracolosamente sono tutti vivi.

Riguardo la torre medievale pur in presenza di un fortissimo terremoto, essendo questa sopra la cima del monte non deve aver risentito più di tanto del sisma.

 

 

– 1 guerra mondiale e gli anni del Fascismo

Dopo il grave sisma di Gioia dei Marsi, altri giorni tristi si preparano per la Marsica che sono quelli della prima guerra mondiale. Questa tremenda guerra dura fino al 1918 seminando moltissimi lutti, anche purtroppo tra coloro che erano scampati al sisma del 1915. Molti ragazzi marsicani al momento del sisma del 1915 non erano nelle case, ma in caserme anche lontani dalle case e questo per loro significa la salvezza, ma prutroppo molti di questi sono dovuti andare in guerra e molti di questi non sono più tornati. Alcuni di questi ragazzi erano anche di Roccavivi o comunque di paesi della zona rovetana.

Finita la guerra si cerca di tornare a una vita più normale e piano piano le famiglie si ricompongono e si tenta una sia pur superficiale ricostruzione. La ricostruzione del paese va avanti per tutto il periodo fascista. Si ricostruiscono strade, ponti, acquedotti, case ecc. La torre medievale ormai ritenuta solo un rudere non viene neanche presa in considerazione.

 

 

– La 2 guerra mondiale

Nel 1940 il rovinoso governo fascista spinge l’Italia nella seconda guerra mondiale a fianco della Germania. Nel 1943 dopo tre anni di guerra il bilancio è totalmente fallimentare poichè l’Italia perde su tutti i fronti con enormi perdite di vite umane, perdendo anche tutte le colonie. Non solo ma nel luglio del 1943 veniamo addirittura invasi dagli Alleati. Questo segna la fine dell’odioso governo fascista che si dimette il 25 luglio 1943 e poco dopo anche il re con tutta la corte e il governo fuggono da Roma segnando l’inizio della fine della monarchia. Il paese a questo punto raggiunge il picco del disastro poichè viene invaso dai tedeschi. La Germania nel settembre 1943 invade l’Italia fino a Frosinone dove costruisce il confine della linea Gustav con l’Italia liberata dagli Alleati.

Ora la linea Gustav si trova verso Cassino e quindi a due passi dalla Valle Roveto. Non solo ma il comando tedesco viene stabilito come base a Massa d’Albe quindi in piena Marsica. All’inizio i due eserciti si guardano e si studiano, ma poi a partire dal gennaio 1944 iniziano a guerreggiare intorno alla linea Gustav. I Tedeschi costringono a un duro regime di polizia la povera gente della Marsica per impedire loro di aiutare gli Alleati.

Dal gennaio 1944 poi gli Alleati per distruggere e indebolire i tedeschi iniziano a bombardare il territorio della Marsica a cominciare dai centri limitrofi al confine tedesco. Quindi parliamo anche della Valle Roveto. Questa trovandosi vicinissima alla linea Gustav viene più volte bombardata determinando la morte di persone e la distruzione di numerose costruzioni di strade, centrali idroelettriche, e gli stessi paesi sono più volte vittime di questi.

La popolazione è stressata e spaventata e molti di loro si trasferiscono sulle montagne per sfuggire a tedeschi e alleati. E’ UN MOMENTO TERRIBILE. Ma poi arriva la luce.

Ai primi di giugno del 1944 gli Alleati sfondano la linea Gustav e liberano il centro Italia dai Tedeschi. La Marsica è liberata tra il 7 e il 12 giugno 1944. L’anno dopo in aprile tutta l’Italia è liberata dai Tedeschi. La guerra è finita.

 

 

– La ricostruzione e la seconda emigrazione

Dal 1945 nella Marsica e nella Valle Roveto inizia una nuova fase fatta di ricostruzione e lotta. La ricostruzione riguarda in primo luogo le vie di comunicazioni di strade, ponti e ferrovia gravemente danneggiati e poi i paesi anch’essi gravemente colpiti dalla guerra. Per esempio la ricostruzione porta alla costruzione della strada carrozzabile che collega dal 1965 direttamente Roccavivi a San Vincenzo Valleroveto.

La lotta invece concerne le lotte dei contadini contro Torlonia per le terre del Fucino. Riguardo a quest’ultima cosa facciamo solo un cenno, dicendo che nel giro di alcuni anni tra tanti episodi di contrasto anche duri fra le due parti, vincono alla fine i contadini che si vedono riconosciuta la proprietà delle terre fucensi. Torlonia dopo un duro braccio di ferro, ma senza il sostegno del governo deve cedere il controllo del Fucino ai contadini, la cui protesta è poi riconosciuta nella nuova legge agraria del 1951.

Roccavivi, come altri centri della Valle Roveto e della Marsica, viene ricostruita nel giro di pochi anni, allo stesso modo delle linee di comunicazione, ma la fame è tanta e l’agricoltura non da abbastanza per mantenersi, costringendo numerosi giovani ad andare via. Inizia così una nuova emigrazione di  massa che porta numerosi paesi a svuotarsi. Roccavivi passa dalle 1277 unità del 1951 alle 1160 del 1971.

 

 

– La ripresa economica e il rilancio culturale.

NellaValle Roveto come nel resto della Marsica nonostante lo svuotamento dell’area le zone vengono ammodernandosi e molte nuove attività vengono avviate, portando la zona a vivere un certo boom economico negli ’80. Negli anni ’80 la Marsica vive un vero boom economico figlio di una politica di ricostruzione e investimento andata avanti per anni. Ciò porta ricchezza a tutti coloro che sono rimasti nei paesi. 

In questa cornice nella zona di Roccavivi si sviluppa l’industria dell’olio con la macinazione delle olive attraverso i frantoi elettrici. Allo stesso modo si sviluppano diverse attività artigianali inerenti alla lavorazione del legno e del rame. Queste attività da bottega diventano piccole industrie locali che consentono un maggiore sviluppo della zona.

Successivamente a questo primo boom economico fa seguito un rilancio culturale della zona attraverso il recupero della propria memoria storica e il lancio di nuove iniziative culturali. Vediamo così che i paesi rovetani vengono pian piano ad investire su se stessi per lanciarsi in chiave turistica, visto l’abbondanza di ricchezza naturalistica della zona.

In questo senso Roccavivi si dimostra il paese maggiormente attivo sul piano culturale e artistico di tutto il comune di San Vincenzo. E’ qui infatti che si concentrano molte attività culturali che portano Roccavivi a lanciarsi sul piano turistico.

 

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XXI secolo

 

– Roccavivi all’inizio del XXI secolo

Roccavivi all’inizio del nuovo secolo si rivela un dei centri urbani più dinamici di tutta la Valle Roveto con continue iniziative culturali che vengono svolte in paese. Sul piano commerciale è sicuramente il centro più importante del comune di San Vincenzo Valle Roveto. Pur essendo solo una frazione è sicuramente quella più popolosa e più dinamica sul piano socioeconomico. Le politiche della frazione continuano ad andare avanti nel lancio del paese sul piano turistico.

 

 

– La torre di Roccavivi

La torre di Roccavivi come si evince dai fotogrammi sotto è ormai solo un rudere immerso in una fitta boscaglia. Tuttavia da queste immagini si capisce che la struttura è comunque rimasta in piedi e vale la pena di rivalorizzarla fosse solo perchè rappresenta una parte importante della storia del luogo.

 

Torre di Roccavivi nel 2019. (Immagine dal video Youtube https://www.youtube.com/watch?v=_OhQreIzF0o)

 

Questa struttura infatti se valorizzata può offrire l’occasione per un percorso naturalistico a contatto con una natura incontaminata e poi come nei secoli passati dalla torre si gode un panorama mozzafiato dove si ha una visuale speciale su tutta la parte sud della Valle Roveto.

 

Torre di Roccavivi nel 2019. (Immagine dal video Youtube https://www.youtube.com/watch?v=_OhQreIzF0o)

 

Certo non è facile organizzare una ristrutturazione di un bene storico come questo, essendo che si trova a 1800 m di quota, tuttavia il ritorno in termini turistici è comunque allettante e poi si tratta di recuperare un qualcosa che può essere in prospettiva usato come rifugio o qualcos’altro che riguardi la montagna.

Se poi ad un’ispezione più approfondita si capisse che è irrecuperabile si potrebbe pensare di ripulire il rudere della boscaglia e trasformare il posto in semplice punto panoramico a completamento di un sentiero turistico.

 

 

 


 

STRUTTURA DELLA TORRE DI ROCCAVIVI

Torre di Roccavivi nel 2019. (Immagine dal videoYoutube https://www.youtube.com/watch?v=_OhQreIzF0o)

 

La torre di Roccavivi come detto sopra è una struttura che si trova a 1800 m di quota, al di sopra del luogo dove sorgeva l’antico paese di Roccavivi, ora eretto più a valle.

 

Torre di Roccavivi nel 2019. (Immagine dal video Youtube https://www.youtube.com/watch?v=_OhQreIzF0o)

 

La torre è una struttura in pietra calcarea a base quadrata, che nel di maggior fulgore era alta diversi metri. La funzione della torre era di controllo della parte sud della Valle Roveto ed era un punto di raccordo fra il castello di Balsorano e il castello di Morrea.

 

 

 


BIBLIOGRAFIA

 

1) Wikipedia

2) https://www.valleroveto.it/storia-e-cultura/roccavivi-frazione-di-san-vincenzo-valle-roveto

3) Venerada Rubeo – Covella contessa di Celano: sulla storia di una nobildonna nella Marsica del Quattrocento – Editrice Kirke

4) Ireneo Bellotta – I CASTELLI D’ABRUZZO – NEWTOON COMPTON EDITORI

5) https://www.youtube.com/watch?v=_OhQreIzF0o

 

 


TORRI E CASTELLI DELLA MARSICA

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ROCCAVIVI

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SAN VINCENZO VALLE ROVETO

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STRUTTURE E MONUMENTI DI SAN VINCENZO VALLE ROVETO