TAGLIACOZZO – CHIESA E CONVENTO DI SAN FRANCESCO


STRUTTURE E MONUMENTI DI TAGLIACOZZO


 

POSIZIONE DELLA CHIESA E CONVENTO DI SAN FRANCESCO

 

 

 


STORIA DELLA CHIESA E CONVENTO DI SAN FRANCESCO

 

 

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XIII secolo

La chiesa e il convento di San Francesco, presente all’interno dell’abitato antico di Tagliacozzo, sono stati eretti tra il 1250 e il 1270.

 

 

– La chiesa di Santa Maria extra muros e il primitivo convento (1200-10)

Inizialamente abbiamo che i francescani arrivano a Tagliacozzo ai primi del 1200 e qui edificano inizialemte una piccola chiesa, dedicata a S. Maria extra muros, dato che la chiesa si trovava fuori delle mura della primitiva Tagliacozzo. La chiesa di Santa Maria extra muros è stata poi consacrata il 20 novembre 1233, come attesta un documento del ‘400. Purtroppo oggi questo documento non è più visibile, poichè è stato rubato nel 1973.

 

La storia dei Francescani a Tagliacozzo risale chiaramente a questo secolo e secondo una fonte antica, ma di scarso credito, si vorrebbe un soggiorno di San Francesco a Tagliacozzo, che in qualche modo avrebbe originato questa comunità. Invece più probabile è la presenza del Beato Tommaso da Celano che si sarebbe interessato personalmente dell’insediamento della prima comunità francescana a Tagliacozzo.

La giovane comunità francescana di Tagliacozzo, ma più in generale della Marsica, gode di grande stima presso le autorità ecclesiastiche ed il papa Gregorio IX. Questi nel 1240 incarica Maccabeo, abate di Turano e fra Pietro de’ Minori di San Francesco, superiore della custodia Marsicana di redigere il processo informativo del servo di Dio Oddone da Novara, sepolto nella chiesa di Cosma in Tagliacozzo.

 

 

– La nuova chiesa di San Francesco e l’ampliamento del vecchio convento (1252-70)

Nel 1252 vengono avviati i lavori per la ristrutturazione della chiesa di Santa Maria extra muros. In pratica si procede alla sua demolizione e successiva ricostruzione per avere una struttura più grande della precedente.

La conferma della demolizione della primitiva chiesa e della costruzione della nuova chiesa di San Francesco si ha da una bolla di Papa Innocenzo IV del 17 giugno 1252. In questo documento il Papa elargisce 40 giorni di indulgenza per tutti coloro che avessero contribuito al sostentamento dei religiosi e alla edificazione della nuova chiesa e convento “Universalibus Christifidelibus … sicut acceptimus, ecclesiam cum aliis eadificiis opportunis coeperunt construere”

Tutto ciò deve essere messo in rapporto all’edificazione più o meno contemporanea delle chiese francescane di Assisi (chiesa di San Francesco d’Assisi e chiesa di Santa Chiara d’Assisi), che in questa fase sono i modelli di riferimento per la costruzione delle chiese, e ciò è evidente dalle somiglianze stilistiche.

I lavori di costruzione della nuova chiesa e convento terminano nel 1270. La chiesa ricostruita sul precedente fabbricato della chiesetta di Santa Maria è ora più grande. La stessa cosa riguarda il convento, che viene ingrandito per rendere più confortevole e adatto l’ambiente per le esigenze apostoliche.

 

– La caratteristica di chiesa sepolcrale per la struttura religiosa di San Francesco di Tagliacozzo

Oltre a quanto detto sulla chiesa di San Francesco vi è da aggiungere una particolarità importante ovvero che fin dalle origini della costruzione la chiesa viene dichiarata “chiesa sepolcrale”.

Questo rendeva la struttura particolarmente cara alla popolazione di Tagliacozzo.

La chiesa di San Francesco per questa sua caratteristica sepolcrale è sempre stata oggetto di donazioni, anche importanti, da parte di nobili o gente facoltosa, nonchè di privilegi e indulgenze da parte di vescovi, papi ecc.

Per esempio Egidio di Liegi, religioso e francescano e vescovo valvense, residente in Sulmona, concede nel 1318 alcune indulgenze alla Chiesa di S. Francesco di Tagliacozzo.

In quest’epoca più una chiesa ha indulgenze, privilegi e donazioni, più questa acquista importanza presso le popolazioni locali.

 

 

– Fra Tommaso da Celano

Nello stesso periodo, nel 1260 la contessa Risabella Orsini, sorella di Andrea I de Pontibus signore di Tagliacozzo, invita Fra Tommaso di Celano, residente ad Assisi e impegnato nello scrivere opere su San Francesco, a divenire direttore spirituale del monastero delle Clarisse di San Giovanni in Barri, posto alle pendici di monte Sant’Angelo, sul versante marsicano della Val de’ Varri (Sante Marie).

Egli accetta e si trasferisce poco dopo qui dove passa gli ultimi anni e vi muore nel 1265. Successivamente il corpo viene spostato presso la chiesa di San Francesco a Tagliacozzo dove ancora si trova.

 

 

 – L’ascesa di Carlo D’Angiò

Da alcuni anni ormai nel sud Italia si trova Carlo D’Angiò, che chiamato dal papa per occupare il trono siciliano, si trova a dover combattere prima contro Manfredi di Svevia e poi con il nipote Corradino. Entrambi sono sconfitti e uccisi.

Nel caso di Corradino vediamo come questi nel 1268 viene sconfitto nella Battaglia dei Piani Palentini, quindi catturato e in seguito decapitato sulla piazza del Mercato di Napoli.

Carlo dopo la battaglia dei Piani Palentini (1268) se la prende con le grandi famiglie nobili, come i Berardi, ree di aver aiutato Corradino nella sua impresa. I Berardi sono spogliati da Carlo I delle contee di Celano e Albe. Albe poi che è il centro principale della grande contea viene distrutta e gli abitanti dispersi.

Successivamente alla battaglia dei Piani Palentini (secondo lo storico Marini) il re Carlo I rimane alcuni giorni a Tagliacozzo, precisamente dal 3 al 6 settembre. Il re viene ad alloggiare presso il monastero di San Francesco.

Per questa particolare circostanza i frati organizzano una processione di ringraziamento per la vittoria ottenuta da Carlo su Corradino.

La processione in seguito diventerà una tradizione di Tagliacozzo, che consisterà nel trasportare l’immagine della Madre santa per le vie del paese.

 

Alla fine del XIII secolo, precisamente nel 1294, Andrea II De Pontibus lascia la guida di Tagliacozzo a suo cugino Giacomo Orsini, figlio di Napoleone e Risabella. Andrea si ritira a Pereto.

 

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XIV secolo

 

– Il rapporto fra gli Orsini e la chiesa di San Francesco

La famiglia Orsini è ormai stabilmente alla guida di Tagliacozzo, e in fase di ascesa in tutta la Marsica Occidentale. Questa famiglia favorisce in modo deciso il consolidamento del convento di San Francesco attraverso contributi generosi di denaro.

Gli Orsini dopo la presa di Tagliacozzo nel 1294, si vengono comprando tutti i paesi della Marsica Occidentale. Questa loro politica espansionista li porta a divenire conti di Tagliacozzo il 25 luglio 1329, per nomina della regina Giovannai I D’Angiò. Gli Orsini pur essendo una famiglia importantissima di Roma, si sentono molto legati al territorio marsicano, specialmente a Tagliacozzo e al suo complesso spirituale francescano.

Tanto è vero che gli Orsini nel corso del trecento, si fanno anche costruire una piccola cappella di famiglia, all’interno della chiesa di San Francesco.

Qui verranno sepolti ben due cardinali Orsini, ovvero il cardinale Jacopo Orsini, morto nel 1379 e il cardinale Giovanni Orsini, morto nel XV secolo.

Il convento francescano di Tagliacozzo, grazie al sostegno dei signori Orsini, si consolida nel corso del XIV secolo divenendo valido punto di riferimento religioso e civile, non solo per Tagliacozzo, ma anche per molti altri paesi della Marsica occidentale.

Gli Orsini che guidano la contea di Tagliacozzo nel XIV secolo sono Orso Orsini tra il 1306 e il 1360 e i figli Giovanni e Rinaldo fra il 1360 e il 1390.

 

– Terremoto del 1349

Sotto la gestione di Orso Orsini si verifica nel 1349 un fortissimo terremoto nel centro Italia, che sconvolge molti paesi della Marsica. Sugli effetti del sisma su Tagliacozzo non abbiamo notizie dirette al momento, ma siamo portati a credere che vi siano stati danni alla struttura della chiesa e del convento. Tuttavia i danni potrebbero essere poco consistenti, visto che la successiva ristrutturazione si rivela molto leggera.

 

– Il governo di Rinaldo e Giovanni Orsini (1360-90)

Nella seconda metà del XIV secolo abbiamo al potere in Tagliacozzo, Rinaldo Orsini e in misura molto minore il fratello Giovanni, che governano Tagliacozzo tra il 1360 e il 1390 attraverso una politica spregiudicata, che spesso si rivela avversa al popolo di Tagliacozzo

Con il tempo il modo di condurre il potere di Rinaldo Orsini si rende inviso ai tagliacozzani. Rinaldo e in misura minore il fratello Giovanni nella seconda metà del trecento compiono gesti contrari al popolo, che li giudica male.

Rinaldo, ma anche il fratello Giovanni, quasi a voler discolparsi di questa politica non proprio conciliante con il bene sociale, proteggono il convento francescano di Tagliacozzo, offrendo a questi vari privilegi.

In generale l’orientamento politico di Rinaldo Orsini era di fedele alleato della regina Giovanna I di Napoli. Quando lei muore uccisa nel 1382, il trono napoletano passa a Carlo III d’Angiò-Durazzo, che Rinaldo decide di sostenere per mantenere il suo potere in Tagliacozzo.

Carlo III diventa nel 1385 anche re d’Ungheria, per un complesso sistema di relazioni, spodestando in ciò Maria d’Angiò, legittima erede. Maria fa uccidere pochi mesi dopo Carlo III e si riprende il trono.

A Napoli viene eletto re il giovane Ladislao di Durazzo, figlio di Carlo III. Rinaldo sposta sul giovane il suo sostegno, a maggior ragione che egli è insidiato dal pericoloso Luigi II conte di Provenza, che rivendica per se il trono di Napoli.

In questo gioco di alleanze abbiamo i Colonna, importante famiglia rivale degli Orsini, che mira a prendersi Tagliacozzo, e sostengono per questo Luigi II nelle sue rivendicazioni.

All’ombra delle lotte per il trono vi è quindi la contesa per la contea di Tagliacozzo, con gli Orsini che vogliono conservarla e hanno bisogno che Ladislao vinca, mentre i Colonna che mirano ad averla si alleano con Luigi II.

In queste lotte di potere assistiamo alla sconfitta di Ladislao contro l’esercito di Luigi II nel 1386 presso Roccasecca. Subito dopo Ladislao si rifugia presso Tagliacozzo, da Rinaldo Orsini.

Successivamente Ladislao riorganizza l’esercito e sconfigge gli aquilani a lui contrari, presso Rocca di Mezzo. A questo punto rimuove i Camponeschi, al comando della città dell’Aquila e fedeli a Luigi II, e li sostituisce con Rinaldo Orsini.

Sullo sfondo di queste lotte abbiamo il conflitto sullo scisma d’Occidente (1378-1417), che è causa di divisione profonda nel regno. Ladislao appoggia il cardinale Pietro Tomacelli, divenuto Papa Bonifacio IX, mentre Luigi difende l’antipapa avignonese Clemente VII, che aveva precedentemente nominato vescovo dell’Aquila il domenicano Bernardo da Teramo, suo ammiratore.

Sul piano politico del regno napoletano Luigi II di Provenza riprende l’iniziativa contro Ladislao e la madre reggente nel 1387. I sostenitori di Luigi II invadono Napoli, costrigendo Margherita e il figlio- re Ladislao a rifugiarsi a Castel dell’Ovo.

Margherita e Ladislao fuggono a Gaeta e da qui raggiungono Genova, dove poi arrivano ad Avignone, mettendosi sotto la protezione del papa.

Luigi II, cacciato Ladislao, entra a Napoli e si proclama nuore re nel 1389.

A questo punto abbiamo l’epilogo a livello locale che nessuno si aspetta. Gian Paolo Camponeschi che possiede territori presso Tagliacozzo e che parteggia per Luigi, vuole provare ad indebolire  Ladislao, cercando di eliminare il suo alleato Rinaldo Orsini.

Camponeschi fa girare la voce che Orsini sia contro la religione cattolica e spinge il suo popolo ad eliminarlo. Orsini vista la situazione di pericolo si rifugia nel convento di San Francesco insieme al fratello, nella speranza che il popolo si calmi di fronte al convento, luogo sacro. Invano, il popolo per niente timoroso entra con la forza nel convento di Tagliacozzo e sorda alle preghiere dei frati uccide i fratelli Orsini, che precedentemente non si erano comportati bene con loro (1390). Il popolo tagliacozzano uccidendo i conti Orsini aveva provato un senso d’irrazionale giustizia per la cattiveria subita a causa di questa famiglia.

Così assistiamo ad un orrendo fatto di sangue avvenuto presso il convento di San Francesco di Tagliacozzo.

Successivamente nella contea di Tagliacozzo per breve tempo Maria, figlia di Rinaldo, governa la contea che cede nel 1394 al cugino Giacomo, figlio di Giovanni Orsini.

Nel 1399 Ladislao d’Angiò Durazzo torna a Napoli e con grande maestria e coraggio disarciona Luigi II d’Angiò e si riprende il regno di Napoli.

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XV secolo

 

All’inizio del XV secolo le lotte per il predominio della contea di Tagliacozzo si fanno intense fra gli Orsini e i Colonna.

Gli Orsini nonostante tutto, seppure con alcune parentesi, riescono a mantenere il predominio su Tagliacozzo fino al 1497, a cui aggiungono stabilmente dal 1441 la contea d’Albe.

Sicuramente le lotte fra Orsini e Colonna per il predominio della Marsica occidentale è senza esclusione di colpi e riuscire a raccontare tutti i continui colpi di scena fra le due parti è veramente arduo. Ma ciò è lo scenario all’interno del quale seguiamo la storia dei vari monumenti della Marsica e senza la quale è difficile capire o spiegare alcune vissitudini.

La chiesa di San Francesco con il suo monastero è stato sempre un importantissimo luogo di Tagliacozzo, che in qualche modo ne ha seguito la storia in modo fedele.

Siamo quindi al 1441 e gli Orsini dopo un periodo di oblio tornano stabilmente alla guida della contea di Tagliacozzo, con Giovanni Antonio Orsini.

Con Giovanni Antonio inizia a Tagliacozzo un lungo periodo di crescita edilizia che si esplica nella ristrutturazione o completamento di diversi palazzi e strutture presenti a Tagliacozzo, come negli altri centri delle contee di Albe e Tagliacozzo, soggette agli Orsini.

In questo quadro di ripresa edilizia tra le strutture restaurate abbiamo il completamento o ristrutturazione della chiesa-convento di San Francesco. Tuttavia bisogna tener presente anche il terremoto dell’Irpinia del 1456, che in qualche modo influenza il decorso delle ristrutturazioni.

 

– Terremoto del 1456

Sembra che dall’Irpinia sia partita la forte scossa di terremoto che ha devastato il centro Italia il 5 dicembre 1456.

Questo terremoto ha avuto effetti disastrosi in molti paesi del centro Italia. In Abruzzo sono diversi i paesi che hanno risentito più o meno in modo forte di questa scossa.

Per Tagliacozzo siamo portati a credere che non vi siano stati grandi effetti, non avendo riscontrato alcuna notizia al riguardo, almeno fino ad ora.

Quindi sulla base di ciò si può immaginare che il convento e la chiesa di San Francesco in Tagliacozzo non abbia avuto danni, seppure il sisma si è sicuramente sentito distintamente.

 

– Ristrutturazione quattrocentesca

A partire dal 1450 circa e per almeno due decenni si hanno lavori di restauro, ma è meglio dire di completamento della chiesa di San Francesco.

I lavori della chiesa si concentrano nel completamento della facciata secondo lo stile rinascimentale. Per il completamento della facciata sono intervenuti artisti rinomati che sono stati chiamati dai monaci.

La facciata appare alla fine dei lavori, stupenda nella sua semplicità con il magnifico portale, molto simile a quello della chiesa dell’Annunziata e al portale esterno dei S.S. Cosma e Damiano, che insieme al nome dell’autore, il lombardo Martino da Biasca, reca l’anno 1452 come data di costruzione.

Secondo il Piccirilli:

“la facciata della chiesa è in pietra e non ha sofferto di alcun restauro. E’ terminata da una cornice orizzontale ad archetti gotici sostenuti da mensole, le quali portano scolpiti gigli angioini, palmette, testine, ecc. Su questa cornice alquanto più tardi, fu levato un nuovo triangolo isoscele, i cui lati seguono la pendenza del tetto. Il portale è ad un piano addietrato con architrave alleggerito da un arco gotico di scarico. Nella lunetta doveva esserci certamente un affresco… La finestrella a ruota è molto somigliante a quella della fronte di Santa Maria della Tomba di Sulmona, scolpita nel 1400. I sedici capitelli dei colonnini disposti a raggio, sui quali impostano gli archetti semicircolari sono tutti diversi tra loro.

 

Nel corso del Quattrocento nella Marsica ci sono continui colpi di scena a causa delle lotte fra Orsini e Colonna. Tuttavia pur in un quadro politico così movimentato, si avverte un certo miglioramento economico sostenuto dal riproporsi in chiave più strutturata della pastorizia e di altre attività collaterali.

Questo miglioramento economico si accompagna ad un periodo di tranquillità, seppure interrotto ogni tanto

 

– La vita monastica nel convento di San Francesco di Tagliacozzo

Questo clima di relativa positività si respira anche tra le mura del convento di San Francesco, dove si preparano i nuovi sacerdoti attraverso lo studio della teologia e della filosofia. In questo convento si sono formati molti allievi, che si sono dimostrati preparati nel corso delle successive fasi di vita. Dai documenti osservati emerge una vita monastica tra studi e apostolato vissuta in tranquillità durante il secondo quattrocento.

 

– I Colonna sostituiscono gli Orsini

Sul piano politico abbiamo la caduta degli Orsini, che vengono defenestrati dalla guida della contea di Tagliacozzo nel 1497 dai Colonna. I Colonna usciti vincitori dal confronto con gli Orsini, divengono i nuovi conti di Tagliacozzo e rimarranno alla guida della contea e poi ducato (dal 1504), fino al 1806, anno dell’abolizione del feudalesimo.

 

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XVI secolo

 

– Nascita del ducato di Tagliacozzo

Sul piano politico abbiamo i Colonna che nel 1504 sono elevati a duchi di Tagliacozzo, inglobando nel territorio anche l’ex contea d’Albe.

 

– I grandi monaci del convento di Tagliacozzo nel secolo XVI

Sul piano locale abbiamo la presenza durante tutto il secolo XVI di diversi monaci di alta qualità usciti dotti e saggi dalla scuola del convento di San Francesco di Tagliacozzo.

abbiamo un certo monaco, Padre Agapito Angelelli, che diventa famoso per l’arte oratoria, soprattutto da quando fa un discorso davanti a Carlo V, che convintosi delle capacità del monaco accorda dei privilegi al convento francescano di Tagliacozzo da cui proviene il monaco. I privilegi consistono nel dichiarare “reggio” il convento accordando a questo tomola sei di sale all’anno, in perpetuo e ciò per tutte le comunità conventuali d’Abruzzo.

Il 26 maggio 1515 Padre Angelelli viene eletto a L’Aquila ministro provinciale della Provincia di San Bernardino. Ebbene sotto il suo ministero si ha la traslazione del Beato Tommaso da Celano dal convento di San Giovanni in Val de Varri al convento di Tagliacozzo.

La storia di questo convento è singolare. Il convento della Val de Varri si trova in posizione isolata e ospita delle monache Clarisse, che però sono oggetto per tutto il quattrocento di numerosi saccheggi e incendi perpetrati dai briganti. Alla fine queste stanche della situazione abbandonano il convento nel 1476. Ciò comporta anche l’abbandono della tomba del famoso frate celanese.

Nel 1506 Papa Giulio II mette a disposizione dei Conventuali di Tagliacozzo le proprietà e il monastero della Val de Varri. Il monastero di Tagliacozzo manda un suo uomo come custode del monastero nella Val de Varri.

Nel 1516 dopo l’ennesimo saccheggio, la popolazione di Scanzano decide di trasportare le spoglie del santo in paese. I conventuali di Tagliacozzo sentendosi scavalcati, organizzano con una mossa ardita lo spostamento delle spoglie del beato di Celano a Tagliacozzo, presso il convento di San Francesco.

L’azione viene compiuta di notte e in gran segreto e in modo veloce le spoglie del beato sono trasportate nella chiesa di San Francesco, dove ancora si trovano.

Quest’atto scatena l’ira degli Scanzanesi che portano a giudizio presso i tribunali ecclesiastici i monaci di Tagliacozzo. Dopo una lunga inchiesta arriva il giudizio che però non ci è noto. Tuttavia l’esito dell’inchiesta pontificia pur non essendo nota, non è difficile immaginare che i frati siano riusciti a dimostrare di essere nel giusto e di aver agito in pieno diritto. Ciò perchè il monastero dipendeva da loro e perchè i ladri mettevano in pericolo, con le loro azioni, le spoglie del santo.

 

Sul piano economico pur tra mille traversie si registra almeno nella prima parte del secolo una certa crescita. Ciò si evidenzia da diversi fattori che non staremo qui ad elencare. Questo clima positivo può essere che influenzi anche la vita religiosa. In questo periodo, ma soprattutto nella seconda parte del secolo XVI si registra la presenza di alcuni religiosi di grande inteligenza e fama che portano grande lustro al convento.

Fra questi ricordiamo Padre Paolo Argoli, appartenente a una nobile famiglia di Tagliacozzo e divenuto famoso per essere un grande filosofo e teologo in giovane età. Egli riesce a sintetizzare e ridurre a proposizioni categoriche l’opera di Scoto e quella si S. Tommaso. Egli purtroppo muore giovanissimo a soli 22 anni.

Oltre al famoso Argoli citiamo come grandi e dotti monaci di Tagliacozzo, Padre Girolamo Pallentieri da Castelbolognese, Padre Giulio Santucci da Filottrano nelle Marche, ma soprattutto Padre Properzio Resta da Tagliacozzo.

Questi era un insigne e brava persona, che per le sue alte capacità è stato chiamato da alcuni papi a rivestire ruoli importanti nella chiesa come Papa Clemente VIII che lo nomina Prefetto della congregazione, riconoscendo a lui implicitamente le doti di dottrina, prudenza, imparzialità, equilibrio e saggezza.

Ciò che colpisce di più del convento di San Francesco nel XVI secolo è sicuramente l’alto numero di studenti preparati e ben convinti della scelta religiosa.

Bisogna rendersi conti che questa scuola religiosa fosse di alta capacità, avendo un metodo d’insegnamento rigoroso e giusto per il tempi in cui ha funzionato.

D’altra parte non sono molti i conventi e le scuole, che in questa fase possono vantare un così alto numero di religiosi così ben preparati e disposti. Al riguardo è sufficiente ricordare che da questa scuola sono venuti un numero di religiosi consistente che ha ricoperto poi il ruolo di ministri provinciali e ben due vescovi.

 

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XVII secolo

 

– Ristrutturazione seicentesca

In ultimo vediamo che il secolo XVI si chiude con l’inizio di una nuova profonda ristrutturazione che interessa l’intero complesso religioso. I lavori di ristrutturazione iniziano nel 1592 e terminano un secolo dopo nel 1692. Quindi per tutto il secolo XVII abbiamo continui lavori in molte parti dell’edificio.

 

– Chiesa di San Francesco: I lavori del complesso religioso hanno interessato soprattutto il convento, tuttavia anche la chiesa ha avuto importanti restauri, che hanno la struttura ampliarsi raggiungendo in ultimo le dimensioni attuali.

 

– Convento di San Francesco: La parte conventuale è la zona che ha subito i maggiori lavori. Questi lavori hanno riguardato in primis l’ampliamento del convento con relativo consolidamento delle strutture portanti, attraverso un irrobustimento delle mura con contrafforti.

Al centro del chiostro in costruzione viene ricavata la cisterna con il pozzo. Intorno alla cisterna è stata elevata un’artistica imboccatura, con pietre lavorate, su cui si legge la data di sistemazione conclusiva “1692”.

Il chiostro oltre a ciò ha visto la decorazione di affreschi espressivi, riproducenti la vita di San Francesco. Sotto ogni arcata è dipinta una lunetta, dove sono riprodotte tre scene: le due laterali fanno da cornice a quella centrale, chiarificandone l’episodio

Altri lavori sono stati gli affrescamenti della volta dell’androne e delle lunette avuti nel 1608, l’apertura di un nuovo portone d’ingresso, la cui volta è stata affrescata con l’albero genealogico delle diverse famiglie francescane. Ovvero le famiglie dei frati minori conventuali, degli osservanti, dei cappuccini, delle clarisse e dei terziari. Questo albero genealogico è composto da venti rami con le relative iscrizioni. Nei primi rami si legge “In his primis Conventuales, Sanctitate Dignitate Doctrina et sangume illustres continentur”.

Ancora altri lavori hanno riguardato l’edificazione del muro di cinta che delimita il convento, l’orto della cittadina, alcune costruzione che servono come foresteria alla casa religiosa. Il chiostro invece

In ultimo osserviamo che sull’introdosso abbiamo l’architrave su cui è indicata la data del 1692, ovvero la data di fine dei lavori.

 

 

– L’importanza del convento di San Francesco a Tagliacozzo a metà Seicento

 

Sul piano sociale il convento di San Francesco di Tagliacozzo ha continuato per tutto il XVII secolo a sfornare religiosi di grande cultura e animo, che con le loro virtù hanno dato lustro al convento stesso, arrivando a rivestire ruoli molto importanti nell’ambito religioso. Tra questi ricordiamo il religioso tedesco frate Bartolomeo Agricola, frate Giovanni Tudone e frate Felice Fantozzi.

 

Sul piano politico la metà del secolo vede il verificarsi di alcuni avvenimenti importanti, che hanno riflessi nella vita cittadina di Tagliacozzo e vedono il convento di San Francesco essere il teatro di alcuni importanti eventi locali.

Facciamo ora un passo indietro e andiamo all’inizio del XVII secolo e osserviamo come questo secolo inizi in un clima di grande crisi economica e sociale, dove le gravose tasse spagnole incidono in modo disastroso sul decorso economico. A ciò si aggiungono diversi raccolti andati male che portano alla fame migliaia di famiglie.

In questo clima nel 1647 scoppia la più grande rivolta sociale contro il malgoverno spagnolo avuta in Italia. Il 7 luglio scoppia la rivoluzione di Masaniello contro gli spagnoli a Napoli e in varie città dello stato partenopeo.

La rivolta è inizialmente favorevole ai rivoltosi, ma questi vengono poi sopraffatti dalla forte risposta dei gendarmi spagnoli. Il vicerè riprende in mano le sorti della situazione e scatena una dura risposta in tutto il territorio, soffocando nel sangue la rivoluzione.

A Tagliacozzo nessuno si è accorto della rivoluzione in corso, ma in questi giorni accadono fatti incresciosi proprio all’interno del convento.

Nel paese marsicano come in molte altre zone, le famiglie nobili si odiano a morte. Un giorno del 1647, due persone di rango elevato, le cui famiglie si odiavano da tempo, giungono nel convento di San Franceaco.

Un signore entra e un altro esce attraverso lo stretto passaggio, che porta dal convento alla chiesa, e qui nessuno dei due vuole cedere il passo all’altro, finchè non si arriva alle armi.

Successivamente al primo scontro i due vanno via e radunano membri delle proprie famiglie per darsele di santa ragione e con le armi in pugno iniziano a lottare, provocando morti inutili. Poi alcune persone riferiscono l’accaduto al vicerè, che ricollegato l’accaduto alla rivolta generale in corso, manda poco dopo aver riportato l’ordine generale, dei gendarmi con l’ordine di assalire e distruggere la cittadina di Tagliacozzo.

La brutta notizia arriva (1648) subito a Tagliacozzo. Si scatena il panico tra la gente e tra questa si eleva la voce di andare a pregare presso S. Antonio di Padova. Nella chiesa di S. Francesco c’è una statua dorata del santo del XVI secolo.

I Tagliacozzani depongono un memoriale e le chiavi delle cinque porte della città tra le mani del Santo e inizia un coro di preghiere e di penitenza; la mattina del terzo giorno si osserva la caduta dalla mano del santo del foglio con la supplica pubblica che gli era stato posta.

Poco dopo (1648) arriva la notizia che il vicerè accorda la grazie, i soldati vengono fermati appena in tempo, poco prima dell’entrata nel territorio di Tagliacozzo. Il popolo non subisce danni e si grida al miracolo del santo.

Da questo momento Sant’Antonio di Padova diventa protettore di Tagliacozzo. I Tagliacozzani divengono da questo momento (1648) suoi assoluti devoti e ogni anno da allora si ricorda il miracolo della liberazione attraverso importanti messe.

Inoltre ogni cento anni dall’evento si ha la processione della statua miracolosa del santo per le vie di Tagliacozzo scortato da tutta la gente del posto.

 

– La riforma dei conventi di Innocenzo X del 1649

Nel 1649 Papa Innocenzo X fa un’importante riforma religiosa, con lo scopo di ridare slancio alla vita religiosa. Ma la sua riforma ottiene l’effetto contrario, determinando la chiusura di tanti piccoli conventi, case conventuali e riducendo l’accettazione di nuove vocazioni.

Questa cattiva riforma di Innocenzo viene composta il 17 dicembre 1649 con la costituzione apostolica “Inter caetera”. La riforma chiede ai superiori maggiori un censimento completo e dettagliato dei beni ecclesiastici, i vari conventi nel territorio e il numero di religiosi residenti in essi.

Tra il 1650 e il 1651 è fatto un grosso censimento da presentare al Papa. Questi dopo averlo esaminato ordina 15 dicembre 1652 la chiusura dei piccoli conventi che non rispondono a determinate caratteristiche:

1) Scarsità di frati: la comunità regolare è di 12 persone

2) Entrate insufficienti per una tranquilla sussistenza dei religiosi

3) Idoneità del luogo: piccoli conventi sperduti in montagna o in luoghi malsani o tormentati dai briganti.

Nel 1653 la reazione dei religiosi è rabbiosa contro la riforma papale, si crea un vivace dibattito che dura circa un anno e che alla fine porta ad una nuova riforma meno drastica.

In pratica solo i conventi che hanno un numero di frati inferiori a 6 devono chiudere gli altri con un numero compreso fra 6 e 12 rimangono aperti, ma sottoposti ai vescovi locali.

Questo salva diversi conventi ma produce la chiusura completa in  Italia di ben 242 conventi, una strage religiosa e territoriale di grande ampiezza. Poichè molti paesi e paesini gravitano proprio intorno ai piccoli conventi.

In Abruzzo si ha la chiusura di 11 conventi. Il convento di San Francesco di Tagliacozzo è stato per qualche tempo a rischio chiusura vista la presenza di soli 8 religiosi.

Tuttavia vista la grande importanza del convento di San Francesco di Tagliacozzo, si riesce a trovare il modo di farlo sopravvivere.

 

– La Peste del 1656

Nel 1656 la grave crisi economica che colpisce il sud Italia, cede il posto alla Peste che porta alla morte di moltissime persone nel giro di pochissimo tempo. In Abruzzo la peste colpisce con virulenza e nella sola Marsica si contano alcune migliaia di morti. Sono molti i paesi che nella Marsica vedono la propria popolazione dimezzata nel giro anche di poche settimane fino anche a punte dell’80%. La Peste termina improvvisamente nell’agosto del 1657 e scompare nel nulla come dal nulla sembra comparire.

A testimonianza di quanto avvenuto esaminiamo il caso della zona più vicina a Tagliacozzo, gravemente colpita dalla sciagura della Peste. I dati in nostro possesso sono relativi ai censimenti del 1648 e del 1669 e testimoniano da soli quanto crudele fosse stata la Peste:

1) Magliano dei Marsi passa dai 210 abitanti del 1648 ai 120 del 1669;

2) Marano dei Marsi passa dai 48 abitanti del 1648 ai 19 del 1669;

3) Rosciolo dei Marsi passa dai 121 abitanti del 1648 ai 41 del 1669;

4) Santa Anatolia passa dai 90 abitanti del 1648 ai 43 del 1669;

5) Gallo vede la propria popolazione morire completamente tra il 1656 e il 1657;

6) San Donato ha la propria popolazione annientata dal morbo, con solo 8 sopravvissuti.

Di fronte a questa ecatombe la gente prega per la propria anima e fa donazione dei propri beni terreni per avere salva la propria anima, vista l’imminente fine.

 

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XVIII secolo

 

– I terremoti del primo Settecento

Questo secolo è stato caratterizzato per alcuni importanti terremoti prodottisi nel centro Italia e in Abruzzo in particolare.

Qui ricordiamo i terremoti del 1703 dell’Aquila e del 1706 della Majella. Questi sismi sono stati importanti per forza energetica e hanno condizionato, insieme ad altri che si sono avuti nella prima metà del secolo, la vita dei borghi scossi dai terremoti.

Nella Marsica si sono avuti molti crolli in occasione di questi sismi, e le chiese sono state tra i monumenti più colpiti, anche solo di striscio, che però hanno subito i maggiori restauri.

A Tagliacozzo non abbiamo testimonianza d’interventi restaurativi derivanti da danni di terremoto. Ma nonostante ciò i sismi si sono sentiti anche qui producendo molta paura fra le persone.

Ciò nonostante si registra nel corso del 700′ diversi importanti restauri di chiese, fra queste abbiamo la chiesa di San Francesco

 

– Restauro del convento del 1741-55

All’incirca nel 1741 abbiamo un nuovo grande restauro della chiesa di San Francesco di Tagliacozzo. Il restauro partito nel 1741 termina all’incirca nel 1755, per lo meno rimanendo alla data di due pale d’altare del 1755.

Durante questa fase la chiesa viene completamente rimodernata secondo il nuovo gusto Rococò.

In pratica vengono realizzati altari laterali in stucco, le pareti della navata, i pilastri e anche i costoloni sono rivestiti in stucchi policromi. Vengono apposti su tutti i muri, sui capitelli e sull’altare maggiore molti angeli in volo, motivi vegetali e dorature.

Il Beato Tommaso da Celano viene dapprima rinchiuso in un sepolcro di pietra e poi posto all’interno di un’urna d’abete sotto l’altare maggiore, con questa scritta: B. Thomas de Celano S.F.D. (Sanctu Francisi discipulus), scriptor cronicarum et sequentie mortuorum.

Questa successiva disposizione del corpo del santo viene fatta dopo la visita pastorale del vescovo dei Marsi Mons. Antonio Brizii

 

– Rapporto fra il convento e la popolazione di Tagliacozzo nel corso del Settecento

Sul piano sociale il complesso francescano di Tagliacozzo continua per tutto il secolo settecento a sfornare religiosi di grande valore sia sul piano etico che culturale, e molto osservanti della regola francescana. Fra questi ricordiamo Padre Marco Aurelio Resta, Padre Francesco Maria Nicola e il religioso Luigi de Innocentiis.

I meriti di questi religiosi così come degli altri di minore importanza sono riconosciuti da tutti a Tagliacozzo e ciò produce un gran valore per il convento di San Francesco, ormai divenuto un’autentica istituzione locale e regionale.

Riguardo al grande prestigio raggiunto dal convento in quest’epoca c’è la testimonianza dello storico Corsignani, che agli inizi del 700′ nella sua opera “Reggia Marsicana” dice molte grandi cose. In quest’opera viene citato il convento che viene definito:

Il convento veramente magnifico, è abitato per lo più da Padri cospicui, come predicatori e religiosi, maestri tutti di buon esempio“.

In base a quanto stabilisce Corsignani nel convento c’erano sacerdoti e religiosi, uomini colti e pii. Il convento di S. Francesco è un faro per la popolazione e per il clero perchè coloro che abitano tra queste mura sono “maestri tutti di buon esempio”

Il convento di S. Francesco è l’unica scuola aperta a ragazzi di ambo i sessi e gli insegnanti sono i religiosi del convento. Il popolo di Tagliacozzo si rivolge sempre a loro per consiglio, per insegnamento, ecc.

Oltre alla testimonianza del Corsignani, che già di per se da il senso della grandezza raggiunta dal convento, abbiamo tanti altri esempi citabili estrapolandoli dal contesto locale.

Nella sostanza l’esempio della vita povera della comunità religiosa del convento di San Francesco di Tagliacozzo è di per se la prova più convincente delle virtù del convento stesso. Vale a dire che da documenti trovati emerge che gli introiti del convento sono inferiori ad altri, ma pur sempre cospicui e degni di nota e nonostante ciò il loro modello di vita è sempre uguale. Per la gente di Tagliacozzo questo è sufficiente per esprimere la loro soddisfazione nei confronti dei religiosi.

La popolazione tagliacozzana ammira quindi questi religiosi per la loro vita e per le loro attività grandi e semplici allo stesso tempo.

 

– Tommaso da Celano, il grande santo di Tagliacozzo

Tommaso da Celano vissuto nel Duecento e sepolto prima in Val di Varri e poi in Tagliacozzo è per molte persone del Settecento, più un santo che un beato. Ciò è indicato dal Corsignani che nel 1712 ricorda l’annale festa di Celano e dice che qui in Celano, si parla di lui per grande venerazione e prodigi compiuti.

La testimonianza di Padre Gaetano Lucchesi è ancora più spinta in quanto parla che nel paese di S. Giovanni in Val dei Varri il Celanese era venerato per Santo… come miracolosissimo” e che “sempre quel corpo è nominato da popoli Santo e non Beato come si dice oggi.

 

– La situazione politica del regno di Napoli nel 700′

Sul piano politico a partire dal 1748 il sud Italia torna a essere Regno di Napoli sotto la nuova dinastia dei Borbone prima con Carlo IV (Carlo III di Spagna) e poi con il figlio Ferdinando IV.

A fine Settecento abbiamo la prima invasione francese del regno napoletano che dura dal 1798 al 1800, e poi il successivo ritorno dei Borbone con Ferdinando IV.

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XIX secolo

 

– Il governo francese e le sue riforme

A inizio Ottocento nel 1806 i Francesi tornano a Napoli occupando nuovamente il regno fino al 1815.

In questo arco di tempo vengono fatte importanti riforme tra cui, l’abolizione della feudalità (1806) e l’abolizione degli ordini religiosi nel 1809.

Questa seconda riforma porta alla fine dei conventi e degli ordini religiosi presenti anche in Abruzzo.

Nel caso di Tagliacozzo la suddetta riforma porta alla chiusura sia della chiesa che del convento di San Francesco. In pratica con la fine degli ordini religiosi, i frati francescani presenti nel convento di Tagliacozzo sono costretti ad andarsene, lasciando incustodito tutto quello che era presente nel convento.

Poi la nuova amministrazione comunale ereditata la struttura conventuale la adibisce prima ad edificio comunale e poi a scuola.

Ma la conseguenza maggiore riguarda la roba del convento che si disperde completamente. Questo vale per i quadri, gli oggetti e i libri d’arte, che i francescani avevano ricevuto in dono e custodito nel corso del tempo.

In pratica con questa legge un intero e glorioso capitolo di storia durato secoli svanisce in poco tempo per l’ottusità degli uomini.

All’inizio a dire la verità vengono fatti appelli dalla popolazione verso le autorità locali e francesi. Ma niente alla fine il convento e la chiesa di San Francesco vengono chiuse. Le opere d’arte, libri ecc contenuti nel convento vengono prese o dai vari signorotti di Tagliacozzo o rubate.

 

– Il ritorno dei Borbone

Nel 1815 cadono i Francesi e tornano i Borbone con la nuova dicitura di Re delle Due Sicilie.

Ciò non porta a una rinascita completa del posto, tuttavia la chiesa di San Francesco dopo alcuni anni di abbandono ritorna a vivere.

La congrega del Suffragio nel 1824 prende possesso della chiesa di S. Francesco, permettendo a questa di riaprire i battenti. La congrega procede in seguito a un nuovo restauro della struttura.

 

– Restauro del 1837

La chiesa di San Francesco nel 1837 è oggetto di un nuovo restauro nella parte interna.

Il restauro della struttura interna viene riaggiornato allo stile attuale in forma neoclassica, che si va a sommare allo stile barocco del secolo prima. In pratica della vecchia struttura gotica rimane poco, ovvero la facciata e il coro. L’effetto complessivo è di dubbio gusto.

 

– Restauro del 1848

Dopo il restauro del 1837 la congrega procede a un nuovo intervento nella chiesa.

L’intervento consiste nel collocamento di nuove pitture, comprate da poco, nella ripittura dorata dei cornicioni e nel restauro degli stucchi degli altari. Oggi dei restauri fatti in quest’epoca rimane molto poco.

 

– La caduta dei Borbone e il sorgere del regno d’Italia

Sul piano politico giungiamo al 1860, l’anno del crollo del regno borbonico e l’ascesa del nuovo regno d’Italia sotto i Savoia.

I Savoia e Garibaldi con il concorso di altri personaggi importanti come il conte di Cavour, uniscono la penisola italiana, attraverso una serie di azioni non sempre coordinate fra loro, come la spedizione dei Mille.

Dopo la formazione del regno dell’Alta Italia, Garibaldi parte con mille uomini alla conquista del regno delle Due Sicilie. L’impresa appare disperata e poco credibile. Ma Garibaldi forte della sua competenza di uomo combattente e del suo fiuto politico, riesce nell’azione.

Egli facendosi amica la popolazione del sud Italia, sconfigge ripetutamente le truppe borboniche, producendo la cacciata dei Borbone e la successiva fusione del sud Italia con il resto dell’Italia.

Il 17 marzo 1861 nasce ufficialmente il Regno d’Italia. La nascita del regno italiano produce di riflesso un intensificarsi del fenomeno del brigantaggio nel centro Italia, specialmente nella Marsica.

 

– Il Brigantaggio, Francesco II e il generale Boryes

Francesco II di Borbone ormai detronizzato, prova a riprendersi il trono di Napoli facendo accordi con le grandi bande di briganti, specialmente abruzzesi.

Gli abruzzesi, complice la pesante propaganda papale, credono che i Savoia e il nuovo stato non siano adatto a loro. Inizialmente le truppe di Francesco II si alleano con i briganti e danno notevoli problemi all’esercito, da poco giunto nel meridione italiano.

Tra novembre e dicembre del 1861 abbiamo in Abruzzo un gruppo di uomini borbonici comandati dal generale spagnolo Joseph Boryes, che attraversa l’appennino abruzzese per ricongiungersi con l’ex re di Napoli Francesco II, ora rifugiatosi nello Stato pontificio.

Il generale Boryes deve arrivare da Francesco II per comunicargli della rottura dell’alleanza fra i borbonici e la potente banda di Carmine Crocco, con cui il re voleva tentare una sommossa contro il nuovo stato italiano.

Poco dopo il gruppo di uomini comandati da Boryes giunge ad accamparsi presso la Valle di Luppa in territorio abruzzese, posta fra Carsoli e Tagliacozzo, all’interno di una cascina.

Qui la persona, originaria di Sante Marie, che fa loro da guida nell’attraversamento delle montagne abruzzesi, li tradisce, comunicando alla Guardia Nazionale il loro passaggio.

La Guardia Nazionale interviene e arresta lo spagnolo Joseph Boryes con il suo gruppo di 17 uomini, nel cascinale della Valle di Luppa. L’intero gruppo con il generale Joseph Boryes viene poi condotto a Tagliacozzo dove viene giustiziato l’8 dicembre.

Il caso di Joseph Boryes è emblematico in quanto in questa fase tutta la Marsica, anche su istigazione della chiesa, sostiene Francesco II e quindi in qualche modo si favoriscono anche i briganti più pericolosi che lottano per la restaurazione borbonica.

A Tagliacozzo in molti appoggiano i borbonici in modo diretto e indiretto contro i Piemontesi. Qui si registrano molti casi di piccoli scontri con la polizia. Vista la recrudescenza della situazione il comandante della guarnigione della Guardia Nazionale, il colonnello Quintini spedisce a Tagliacozzo il maggiore Delitala, affinchè faccia rispettare la legge.

Delitala a Tagliacozzo arresta diverse persone trovate in possesso di coccarde e fazzoletti borbonici e li fa fucilare. Oltre a ciò fa requisire le campane di San Nicola perchè usate contro la polizia nazionale. Le campane sono portate nel convento.

Vista la complicità dei preti nel sobillare la folla, questi vengono fatti tacere in diversi modi. La congrega nega ogni complicità con i rivoltosi e accetta di non intervenire nella politica. Così facendo la congrega può operare in totale tranquillità la sua vita religiosa

Solo dopo qualche tempo che questi briganti cambiano atteggiamento verso Francesco II e la sua causa e tornano a compiere razzie di ogni genere nei confronti della povera gente, questa inizia a negare l’appoggio ai briganti, fino a non volerne più sapere.

Nel giro di qualche anno la Guardia Nazionale sconfigge definitivo e cruento tutte le bande di briganti presenti nel sud Italia, arrivando ad affermare in modo netto la nuova autorità nazionale.

 

– Il convento abbandonato di San Francesco a fine XIX secolo

Passano alcuni anni e giungiamo al 1876, allorquando termina la grande opera di bonifica del Lago Fucino. In questo stesso periodo la congrega del Suffragio rinnova il contratto di affitto con il Municipio, riguardo alla chiesa di San Francesco. Tuttavia nonostante questo la chiesa è abbandonata e i locali vengono usati per altri usi. Come avviene nel 1874 dove il lato del portico aderente alla chiesa viene murato per adibire questo spazio a mensa per i poveri.

Lo stesso senso di abbandono si ha anche per l’ex convento, che è ormai adibito a vari usi dal comune, mostra un grave senso di decadenza.

Vista la situazione gli abitanti di Tagliacozzo chiedono a gran voce a fine ‘800 alle autorità pubbliche il permesso di far tornare i conventuali di San Francesco nel convento, ma la durezza dei curatori di S. Cosma non permette ciò.

 

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XX secolo

 

– Terremoto del 1915

Nel 1915 un tremendo terremoto colpisce la Marsica producendo un’immane catastrofe. Il terremoto provoca moltissimi lutti e gravissimi danni al patrimonio edilizio, ma soprattutto artistico, fatto di chiese e monumenti vari.

A Tagliacozzo il terremoto produce diversi danni, ma il paese miracolamente si salva e ciò grazie alla sua geologia e relativa distanza dall’epicentro del sisma.

 

– Il convento di San Francesco e il terremoto del 1915

Il covento di San Francesco ormai in abbandono da molti secoli subisce molti danni dal sisma del 1915. Nel convento avvengono molti crolli, l’unica parte che si salva riguarda il chiostro, che tra l’altro è la parte più antica dell’intera struttura, che risale al momento della sua fondazione. Nonostante che Tagliacozzo si sia salvata dal sisma il convento rimane abbandonato per molti anni.

 

– La prima guerra mondiale e il periodo fascista

Durante la prima guerra mondiale e il fascismo il complesso conventuale di San Francesco di Tagliacozzo appare in stato di abbandono, con la chiesa completamente abbandonata e l’ex convento parzialmente disastrato, con ancora i calcinacci del sisma presenti nella struttura.

 

– La 2 guerra mondiale

Nel 1940 l’Italia viene spinta da Mussolini nella seconda guerra mondiale a fianco di Hitler. Questa guerra si rivelerà rovinosa per l’Italia sul piano coloniale, politico, ma soprattutto sul piano sociale. Infatti dopo la caduta del regime fascista, a causa del disastro provocato in guerra, l’Italia è invasa dai tedeschi che la trattano da colonia.

Tutto ciò accade nel settembre 1943 e da questo momento fino al giugno 1944, l’Italia vive il momento più duro dalla sua unità ad oggi.

Nella Marsica abbiamo il comando tedesco della X armata presso Massa D’Albe. I tedeschi attestandosi sulla linea Gustav a ridosso della Marsica, pongono quest’ultima in prima linea contro gli Alleati, che stanno risalendo la penisola. Tra Alleati e Tedeschi inizia un duro confronto, che vede la gente marsa al centro di questa contesa.

I Marsi in questo momento si trovano in una sorta di prigione da cui è impossibile uscire.

A Tagliacozzo come nel resto della Marsica il governo tedesco è molto duro e tiene in scacco il paese.

Ad un certo punto iniziano i bombardamenti alleati. Questi devastano il territorio marsicano in lungo e largo. Avezzano è nuovamente distrutta e molte persone perdono la vita nei bombardamenti.

I bombardamenti e altri avvenimenti militari portano la chiesa a lesionarsi. Le autorità per evitare pericoli per la popolazione, decidono di chiudere la chiesa e il convento in attesa di tempi migliori.

E i tempi migliori arrivano a partire dal giugno 1944, allorquando gli Alleati liberano la Marsica dai tedeschi in ritirata. La liberazione della Marsica avviene tra il 7 e il 12 giugno 1944.

Liberato il centro Italia gli Alleati risalgono pian piano la penisola arrivando ad aver ragione sui nazifascisti nell’aprile 1945.

Nell’aprile 1945 l’Italia risulta completamente liberata dai tedeschi. L’economia italiana dopo la guerra, è in pessimo stato con le casse statali vuote e un enorme numero di macerie e senza tetto. Ma nonostante ciò l’Italia è libera, di nuovo indipendente, e pronta a ripartire.

 

– Tagliacozzo alla fine della guerra

Nel 1945 a guerra conclusa si contano i danni che nella Marsica sono enormi, ma Tagliacozzo baciata dalla fortuna sopravvive intatta anche a questa prova. Il suo patrimonio architettonico non è stato toccato e la cittadina può tornare a nuova vita. I pochi danni materiali si concentrano al di fuori del comune e riguardano le vie di comunicazione.

In ogni caso l’amministrazione comunale insieme ad altri enti procede seppur con lentezza a riparare i danni di guerra. Tra questi danni vengono inclusi anche quelli derivanti dal sisma del 1915, che ancora non si è riusciti a riparare, come la chiesa e il convento di San Francesco.

 

 

– Restauro e ripartenza del complesso conventuale del 1945-65

Riguardo al convento di San Francesco il comune di Tagliacozzo in collaborazione con vari enti procede al restauro del complesso conventuale. Il progetto di restauro parte da subito fin dal 1945 e si protrae più o meno fino al 1965.

1) La chiesa

Come detto il restauro della chiesa parte fin da subito, già dal 1946-50 e si protrae fino al 1960.

Tutti gli arredi della chiesa (quadri, statue e arredi sacri) vengono temporaneamente spostati nella vicina chiesa dei Santi Cosma e Damiano.

Il restauro della chiesa è complesso, in quanto gli interventi si rivelano assai profondi.

L’intervento di restauro si è concentrato nell’eliminare completamente il rivestimento rococo’ del 700′. Ciò ha portato al ritorno della chiesa ad uno stile medievale, con una forma più semplice e austera.

In pratica si osserva un ritorno allo stile gotico, dove le forme gotiche si presentano mediate da una sobria e razionale interpretazione cistercense. Il risultato ottenuto con questo restauro è lo stesso che si presenta al visitatore oggi.

Durante la fase di restauro della chiesa è stata svolta la ricognizione canonica avvenuta nel 1960, riguardo lo scheletro del Beato Tommaso posto temporaneamente nella chiesa dei Santi Cosma e Damiano. Ciò veniva fatto per preparare il santo a spostarsi nella vecchia chiesa ora quasi restaurata.

Lo scheletro è stato ricomposto con i suoi arti principali, rivestito con l’abito grigio e posto in una bellissima urna di cristallo, con armatura in bronzo. Fino a qualche tempo fa l’urna era collocata sopra l’altare del crocifisso, a sinistra di sale la gradinata che porta all’altare maggiore.

L’ultimo restauro è avvenuto nel 1970 e ha visto oggetto di ristrutturazione il campanile della chiesa, che ora si mostra isolato alla destra della tribuna.

 

2) Il convento

Per il convento, come accaduto per la chiesa, il restauro parte subito e si protrae fino al 1965. L’intervento comprende due parti:

– La prima parte riguarda i lavori di restauro del convento per ripristinare la struttura a uso abitativo per i religiosi e per dotare alcuni locali a uso scolastico.

I lavori sul convento vanno di parallelo ai lavori sulla chiesa, ma terminano un po’ dopo nel 1965, a causa di diverse difficoltà, come il cattivo stato materiale del convento.

– Il secondo aspetto riguarda la parte burocratica del passaggio di proprietà del convento dal Comune di Tagliacozzo all’ordine francescano, e forse questo aspetto è stato non meno difficile dei lavori nel convento.

 

3) Cronologia del restauro e dell’ riavvio complesso conventuale 1960-65

Nel proseguo facciamo una breve sintesi storica dei principali fatti inerenti il ripristino del complesso conventuale di San Francesco di Tagliacozzo.

Nel 1952 viene inoltrata la richiesta di rientro dei francescani a Tagliacozzo da parte del Padre Provinciale dei francescani conventuali d’Abruzzo verso il vescovo dei Marsi, per il ritorno dell’Ordine dei Frati minori conventuali nella chiesa perduta dopo Napoleone.

La risposta del vescovo non si fa attendere. Egli si dichiara disponibile a ogni soluzione al riguardo, ma con l’unica condizione che il Comune restituisca parte o tutto il convento di San Francesco all’Ordine. La procedura civile per far tornare i frati a Tagliacozzo si mette così in moto. Nel paese marsicano si crea un certo dibattito circa il ripristino del convento. Tuttavia alla fine la popolazione si mostra favorevole e questo è sufficiente per mandare avanti il tutto.

Vengono avviate le pratiche da parte della provincia religiosa presso il comune di Tagliacozzo per rientrare in possesso di almeno una parte del convento.

Il consiglio comunale in risposta a ciò inizia ad esaminare la pratica il 15-6-1958 con l’ordine del giorno: ” Cedere il diritto di proprietà relativo alla chiesa di San Francesco.

Nell’aprile 1960 sono completati i lavori del restauro della chiesa, ma non ancora quelli del convento. I lavori sul convento si concentrano nella costruzione della casa dei religiosi francescani, e nella piccola scuola inglobata nel convento.

Fra aprile e settembre 1960 viene completato l’esame dello stato delle spoglie del Beato Tommaso da Celano, attualmente deposto nella vicina chiesa dei Santi Cosma e Damiano.

A metà settembre l’esame delle spoglie di Tommaso da Celano sono completate e viene anche completata l’urna che dovrà contenerlo. Il 24 settembre successivo è tutto definito e finalmente in serata con una solenne cerimonia le spoglie del Beato Tommaso da Celano tornano nella chiesa di San Francesco, da poco restaurata, ma non ancora riconsegnata ai religiosi.

Tra il 1960 e il 1961 proseguono i lavori sulla casa conventuale e sulla scuola a questo annessa.  Nel frattempo si completano le pratiche per il passaggio della proprietà del convento dal comune all’ordine francescano.

Per tutto il 1961 proseguono i lavori, con quanta più celerità possibile, per ripristinare il convento.  Tuttavia l’anzianità della struttura e la sua condizione materiale rallentano i lavori di restauro.

Nel frattempo il 3 dicembre 1961 il Vescovo dei Marsi Valeri davanti alle autorità civili, consegna la chiesa di San Francesco al Ministro Provinciale dei frati conventuali Padre Antonio Patelli.

Padre Patelli appena avuta la chiesa dichiara:

” storica la giornata del 3 dicembre 1961 per il fatto che son trascorsi 152 anni da quando, nel 1809, fummo costretti ad abbandonare il convento e la chiesa di S. Francesco, che custodisce le spoglie del primo biografo del Serafico Padre: fra Tommaso da Celano, il fondatore del convento, il primo frate che, come si ritiene, aprì il convento di Tagliacozzo”.

Il primo religioso che officia la chiesa è P. Giuseppe Di Prinzio, che dimora per undici mesi in casa in affitto, presso il signor Piero Troiani.

Alla fine di tanti lavori nel convento si riesce ad aggiustare un piccolo spazio dove adibire un piccolo appartamento per i frati, in attesa di completare i lavori del secondo piano e dare loro uno spazio ampio.

Il 29 novembre 1962 il Comune cede ai religiosi il piccolo appartamento situato al piano terra del convento, composto da una cucina con relativi servizi, tre camere, un salottino, una legnaia ea altrisgabuzzini, comunque tutti locali posti al pianterreno.

Padre Di Prinzio, con grande spirito di sacrificio si adatta ed entra a vivere nell’appartamento. Egli è stato il motore iniziale della ripartenza del convento, cercando ogni volta di affrontare questioni non facili e risolverle in modo semplice.

Nel 1963 avvengono attriti fra la comunità religiosa insediata nel convento e la congregazione del Suffragio, a cui è stata riaffidata la chiesa di San Francesco. Passato comunque il momento le cose funzionano e il convento riparte.

Nel 1965 anche il secondo piano del convento viene completato e affidato alla comunità francescana presente nel convento. Con questo atto terminano i lunghi lavori di ripristino del convento e della chiesa che dopo 150 anni torna a vivere.

 

– Il complesso conventuale negli anni della contestazione studentesca e del rilancio ecclesiastico 1966-76

Nel 1965 quindi il complesso conventuale di San Francesco di Tagliacozzo è di nuovo restaurato e pronto per essere abitato dai monaci. Questi oltre ad occuparlo, hanno il gravoso compito di rilanciarlo, riportandolo agli antichi fasti.

La prima difficoltà da affrontare riguarda il trasferimento di un piccolo numero di monaci all’interno del convento, tale da consentire una sua piena ripartenza, senza cui vi è il serio rischio di chiusura.

Dopo circa un anno dai lavori nel 1966, tra mille difficoltà, un piccolo gruppo di volenterosi monaci si trasferisce seppure non ancora in pianta stabile nel convento, permettendo la sua piena ripartenza.

I monaci che si trasferiscono nel convento sono piuttosto giovani e fortemente intenzionati a rilanciare l’antica struttura, soprattutto sul piano sociale del paese di Tagliacozzo. Il programma che si pongono per il rilancio del convento, si riassume in tre punti: 1) assicurare l’aspetto liturgico e il buon funzionamento della chiesa, 2) un impegno tra i giovani verso lo scoutismo, 3) maggiore disponibilità verso le persone di cultura nell’organizzare cicli di conferenze.

Tra il 1966 e il 1969 il convento riparte in grande e la vita culturale intorno a questo rifiorisce. Tra le attività svolte abbiamo il lancio del gruppo scout e del circolo culturale, il quale favorisce in modo forte lo sviluppo culturale dell’intera comunità di Tagliacozzo.

Finita questa prima fase di rilancio si prosegue con una seconda fase che vede mutate le condizioni culturali dell’Italia, dove i giovani chiedono un deciso cambio di costumi e modo di pensare.

Per rispondere meglio al mutamento dei tempi i monaci s’inventano il coro “Talia”.

Questo coro consente a molti giovani di avvicinarsi ancor più alla chiesa e allo stesso tempo di rilanciare le tradizioni abruzzesi, riproponendo alcuni canti folkloristici tra i più belli della regione.

Il successo del coro è strepitoso non solo consolida il rapporto fra i giovani di Tagliacozzo e la chiesa, ma questo acquista prestigio a livello nazionale, riscuotendo consensi anche al livello internazionale.

Purtroppo il successo del coro Talia non riesce ad assicurare una felice traversata del complesso conventuale, a causa del numero troppo basso di religiosi presenti nella struttura. Ciò rischia di costringere i monaci presenti ad abbandonare il convento, che verrebbe chiuso nuovamente.

A ciò va aggiunta una certa perplessità al livello generale presente nel mondo cattolico, tra il 1969 e il 1972, sull’utilità e la reale necessità di mantenere in vita le strutture conventuali. Ciò è indice di una forte crisi di tutto il sistema ecclesiastico.

Sono anni difficili e tristi per il convento, dopo che con tanta fatica si è riusciti ad riaprirlo e rilanciarlo. Purtroppo nonostante i lavori le condizioni del convento non sono felicissime e molto ci sarebbe ancora da fare. Ma il problema principale rimane il trasloco stabile di un numero sufficiente di giovani religiosi che assicuri la continuità della struttura.

Il complesso di San Francesco oltre ad essere antico è anche piuttosto grande e il numero di religiosi presenti in questo è ancora troppo basso per riuscire a svolgere tutte le attività.

Tuttavia il fatto che la chiesa di San Francesco ospiti il corpo del Beato Tommaso da Celano è motivo sufficiente per tentare ancora un suo rilancio. E’ così che nel 1972 il Definitorio Generale con uno sforzo ammirevole, prende sotto la sua diretta giurisdizione il complesso conventuale di San Francesco di Tagliacozzo.

Il Definitorio Generale tra il 1972 e il 1976 invia religiosi nel convento, per consentire la sopravvivenza e il consolidamento della struttura, ancora piuttosto carente, e allo stesso tempo la sufficiente gestione della chiesa.

Nel 1976 dopo diversi tentativi si riesce finalmente a formare una piccola famiglia spirituale di religiosi, che consente al convento una certa continuità. Questa minuscola famiglia spirituale si compone di due sacerdoti e un fratello religioso della Provincia abruzzese, che costituiscono da ora  “una comunità omogenea nel convento di Tagliacozzo”.

Questi s’impegnano ad osservare una salda vita religiosa nel convento attraverso un migliore impegno spirituale riguardo la preghiera contemplativa, la semplicità, la povertà francescana e l’umile servizio pastorale in favore delle parrocchie vicine. Il Definitorio accoglie con gioia la formazione della nuova comunità religiosa e affida loro le cure del convento e della chiesa di San Francesco di Tagliacozzo.

 

– Il nuovo corso 1976-81

Con la nascita della nuova comunità religiosa nel convento di San Francesco si avvia la definitiva stabilizzazione del complesso monastico e la risoluzione degli ultimi problemi strutturali.

Tra il 1976 e il 1980 la nuova comunità riesce a svolgere con successo il lavoro pastorale, liturgico e nell’assistenza alle parrocchie circostanti. Ciò consente una naturale risoluzione anche degli altri problemi.

Il 17-3-1980 il Comune cede a titolo gratuito gli ultimi locali del convento ancora in sua proprietà all’Ordine dei frati minori conventuali. Il passaggio di consegne avviene con atto notarile il successivo 18-1-1981.

Contemporaneamente la Soprintendenza completa il restauro del convento nelle parti ancora carenti. Con l’ultimo restauro si rilancia la struttura nella sua semplicità e purezza di stile. Ciò si rende visibile agli occhi dei visitatori, che apprezzano in pieno il lavoro di restauro fatto.

In ultimo vediamo che il Capitolo Provinciale nel 1981 riaccetta definitivamente nel seno della Provincia Religiosa d’Abruzzo il convento di Tagliacozzo: i motivi storici, lo spirito di prehiera che vi aleggia e la serenità spirituale della comunità che vi lavora, fanno di questo luogo un “tempio mistico” per la provincia religiosa, per la diocesi dei Marsi e per l’Ordine intero.

 

– Il convento di San Francesco alla fine del secolo XX

Tra il 1981 e il 2000 i monaci riescono con grande determinazione a consolidare il convento sul piano culturale e spirituale nel paese marsicano. Tra gli effetti positivi della presenza del convento  vi è il forte contributo ad impedire il completo svuotamento della parte alta del paese. Negli anni infatti la zona alta di Tagliacozzo ha subito un forte spopolamento, ma il consolidamento del convento contribuisce a mantenere viva la zona.

 

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XXI secolo

 

– Il convento di San Francesco nei primi anni 2000

Nel 2000 a dirigere il convento e chiesa di San Francesco a Tagliacozzo arriva Padre Antonio Iosue, che prosegue con tenacia nel rilancio ecclesiastico e sociale del convento sia al livello locale che regionale.

Quest’opera parte da subito con la ristrutturazione operata nel 2000 di un’ala del convento, che serve a creare una moderna struttura in grado di ospitare i corsi e gli incontri. Padre Antonio riesce nel consolidare iniziative culturali già avviate precedentemente e che ora consolidano ulteriormente il convento come luogo di preghiera, di riflessione e d’incontro culturale.

Oltre a ciò Padre Antonio con gli altri monaci, sfruttando la logistica del convento all’interno dell’abitato alto di Tagliacozzo, hanno dato vita a numerose iniziative di integrazione con il territorio, per conoscere la gente del posto, quindi i fedeli e le realtà locali. Quindi si è in qualche modo proseguita una linea che consente al convento di figurare come un luogo di centro pastorale giovanile e vocazionale. D’altra parte l’ubicazione del convento e la possibilità di piccoli itinerari di fede ne fanno un luogo ideale per il cammino di fede dei giovani.

Il complesso conventuale di San Francesco di Tagliacozzo ha il suo baricentro non tanto nel convento, che comunque è di per se una magnifica opera d’arte e cultura, ma soprattutto nella chiesa, dove è presente il corpo del Beato Tommaso di Celano, biografo di San Francesco.

La chiesa negli anni 2000 è di proprietà del Fec (Fondo edifici di culto del ministero dell’Interno) e riceve nel 2004 la visita del presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi. Sicuramente la figura del Beato Tommaso da Celano influenza con la sua presenza e virtù tutto il corso della storia non solo del convento, ma anche di Tagliacozzo orientando in qualche modo la politica di accoglienza della cittadina. In questo va riconosciuto a Tagliacozzo e ai suoi abitanti di essere sempre stati un popolo forte nelle difficoltà, ma anche molto gentile verso coloro che erano in difficoltà, aiutandoli e accogliendoli.

Riguardo alla figura di Tommaso da Celano nell’ottobre 2005 viene presentato un volume la “Positio” che ripercorre le opere e la vita del biografo di San Francesco. All’interno della cultura francescana e all’esterno per coloro che si avvicinano o vogliono approfondire San Francesco, la figura di Tommaso da Celano è fondamentale. Aver scritto e diffuso un’opera su questo importante personaggio ha di per se un valore storico e religioso enorme.

Nel 2004 viene anche allestita una mostra sul Beato Tommaso da Celano nel museo di San Francesco. La mostra dal titolo “Edifici Sacri, testi fondanti della cultura francescana” registra un grande successo con la partecipazione di 6000 persone in pochi giorni.

Grazie a tutte queste iniziative qui riassunte in modo molto succinto, si può ben dire che il convento di San Francesco di Tagliacozzo ha ripreso, dopo circa 40 anni di riavvio, la sua centralità sociale e spirituale non solo a Tagliacozzo, ma anche in ambito nazionale al livello religioso.

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– Terremoto del 2009

Nel 2009 si verifica un forte sisma presso l’Aquila  che distrugge la città e fa sentire i suoi effetti anche nella Marsica. Qui il sisma si sente distintamente, ma produce per fortuna pochi danni, la maggior parte dei quali concentrati nelle chiese e in qualche caso coinvolge qualche borgo, come nel caso di Ovindoli e Rocca di Cambio. A parte ciò non si riscontrano grandi problemi e nel caso di Tagliacozzo non pare registrarsi nessun danno.

 

Il convento di San Francesco prima del restauro del 2010-11. (Immagine personale)

 

Comunque sia il comune di Tagliacozzo approfittando di una generale risistemazione della cittadina in funzione di una migliore offerta turistica avvia il restauro del complesso conventuale di San Francesco di Tagliacozzo

 

 

Restauro del 2010-11

Nel 2010 inizia il nuovo restauro della chiesa di San Francesco che in qualche modo è un proseguimento del restauro del secolo precedente. Il nuovo restauro si conclude nel 2011 e vede come operazioni principali il rifacimento della pavimentazione in pietra, degli impianti di illuminazione, elettrici, audio e di riscaldamento. Oltre a ciò si ha la realizzazione di un nuovo ambone in pietra.

 


STRUTTURA DELLA CHIESA E DEL CONVENTO DI SAN FRANCESCO

Immagine da Googlemap

 

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CHIESA DI SAN FRANCESCO

Chiesa di San Francesco di Tagliacozzo. (Immagine personale)

 

 

Ubicazione

La chiesa di San Francesco è un’antica chiesa di Tagliacozzo del XIII secolo, che fa parte del complesso conventuale di San Francesco, localizzato nella parte antica del paese presso via Beato Tommaso da Celano.

 

 

Pianta

La pianta della chiesa è rettangolare con andamento orizzontale

 

 

Struttura interna

L’interno si presenta ad una sola navata, scandito da archi trasversali ad ogiva, diviso da tre campate quadrate.

Queste tre campate quadrate, che dividono lo spazio della chiesa, si presentano con volte a crociera con semipilastri ritirati sulle pareti per lasciare spazio nell’aula.

Questi semipilastri appaiono come costoloni ricadenti su esili colonnine. La chiave di volta della prima crociera riporta la data di costruzione del 1533.

– La prima campata contiene il presbiterio con l’altare maggiore e si propone con due grandi arconi, quasi a suggerire la presenza di uno pseudo transetto non realizzato.

Il presbiterio contenuto all’interno della prima campata è introdotto da una scalinata di 5 scalini e quindi appare rialzato rispetto al restante piano di calpestio.

Nel presbiterio troviamo l’altare maggiore con sopra il grande crocifisso ligneo, che visto nell’insieme con la prima campata ci rilascia un’immagine di potenza e austerità.

Il coro posto in posizione leggermente rialzata, è anch’esso quadrato con volta a crociera costolonata, aperto a nord-ovest verso un ambiente suddiviso in quattro campate irregolari voltate a crociera, i cui costoloni ricadono su un pilastro centrale.

– Le altre due campate della chiesa scandiscono il resto dello spazio interno della struttura a navata unica

– Sul piano decorativo abbiamo una tavola quattrocentesca raffigurante una Madonna con Bambino e Santi, un crocifisso ligneo del Ciquecento, un dipinto di Nicola Corsibono del 1889 raffigurante S. Antonio che salva Tagliacozzo dalle truppe del vicerè di Napoli e altre tele del XVIII e XIX secolo che ornano gli altari barocchi e che sono esposte nel vano restostante il coro.

Nella chiesa è presente la statua di Sant’Antonio di Padova, che è posta in una nicchia sulla parete destra della terza campata. Questa statua è una preziosa opera del XVI secolo, fatta in legno intagliato, purtroppo parzialmente rovinata da restauri e ridipinture incaute.

Invece nell’urna posta sulla sinistra abbiamo le spoglie del Beato Tommaso da Celano, primo biografo di San Francesco.

Nella chiesa sono anche presenti i corpi dei cardinali Jacopo e Giovanni Orsini.

– Sul piano strutturale la chiesa è fatta in muratura portante di pietrame su cui poggiano le volte a crociera in muratura e il tetto in legno. La copertura è invece composta da un tetto a due falde rivestito in coppi. I pavimenti sono formati da piastrelle in cotto.


 

 

Facciata

 

Facciata della chiesa di San Francesco. (Immagine personale)

 

La facciata della chiesa s’ispira a modelli umbri e appare semplice ed elegante allo stesso tempo.

Parte alta della chiesa. (Immagine personale)

 

– Descrivendo la facciata dall’alto verso il basso abbiamo nella parte più alta un tetto coronato a spiovente, anche se in origine era a terminazione piana.

– Sotto al tetto come divisorio troviamo una elegante cornice marcapiano a palmette e fiori stilizzati con una successione di archetti pensili a sesto acuto su mensoline con rosette, gigli, angeli, protomi umane, stelle, ecc.

– Scendendo ancora in basso troviamo il rosone, dove inizialmente sussisteva lo stemma degli Orsini poi rimosso dai Colonna, quando sono diventati i nuovi signori di Tagliacozzo.

 

Il rosone della chiesa di San Francesco. (Immagine personale)

 

Il rosone ricorda nelle forme quello di Santa Maria della Tomba di Sulmona, ma differisce per la forma degli archetti e altri particolari ornamentali.  La struttura del rosone si compone di sedici colonnine poligonali, convergenti su una corona centrale traforata e sostenenti archetti trilobati a tutto sesto, a loro volta intercalati e contrapposti con altri archetti trilobati, che poggiano sulla prima conferenza esterna. Quest’ultima appare decorata con fiori, la seconda con una treccia a spina di pesce e gigli, la terzaè formata da lastre sporgenti sagomate a foglie; i tre giri sono progressivamente aggettanti.

 

– Nella parte inferiore troviamo il bellissimo portale databile più o meno alla seconda metà del 400′.

La tipologia di questo portale la si riscontra anche in altri portali di chiese tagliacozzane, come la chiesa dell’Annunziata e la chiesa di Santa Maria del Soccorso.

 

Portale della chiesa di San Francesco di Tagliacozzo. (Immagine personale)

 

Il portale appare con colonnine che sono bipartite da anelli circolari o poligonale.

Queste colonnine hanno una parte inferiore liscia, mentre la parte superiore appare fantasiosamente  lavorate a spirale o intrecciate a spina di pesce.

I capitelli del portale hanno decorazioni a foglie oppure a uccelli (di solito pavoni) con il collo ritorto. Nel capitello dello stipite destro le teste degli uccelli si fondono in un crochet, che diventa fantasticamente in una protome umana sorridente (quasi una luna piena).

A completamento della parte bassa della facciata abbiamo la scalinata, che introduce alla chiesa. La scalinata è di forma piramidale ed è composta da sette scalini.

 

 

Campanile

Campanile della chiesa di San Francesco. (Immagine personale)

 

Il campanile è una torre alta a base quadrata, posta nel lato destro della parte retrostante della navata. La cella campanaria appare con monofore nelle facce e con copertura a piramide.

 


STRUTTURA DEL CONVENTO DI SAN FRANCESCO

Convento di San Francesco di Tagliacozzo. (Immagine personale)

 

Entriamo nel convento tramite il portale tardo-rinascimentale, che ci introduce nel chiostro.

 

Androne con l’albero genealogico dell’ordine francescano. (Immagine personale)

 

Qui ci troviamo subito nell’androne, che ha una volta a botte affrescata con l’albero genealogico dell’ordine francescano, cui si appoggia lo stesso Santo a marcare il fatto che è lui l’origine dell’ordine.

A fianco i suoi primi frati sullo sfondo di una veduta paesaggistica (con molta fantasia) di Assisi e della sua vallata.

A parte questo portale ne esiste un altro più antico, con arco a sesto acuto, posto a lato della facciata della chiesa.

Introdotti nel chiostro del convento ammiriamo il fascino  della struttura e l’atmosfera calma e tranquilla.

 

Il chiostro. (Immagine personale)

 

Lo spazio del chiostro rappresenta il cuore della struttura del convento. Il chiostro ha una forma quadrangolare con portici su tutti e quattro i lati.

 

Il chiostro. (Immagine personale)

 

I portici al loro volta sono impreziositi da lunette affrescate nel Seicento, con scene raffiguranti la vita di San Francesco.

Scena affrescata della vita di San Francesco. (Immagine personale)

 

In una di queste immagini è stata recentemente recuperata una bifora ad archi trilobi, unico elemento superstite della struttura originaria.

Lo stile degli affreschi appare piuttosto monotono e piatto, ma le scene, riprese dalla leggenda Maggiore di S. Bonaventura, non mancano di commossa e sincera poesia.

 

Scena affrescata della vita di San Francesco. (Immagine personale)

 

Il pittore che ha realizzato queste lunette, mostra una forte predilezione e un indiscutibile abilità per le prospettive architettoniche complesse e teatrali; per cui è probabile che avesse una formazione di scenografo e quadraturista.

Il lato del portico aderente alla chiesa, nel 1874 viene murato e trasformato in mensa per i disagiati. Due delle lunette presenti inizialmente vengono distrutte per far posto allo stemma di Tagliacozzo con un’allegoria delle arti e delle professioni liberali.

Sul lato nord abbiamo poi due eleganti bifore indicanti la parte più antica del convento.

 

Il pozzo del chiostro di San Francesco. (Immagine personale)

 

Al centro del porticato quadrangolare troviamo il pozzo. Il Pozzo è stato decorato con un’artistica imboccatura, con pietre lavorate, su cui si legge la data conclusiva dei lavori del restauro seicentesco, “1692”.

 


 


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