ROCCA DI CAMBIO – CHIESA COLLEGGIATA DI SAN PIETRO


STRUTTURE E MONUMENTI DI ROCCA DI CAMBIO


 

POSIZIONE DELLA CHIESA COLLEGGIATA DI SAN PIETRO DI ROCCA DI CAMBIO

 

 

 


STORIA DELLA CHIESA COLLEGGIATA DI SAN PIETRO DI ROCCA DI CAMBIO

 

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X SECOLO

 

– Nascita della chiesa di San Pietro Apostolo

Rocca di Cagno da primitivo avamposto militare si evolve sempre più in paese stanziale. Il borgo vede aumentare la popolazione residente e ciò spinge alla costruzione di una prima chiesa in onore di San Pietro Apostolo. La chiesa viene eretta nel punto più alto del borgo e nel corso del tempo subirà molti rimaneggiamenti a causa dei numerosi sismi che sconvolgeranno il paese nei secoli futuri.

 

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XI SECOLO

 

– La chiesa di San Pietro e il borgo di Rocca di Cambio nell’XI secolo

Non abbiamo notizie precise su questo secolo, ma intuendo dalle poche notizie del territorio, il borgo di Rocca di Cagno vive in questo secolo una situazione di tranquillità. Quindi anche la chiesa del borgo, ovvero la chiesa di San Pietro dovrebbe trovarsi in una condizione di tranquillità, e forse anche di prosperità.

 

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XII SECOLO

 

– I Normanni si prendono la Marsica

Nel 1143 i Normanni prendono possesso della Marsica, attraverso un accordo con i conti dei Marsi. L’accordo prevede l’assorbimento del territorio marsicano da parte normanna, in cambio i conti dei Marsi avranno un ruolo politico nella nuova Marsica normanna.

La conquista normanna della Marsica, porta anche Rocca di Cambio in territorio normanno con tutti i vantaggi e svantaggi che ne derivano.

 

 

– Rocca di Cambio nel XII secolo

Con la conquista della Marsica da parte normanna tutto il territorio abruzzese diventa il confine nord del regno normanno, per cui questi hanno tutto l’interesse a rinforzare le torri e castelli preesistenti. 

Nel corso del secolo Rocca di Cambio viene potenziata dai Normanni nelle mura e torri di cinta, e nella primitiva torre del paese, che diventa sempre più un vero castello.

 

 

 – La chiesa di San Pietro nel XII secolo

Dalle fonti consultate sembrerebbe che la chiesa di San Pietro, sia citata nella bolla di Papa Alessandro III del 1178, nell’ambito della riorganizzazione della Diocesi di Forcona a cui appartiene.

 

 

 

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XIII SECOLO

 

– Rocca di Cagno sotto gli Svevi

Il castello di Rocca di Cagno e il suo borgo fortificato rappresentano uno dei castelli dell’Altopiano delle Rocche in gran parte posto sotto la direzione dei Berardi. Nel 1220-21 l’Altopiano delle Rocche con il castello di Ovindoli viene coinvolto nella lotta fra Federico II e il conte di Celano Tommaso Berardi. La lotta dura tre anni, alla fine dei quali Federico batte Tommaso che rinuncia alla lotta in cambio di un salvacondotto per lui e la sua famiglia.

La contea di Celano per questa grande ostinazione a mettersi contro l’imperatore viene duramente colpita da Federico II. Egli devasta il territorio distruggendo Celano e la stessa Ovindoli e deportando la popolazione, che viene dislocata tra Malta e la Sicilia.

In questa guerra fra Federico di Svevia e Tommaso Berardi l’Altopiano delle Rocche è sicuramente coinvolto tutto, poichè gran parte del territorio del Sirente – Velino appartiene alla contea celanese.

Perciò anche Rocca di Cagno è coinvolta seppure indirettamente. Fatto è comunque che Federico vince e la situazione ritorna tranquilla.

 

 

– La crescita di Rocca di Cagno e la fondazione dell’Aquila

Nel corso del secolo Rocca di Cagno cresce d’importanza, seppure non in ricchezza vista la difficoltà del territorio. La forza del feudo è sempre inferiore rispetto ad altri sia dell’Altopiano delle Rocche che di altri limitrofi, tuttavia esso partecipa alla fondazione della città dell’Aquila nel 1253.

A questo proposito bisogna ricordare che Rocca di Cagno è parte della diocesi di Forcona e quindi territorio aquilano, seppure sul piano geografico appartiene alla Marsica, poichè l’intero Altopiano delle Rocche è Marsica. Quindi sul lato culturale il paese si trova coinvolto nello sviluppo del territorio aquilano.

 

 

– Arrivano gli Angioini

Nel 1266 giunge nel sud Italia su richiesta papale Carlo d’Angiò, fratello del re di Francia. Carlo batte a Benevento Manfredi re di Sicilia, che rimane ucciso in battaglia. A questo punto Carlo diventa nuovo re di Sicilia. Gli Svevi ora hanno come capo della casata il giovane Corradino, figlio di Corrado IV e legittimo erede di Sicilia. Corradino viene chiamato dalla nobiltà del Sud Italia a opporsi a Carlo, ripristinando la loro autorità. Corradino si decide a calare in Italia nel 1268 e con la forza di un esercito messo insieme da vari fronti combatte Carlo d’Angiò ma viene prima sconfitto a Tagliacozzo e poi decapitato a Napoli. Con lui si estinguono gli Svevi. a  questo punto Carlo diventa definitivamente Carlo I di Sicilia.

 

 

– Rocca di Cagno è unita all’Aquila

A fine secolo Rocca di Cagno si trova esclusa dalle vicende marsicane, in quanto è sempre più coinvolta dalle vicende dell’Aquila, fino a quando viene incorporata ufficialmente alla città abruzzese.

Nel 1294 Papa Celestino V ordina l’incorporazione di Rocca di Cagno (Rocca di Cambio) nel territorio dell’Aquila. Rocca di Cagno diventa così una sorta di frazione dell’Aquila, ricevendone in cambio i privilegi, che la città aquilana gode in questa fase. Con i privilegi fiscali dell’Aquila, l’economia di Rocca di Cagno migliora. Con ciò anche la posizione del feudo diventa maggiormente ambita dai vari governanti dell’Aquila.

 

 

– La chiesa di San Pietro Apostolo a fine XIII secolo

In questa fase pur non avendo notizie precise, supponiamo che la chiesa sia in questo momento molto attiva come chiesa parrocchiale. Ricordiamo che la chiesa di San Pietro, si trova nella parte superiore del borgo a ridosso del castello. Per cui è parte integrante della storia del borgo.

 

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XIV SECOLO

 

– Rocca di Cagno nella prima metà del XIV secolo

Rocca di Cagno, divenuta parte integrante del territorio dell’Aquila, rimane in una condizione di grave disagio sociale per tutto il secolo XIV e per quel che si percepisce, il paese sopravvive di modesta agricoltura, legna ricavata dai boschi e dalla pastorizia.

Nel corso del secolo il paese come tutti i borghi della Marsica e dell’Aquila è investito dal fenomeno della Peste Nera di metà trecento. A questo riguardo non sappiamo se ci siano state vittime, e questo potrebbe essere stato evitato dalla posizione del borgo, che trovandosi in alta montagna e quindi con aria buona, forse il morbo non ha attecchito. Ma questa è solo una supposizione in mancanza di notizie dirette.

 

 

– Il terremoto del 1349

Il 9 settembre 1349 un fortissimo sisma si verifica nel centro Italia arrecando danni ingenti in tutto il territorio, a cominciare dalla Marsica e dall’aquilano, dove colpisce con violenza.

L’Aquila vede crollare quasi tutte le sue mura perimetrali e diverse porte.

Rocca di Cagno viene colpita duramente dal sisma e diverse strutture del paese rimangono seriamente danneggiate, tra queste figura la chiesa di San Pietro e quasi sicuramente anche il castello.

Riguardo al castello non abbiamo notizie dirette, ma essendo la chiesa di San Pietro a ridosso del castello, è intuibile che anche questo abbia subito danni ingenti.

Il sisma si è sentito fortemente in tutto l’Altopiano delle Rocche e tutti i paesi presenti in questo territorio riportano danni molto gravi.

 

 

– Ricostruzione della chiesa di San Pietro

La chiesa di San Pietro esce devastata dal terremoto del 1349 e anche in mancanza di notizie dirette sappiamo che la chiesa riporta notevoli danni. Ciò ci viene detto dal successivo restauro della chiesa che avviene proprio dopo questo tremendo sisma.

La chiesa viene ricostruita completamente trasformandola in una struttura più grande a tre navate. Non sappiamo quanto siano durati i lavori di costruzione, ma sicuramente ci sono voluti alcuni anni, poichè la struttura risultava molto più grande dell’attuale.

 

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XV SECOLO

 

 

– Rocca di Cagno ad inizio XV secolo

Il borgo di Rocca di Cagno all’inizio del secolo gode di un periodo di tranquillità all’interno del territorio dell’Aquila che fiscalmente gode di ampi privilegi. Ciò porta un miglioramento economico anche per i piccoli borghi dipendenti da questa come Rocc di Cagno.

 

– La guerra dell’Aquila e i castelli aquilani come Rocca di Cambio nel 1423-24

La guerra dell’Aquila è  un  conflitto armato svoltosi nel 1423-24  che inizia come scontro tra Braccio da Montone e la città aquilana ma che diviene poi interesse di tutta la penisola italiana, coinvolgendo le forze del Ducato di Milano, della Repubblica di Firenze, dello Stato della Chiesa e del Regno di Napoli.  Grazie al papa Martino V diventa una guerra di religione, poiché la scomunica di Fortebraccio ha dato l’inizio ad una “crociata contro lo scomunicato”.

Ora senza scendere nel dettaglio, per questo si rimanda alla torre di Rocca di Cagno, diciamo solo che Rocca di Cagno viene interessata dalla guerra come tutti i borghi dell’Aquila. Questa viene saccheggiata dagli invasori nel luglio del 1423.

Nel frattempo Braccio per diminuire la resistenza degli aquilani assediati, decide di conquistare i vari borghi dell’aquilano, che sostengono la città. Uno ad uno l’esercito di Braccio espugna i vari castelli aquilani. Pizzoli, Borbona, La Posta cadono uno dietro l’altro.

Il 26 luglio 1423 Rocca di Cagno viene presa dagli uomini di Braccio Fortebraccio. Il paese come gli altri cade abbastanza presto sotto i colpi di un esercito ben organizzato. L’episodio vede Braccio Fortebraccio di Montone, accampato nei pressi di Rocca di Cagno,  ordinare alle Terre del Corsaro di sequestrare e assegnare al suo cancelliere bestiame, uomini e altri beni di proprietà degli Aquilani (A.L.ANTINORI, XIV/1, p. 333).

In seguito nonostante l’iniziale forza degli invasori, L’Aquila resiste e successivamente sconfigge il suo nemico, anche grazie al supporto di altri eserciti.

Tuttavia il paese di Rocca di Cagno esce gravemente ferito dal saccheggio di Fortebraccio. In questo caso non sappiamo se ci siano stati saccheggi anche alle chiese, in particolare a quella di San Pietro.

 

– La ricostruzione di Rocca di Cagno

Dopo la vittoria dell’Aquila tutti i castelli e borghi aquilani sono ricostruiti dagli abitanti del posto e dalle famiglie nobili che li possiedono. La stessa cosa accade a Rocca di Cagno dove il paese viene riparato insieme al castello.

 

 

– I terremoti del 1456 e del 1461 e le conseguenze su Rocca di Cagno

Nel 1456 un tremendo terremoto colpisce l’Irpinia distruggendola. Il sisma è così violento da portare morte e distruzione in numerose località del centro Italia, tra cui la Marsica dove sono molti i paesi che vengono danneggiati o distrutti dal sisma. Rocca di Cagno come il resto della Marsica è colpita dalla scossa e risulterebbe danneggiata. L’Aquila viene semidistrutta.

Nel 1461 un violento sisma con epicentro all’Aquila distrugge ciò che rimaneva della città, gravemente colpita dal sisma dell’Irpinia di cinque anni prima. Il sisma del 1461 fa sentire i suoi effetti anche nella Marsica. Dei settori della Marsica maggiormente colpiti risulta l’Altopiano delle Rocche dove tutti i paesi sono colpiti e danneggiati tra cui anche Rocca di Cambio.

Qui anche se fonti dirette non ve ne sono è molto probabile che il paese sia stato duramente colpito da entrambi i sismi, specie dal primo. Il castello di Rocca di Cagno probabilmente ha riportato diversi danni importanti.

 

 

– Restauro di Rocca di Cagno e della chiesa di San Pietro

Dopo i terremoti del 1456 e del 1461, il paese di Rocca di Cagno viene ristrutturato dai suoi abitanti. La chiesa di San Pietro molto probabilmente ha riportato danni dai due sismi, specie da quello dell’Aquila del 1461. Di conseguenza è assai probabile che abbia poi subito un nuovo restauro, dopo la ricostruzione avvenuta dopo il sisma 1349. In questo caso la struttura della chiesa rimane a tre navate. Da ciò si comprende come il sisma del 1461 pur producendo danni, non abbia provocato il crollo della struttura, consentendo un suo restauro.

 

 

– L’economia di Rocca di Cagno

Sul piano economico seppure con tutti i limiti esistenti abbiamo un discreto sviluppo dell’economia nell’Altopiano delle Rocche sia dalla parte celanese fino a Rocca di Mezzo che aquilana con Rocca di Cagno. Lo sviluppo economico del periodo si basa sul commercio della lana da pecora, che in questo secolo conosce un notevole boom economico che farà sentire i suoi effetti anche nel secolo successivo.

Nel secolo XV si ha lo sviluppo di diverse vie transumanti specie quelle che da Celano e L’Aquila arrivano al Tavoliere delle Puglie e viceversa. Rocca di Cagno con l’altopiano delle Rocche si pone bene per il pascolamento in alta quota delle pecore nel periodo estivo. Lo sviluppo dell’industria armentizia fa di Rocca di Cagno una meta molto considerata. Ma in generale lo sviluppo dell’industria armentizia fa molto ricca l’Aquila e le sue famiglie nobili, che grazie ai notevoli guadagni possono ben sostenere economicamente la ricostruzione della città dopo i gravi sismi subiti.

 

 

– La pestilenza del 1478

Si ha notizia che nel 1478 il contado aquilano è interessato da una forte pestilenza che miete molte vittime. La pestilenza arriva anche a Rocca di Cagno producendo anche qui molti morti.

 

 

L’assalto del duca di Amalfi a Rocca di Cagno

Dalle cronache emergerebbe l’assalto del duca d’Amalfi e conte di Popoli a Rocca di Cagno nel 1496 che verrebbe saccheggiata. L’assalto sarebbe da allegare alle vicende che interessano il regno di Napoli alla fine del XV secolo, che vedono questo conteso dai regni di Francia e Spagna.

 

 

 

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XVI SECOLO

 

– Il regno di Napoli passa alla Spagna

Nel 1504 dopo alterne vicende il regno di Napoli diventa colonia della Spagna, che lo abbassa a vicereame. Gli Spagnoli da questo momento divengono i nuovi padroni del meridione italiano per i successivi due secoli.

 

 

– Rocca di Cagno nel periodo di passaggio di Napoli alla Spagna

Nel primo Cinquecento Spagna e Francia lottano per il possesso del regno di Napoli. Parallelamente a questa lotta si sviluppano tutta una serie di combattimenti locali fra i vari nobili per il controllo di questo e quel feudo.

A questo proposito ricordiamo l’episodio avvenuto nel 1503 a Rocca di Cagno fra le truppe filofrancesi e quelle filospagnole.

Nel 1503 Rocca di Cagno viene occupata dalle truppe filo-francesi di Girolamo Gaglioffi e Francesco Sanseverino, appartenente ad una famiglia nobile napoletana. I due cercano d’impedire il passaggio delle truppe di Fabrizio Colonna, duca di Tagliacozzo e capitano al servizio degli Spagnoli. Per riuscire nell’impresa Gaglioffi e Sanseverino arruolano nell’esercito i migliori uomini dell’aquilano.

Sul campo troviamo le truppe di Sanseverino  stanziate nelle campagne di Rocca di Cagno per una settimana in attesa dell’inizio della battaglia. Dall’altra parte Colonna stanzia le sue truppe nel territorio di Rocca di Mezzo. Sembrerebbe però che lo scontro non vi sia stato, poichè Colonna si è ritirato.

 

 

– Il feudo e il castello di Rocca di Cagno nella prima metà del secolo XVI

Dopo la presa del regno di Napoli da parte spagnola numerose famiglie di capitani spagnoli s’inseriscono nel contesto territoriale italiano, diventando baroni e duchi di numerosi feudi dell’Italia meridionale.

Come molti altri feudi anche Rocca di Cagno si trova ad essere soggetta a feudatari spagnoli.

Il primo spagnolo ad essere investito del feudo di Rocca di Cagno è Alfonso de Medina, un importante capitano spagnolo al servizio del re di Spagna. Questi rimarrà signore del paese fino alla morte avvenuta nel 1544.

Nel primo Cinquecento il castello di Rocca di Cagno è ancora pienamente in funzione e risulta essere la residenza del signore del paese, in questo caso del barone di Medina.

Rocca di Cagno nel 1530 conta 400 abitanti che corrispondono a circa 80 famiglie. Rocca di Cagno nel tempo è rimasto un piccolo paese di montagna, che vive con il pascolo delle pecore. Con il tempo gli abitanti si sono specializzati nella lavorazione della lana e ciò ha favorito la nascita di un piccolo commercio. La produzione e lavorazione della lana pur essendo l’attività principale del paese non è l’unica fonte d’entrata. A questa si associa in tono molto minore il commercio della legna e qualche coltivazione in alta quota.

 

 

– Rocca di Cagno nella seconda metà del XVI secolo

Rocca di Cagno nella seconda metà del secolo è interessata da alcuni passaggi di proprietà di varie famiglie nobili. Dapprima abbiamo le famiglie spagnole dei Medina e degli Urrea che acquistano il paese nel 1536 e lo possiedono fino al 1564. Successivamente il paese passa agli Antonelli dell’Aquila, una famiglia locale in forte ascesa economica e politica. Questi tengono il paese fino all’inizio del XVII secolo. In questo lungo periodo Rocca di Cagno cresce economicamente grazie soprattutto al fiorente mercato della lana, che qui produce molti affari. Poi con il nuovo secolo la situazione ristagna e l’economia si blocca.

 

 

– La chiesa di San Pietro nel XVI secolo

Su questo secolo non abbiamo al momento notizie particolari. Per cui riteniamo che la vita della chiesa e della sua comunità sia molto tranquilla, scandita dai ritmi religiosi e delle stagioni. La chiesa ha continuato a svolgere il suo ruolo di luogo religioso e di punto di riferimento civile.

 

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XVII SECOLO

 

Rocca di Cagno all’inizio del XVII secolo

Rocca di Cagno come tutti i paesi della Marsica e dell’aquilano soffre in modo forte il ristagno economico presente sotto gli Asburgo di Spagna. La forte tassazione spagnola, alcuni fenomeni climatici avversi spingono alla povertà molti borghi di montagna, tra cui anche Rocca di Cambio.

Diverse grandi famiglie aquilane pur avendo una certa disponibilità economica soffrono dell’ottusa politica spagnola. L’Aquila inoltre nel Seicento a differenza del ‘400 e del ‘500 non gode quasi più per niente della sua autonomia fiscale e ciò porta gravi conseguenze economiche per tutto il territorio abruzzese.

La crisi purtroppo è drammatica la Marsica trovandosi al confine fra il meridione spagnolo e lo Stato della Chiesa prima riusciva ad avere dei commerci migliori nel ‘500, ora a inizio ‘600 la situazione è generalmente critica. A causa di questa crisi i paesi della Marsica, compresi i paesi dell’Altopiano delle Rocche hanno serie difficoltà nel riuscire a far quadrare i conti. A ciò si aggiunge che diversi borghi di montagna sono spesso preda di briganti che depredano le povere genti marse.

Al livello demografico Rocca di Cagno si mantiene stabile con 680 unità (=138 famiglie). Su questo numero il paese si mantiene stabile fino al 1648.

Nel 1620 gli Antonelli, probabilmente sull’onda delle crisi economica generale, vendono i feudi di Rocca di Cambio e Rocca di Mezzo ai Colonna di Gallicano.

 

 

– La signoria di Prospero Colonna 1620-58

La crisi sociale ed economica presente in Abruzzo, specialmente nell’aquilano non ha minimamente spezzato il classico orgoglio  abruzzese di una propria autonomia, e la perdita di questa sul piano fiscale, porta buona parte della nobiltà aquilana a tessere varie trame per riprendersi gli antichi privilegi.

In questo quadro s’inserisce la figura di Pompeo Colonna, che ama definirsi principe di Gallicano, seppure il padre aveva venduto il feudo pochi anni prima. Pompeo è una figura molto particolare, in quanto proviene seppure appartenente a un ramo secondario, alla famiglia più potente del centro Italia, che qui ricordiamo possiede il ducato di Tagliacozzo da ormai un secolo.

Pompeo non ha nulla a che fare con gli interessi abruzzesi dell’altro ramo dei Colonna, però anche lui possiede molti feudi in Abruzzo per essere precisi nell’aquilano, tra cui Rocca di Cagno, Rocca di Mezzo, Petrella Salto, Gagliano ecc.

Ebbene Prospero Colonna inizia la sua avventura abruzzese negli anni 1630, più precisamente nel 1633 allorquando visita L’Aquila con la moglie e un largo seguito di personale e guardie.

Gli aquilani percependo la forza di quest’uomo sia per capacità personali che famigliari, offrono lui il massimo degli onori. Prospero si trova subito a suo agio all’Aquila e da uomo di gran cultura qual’è e anche per ringraziare gli aquilani di tanta ospitalità fa restaurare a proprie spese il teatro di San Salvatore dove si tengono spesso rappresentazioni del Melodramma italiano.

Da questa prima esperienza all’Aquila Prospero rimane molto coinvolto e ritornando a Roma ricorda spesso questo periodo fino a decidere di trasferirsi in Abruzzo. Negli anni successivi Prospero si organizza al livello affaristico per trasferirsi all’Aquila.

Nel 1639 egli si trasferisce finalmente all’Aquila e da qui controlla i diversi feudi a lui soggetti tra cui Rocca di Cagno. Riguardo alle vicende politiche che hanno interessato questo grande personaggio rimandiamo alla lettura nella Torre di Rocca di Cambio. Qui ci limitiamo a dire gli effetti del suo governo su Rocca di Cagno

Al momento non abbiamo notizie dirette sugli effetti del governo del Colonna su Rocca di Cambio, ma dal contesto generale siamo portati a credere che vi siano stati interventi del principe di Gallicano anche qui a Rocca di Cambio. D’altronde il castello di Rocca di Cambio in questo periodo difficile è ancora pienamente in attività, quindi è possibile che sia stato restaurato dal principe.

Rocca di Cambio nel 1640 continua a non godere di una buona economia e lo stesso avviene anche a Rocca di Mezzo, ciò è comune in tutto l’Abruzzo aquilano e marsicano. Queste sono le premesse per una grande rivolta sociale che sarebbe scoppiata di qui a poco contro gli Spagnoli.

 

 

– La grande rivolta antispagnola del 1647

Siamo quindi al 1647 e a Napoli che come in altre realtà non si sopportano gli Spagnoli ci si rivolta. E’ l’inizio della grande rivolta di Masaniello. La rivolta esplosa a Napoli dilaga in tutto il merdione arrivano fino all’Abruzzo. Qui i nobili aquilani appoggiano la rivolta e iniziano ad occupare tutti i principali edifici pubblici e a cacciare gli Spagnoli. Il barone Quinzi dell’Aquila organizza la resistenza nella Marsica, dove occupa il castello di Celano e da qui si muove contro gli Spagnoli in tutta l’area marsicana.

La rivolta antispagnola coinvolge nel bene e nel male tutti i borghi marsicani compresi quelli dell’Altopiano delle Rocche.

Nel frattempo nella Marsica e in tutto il meridione si lotta strenuamente contro gli Spagnoli; i Marsi lottano insieme agli aquilani per liberarsi dello straniero. Purtroppo la forza degli Spagnoli è ancora superiore e riescono nel giro di anno a sconfiggere i rivoltosi sia in Abruzzo che in tutto il meridione.

Dopo la fine della grande rivolta avvenuta nel 1648 la popolazione sprofonda nella depressione per il ritorno ad una situazione senza speranza.

 

 

– Da Pompeo Colonna al governo vicereale

Nel frattempo il barone di Rocca di Cambio Prospero Colonna, arrestato precedentemente per varie accuse, viene trasferito dagli Spagnoli nella prigione di Castelnuovo con la possibilità di muoversi liberamente nel parco.

Nello stesso periodo abbiamo notizia di un tentato omicidio al vicerè spagnolo, che però si salva. L’attentato è stato organizzato dal principe di Montesarchio, che viene arrestato, tuttavia alcune fonti non confermate direbbero, che l’attentato è fallito per la defezione del barone di Rocca di Cambio Prospero Colonna.

Nel 1649 intanto Prospero Colonna è liberato definitivamente. Egli fa ritorno poco dopo a Roma e qui rimane fino alla fine dei suoi giorni. Nel 1651 il governo di Napoli ingiunge al barone Colonna di recarsi nella città partenopea per rispondere delle accuse di complicità nella rivolta dell’Abruzzo contro il governo vicereale. In caso di mancata venuta il governo confischerà tutti i suoi beni. Colonna rimane a Roma. Finisce così la gestione di Prospero Colonna sui feudi abruzzesi compresa Rocca di Cagno.

Caduto il governo di Pompeo Colonna il feudo di Rocca di Cagno passa dal 1650-51 al governo vicereale, quindi diventa proprietà del Demanio. Il governo del Demanio statale dura fino al 1663.

Al livello economico sia l’ultima fase di governo del Colonna che tutto il periodo statale, vede una forte contrazione economica in tutti i settori. L’economia è profondamente in crisi e questo vale sia per Rocca di Cagno, che per tutta la Marsica e l’Abruzzo in generale.

 

 

– La Peste del 1656

Nel frattempo in Abruzzo e in tutto il meridione scoppia la Peste, facendo cadere nella disperazione  e nel terrore la popolazione.

La Peste scoppia improvvisamente nel 1656 e con una virulenza incredibile si propaga velocemente in tutte le regioni italiane causando morti ovunque. Nella sola Marsica sono 4.000 i morti di peste tra il 1656 e il 1657.

Interi paesi scompaiono o si riducono al lumicino. Tra i territori colpiti dalla Peste vi è purtroppo anche l’Altopiano delle Rocche. Paesi come Rocca di Mezzo e Rovere vedono scendere in modo impressionante la propria popolazione.  A Rovere per esempio che conta 524 persone nel 1595 si passa nel 1669 a 418. In pratica in un solo anno tra il 1656 e il 1657 muoiono circa 100 persone.

Ci vorranno anni prima che le popolazioni dei vari borghi si riprendano dalla strage della Peste. La Peste infine finisce nel 1657.

 

 

– La chiesa di San Pietro nel XVII secolo.

Nel corso dei primi 60 anni del XVII secolo la grave crisi sociale ed economica vissuta dalla comunità di Rocca di Cagno fa sentire i suoi effetti anche nell’ambito religioso, dove gli stessi religiosi soffrono gravemente. Molte entrate che giungono alla parrocchia provengono dalle elemosine che diminuiscono nel periodo del XVII secolo.

Tuttavia siamo portati a credere che in occasione della grave epidemia di Peste del 1656, le varie entrate economiche siano aumentate. La peste infatti porta molte persone a distaccarsi da propri beni terreni, per cercare di liberare la propria anima e renderla più pura in vista della morte imminente, causata dall’epidemia di Peste.

E’ probabile che come successo in altri paesi della Marsica, anche persone di Rocca di Cagno abbiano fatto la stessa cosa. Nell’Altopiano delle Rocche pur trovandosi a una certa altezza la Peste ha attecchito producendo molti morti nei paesi vicini come Rocca di Mezzo e Rovere. Qui a Rocca di Cagno non sappiamo il numero preciso di morti per Peste che sicuramente ci sono stati, in conseguenza di ciò sono molte le persone che hanno frequentato di più le chiese locali. Quindi anche la chiesa di San Pietro ha visto un aumento di partecipazione maggiore del solito.

 

 

Il feudo di Rocca di Cagno alla fine del XVII secolo

Nel 1663 il Demanio statale vende il feudo di Rocca di Cagno ai Barberini di Palestrina, che manterranno la proprietà del borgo fino al 1806, anno dell’eversione feudale.

Rocca di Cagno alla fine del secolo è un paese che fatica ad uscire dalla grave crisi in cui versa ormai da quasi un secolo e che è infine culminata con la Peste del 1656. Questa peste ha ucciso diversi abitanti del piccolo borgo riducendo ulteriormente un numero mai troppo elevato. Ed è solo grazie alla forza e la tenacia dei sopravvissuti, che questo riesce a tenersi in vita e perdurare nel tempo e ciò nonostante l’endemico problema del banditismo locale.

Nel 1683 viene compiuto dal governo spagnolo un grosso tentativo di distruggere il brigantaggio presente nell’Altipiano delle Rocche. Abbiamo infatti la presenza  del Marchese del Carpio Gaspar de Haro, Vicerè di Napoli, che al comando di numerose truppe fa dare alle fiamme la maggior parte dei boschi dell’Altopiano delle Rocche con lo scopo e la speranza di snidare o arrostire i briganti locali.

Il tentativo pare non abbia funzionato molto, dato che queste zone hanno continuato a essere vittime del brigantaggio locale

 

 

 

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XVIII SECOLO

 

 

– Il sisma dell’Aquila del 1703

Il territorio aquilano a parte qualche scossetta di lieve entità, si trova in una fase di tranquillità sismica ormai da quasi trecento anni. All’inizio del XVIII secolo tuttavia questa fase ha termine.

Il territorio abruzzese viene dapprima scosso dal sisma di Bolsena del 1695, che produce diversi danni nella Marsica, ma pochi nell’aquilano. Successivamente è il territorio aquilano ha essere direttamente interessato da un nuovo sisma.

Il sisma del 1703 ha come epicentro proprio il settore aquilano più vicino all’Aquila. Il sisma dell’Aquila è stato per intensità uno dei maggiori mai registrati nella storia sismica italiana. Questo sisma ha di particolare che deve essere suddiviso in tre eventi sismici molto importanti a distanza ravvicinata nel tempo.

Il primo sisma avviene il 14 gennaio 1703 con una potenza di 6,8 Mw. Senza entrare nel dettaglio diciamo che il sisma preceduto da diversi mesi di scosse, squote geologicamente tutta la conca aquilana risvegliando altre faglie vicine, che si riattivano in poco tempo.

ll secondo sisma avviene a due giorni di distanza dal primo, il 16 gennaio 1703 con una scossa di 6,2 Mw.

Poche settimane dopo il 2 febbraio abbiamo il terzo e ultimo sisma che si manifesta in modo potente con grado 6,7 Mw. Tutti e tre questi sismi corrisponderebbero a tre faglie vicine, le cui ultime due riattivatesi in seguito al primo evento del 14 gennaio.

Questa lunga sequenza sismica distrugge L’Aquila radendola al suolo e massacrando 5000 persone. Nella Marsica il sisma si sente bene, ma produce molti meno danni, la maggior parte dei quali interessano le chiese e diversi edifici storici in pessime condizioni.

 

 

– Gli effetti del sisma del 1703 su Rocca di Cagno

Tra i comuni della Marsica maggiormente colpiti abbiamo Rocca di Cagno. Il paese appartenente politicamente all’Aquila, ma geograficamente alla Marsica, viene sconvolto dalle scosse, risultando semidistrutto.

Nella sequenza sismica si registra il crollo del castello di Rocca di Cagno, già in avanzato stato d’incuria e abbandono. Tra le strutture che crollano abbiamo anche la chiesa di San Pietro, posta a ridosso del castello.

Riguardo alle vittime a Rocca di Cagno si ha notizia di numerosi morti rimasti intrappolati nelle macerie delle case.

 

 

– La chiesa di San Pietro nel sisma del 1703.

Come accennato tra le strutture crollate dopo il sisma del 1703 vi è anche la chiesa di San Pietro che viene completamente abbattuta. La struttura cede completamente e ciò impone una seconda ricostruzione avvenuta dopo il sisma del 1349.

 

 

– Il sisma della Majella del 1706

IL 3 novembre 1706 si verifica un altro grosso terremoto che interessa in modo diretto l’Abruzzo. Il terremoto in questione è quello della Majella che avviene il 3 novembre alle ore 13:00, che si manifesta con una potenza di 6,6 Mw.

Il terremoto provoca i maggiori danni a Sulmona che viene distrutta, e in tutta la Valle Peligna. La scossa si avverte distintamente in tutta la regione e quindi anche nella Marsica, dove però si contano pochi danni. Rocca di Cambio è interessata dalla scossa, ma questa non produce particolari effetti sull’abitato o sui monumenti. D’altra parte però il paese era già stato danneggiato in modo forte dalla scossa dell’Aquila di tre anni prima, quindi questa non fa altro che sovrapporsi alla precedente.

 

 

– La ricostruzione di Rocca di Cambio

Dopo i gravi sismi d’inizio secolo nel paese viene avviata seppure con lentezza la ricostruzione e ciò riguarda sia le chiese che le case del borgo. Le chiese dell’Annuziata e di S. Lucia vengono restaurate nel corso degli anni successivi. Discorso a parte merita la chiesa di San Pietro, in quanto il suo recupero riguarda anche il vecchio castello ormai distrutto.

 

 

– La ricostruzione della chiesa di San Pietro

La ricostruzione della chiesa di San Pietro parte qualche tempo dopo il grande sisma del 1703. La struttura della nuova chiesa viene completamente cambiata rispetto alla precedente. Infatti la struttura passa da tre navate a una e la forma diventa irregolare tendente al rettangolare.

Questa viene allungata prendendo una parte dello spazio, lasciato libero dal crollo del confinante castello medievale. Questo allungamento consente alla chiesa d’inglobare il torrione della torre a scarpa, unico elemento salvatosi del vecchio castello. La torretta inoltre continua a fungere da torretta militare per tutto il XVIII e XIX secolo.

Sulla sinistra viene lasciata una parte della seconda navata, che viene poi riutilizzata come sacrestia. La chiesa viene dotata di una robusta torre campanaria. La chiesa divenuta ad una navata mostra una facciata semplice a capanna. L’interno invece appare anch’esso semplice caratterizzato dalla presenza di ben nove altari.

 

 

Da Rocca di Cagno a Rocca di Cambio a fine ‘700

Nel ‘700 il borgo si riprende sul piano economico, continuando la sua attività pastorale e di lavorazione della lana. Diversi pastori di Rocca di Cagno li ritroviamo in Puglia a Foggia. A Foggia, essi arrivano al tempo della transumanza seguendo i percorsi dei tratturi, e  qui vendono i propri prodotti di lana presso il mercato generale.

Foggia nel ‘700 è una grossa città commerciale, essendo questa il terminale del tratturo Celano-Foggia e il luogo dove avvengono quasi tutti gli scambi commerciali  intorno alla produzione della lana di pecora, molto apprezzata da numerosi nobili e persone comuni.

In generale sappiamo che le greggi del territorio di Rocca di Cagno corrispondono a circa 10.000 capi. Queste percorrono il tratturo Celano-Foggia, che nasce presso Alba Fucnes.

Molto spesso viene usato anche il tratturo regio che collega L’Aquila alla Piana di Navelli. Da qui il percorso si divide in due strade una che conduce a Bussi e l’altra a Popoli.

Verso la fine del ‘700 cambia il nome del paese che non viene più chiamato Rocca di Cagno, ma Rocca di Cambio.

Sul piano politico il borgo continua far parte dei territori dei Barberini, che rimangono detentori del paese fino all’eversione feudale del 1806.

 

 

– La chiesa di San Pietro a fine ‘700

Come accennato nell’interno della chiesa di San Pietro si trovano ben nove altari. Di questi diversi appartengono a famiglie benestanti del piccolo paese aquilano. La presenza di questi altari è come in molte altre località un segno distintivo che sottolinea il livello sociale raggiunto dalla famiglia a cui appartiene quell’altare. Nel XVIII secolo l’avere una propria cappella nel paese o al più un proprio altare nella chiesa madre è molto radicata come usanza e appare come segno distintivo dell’importanza raggiunta da quella famiglia.

La chiesa di San Pietro divenuta da diverso tempo secondaria rispetto alla chiesa di Santa Maria, diventata chiesa madre del paese, rimane comunque la chiesa più antica del borgo e un punto di riferimento importante per tutto il paese.

 

 

– Invasione francese del 1798-1800

I Francesi invadono il regno di Napoli nel 1798 e lo occupano fino al 1800. L’occupazione francese si rivela irta di problemi a causa della forte opposizione popolare, favorevole ai Borbone.

In questo clima di rivolta troviamo Rocca di Cambio essere uno dei teatri di lotta. Qui infatti nel 1798 si verifica una forte rivolta antifrancese, comandata da Antonio d’Antonio di Rocca di Cambio.

La rivolta termina con la dura repressione dei Francesi, meglio organizzati e muniti. Nonostante la vittoria francese aumenta fra  la popolazione il disagio verso I Francesi, che si esprime con sempre maggiori rivolte popolari che spingono infine al crollo del regime francese nel 1800.

Probabilmente anche altri fattori favoriscono la caduta dei Francesi. Fatto è comunque che questi vanno via e il re Ferdinando, ormai abbastanza anziano, ritorna a Napoli con tutta la corte.

 

 

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XIX SECOLO

 

 

– Il ritorno dei Francesi

I Francesi rioccupano il regno di Napoli nel 1806 e questa volta non incontrano l’opposizione popolare avuta precedentemente.

Questi rimangono al governo di Napoli fino al 1815, portando avanti numerose riforme che nel bene e nel male influenzano profondamente tutto il tessuto sociale. La prima grande riforma riguarda l’abolizione dei diritti feudali nel 1806.

In ambito locale abbiamo la scomparsa della contea di Celano e del ducato di Tagliacozzo, mentre a Rocca di Cambio cessa il governo dei Barberini. Dopo questa riforma ne seguono altre che vengono a ridefinire al livello amministrativo i vari territori del regno napoletano.

Nel 1814 anche il territorio dell’Altopiano delle Rocche subisce una ridefinizione amministrativa con l’elevazione di Rocca di Mezzo a comune centrale di tutto il comprensorio. Sotto questo finiscono i paesi di Rovere, Terranera e Rocca di Cambio.  A sua volta il comune di Rocca di Mezzo diventa parte del circondario di San Demetrio.

L’anno successivo infine i Francesi tracollano e si ha il ritorno dei Borbone a Napoli.

 

 

– Il ritorno dei Borbone

Nel 1815 il vecchio re Ferdinando viene restaurato nuovamente sul trono napoletano con la nuova dicitura di re delle Due Sicilie. Sul piano amministrativo Rocca di Cambio rimane lungamente , per quasi tutto il periodo borbonico, frazione di Rocca di Mezzo.

 

 

– La chiesa di San Pietro nella prima metà del XIX secolo

Sul piano amministrativo la presenza dei Francesi nel primo periodo dell’800 non comporta alcun cambiamento. Sul piano sociale il prete del paese in qualche modo massima autorità del borgo spinge la gente contro il governo francese, in quanto visto come il governo dei senza Dio.

Quindi su questo piano i Francesi sono sempre guardati con sospetto e diffidenza, però è un fatto che nonostante la contrarietà del clero, la popolazione civile diventa meno intransigente con loro e accoglie bene, seppure molto cautamente, le varie riforme fatte dai Francesi.

Il successivo ritorno dei Borbone continua a non modificare in alcun modo la vita religiosa della comunità di Rocca di Cambio, anzi in qualche modo, il riavere il re borbonico è accolto molto meglio rispetto ai Francesi.

Di questo periodo precisamente nel 1822 avviene un fatto miracoloso che interessa la chiesa di San Pietro, ovvero la scoperta di un antico affresco della Madonna del Rosario perfettamente conservato. La storia racconta che il sacrestano della chiesa di San Pietro salito come da consietudine sulla torre campanaria il 13 luglio 1822 alle ore 21 per suonare i soliti rintocchi dalla campana, si accorge tornando in chiesa che nel primo altare si è  rovesciata e in parte tolta la tela che ornava l’altare appartenente alla famiglia gentilizia dei Marinangeli.

La meraviglia del sacrestano però sta nella scoperta di un affresco più antico perfettamente conservato presente al di sotto della nuova tela ora staccatasi. La sua meraviglia è tanta da indurlo a risalire sulla torre e risuonare a lungo le campane.

La gente curiosa per l’insolito rumore, giunge alla chiesa. Qui vedendo il fantastico ritrovamento inizia a pregare lungamente. Ad un certo punto come un segno divino si ha un miracolo, ovvero Rumualdo Pietropaoli, storpio ormai da diverso tempo, sentendosi bene abbandona le sue stampelle e inizia a camminare perfettamente. L’avvenimento degno di nota scuote profondamente la popolazione che riconosce nell’accadimento un vero miracolo. In seguito quell’altare diventa l’altare della Madonna del Rosario e la popolazione ogni anno dal 1822 festeggia con messe e parate la Madonna del Rosario.

 

 

– Rocca di Cambio torna comune autonomo

Rocca di Cambio nel 1849 torna comune autonomo, distaccandosi da Rocca di Mezzo.

 

 

– Rocca di Cambio sotto i Borbone

Sul lato economico Rocca di Cambio continua per tutto il periodo a vivere di pastorizia e piccola agricoltura.

 

 

– Il brigantaggio nell’altopiano delle Rocche

Il XIX secolo è sicuramente ricordato in Abruzzo come il grande secolo del brigantaggio. Questo fenomeno ormai antico di secoli, per una serie di motivi tende ulteriormente a svilupparsi raggiungendo l’acme sotto i Borbone, per poi declinare sotto il regno d’Italia.

Nell’Altopiano delle Rocche abbiamo notizia della presenza di diverse bande di briganti e di diversi briganti resisi famosi come Bucci, Scialboni, Vampa e Gasparone.

 

 

– Il nuovo regno d’Italia e il Brigantaggio nella Marsica

Nel 1860 il movimento d’unificazione nazionale sotto il comando di Cavour a nord e Garibaldi a sud si muove velocemente. A sud Garibaldi con un piccolo gruppo di gente riesce a giungere in Sicilia e di qui attraverso una serie straordinaria di vittorie contro le truppe borboniche riesce a conquistare il governo dell’Isola. Successivamente con altrettanta fortuna e bravura nel coinvolgere le masse, Garibaldi abbatte il governo borbonico, conquistando per qualche tempo il governo del sud.

Nell’Altopiano delle Rocche la presenza dei garibaldini è vista come un’autentica sventura. Si ha notizia che nell’ottobre 1860 in prossimità dell’arrivo dei Piemontesi, nel paese di Rocca di Cambio si accoglie la notizia con forte preoccupazione e nervosismo. Ciò è tanto forte che buona parte della popolazione si da alla fuga. Si racconta addirittura che un benestante del luogo, un certo Ottaviani, per il terrore dell’arrivo dei Garibaldini scappa scalzo per i campi.

Nel 1861 dopo due anni arditi si costituisce il nuovo regno d’Italia sotto la dinastia Savoia. Questi hanno scalzato nel sud Italia i Borbone, tramite l’impresa rivoluzionaria di Garibaldi. Ora l’Italia divenuta regno cerca di consolidarsi come stato, specie al sud dove la contrarietà al nuovo regime è molto forte. Una delle zone dove maggiormente si concentra l’opposizione al nuovo regime è l’Abruzzo.

Qui la popolazione per la maggior parte ignorante e dedita ad agricoltura e pastorizia risponde forte al richiamo della chiesa. La chiesa in generale tramite le diocesi si afferma come potere condizionante, capace di mobilitare coscienze ecc. Ciò avviene proprio in occasione della nascita del nuovo stato.

Pio IX preoccupatissimo della formazione del nuovo stato nazionale, ospita nel Lazio Francesco II e lo sostiene attivamente nella sua lotta di ripresa del vecchio regno. Questi si accorda con diverse bande di briganti, promettendo loro d’inquadrarli in un futuro esercito del sud Italia.

Nel 1861 appena nato il nuovo regno lo Stato nazionale manda in Abruzzo numerosi corpi di polizia con il preciso compito di portare ordine nel territorio, imponendo con la forza il nuovo stato.

Si genera da questo confronto una guerra strisciante, che coinvolge numerosi borghi dislocati lungo l’Appennino. I Briganti da una parte e la polizia dall’altra si affrontano in numerosi combattimenti.

Nella Marsica i briganti hanno molto potere e la popolazione sobillata dai preti sostiene all’inizio questi. Per qualche tempo la polizia savoiarda è in difficoltà soprattutto perchè la Marsica è territorio di montagna e quindi adatto per nascondersi.

Successivamente i briganti stanchi di questa guerra per terzi, tornano alla loro comune vita, tornando a seminare il panico fra la popolazione civile. A questo punto la popolazione stanca dei continui sorprusi accetta la polizia, negando quindi sostegno ai briganti.

Nella Marsica i briganti, perso il sostegno popolare, vengono così sconfitti nel giro di alcuni anni, più o meno nel 1869-70 il fenomeno del brigantaggio può dirsi esaurito.

 

 

Rocca di Cambio a fine XIX secolo

Dopo la formazione del nuovo regno d’Italia, Rocca di Cambio è confermata comune autonomo.

Tra il 1860 e il 1870 l’Altopiano delle Rocche diventa uno dei principali rifugi dei briganti della zona marsicana. La natura impervia della montagna, la presenza di grandi boschi e caverne e da ultimo la presenza di borghi facilmente raggiungibili e isolati, fanno di questo angolo della Marsica un posto ideale dove nascondersi.

L’aperto malcostume dei briganti spinge per la maggior parte della popolazione a volgergli le spalle e favorire la polizia e ciò nonostante un primo appoggio. Le forze del nuovo stato nazionale fa il resto ed entro il 1870, il brigantaggio è sconfitto.

Sul piano della vita del borgo il paese rimane legato alle sue attività tradizionali di piccola agricoltura e pastorizia. Il paese nel corso dell’ultimo periodo del secolo XIX cresce demograficamente arrivando a 1015 abitanti nel 1881.

Sul piano amministrativo nel 1895 il paese cessa di far parte al livello giudiziario ed amministrativo del Mandamento di San Demetrio e passa a quello dell’Aquila.

Il comune di Rocca di Cambio a causa della cattiva economia vede partire molte persone in cerca di fortuna verso altri paesi, USA, Canada, Australia, ecc.

 

 

– La chiesa di San Pietro a fine XIX secolo

La piccola chiesa di San Pietro accompagna la vita del paese, ma purtroppo i grandi segni del progresso, già ampiamente presenti altrove non si sono ancora manifestati qui. L’emigrazione è la sola possibilita che la popolazione ha per avere un futuro migliore. In questo quadro la chiesa di San Pietro rimane un punto di riferimento per il piccolo borgo e per i suoi abitanti profondamente legati a questa terra.

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XX SECOLO

 

 

– Rocca di Cambio a inizio ‘900

Il nuovo comune di Rocca di Cambio, pur continuando a vivere più o meno allo stesso modo di un secolo prima, cresce demograficamente raggiungendo le 1041 unità nel 1901 e le 1107 unità nel 1911. In questo primo scorcio di XX secolo il paese si dedica maggiormente all’agricoltura, coltivando lino, canapa, patate, grano, orzo, mais, lenticchie, ceci, piselli, segale e girasole.

La gente è povera e ignorante, ma è ben consapevole delle sue capacità e vuole continuare a migliorare e per questo tende a spostarsi per lavorare.

Sono infattri diverse le persone di Rocca di Cambio che si trasferiscono per alcuni periodi dell’anno per andare a lavorare come agricoltori presso la campagna romana, toscana e capuana. Allo stesso tempo ci sono in Rocca di Cambio ancora molte persone dedite anche alla pastorizia e diversi artigiani di falegnami e ferraioli.

 

 

– Chiesa di San Pietro a inizio ‘900

A inizio ‘900 la chiesa di San Pietro continua ad essere uno dei punti di riferimento civile e religioso della piccola comunità di Rocca di Cambio

 

 

– Terremoto del 1915

Il 13 gennaio 1915 si verifica un tremendo terremoto con epicentro nel Fucino nella zona dell’attuale paese di Gioia dei Marsi. La scossa è fortissima pari al 7 Mw, le povere case di numerosi paesi della Marsica vengono giù immediatamente seppellendo con esse migliaia di persone. I morti nella sola Marsica sono più di 30.000. Tutti i paesi del Fucino, Valle Roveto, Valle del Giovenco, della catena del Velino Sirente crollano rovinosamente.

Anche Rocca di Cambio è stata colpita dal terremoto, seppure in modo molto meno grave rispetto ad altri borghi. Qui vi sono state lesioni ad edifici, ma soprattutto danni all’abbazia di Santa Lucia, presente appena fuori il paese.

 

 

– Effetti del terremoto del 1915 sulla chiesa di San Pietro

La chiesa di San Pietro per quello che si è potuto intendere, ha riportato solo lievi danni, tali da necessitare solo una ristrutturazione superficiale. Fatto è comunque che la chiesa sopravvive e continua a servire il paese.

 

 

– La 1 guerra mondiale

Dopo la prova del terremoto del 1915 arriva quella della guerra. Nella prima guerra mondiale troviamo diversi uomini e ragazzi che partono per il fronte alpino. Addirittura all’ultimo anche la classe dei giovani ragazzi del 1899 sono chiamati in guerra. Di essi molti non torneranno alle loro case.

 

 

– Rocca di Cambio 1918-40

Successivamente alla guerra il paese prosegue nella sua storia di borgo di montagna.

Rocca di Cambio differentemente da paesi come Ovindoli non subisce alcun tipo di sviluppo nel primo novecento, addirittura il borgo nel 1920 risulta ancora privo di corrente elettrica.

Ciò che invece si nota è la costante crescita della popolazione che raggiunge nel 1921 il numero storico di 1220 unità. A partire da questo momento però il borgo inizia una lenta ma costante decrescita demografica e ciò nonostante le leggi fasciste che in qualche modo hanno attenuato, questo deflusso.

Nel 1931 il paese cala a 1059 unità arrivando a 843 nel 1936. Poi la seconda guerra mondiale blocca questo esodo dalla campagna per qualche decennio, consentendo un ripopolamento del borgo.

Durante il periodo fascista Rocca di Cambio continua a non andare bene economicamente e la popolazione continua ad essere poco o per nulla istruita.

 

 

– La 2 guerra mondiale

Nel 1939 scoppia la seconda guerra mondiale con l’attacco tedesco sulla Polonia. L’Italia si accoda a questa nel 1940. Con l’entrata in guerra l’Italia fa il più grande errore della sua storia a causa dell’ incapacità militare di competere con eserciti meglio strutturati per il conflitto che sono di gran lunga meglio equipaggiati. Tuttavia all’inizio anche grazie alle vittorie tedesche, questa incapacità dell’Italia non emerge subito.

All’interno di questa guerra inutile e dannosa troviamo molti uomini e ragazzi di Rocca di Cambio che partono per i vari fronti di guerra di Albania, Grecia, Spagna e Russia. Molti di questi sono internati nei campi di prigionia in Germania, Kenia, Inghilterra e Russia. Alcuni di questi purtroppo non tornano più a casa.

Poi il proseguire della guerra porta il paese a impoverirsi per sostenere il conflitto. Anche per questo l’Italia ridotta quasi alla fame come i soldati mandati al fronte con un equipaggiamento fatiscente, decade rapidamente perdendo su tutti i fronti e ciò nonostante l’alto valore umano degli italiani che combattono sui vari fronti di lotta.

L’Italia arriva al 1943 perdente su tutti i fronti e alla fine subisce l’affronto dell’invasione alleata nel luglio 1943, diventando in tal modo essa stessa fronte di guerra. Da questo momento i fatti vanno molto veloci. Il Fascismo cade nel luglio 1943 e poi in settembre anche il resto dello Stato monarchico spaventato per la piega degli eventi abdica a se stesso fuggendo via l’8 settembre.

L’Italia arriva al 1943 perdente su tutti i fronti e alla fine subisce l’affronto dell’invasione alleata nel luglio 1943, diventando in tal modo essa stessa fronte di guerra. Da questo momento i fatti vanno molto veloci. Il Fascismo cade nel luglio 1943 e poi in settembre anche il resto dello Stato monarchico spaventato per la piega degli eventi abdica a se stesso fuggendo via l’8 settembre.

L’Italia diventa così terra di conquista con la Germania che la invade da nord arrivando fino a Frosinone e gli Alleati da sud che arrivano allo stesso luogo. Presso Frosinone i tedeschi si attestano sulla linea Gustav confine fra le due Italie. Il comando tedesco è posto a Massa d’Albe e da qui controlla la guerra sulla linea Gustav.

Alleati e Tedeschi si affrontano così lungo questa linea divisoria per mesi dall’ottobre 43 al giugno 1944. Nel corso di questa guerra di trincea l’intera Marsica è coinvolta e sconvolta. Da una parte abbiamo la polizia tedesca che impone un duro regime di polizia in tutto il territorio, controllando tutto e tutti. A ciò si aggiunge a partire dal gennaio 1944 gli sconvolgimenti delle bombe alleate su tutto il territorio della Marsica.

Gli Alleati bombardano a tappeto l’intero territorio da Balsorano a Carsoli, da Massa d’Albe ad Avezzano arrecando morte, terrore e distruzione. Sono molte le persone che vista la grave situazione viene a ripopolare gli antichi borghi distrutti dal sisma, nella speranza di sopravvivere.

 

 

– Rocca di Cambio nel 1943 – 44

Nella veloce azione di occupazione nazista dell’Italia del settembre 1943, troviamo 200 tedeschi presenti a Rocca di Cambio in settembre. Questi occupano le case della famiglia Mancini, del giudice Fiore e del signor Bernardino.

Nel periodo che va da settembre 1943 a giugno 1944 il paese per fortuna non subisce alcun bombardamento e anche la vita sembra scorrere tutto sommato tranquilla.

Gli unici momenti di tensione riguardano due episodi. Il primo riguarda una pistola rubata a un soldato tedesco. In questa circostanza i tedeschi arrestano un abitante del posto trovato armato di pistola e pensando che fosse il responsabile del furto decidono di fucilarlo. La vita di questa persona viene salvata dal pronto intervento dell’intero paese che interviene rifocillando i tedeschi con tutto quello che avevano. Alla fine questi liberano il malcapitato.

Il secondo episodio più grave riguarda l’arrivo in paese di alcuni prigionieri in fuga dal campo di concentramento dell’Aquila, perlopiù di nazionalità sudafricana. Questi vengono immediatamente presi dalla popolazione e nascosti al meglio nei fienili e nelle stalle. Allo stesso tempo la popolazione si occupa di rifocillarli e mantenerli fino alla fine del conflitto.

Purtroppo capita che alcuni sono scoperti dai barbari tedeschi, che per ritorsione contro la popolazione che li aveva ospitati, vengono incendiate due case e due stalle.

Ciò che comunque è capitato a Rocca di Cambio è nulla per quello che ha vissuto il resto del territorio marsicano e dell’Altopiano delle Rocche.

Numerosi sono stati i bombardamenti perpetrati dagli Alleati in tutto il territorio marsicano. A Rocca di Mezzo si registrano alcuni bombardamenti che si abbattono sia sul centro abitato che sulla campagna circostante.

L’Altopiano delle Rocche si rivela per i tedeschi un ottimo punto di osservazione  e controllo. Qui oltre a Rocca di Cambio sono diversi i luoghi, che essi scelgono come base tecnica.

Per esempio ad Ovindoli vi è il Casale delle Rocche, edificato dal Principe Torlonia presso il comune di Ovindoli,  che ora viene usato per tutto il periodo di occupazione come base tedesca per il controllo del territorio. Essendo questo in posizione elevata viene ribattezzato nido d’Aquila.

In generale l’interessamento nazista per il territorio di Rocca di Cambio riguarda la sua posizione geografica dato il controllo che da qui si può fare su gran parte dell’altopiano e sul suo collegamento naturale con tutto l’aquilano, essendo l’Altopiano delle Rocche via di passaggio secondaria, ma importante verso il Fucino e la Marsica.

 

 

– La liberazione

Nel giugno 1944 gli Alleati sfondano la linea Gustav liberando tutta la Marsica tra il 7 e 12 giugno 1944. I tedeschi in ritirata distruggono tutte le vie di comunicazione per rallentare gli Alleati. Ma vanno via e questa è la cosa più importante.

Ora la Marsica e l’Alto piano delle Rocche possono guardare al futuro. Intanto la guerra finisce per l’Italia nel 1945 con la completa liberazione della nazione. Nel 1946 avviene poi il referendum che sancisce la fine della monarchia e l’inizio della Repubblica.

 

 

– La chiesa di San Pietro dopo la guerra

La chiesa di San Pietro sopravvive alla seconda guerra mondiale e si erge ancora sulla cima del paese, quasi a voler simboleggiare la caparbietà di resistenza dei suoi abitanti. Tuttavia la struttura necessita di ristrutturazione e questa sicuramente deve avvenire in prospettiva.

 

 

– Il secondo dopoguerra a Rocca di Cambio e il film del Ritorno di Don Camillo

Rocca di Cambio come tutti i paesi della Marsica e dell’aquilano esce duramente provata da anni di guerra e sopraffazione, ma la buona e laboriosa gente d’Abruzzo si rimette al lavoro.

I campi sono riseminati, le case ricostruite, la pastorizia prosegue. Ma a tutto questo purtroppo non basta a risollevare economicamente il paese che rimane in un endemica povertà.

Da ciò scaturisce il fenomeno della seconda emigrazione, che qui in Abruzzo trova terreno fertile. Migliaia di giovani vanno via dai paesi d’origine, specie dai borghi di montagna. A differenza della prima emigrazione i giovani vanno in Germania, Belgio, Francia e Svizzera, ma soprattutto le grandi città italiane, specialmente da quando nel 1958 esplode il boom economico.

Il risultato maggiore è il completo spopolamento dei borghi. A Rocca di Cambio a causa di ciò si passa da 950 unità del 1951 a 796 del 1961 a 618 nel 1971. Diversi giovani di Rocca di Cambio se ne vanno a Roma dove la città è in piena espansione economica, e dove è più facile il ritorno.

Emblematiche sono le immagini del 1953 dell’Altopiano delle Rocche e di Rocca di Cambio presenti nel film “Il ritorno di Don Camillo”. In questo film il paese appare isolato in mezzo alla neve e privo di vie di comunicazione importanti.

 

Fotogramma del film “Il ritorno di Don Camillo” del 1953

 

Fotogramma del film “Il ritorno di Don Camillo” del 1953. Sullo sfondo abbiamo il paese Rocca di Cambio (1953) dove è ambientato una parte del film

 

Qui sia l’Altopiano che il paese di Rocca di Cambio compaiono nelle scene in cui Don Camillo arriva nel paese di Montanara. Ebbene in queste si vede una zona e un paese immerso fra i monti pieno di neve, quasi abbandonato e impaurito.

 Le immagini del paese tra l’altro mostrano la chiesa di San Pietro in cima al paese, che nel film è la chiesa dove Don Camillo è trasferito come parroco.

 

 

Fotogramma del film “Il ritorno di Don Camillo” del 1953. (Fonte Internet)

 

Sicuramente di questo film le scene di Rocca di Cambio si apprezzano in modo quasi assoluto, in quanto bastano poche immagini per definire tutto quello che vi è da dire  su questo angolo d’Abruzzo. Al riguardo bellissima è la scena di Don Camillo mentre sale nel paese per raggiungere la nuova chiesa in cui servirà. In questa scena si vede bene sullo sfondo gran parte del suggestivo Altopiano delle Rocche.

 

Fotogramma del film “Il ritorno di Don Camillo” del 1953. Sfondo con l’Altopiano delle Rocche.  (Fonte Internet)

 

Fotogramma del film “Il ritorno di Don Camillo” del 1953. Sfondo con l’Altopiano delle Rocche.  (Fonte Internet)

 

La scena top comunque è secondo me la conversazione di Don Camillo con la sua perpetua, che descrive al prete venuto dall’Emilia la triste situazione del borgo composto solo da vecchi. Ciò fa percepire che i giovani non ci sono e da qui il collegamento con la seconda emigrazione.

 

Fotogramma  del film ” il Ritorno di Don Camillo”. Scena della messa nella nuova chiesa. (Immagine da Internet)

 

Altra scena da considerare è la messa officiata da Don Camillo nella nuova chiesa, nella quale non vi è nessuno dei nuovi parrocchiani, tranne la sua perpetua.

 

 

– La rinascita di Rocca di Cambio 1960-80

Rocca di Cambio fine anni ’60 inizio anni ’70. (Fonte Internet)

 

Rocca di Cambio sotto la spinta del suo grande sindaco Aldo Jacovitti subisce nel giro di poco tempo un completo cambiamento, dato dapprima dall’arrivo della luce elettrica e dalla costruzione delle prime vere strade che collegano il paese al resto dell’altopiano delle Rocche e all’aquilano.

Successivamente grazie alla partecipazione del paese a una serie di giri d’Italia negli anni 1965-68, questo arriva a farsi conoscere all’Italia intera. Contemporaneamente Rocca di Cambio negli anni ‘ ’60. in contemporanea, allo sviluppo turistico di Ovindoli con i suoi primi impianti sciistici, viene strutturando un nuovo comprensorio sciistico presso l’Altopiano di Campo Felice.

All’inizio degli anni ’70 il comprensorio sciistico di Rocca di Cambio prende corpo e il paese inizia la sua avventura nel turismo di montagna. La contemporanea costruzione delle autostrade A24 e A25 fanno il resto. Il paese nonostante lo svuotamento dato da una grossa emigrazione si ristruttura e si da un futuro.

Infine negli 1980 Rocca di Cambio vede un certo ritorno di profitti tramite le strutture sciistiche e ciò anche al livello d’immagine. Tutto ciò reso più facile dal contemporaneo boom economico presente nella Marsica in questi anni.

 

 

– Ristrutturazione della chiesa di San Pietro negli anni ’50 e ’60

Negli anni 1950 – 1960 grazie al grande sindaco Aldo Jacovitti, protagonista assoluto di questo periodo di rinascita, anche la chiesa di San Pietro viene ristrutturata restituendosi poi alla comunità del paese. Negli anni ’60 grazie a un generoso contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Roma sono stati trovati i soldi per finanziare il restauro dell’antica chiesa di San Pietro. I soldi poi sono stari resi disponibili grazie alla proficua attività del sindaco Aldo Jacovitti.

La successiva ristrutturazione ha visto il rifacimento completo del tetto della navata sinistra, dove è presente la sagrestia, vari consolidamenti in cemento armato e sono state poi restaurate il paramento lapideo esterno e la torre campanaria. Allo stesso tempo è stata ristrutturata l’antica torre sulla cui cima è stata poi alloggiata una statua della Madonna.

Il restauro degli anni ’60 ha inoltre riportato alla luce importanti archi in pietra di epoca romanica nella navata centrale, ed è stato poi riscoperto un arco in pietra a tutto spessore e di accesso alla scala dell’antico campanile.

 

 

– Rocca di Cambio a fine secolo

A fine XX secolo il paese di Rocca di Cambio ha visto ancora diminuire i suoi cittadini, segno comunque della difficoltà di vivere in un territorio di montagna.

Tuttavia si è avuto e si ha un certo flusso di ritorno durante i periodi estivi. Come molti paesi della Marsica anche Rocca di Cambio ha vissuto il ritorno di una parte della popolazione che se ne era andata negli anni ’60 e ’70 e ciò attraverso il fenomeno delle seconde case. Ovvero molti di coloro che se ne erano andati pur continuando a vivere nelle grandi città, hanno costruito per se stessi e le loro famiglie seconde abitazioni da occupare nei periodi festivi.

In questo modo anche se il paese vede diminuire la propria popolazione residente, si ripopola comunque d’estate mantenendo con ciò i legami precedenti e favorendo un certo turismo insieme alla sopravvivenza del borgo.

Inoltre il turismo di montagna è andato via via incrementandosi negli anni permettendo con ciò un certo flusso di cassa che ha permesso al paese di migliorare la propria ricettività turistica.

 

 

– La chiesa di San Pietro a fine XX secolo

Alla fine del secolo la chiesa di San Pietro rimane sempre un punto di riferimento religioso e civile, ma è ormai pienamente considerato anche come bene storico. Certo anche prima era vista come un bene storico, però ora con la maggiore valorizzazione del paese diventa anche una struttura da inserire in un percorso culturale di visita del borgo antico.

 

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XXI SECOLO

 

– La chiesa di San Pietro a inizio XXI secolo

La chiesa di San Pietro continua ad essere anche in questo primo scorcio di secolo un punto centrale dell’identità di Rocca di Cambio che viene sempre più valorizzata e consolidata.

 

 

– Il terremoto del 2009

Il terremoto del 2009 dell’Aquila provoca il lesionamento di tutto il centro storico del borgo di Rocca di Cambio. In pratica il centro storico e buona parte del paese diventano inagibili, comprese le chiese, le più colpite dal sisma.

 

 

– Gli effetti del terremoto sulla chiesa di San Pietro

Il bellissimo percorso culturale che stava vivendo il borgo di Rocca di Cambio, ma soprattutto la chiesa di San Pietro s’interrompono con il terremoto del 2009.

La chiesa dopo il sisma del 2009 si lesiona in più punti e per evitare crolli viene imbragata.

 

 

– La ristrutturazione di Rocca di Cambio.

La ristrutturazione di Rocca di Cambio grazie alla forte volontà popolare riparte nell’arco di pochi mesi e molte strutture turistiche tornano agibili nel giro di poco tempo. Discorso a parte riguarda invece il centro storico, qui la scossa ha prodotto diversi crolli e quindi gli edifici hanno bisogno di più tempo per tornare agibili.

Successivamente nei dieci anni seguenti dal sisma il borgo viene quasi completamente restaurato, e ciò vale sia per gli edifici pubblici, privati che storici.

In ultimo nel giugno 2019 viene riconsegnata, ristrutturata completamente, l’antica abbazia di Santa Lucia.

Purtroppo ancora manca la chiesa di San Pietro dove sono ancora in corso i lavori di restauro.

 

 

 

– Il restauro della chiesa di San Pietro.

 

Immagine della Torre del Castello di Rocca di Cambio e della chiesa di San Pietro nel 2010 dopo il sisma del 2009 dell’Aquila. (Immagine da Googlemap)

 

Come si evidenzia dall’immagine qui sopra del 2010 la chiesa di San Pietro viene imbragata da subito per impedire crolli di qualche tipo. Da allora sono in corso seppure lentamente i lavori di restauro della struttura religiosa. Per ora sono state restaurate le pareti esterne e la torre.

Manca ancora la facciata esterna che nel 2019 appare completamente imbragata, come risulta dall’immagine sotto.

 

Immagine del 2019 della chiesa di San Pietro di Rocca di Cambio in fase di ristrutturazione. (Immagine personale)

 

 


STRUTTURA DELLA CHIESA COLLEGGIATA DI SAN PIETRO DI ROCCA DI CAMBIO

 

 

Pianta

Struttura della chiesa di San Pietro collegata all’antica torre medievale.(Immagine personale)

 

La pianta della chiesa è di forma irregolare ed è strutturata secondo la ricostruzione avvenuta dopo il sisma del 1703.

 

 

Interno della chiesa

La chiesa è una struttura allungata a navata unica. Essa dispone di nove altari, compreso quello centrale, disposti su entrambi i lati della navata. L’interno appare in stile sobrio con verniciature in bianco di stile neoclassico con soffitto a capriate.

Nell’Altare centrale incastonata in una nicchia troviamo la statua di San Pietro Apostolo, prodotta in legno e maiolica, risalente al X secolo.

 

Affresco della Madonna del Rosario.

(Immagine da  https://web.archive.org/web/20180330012339/http://www.roccadicambio.it/monumenti-e-chiese/)

 

Uno dei nove altari è dedicato alla Madonna del Rosario. L’affresco tornato alla luce nel 1822 appare ancora in perfetto stato di conservazione.

Oltre a ciò sulla parete destra vi un prezioso ambone romanico della scuola di Nicodemo da Guardagrele.

 

 

Facciata

Immagine della facciata della chiesa di San Pietro. (Immagine personale)

 

La facciata della chiesa di San Pietro appare semplice con tetto a capanna e da un grande portale romanico sovrastato da una piccola finestra a ventaglio. Oltre a ciò troviamo una grande scalinata centrale che introduce alla chiesa e da solennità all’intera struttura purtroppo ancora imbragata per il restauro.

 

 

Campanile

Campanile della chiesa. (Immagine personale)

 

 

Il campanile della chiesa appare ben strutturato a base quadrata. Sulla cima del campanile erano presenti tre campane di cui la più grande pesava 6 quintali.

 

 


BIBLIOGRAFIA

 

1) https://web.archive.org/web/20180330012339/http://www.roccadicambio.it/monumenti-e-chiese/

2) https://it.wikipedia.org/wiki/Collegiata_di_San_Pietro_(Rocca_di_Cambio)

 

 


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