CIVITA D’ANTINO – SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA RITORNATA


STRUTTURE E MONUMENTI DI CIVITA D’ANTINO


 

POSIZIONE DEL SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA RITORNATA DI CIVITA D’ANTINO

 

 

 

 


STORIA DEL SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA RITORNATA DI CIVITA D’ANTINO

 

___________

XII secolo

La storia del Santuario della Madonna della Ritornata si confonde con i tempi, vista la sua lunga esistenza. Informazioni precise circa la sua fondazione non ve ne sono, ma quello che è certo che nel XII secolo il santuario è sicuramente esistente, poichè viene citato per la prima volta nella bolla di Papa Lucio III DEL 1183, con l’intitolazione di “Santa Maria de Tornaro”.

 

___________

XV secolo

 

Il santuario così come è stato fondato resiste all’usura dei tempi e delle avversità, in questi pochi secoli di vita si mantengono intatti i diversi affreschi in stile bizantino presenti nella piccola chiesa.

Nel 1421 viene inserita all’interno della chiesetta un immagine lignea quattrocentesca della Madonna della Ritornata, che da questo momento diventa oggetto di culto mariano. In pratica l’eremo diventa anche santuario mariano dove i fedeli giungono in questo luogo isolato e sperduto tra le montagne, per pregare e ritrovarsi in contemplazione con la Madonna.

La tradizione riferisce inizialmente della traslazione della sacra icona e in secondo momento, della sua miracolosa ricomparsa. Il motivo del “ritorno” dell’immagine sacra è molto comune nella leggenda di fondazione dei santuari e molte volte ne giustificano la costruzione stessa.

Ma questo caso è diverso: non si tratta di una leggenda di fondazione, visto che l’eremo è già presente nella narrazione; quindi tale leggenda giustificherebbe solo il suo trasferimento nella chiesa parrocchiale del paese e la nascita del culto.

La leggenda nel corso dei secoli ha subito numerose variazioni. Essa racconta che sulla via del ritorno la Madonna si sedette per riposare su una pietra, nota ai fedeli come “petruzza santa”, e avrebbe così lasciato l’impronta del suo divino corpo.

 

___________

XVI secolo

 

Nel 1511 veniamo a sapere da un documento del cambiamento del nome in Santuario (o eremo) di “Santa Maria de Tornara”. Il documento in questione riguarda un inventario redatto nel 1511, per la Parrocchia di Morrea, che viene poi trascritto nel Libro Verde della Curia di Sora all’inizio del XVII secolo. In questo si parla di questione di confine fra le terre di S. Angelo di Morrea, confinanti con S. Maria de Tornara, in tenimento di Civita d’Antino.

Un nuovo cambiamento nel nome del santuario avviene il 21 gennaio 1574, quando in alcuni documenti riguardanti Civita d’Antino spunta anche la chiesa di S. Maria de Tornata.

 

___________

XVII secolo

 

Nel corso del XVII secolo il culto della Madonna della Ritornata si rafforza e con esso la gelosia popolare verso il tempio, che custodisce l’immagine lignea della Madonna della Ritornata. In questi anni vi sono costantemente processioni di popolo, per visitare o partecipare a messe presso il Santuario della Madonna della Ritornata.

Il culto popolare diventa tale, che sono molte le occasioni dove abbiamo il clero si trova a guidare le processioni da Civita d’Antino fino alla chiesetta della Madonna della Ritornata. Di questo periodo si sa che la chiesetta della Madonna della Ritornata è custodita con molto ordine e cura dalle persone eremite presenti sul luogo e che vivono in esso

 

___________

XVIII secolo

 

Con il tempo però la cura del santuario viene meno e già a inizio XVIII secolo, la struttura mostra i primi segni di decadenza, registrati dal Vescovo di Sora Matteo Gagliani in occasione della sua visita pastorale nel 1708 presso Civita d’Antino e  da qui al suo santuario della Madonna della Ritornata. La visita del vescovo pone in luce il grave degrado, in cui versa la chiesetta del santuario.

In questa occasione il Vescovo dopo aver visionato l’edificio, ordina che siano eseguiti lavori urgenti di restauro, che vadano dal rinnovo del tetto alla ripulitura delle pareti. In questa circostanza si dice che le spese di restauro vadano a carico della Parrocchia di Civita a cui è aggregato.

Più o meno in questo periodo inizia la tradizione in cui ogni martedì di Pasqua la popolazione di Civita D’Antino sale sul monte in processione a pregare la Madonna della Ritornata. Nello stesso tempo inizia anche la tradizione del ritorno in paese alla fine di Agosto dell’immagine della Madonna della Ritornata.

In pratica è come se la Madonna scende dai monti fino al paese, per perpetuare nell’incontro con i figli, in una manifestazione commovente di entusiasmo, alle prime ore della notte, la protezione, esercitata per secoli dalla Vergine su Civita d’Antino.

In una successiva visita di due delegati del Vescovo, Padre Giovanni Pietro Parente e l’abate Nicola Celli si registra l’avvenuta riparazione della chiesetta. Nella loro relazione al vescovo si dice che la chiesetta è stata trovata pulita e ordinata e nulla mancava di necessario.

Passato mezzo secolo da quella visita, abbiamo una nuova visita pastorale nel 1767 del Vescovo Tommaso Taglialatela.

In questa circostanza il vescovo registra il grave stato d’incuria in cui versa la chiesa, con finestre senza vetri, la Cappella mal ridotta per le intemperie e per l’umidità, le mura vanno deperendo, mancano le sacre suppellettili. Dopo questa visita Monsignor Taglialatela è profondamente scosso e adirato e minaccia l’interdetto ecclesiastico se la Chiesa non fosse stata riparata nell’arco dei successivi sei mesi.

Più avanti il nuovo Vescovo di Sora Giuseppe Maria Sisto Y Britto visitando Civita d’Antino trova il quadro della Madonna della Ritornata presente in una cappella della chiesa di Santo Stefano. Ciò che ci si chiede e la chiesa della Ritornata che fine ha fatto?

La risposta ci giunge anni dopo attraverso una nuova visita pastorale compiuta dallo stesso Vescovo Britto il 3 ottobre 1783. In pratica si viene a sapere che la chiesa rurale della Madonna della Ritornata versa ormai in stato di abbandono, poichè le condizioni della struttura erano risultate troppo lesionate per far pensare a un suo recupero e anche l’abitazione dell’eremita era in carenti condizioni. Quindi l’amministrazione comunale in accordo con il vescovo, decide di spostare il quadro della Madonna della Ritornata presso la chiesa di Santo Stefano a Civita d’Antino.

Questa decisione viene presa considerando anche le condizioni pericolose della via, che porta alla chiesetta della Ritornata, poichè in caso di avversità vi è il rischio concreto di lesioni personali alle persone. Da questo momento sul santuario cala l’oblio.

___________

XIX secolo

 

Arriviamo così al XIX secolo e al livello politico abbiamo l’occupazione francese nel 1806 del regno di Napoli. Il governo francese dura fino al 1815 e in questo periodo vengono fatte numerose riforme che cambiano per sempre il corso politico. Fra queste vi è l’abolizione dei feudi avvenuta nel 1806. Al livello locale significa la fine del ducato di Tagliacozzo retto dai Colonna e della contea di Celano gestito dagli Sforza-Cabrera. Questo porta alla nascita di grandi comuni sulla scia di altre riforme. Civita d’Antino è tra questi grandi comuni poichè viene a comprendere numerose frazioni.

Nel 1815 nel frattempo i Francesi vanno via da Napoli e si ha il ritorno dei Borbone con il vecchio sovrano Ferdinando, con la nuova denominazione di re delle Due Sicilie. Il governo dei Borbone dura fino al 1860, e in questo lungo frangente Civita d’Antino perde alcune frazioni divenendo più piccolo come territorio comunale, ma la popolazione si dimostra in forte crescita.

Sul lato sociale cambia ben poco, la popolazione continua ad essere fortemente ignorante e a vivere in condizioni di sussistenza. La religione in questo periodo scandisce come nel passato i ritmi della vita contadina del borgo, mantenendo nonostante tutto una condizione di pace nel territorio. La popolazione è profondamente religiosa e molto attaccata ai suoi simboli tra cui proprio il Santuario della Madonna della Ritornata.

Ma nonostante questo attaccamento popolare, il santuario è lasciato a se stesso senza che nessuno intervenga a ristrutturarlo provocandone la decadenza a rudere. Nel 1860 al livello politico abbiamo la rivoluzione garibaldina, che porta alla decadenza dei Borbone e la successiva spinta all’unione politica del sud con il nord Italia. Ciò avviene nel giro di pochi mesi e porta alla nascita del nuovo regno d’Italia nel 1861 sotto lo scettro dei Savoia.

Con il nuovo stato, che tra molte difficoltà s’impone nel sud Italia nell’arco del decennio 1860-70, la situazione economica non migliora e al livello sociale-religioso perdurano le antiche usanze religiose, che continuano a scandire i ritmi di vita. Tuttavia l’attaccamento popolare ai propri simboli religiosi  riesce finalmente ad imporsi, riuscendo a far riscoprire l’antico santuario della Madonna della Ritornata.

Nel 1873 infatti la struttura, ormai ridotta a rudere, ritorna dopo secoli di abbandono ad essere nuovamente meta di processioni e oggetto di messe da parte dei religiosi, nello spiazzo antistante l’antica chiesa.

Da quel che si sa nel 1880, probabilmente grazie a un’indagine interna alla struttura diroccata, in essa perdurano in buono stato di conservazione le opere d’arte presenti. Parliamo cioè degli affreschi di stile bizantino di gran pregio artistico di Gesù Redentore con due Angeli e degli Apostoli posti in posizione inferiore nell’affresco conservati bene nell’abside della Cappellina.

 

____________

XX secolo

 

All’inizio del Novecento la struttura religiosa continua a non essere ancora restaurata, nonostante che sia da ormai diversi decenni meta di un nuovo e continuo pellegrinaggio religioso.

Poco tempo dopo nel 1915 abbiamo il fortissimo terremoto di Gioia dei Marsi, che semina morte e distruzione nella Marsica e in tutto il centro Italia.

Anche Civita d’Antino viene duramente colpita e con essa tutte le sue strutture sia religiose che pubbliche. Tuttavia in questa circostanza la chiesa della Ritornata, ormai rudere da molto tempi non risente più di tanto del catastrofico sisma e probabilmente questo è da mettere in relazione alla sua sua geologia che permette alla struttura di sopravvivere.

Tornando al paese di Civita d’Antino tra le strutture fortemente danneggiate vi è la chiesa madre di Santo Stefano, che riporta diversi crolli in varie parti della chiesa. Questa viene presto messa in sicurezza e con essa soprattutto le opere d’arte. Questi provvedimenti riescono a mitigare i problemi, permettendo in seguito un recupero completo della struttura e delle sue opere d’arte.

Tra le opere più preziose messe in sicurezza, figura il quadro della Madonna della Ritornata, spostato precedentemente dal santuario diroccato proprio per prevenire problemi al dipinto.

E’ l’abate stesso di Civita d’Antino Fabriani, che salva il quadro della Madonna della Ritornata, provvedendo a tenerlo nascosto in attesa di una più congrua sistemazione. Tuttavia nel frattempo che la situazione trovi soluzione, l’abate Fabriani provvede a far fare una copia del dipinto, per esporla al pubblico e consentire alla popolazione di continuare a venerare la Madonna della Ritornata.

Intanto a pochi mesi dal terremoto del 1915 scoppia la prima guerra mondiale, che dura anni, che sembrano secoli in una situazione di grave disagio come quella che vive la Marsica in questo periodo.

Nel 1918 la guerra finalmente finisce e piano piano s’inizia a pensare al futuro e quindi alla ricostruzione. Si parte dalle strutture pubbliche più importanti e poi mano a mano si penserà alle altre.

La chiesa madre di Santo Stefano gravemente danneggiata viene parzialmente messa in sicurezza evitandone in tal modo la completa rovina, e temporaneamente si tiene messa nella chiesetta della Santissima Concezione di proprietà della famiglia Ferrante, che è messa a disposizione del paese, diventando così per qualche tempo la chiesa del paese.

Nel corso degli anni l’abate Fabriani riesce ad avviare tra mille difficoltà anche il restauro dell’antica chiesa della Madonna della Ritornata, che posta in posizione isolata in montagna non è agevole arrivarvi.

L’iniziale restauro della chiesa della Ritornata consiste nel rifacimento del tetto, che avviene grazie ai fondi stanziati dal Ministero della Pubblica Istruzione e gestiti dal soprintendente delle Belle Arti Armand Venè, che coordina il restauro.

Siamo quindi in pieno Fascismo a cui segue la seconda guerra mondiale che inizia per l’Italia nel 1940. La guerra dura cinque lunghi anni, che portano miseria e morte. Il periodo più duro è sicuramente il periodo di occupazione nazista tra il 1943 e il 1944. In questa fase la popolazione di Civita d’Antino, che si trova molto vicino al fronte di guerra della linea Gustav, sopravvive come può tra indicibile sofferenze e paure.

In un clima di sospetto di tutti con tutti l’abate Fabriani provvede a tenere ben nascosto la copia originale della Madonna della Ritornata, per evitare che i tedeschi possano rubarla come hanno altrove.

Nel giugno 1944 gli antifascisti e gli Alleati sfondano la linea Gustav e liberano nell’arco di una settimana tutto l’Abruzzo compresa la Marsica. A guerra finita si torna alla normalità, ma soprattutto si provvede ad iniziare un nuovo capitolo di libertà

Da subito si ha la ricostruzione del paese e in un secondo tempo piano piano si ricostruiscono le chiese e il resto delle strutture pubbliche, fino a che si riesce a restaurare anche la chiesetta della Madonna della Ritornata

Il restauro della chiesa Madonna della Ritornata si ha nel 1960 grazie ai numerosi fondi stanziati dalla Sovrintendenza delle Belle Arti, dall’Ente Fucino e dalla popolazione tutta. Insieme alla chiesa viene costruita una strada di montagna, che collega il santuario-eremo al paese di Civita d’Antino. L’opera si realizza grazie all’interessamento infaticabile dell’On. Arnaldo Fabriani, che dimostra un alto senso civico e un forte attaccamento a questo territorio.

La chiesa della Madonna della Ritornata viene perciò restaurata completamente e resa pienamente funzionante. E’ chiaro che la struttura religiosa non è più gestita direttamente da eremiti, ma bensì dalla popolazione e la curia locale, che prendendo in gestione questo bene, si occupano di tenerlo funzionante per le manifestazioni religiose e per coloro che hanno voglia di venire qui a pregare e frequentare un luogo sano e magico.

Da qui infatti si gode una magnifica visuale su tutta la Valle Roveto. Nel corso dei successivi decenni del Novecento la chiesa della Madonna della Ritornata ha mantenuto intatto il suo valore religioso e la perdurante frequentazione della popolazione locale ha saputo mantenere integro questo bene religioso, trovando in questo conforto e incoraggiamento rispetto alle vicissitudini anche dure della vita.

 

____________

XXI secolo

 

Nel nuovo secolo in pieno recupero e rilancio in chiave turistica del borgo di Civita d’Antino, la chiesa della Madonna della Ritornata, oltre che avere una grande valenza religiosa e sociale, diventa un bene prezioso da sfruttare anche in chiave turistica, soprattutto in virtù della sua lunga storia.

In generale questa struttura, oggi negli anni 2010, è più viva grazie alle numerose manifestazioni religiose che si hanno in questo luogo e alla continua frequentazione di persone che vengono qui per pregare e porsi in contatto con la Madonna della Ritornata.

 

 


STRUTTURA DEL SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA RITORNATA DI CIVITA D’ANTINO

 

_____________

Posizione

L’eremo-santuario della Madonna della Ritornata si trova isolato a 1200 m. s.l.m. all’interno del monte che sovrasta Civita d’Antino. Questo lo si raggiunge percorrendo una strada di montagna che parte dal paese e raggiunge direttamente la struttura religiosa.

 

Immagine da Internet

 

 

_________

Facciata

 

(Immagine da Wikipedia)

 

La chiesa della Madonna della Ritornata vede la presenza di una piazzetta antistante la struttura, dove capita che nelle giornate calde e di festa mariana, si offici la messa.

La facciata della chiesa si presenta con uno stile molto semplice, che vede la presenza di una scalinata che introduce al Santuario, e di un piccolo portale in legno con soprastante  una piccola lunetta, all’interno della quale vi è un affresco del  XIII secolo raffigurante la Madonna.

 

_____________

Struttura interna

 

Giunti presso il santuario si entra in questo tramite la porta d’ingresso e da qui a un atrio.

 

 

La casa dell’eremita: A sinistra dell’atrio si accede a tre piccole stanze al pianterreno. Queste anticamente formavano la casa dell’eremita. Questa è formata da tre stanze, in due che erano la casa dell’eremita, si conservano ancora un caminetto e una fornacella, e nella terza stanza troviamo un piccolo ambiente ricavato nella roccia, che anticamente fungeva da torre campanaria.

 

Il piano superiore: Tornando all’atrio ci muoviamo di fronte e saliamo per una piccola scala, posta sotto la roccia, a cui è addossata tutta la costruzione, e giungiamo al piano superiore, restaurato di recente. Salendo troviamo un lungo stretto corridoio, da dove si dislocano tre piccole stanze. La parte centrale del corridoio conserva ancora elementi di copertura a botte, mentre all’estremità esso termina in due terrazzini.

 

I sotterranei: Scendendo poi di nuovo al pianterreno, rivediamo l’atrio e ci muoviamo di lato alla scalinata d’ingresso, dove si apre una bassa porticina, che introduce a sua volta in uno stretto e lungo corridoio sottostante la chiesa, coperto da una volta a botte con finestra sul lato destro e stretta apertura sul fondo. Sull’intonaco sono presenti grandi stelle ad otto punte dipinte di colore rosso. Sicuramente questo vano doveva costituire il nucleo originario del complesso.

 

La chiesetta: Tornando poi verso l’atrio giriamo sulla destra. Da qui arriviamo alla vera chiesetta, o meglio alla sala adibita a chiesetta.

Questa sala è lunga una decina di metri, ma risulta non molto larga ne molto alta.

All’interno della sala-chiesetta abbiamo pareti intonacate, di una fase successiva alla creazione e in qualche punto queste presentano tracce di antichissimi affreschi.

In fondo alla sala troviamo il presbiterio, messo in risalto da un gradino e da una balaustra in marmo, costruiti recentemente, che contrastano con la semplicità dell’ambiente circostante.

All’interno del presbiterio troviamo un affresco antico ancora abbastanza ben conservato.

L’affresco comprende due parti: ovvero la parte alta dove troviamo il dipinto del Redentore, ovvero l’immagine del Cristo benedicente tra gli Apostoli.

Mentre nella parte bassa vediamo l’immagine degli undici Apostoli, ognuno con una pergamena in mano, le cui figure, cinque a destra e sei a sinistra, hanno perso parte della pellicola pittorica e della luminosità. Quindi Il Messia in trono ha la mano destra alzata nell’atto della benedizione e con la sinistra regge un libro ove si legge, a lettere abbreviate: “Rex ego sum celt (coeli) populumque de morte redemi” (Io sono il Re del cielo ed ho redento il popolo dalla morte).

A sinistra dell’aula, su un basso gradino, è posizionata una statua lignea in pessimo stato, rappresentate San Barnaba.

 

 


BIBLIOGRAFIA

 


SANTUARI DELLA MARSICA


CIVITA D’ANTINO


STRUTTURE E MONUMENTI DI CIVITA D’ANTINO