MAGLIANO DEI MARSI – CONVENTO DI SAN DOMENICO


STRUTTURE E MONUMENTI DI MAGLIANO DEI MARSI


 

 

 

 

POSIZIONE DEL CONVENTO DI SAN DOMENICO DI MAGLIANO DEI MARSI

 

 

 

 


STORIA DEL CONVENTO DI SAN DOMENICO DI MAGLIANO DEI MARSI

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XIII secolo

 

– La nascita del convento e della chiesa di San Domenico

La costruzione del chiesa e del convento di San Domenico pare risalire alla seconda metà del XIII secolo. Il convento e la chiesa nel corso dei secoli subiscono molte ristrutturazioni a causa dei terremoti, che periodicamente si hanno in Abruzzo, che modificano la struttura iniziale.

 

 

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XIV – XVI secolo

 

– Magliano nei secoli XIV e XVI.

Dalla prima parte del secolo XIV fino alla metà del XVI secolo, il convento e la chiesa sono gestite dalle monache agostiniane. La chiesa viene dedicata a Santa Maria Maddalena, lo stesso titolo del villaggio e convento di rimpetto a Marano, che da esso dipendevano.

I terremoti del 1349 e del 1456 sicuramente intaccano le strutture della chiesa e del convento che sono poi riparati permettendo alle religiose di proseguire tranquillamente la loro vita monastica.

All’inizio del secolo XVI, nel 1528 assistiamo all’ennesimo scontro far le grandi famglie Colonna e Orsini. Questo ennesimo scontro avviene all’indomani della scomunica del Papa nei confronti di Carlo V. 

Dalla battaglia del 1528 Magliano come paese ne esce a pezzi. Metà del paese è distrutto, mentre l’altra metà ne risulta profondamente scossa. battaglia il convento ne esce scosso, risultando danneggiato in più punti. I danni provocati al convento e alla chiesa vengono poi riparati anche grazie all’apporto dei Colonna che dopo la battaglia ristrutturano il paese dotandolo di mura esterne.

Alla fine il paese è di nuovo visitabile, ma dalla seconda metà del Cinquecento il paese tende a ragionare per se stesso, capendo come deve meglio strutturarsi per evitare un’altra

Alla fine del Cinquecento convento e chiesa passano ai monaci Domenicani, come viene indicato sui registri comunali e parrocchiali. Il complesso conventuale inizia a chiamarsi di San Domenico, tuttavia ancora per diversi secoli convento e chiesa verranno indicati anche con il nome di chiesa e convento di Santa Maria Maddalena.

Nel corso del Cinquecento l’economia del paese è altalenante, iniziata sotto buoni auspici, la situazione si è poi complicata. Per cui tante cose che si sono rese disponibili e facili inizialmente, poi sono divenute difficili da gestire.

 

 

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XVII secolo

 

– Magliano e il tremendo XVII secolo

Il Seicento è vissuto dai nuovi monaci Domenicani in modo profondo, soprattutto nell’assistenza di tante persone, che soffrono della perdurante crisi economica presente nella Marsica e che a causa di questa si sono ridotti nella completa povertà.

La crisi economica è motivabile per diversi raccolti andati male e soprattutto l’enorme carico di tasse imposte da Madrid sul sud Italia trattato come una colonia. Dopo diverso tempo questo scatena diverse rivolte sociali, tra queste abbiamo anche un episodio emblematico proprio a Magliano, che affrontiamo però in una sede diversa.

Tutto ciò fa da premessa alla grande rivolta sociale di Masaniello del 1647 che si allarga anche nella Marsica dove trova terreno fertile. Qui come in altri luoghi le truppe spagnole sono scacciate dalla popolazione che subisce all’inizio la rivolta. Nella Marsica cuore della rivolta è Celano da dove vengono gestite le altre rivolte della Marsica. Nel volgere di un anno gli Spagnoli riprendono però il controllo della situazione spegnendo qualsiasi possibilità di cambiamento. Magliano come altri paesi soffre la grave situazione economica.

A distanza di pochi anni si ha un grave sisma nella Val Comino, che colpisce in modo forte anche la Marsica. Magliano risente del sisma con danni all’abitato, come nel caso del convento che viene danneggiato dal sisma. Il convento sarà successivamente riparato annullando i danni materiali del sisma.

Nel 1656 una nuova dura prova si abbatte sulla Marsica ovvero la Peste. Una grave forma di Peste giunge nel sud Italia arrecando gravi lutti a molte parti del territorio. Tra le zone colpite figura anche la Marsica dove il morbo di Peste provoca circa 4000 vittime nel volgere di un anno.

Nel convento di San Domenico i monaci si trovano a dover far fronte alla peste presente nella Marsica e a Magliano. Questi si trovano ad assistere molti bisognosi ammalatisi del morbo rischiando essi stessi la vita.

Il morbo finisce la sua carica virale nel 1657 provocando un enorme crisi demografica, che per risolversi, arrestandosi e tornare ai livelli precedenti impiegherà molti anni.  Come detto nella Marsica e a Magliano questa genera molti morti e anche qui come in altri posti la crisi demografica e sociale impiegherà anni per risolversi.

 

 

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XVIII secolo

 

– Magliano nel ‘700

All’inizio del ‘700 si verificano due importanti terremoti in Abruzzo che sconvolgono anche la  Marsica. I sismi in questione sono il terremoto dell’Aquila del 1703 e della Majella del 1706.

Entrambi sono sismi violenti, ma tra i due è il sisma del 1703 a produrre i danni maggiori specie al patrimonio culturale come le chiese. Tra le zone colpite vi è anche Magliano dove si registrano molti danni tra i quali anche alla chiesa di San Domenico, dove si hanno alcuni crolli. Tuttavia grazie a buoni restauri successivi le strutture sono riparate e permettono la continuazione della vita monastica.

Sul piano politico ancora per tutto il 700′ la famiglia Colonna domina indisturbata il ducato di Tagliacozzo, che però continua ad essere infestato dal brigantaggio che in alcune zone spadroneggia indisturbato.

Cosa più importante comunque è il ritorno all’indipendenza per il sud Italia che riparte come regno di Napoli dal 1734 sotto la nuova dinastia dei Borbone. Questo consente una maggiore dinamica economica e sociale.

A Magliano si registra l’avvio di diverse attività artigianali che crescono con il tempo.

A fine 700′ abbiamo l’invasione dei Francesi nel regno di Napoli, che però a causa della forte opposizione interna e del supporto inglese ne generano la caduta  nel 1800 dopo appena un anno e mezzo di occupazione. A causa di ciò si ha il ritorno dei Borbone con Ferdinando IV.

 

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XIX secolo

 

– Il ritorno dei Francesi e l’abolizione del convento di San Domenico

Nel 1806 i Francesi tornano ad occupare Napoli e questa volta vi rimangono fino al 1815, quindi un periodo di occupazione lungo che consente loro di varare diverse riforme.

Molte di queste riforme sono importanti sul piano amministrativo ed economico, ma soprattutto si rivelano importanti sul piano sociale dove arrivano a cambiare profondamente la vita del regno napoletano. Fra queste riforme vi è l’abolizione della Feudalità nel 1806 e successivamente nel 1809 l’abolizione degli ordini religiosi. 

Nella Marsica questo significa la fine del ducato di Tagliacozzo retto dai Colonna con la successiva nascita di aggregazioni comunali più importanti.

Invece l’abolizione degli ordini religiosi porta alla chiusura dei vari monasteri del regno napoletano e l’incamerazione dei beni allo Stato. Al livello locale ciò comporta la momentanea chiusura del convento di San Domenico.

 

 

– Il ritorno dei Borbone e il ripristino del convento di San Domenico

Nel 1815 la sconfitta di Napoleone a Waterloo porta alla fine di tutti i regimi napoleonici con conseguente ritorno dei precedenti. Nel caso di Napoli la caduta del governo di Murat genera il ritorno dei Borbone nella persona del vecchio re Ferdinando nella nuova dicitura di re delle Due Sicilie.

Il ritorno dei Borbone genera tante cose, ma sostanzialmente lascia invariato il sistema amministrativo riformato sotto i regimi napoleonici. Anzi esso viene ulteriormente migliorato con vari atti.

Invece per il sistema religioso è diverso diversi conventi aboliti con i governi precedenti sono restaurati. Tra questi vi è anche il convento di San Domenico che viene reintegrato nelle sue funzioni sempre sotto gestione dell’ordine Domenicano.

Il convento di San Domenico rimane attivo per tutto il periodo borbonico fino al 1860 e di questo periodo non si ricordano fatti importanti che riguardano il convento e la chiesa di San Domenico.

 

 

– Unità d’Italia

Nel 1860 Garibaldi parte con i suoi uomini per il regno delle Due Sicilie con lo scopo di unire il sud al nord Italia. Obbiettivo che la sua grande esperienza gli permette di realizzare. Esperienza come soldato ed esperienza come politico. Come soldato perchè con poche persone è riuscito a penetrare nelle larghe maglie della polizia borbonica e come politico in quanto sfruttando il suo essere famoso convince molta gente della Sicilia prima e delle altre regioni poi a unirsi a lui per abbattere il regime borbonico. Ed è così che va nell’arco di pochi mesi i sostenitori di Garibaldi da 1000 si moltiplicano per 1000 divenendo molti e sufficienti ad abbattere i Borbone che alla fine fuggono nei territori papali. Garibaldi divenuto così arbitro del sud Italia consegna il territorio al re di Sardegna che lo assorbe ai territori già presi. Pochi mesi e avviene la grande proclamazione della nascita del nuovo regno d’Italia sotto i Savoia il 17-3-1861. Ora fatta l’Italia bisogna fare gli italiani.

 

 

– L’affermazione del nuovo regno d’Italia

La difficoltà iniziale per il nuovo stato è l’affermazione di se stesso tra la popolazione del sud Italia assai riottosa ad accettare la nuova situazione, specie le popolazioni di montagna e più isolate. In queste zone regna il clero che domina le popolazioni ignoranti, spingendole contro il nuovo stato di cose.

In Abruzzo e nella Marsica il clero locale è una vera e propria guida politica per i paesi locali, che sono dominati da una massa di brava gente molto dedita al lavoro, ma completamente ignorante. Francesco II approfitta di questa circostanza e forma una strana alleanza con diverse bande di briganti del sud Italia per rovesciare il nuovo regime e tornare a Napoli.

La strana alleanza fra il re Francesco, i briganti con la tacita accettazione della popolazione si forma nel 1860 e prosegue nel 1861. In questo arco di tempo i briganti riescono a mettere in seria difficoltà la nuova polizia. Poi lo Stato reagisce e manda nuove forze di polizia. Questo unito allo sfaldamento dell’alleanza re-briganti porta questi ultimi e tornare alla loro vecchia dottrina spadroneggiando contro le inermi popolazioni.

Queste stufe di queste manifestazioni di violenza finiscono per accettare il nuovo stato, purchè loro mettessero fine al fenomeno. La polizia del nuovo stato fa proprio questo, da una parte usa le buone maniere con la popolazione che accetta il re savoiardo e dall’altra elimina una ad una tutte le bande brigantesche e nel 1870 il fenomeno dei briganti risulta sconfitto definitivamente.

 

 

– Chiusura del convento di San Domenico

Con la nascita del nuovo regno d’Italia nel 1861, viene varata poco tempo dopo una nuova riforma che abolisce gli ordini religiosi e permette ai comuni di assorbire i loro beni per uso pubblico. A Magliano questa riforma provoca la nuova chiusura del convento di San Domenico. A causa di ciò i frati Domenicani sono costretti a lasciare nuovamente il convento dopo circa 60 anni dalla chiusura napolenica. 

 

 

– La fine dei lavori di prosciugamento del Lago

Sul piano economico nonostante la nascita del nuovo regno d’Italia, non si fermano i lavori di prosciugamento avviati dal banchiere Alessandro Torlonia nel 1854, ma anzi tendono ad accelerare. Infine questi giungono al termine nel 1876 portando alla nascita di un enorme territorio produttivo sul piano agricolo.

Questa impresa di Torlonia rappresenta la più grande opera idraulica realizzata nel mondo fino a questo momento. Ma soprattutto costituisce per la zona un’autentica rivoluzione sociale ed economica. Sociale perchè spinge gli antichi pescatori a trasformarsi in agricoltori ed economica perchè spinge la Marsica verso un processo di forte industrializzazione.

I lavori del Fucino già di per se stavano costituendo una rivoluzione in quanto la manodopera assunta per l’opera non è stata solo locale, ma anche proveniente da altre regioni, che alla fine del periodo sono rimasti con le proprie famiglie. Quindi ciò ha consentito anche un rinnovamento sociale e demografico, specie in alcuni paesi come Luco e Avezzano.

Sul piano ambientale infine  la rivoluzione del prosciugamento del lago è  totale anche sul piano fisico a causa di un cambiamento climatico che s’innesta fin da quando il lago scompare. Il cambiamento climatico spinge alla scomparsa di alcune piante come gli uliveti che erano presenti intorno a questo e quindi si viene ad avere un nuovo equilibrio ambientale che  solo con il tempo si capirà in che direzione sta andando.

 

 

– Riapertura del convento di San Domenico

A Magliano la chiusura del convento provoca un vero e proprio terremoto sociale, con la popolazione che chiede in massa la riapertura del convento. Ciò spinge il comune dopo molte polemiche a reintegrare il convento richiamando il vecchio ordine religioso. Per ottenere la riapertura del convento viene scelta una certa formula che ne giustifichi la presenza. Fatto è che il convento di San Domenico viene riaperto nel 1866 dopo circa cinque anni di chiusura e sempre sotto la gestione dell’ordine domenicano.

 

 

– Magliano, la crisi agraria del 1880 e la prima grande emigrazione di massa

Nel 1880 circa una grave crisi agraria colpisce le campagne. Infatti a causa di un forte abbassamento dei prezzi dei cereali dovuto alla concorrenza americana, viene a cadere la produttività. Ciò produce una forte ricaduta nell’occupazione che tracolla.

Nei comuni di Magliano, Scurcola e per il territorio dei Piani Palentini il fenomeno diventa ancora più di estrema gravità. 

Ciò avviene perchè in ambito locale la costruzione della strada per Roma e della ferrovia Roma-Pescara vengono a costituire degli sbarramenti al normale deflusso delle acque, che ora si trovano ad allagare e a ristagnare su grandi estensioni di terreni, rendendo questi improduttivi. Ciò comporta la netta salita della disoccupazione locale.

Con l’improduttività dei terreni anche i contratti stipulati in precedenza fra i contadini e alcuni proprietari terrieri, sono resi iniqui.

La conseguenza finale di tutto ciò è l’inizio dell’emigrazione marsicana con l’abbandono delle proprie terre e case da parte di molti giovani del posto che s’imbarcano nel giro di dieci anni verso i paesi stranieri a cominciare dagli USA e dal Canada.

 

 

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XX secolo

 

– Magliano all’inizio del secolo

Magliano dei Marsi in una foto d’epoca del 1902. (Immagine da internet)

 

Magliano dei Marsi all’inizio del XX secolo si presenta come un paese ancora agricolo, che inizia a farsi strada grazie ad una certa classe economico-artigianale che viene crescendo nel tempo. L’artigianato in particolare tende a dare segnali di sviluppo importanti arrivando ad occupare molte persone. Per esempio la fabbrica della ditta “Santoponte e Senesedi Torre del Greco, presente a Magliano cresce nel tempo arrivando ad impiegare fino a 60 donne.

 

 

– Terremoto del 1904

 

Ad interrompere momentaneamente il discreto andamento economico interviene un forte terremoto con epicentro a Rosciolo, una piccola frazione di Magliano. Il terremoto si manifesta con una potenza di 5,7 Mw e pur non comportando vittime, produce seri danni agli abitati di Magliano e delle sue frazioni.

Il terremoto di Magliano avviene precisamente il 24 febbraio 1904 alle 15:53 con una magnitudo di 5,7 Mw e l’epicentro del terremoto è la zona tra Magliano e Rosciolo, laddove sembra esserci una discreta faglia che si è mossa per circa 11 secondi.

Un comitato presieduto dall’onorevole De Amicis coordina i soccorsi. La maggior parte delle case danneggiate vengono puntellate e in seguito restaurate in modo superficiale, pur in presenza di una legge appost del 30 luglio 1904 per interessamento dell’onorevole Giovanni Cerri. In occasione del terremoto del 1904 Papa Pio X dona millelire ai terremotati.

 

 

– Magliano dopo il sisma del 1904

 

Tende allestite presso il paese di Magliano dopo il sisma del 1904

(Immagine da http://www.blueplanetheart.it/2018/02/24-febbraio-1904-forte-sisma-mw-5-7-magliano-de-marsi-aq/)

 

Magliano dal terremoto del 1904 ne esce profondamente provato vista l’importanza del sisma, subendo danni importanti al suo importante patrimonio storico-artistico, come avviene alla chiesa di Santa Lucia che subisce importanti danni. Allo stesso modo anche le abitazioni subiscono importanti danni.

A questo proposito lo studioso Alfonso Cavasino ha detto: “La parte dell’ingresso delle case furono quasi tutte murati per evitare che qualche imprudente vi alloggiasse, sicchè la popolazione fu costretta a riparare in aperta campagna come meglio potè, sotto tende, o sotto capanne improvvisate con porte, finestre, assi tolti di fabbricati caduti”.

Miracolosamente il terremoto non produce vittime, ma solo feriti di cui due gravi per la frattura delle gambe. Lo studioso Cavasino proseguendo nel suo racconto sul terremoto dice: “E’ da osservare come in questo comune così come in quelli limitrofi la gravità dei danni non fu dovuta soltanto al terremoto, ma in parte dalla vetusta de fabbricati ed alla loro cattiva conservazione. 

 

Magliano messo in sicurezza dopo il sisma del 1904.

( Immagine da https://www.marsica-web.it/2019/02/24/una-storia-dimenticata-la-scossa-di-terremoto-del-24-febbraio-1904-che-colpi-magliano-dei-marsi-e-la-sue-frazioni-di-rosciolo-e-di-marano/)

 

Riguardo alle frazioni di Rosciolo e Marano, Cavasino dice che entrambi i borghi hanno subito danni ingenti, sia nel patrimonio abitativo che in quello artistico. La situazione tra i due borghi poi è profonda poichè tutte e ciquecento case di Rosciolo sono state abbattute o dal sisma oppure dal Genio Militare per colpa del sisma stesso. Marano, viceversa contava 200 case di cui solo due solo sono abbattute, invece le altre non subiscono danni strutturali.

 

Magliano messo in sicurezza dopo il sisma del 1904.

( Immagine da https://www.marsica-web.it/2019/02/24/una-storia-dimenticata-la-scossa-di-terremoto-del-24-febbraio-1904-che-colpi-magliano-dei-marsi-e-la-sue-frazioni-di-rosciolo-e-di-marano/)

 

Dopo il 1904 Magliano e le sue frazioni si sono riprese velocemente gettandosi in un certo senso alle spalle il terremoto. Dopo il sisma l’intero paese è stato puntellato per evitare il crollo rovinoso degli edifici. Nei mesi successivi le case gravemente lesionate sono state  abbattute e ricostruite, mentre nei casi meno gravi sono state riparate. La stessa cosa avviene con gli edifici religiosi (chiese e conventi) che sono rimessi in funzione nel giro di poco tempo, chiaramente un tempo funzione dei danni.

 

Magliano dei Marsi nei primi anni del ‘900. (Immagine da internet)

 

Il paese poi è andato oltre continuando a vivere e cercando di tenersi al passo con i tempi, modificando e misurando se stesso con le novità presenti come l’energia elettrica, approdata a magliano nel 1909, oppure il primo supermercato entrato in funzione nella zona sempre nel 1909. Nel 1910 abbiamo l’approdo a Magliano della prima linea telefonica. Insomma il paese riprende a vivere degnamente…. ma presto una nuova catastrofe ben maggiore avverrà.

Magliano così facendo si qualifica come uno dei borghi più dinamici della Marsica e ciò è evidente anche dalle nuove abitazioni costruite lungo la via Cicolana e lungo via Avezzano, alcune delle quali sono anche in stile liberty. La nascita della nuova zona di Magliano porta anche alla nascita di piazza della Repubblica, che viene divenendo il nuovo centro del paese.

 

 

–  Il convento di San Domenico dopo il sisma del 1904

I danni riportati dal convento sono diversi, ma pare che questi siano riparati abbastanza velocemente nel corso del periodo successivo

 

 

–  Terremoto del 1915

Un nuovo e più terribile terremoto si abbatte sulla Marsica all’alba del 13 gennaio 1915, quindi neanche 11 anni dopo il sisma del 1904.

Da Gioia dei Marsi parte una violentissima scossa che si propaga molto velocemente e con una forza inaudita per tutto il territorio del Fucino e della Marsica intera, producendo danni enormi al patrimonio edilizio e storico, ma soprattutto causando la morte quasi istantanea di circa 30.000 persone. Tutti i paesi della Marsica specie quelli fucensi sono completamente distrutti, la sola Avezzano è rasa al suolo.

 

 

– Il terremoto a Magliano

 

Magliano distrutta dal terremoto del 1915. (Immagine da internet)

Magliano è in gran parte distrutta, molte strutture del paese risultano crollate e soprattutto si registra un alto numero di decessi. Praticamente su 2700 persone presenti nel 1914 a Magliano ne muoiono 1200. Dall’immane tragedia si salvano le poche case di nuova costruzione su via Avezzano e quasi tutto il rione di San Domenico che pur danneggiato non vede crollare le case.

 

 

– Effetti del sisma sul convento di San Domenico

Il convento e la chiesa di San Domenico riportano danni piuttosto gravi con crolli in vari punti delle strutture. Tuttavia nonostante tutto la struttura si dimostra ancora recuperabile. Però questi danni portano alla chiusura del convento e all’abbandono definitivo dei Domenicani da Magliano.

 

 

– I mesi dopo il terremoto e la guerra 1915-18

A Magliano nei giorni, settimane e mesi successivi al sisma vi è una gara di solidarietà per affrancare al meglio la popolazione superstite al tremendo terremoto. Ma siamo nel 1915 e l’Italia sta per entrare in guerra. Per cui lentamente tutti i soldati accorsi per aiutare la popolazione parte per il fronte. Oltre a questi partono molti ragazzi della Marsica che presenti nelle caserme lontane dalla zona, al momento del terremoto si erano salvati.

Questi ragazzi a causa della forte tragedia vengono dispensati dal servizio militare, ma la maggior parte di loro va lo stesso e molti troveranno nella guerra la morte non tornando più alle proprie zone.

La guerra dura 4 lunghi anni fino al novembre 1918. L’Italia uscita dal conflitto è vincente ma con l’economia a pezzi e dopo 600.000 morti, tra cui anche i tanti ragazzi scampati al sisma.

 

 

– La Spagnola

Nel 1918 si abbatte sulla Marsica il virus della Spagnola che miete nel mondo milioni di vittime. Il virus provoca molti morti anche nella desolata Marsica, di cui però al momento non ne conosciamo l’esatto numero, ma ci riserviamo di tornarvi sopra non appena si saprà.

 

 

– Il fascismo e la ricostruzione

Con l’avvento degli anni 20′ si avvia la ricostruzione di Magliano. Alle baracche si sostituiscono le casette asismiche popolari, e piano piano le strutture del paese vengono rifatte.

Gli edifici d’interesse pubblico vengono via via ricostruiti a partire dagli edifici scolastici delle Scuole Elementari rifatti nel 1922 per finire nel 1929 con il completamento del nuovo municipio.

Il nuovo municipio senz’altro degno di nota, dispone di un’ampia sala consiliare e l’intero progetto è stato realizzato e condotto dall’ingegn. Francesco Pietrangeli.

A partire dal 1922 in Italia sale al potere Mussolini come 1 ministro e con lui il Fascismo che in Italia durerà fino al 1943. Sotto il regime di Mussolini avverrà la gran parte della ricostruzione post sisma, per cui  molti edifici avranno le fattezze secondo uno schema architettonico fascista, come per esempio il Sacrario di Magliano costruito nel 1932.

 

 

– L’arrivo dei Francescani nel convento di San Domenico (1922)

A Magliano l’addio dei Domenicani libera gli spazi del convento di San Domenico, che seppure da ristrutturare per i danni del terremoto sono comunque meglio del vecchio convento di San Martino distrutto dal sisma.

I Francescani chiedono nel 1922 al generale dell’ordine domenicano la cessione del convento. Il generale dell’ordine da il suo assenso, ma il vescovo dei Marsi Bagnoli si oppone alla soluzione, che spinge anche il parroco don Vincenzo Giusti a prendere posizione.

Ne segue una lotta fra i francescani e il vescovo. La soluzione dello spostamento dei francescani nel convento risulta favorevole anche al popolo di Magliano, che sostiene in pieno i frati. Addirittura alcuni parrocchiani di Magliano bloccano l’entrata nella chiesa di Santa Maria di Nives, in questo momento chiesa parrocchiale del paese.

In pratica non si permette al parroco di officiare messa. Poco dopo i frati francescani con una prova di forza entrano nel convento di San Domenico occupandolo.

La reazione del vescovo è rabbiosa ed egli per tutta risposta minaccia l’interdetto. A nulla sembra riuscire la forza pubblica nel riportare l’ordine. E’ una vera rivolta all’autorità vescovile. A sedare gli animi interviene poco dopo padre Vincenzo Di Lorenzo, una grande personalità religiosa di Magliano.

Contemporaneamente un inviato della Curia consiglia al vescovo di cedere in cambio delle scuse ufficiali dei frati.

Poco dopo i frati francescani chiedono scusa pubblicamente al vescovo Bagnoli, che accetta le scuse e permette ai frati di occupare il convento di San Domenico. Poco dopo nel 1923 il parroco don Vincenzo Giusti è trasferito ad Avezzano.

 

 

– Restauro anni 20 e 30

I Francescani insediati nel complesso di San Domenico procedono al restauro dell’intera strutture della chiesa e del convento.

Il restauro dell’intero complesso iniziato più o meno nella seconda metà degli anni 20′ viene completato nei primi anni 30′. I lavori d’intervento salvaguardano il complesso della struttura riportandola a uno stile semplice e funzionale valendo in ciò sia per il convento che per la chiesa. Per ottenere ciò vengono eliminate tutte le strutture barocche, che appesantiscono le pareti.

 

 

– Seconda guerra mondiale

Con il proseguire degli anni 30′ la situazione europea diventa sempre più incadescente fino a quando nel 1939 l’invasione tedesca della Polonia, porta l’intera Europa verso una nuova guerra fratricida, che diventa nel giro di poco una nuova guerra mondiale.

L’Italia entra in questa scellerata guerra l’anno dopo nel 1940 nella speranza che pochi morti la facessero diventare una grande potenza vincitrice, che partecipasse alla spartizione del mondo in poco tempo. Le cose non sono andate così.

L’Italia fra il 1940 e il 1943 perde su tutti i fronti di guerra e nel luglio 1943 è invasa dagli alleati. Il fascismo cade in luglio e poco dopo lo stesso Stato monarchico abdica a se stesso con la fuga del re e di tutti i ministri.

In settembre i tedeschi invadono l’Italia fino al basso Lazio instaurando la Linea Gustav quale confine fra la loro zona di occupazione e quella Alleata. Gli Alleati vengono risalendo dalla Sicilia, fino a raggiungere il basso Lazio dove trovano i Tedeschi che stringono il paese.

I Tedeschi stabiliscono il loro centro di comando a Massa D’Albe. Da qui guidano la difesa sulla linea Gustav e nel territorio della Marsica instaurano un regime di polizia molto duro. La popolazione marsicana è spaventata da questa situazione dovendo subire  prima l’occupazione tedesca e poi dai primi mesi del 1944 anche i bombardamenti alleati, che servivano per indebolire i tedeschi.

La battaglia intorno all’Abbazia di Montecassino dei primi mesi del 1944 comporta un coinvolgimento della Marsica sud della Valle Roveto anche in situazioni di guerra aperta, vista la sua posizione.

A Magliano il popolo prega costantemente e il parroco don Augusto fa quel che può per alleviare i bisogni della sua gente. In questo triste ma vissuto arco di tempo sembra non finire mai e sono molti i fatti piccoli o grandi che sembrano dover da un momento all’altro scatenare i tedeschi contro la popolazione inerme.

I mesi per fortuna passano e alla fine nel giugno 1944 i tedeschi sono sconfitti e gli Alleati vengono penetrando nella Marsica e in Abruzzo liberandoli. I Tedeschi sconfitti si ritirano a nord.

A ricordo di quei giorni citiamo qui di seguito gli avvenimenti accaduti tra il 10 giugno e il 13 giugno 1944 a Magliano tra la fase di ritiro dei tedeschi e la venuta degli Alleati.

Nella notte fra il 10 e l’11 giugno 1944, quando ormai è chiara la vittoria alleata, alcuni tedeschi sono incaricati di rallentare la marcia degli alleati. Questo compito viene svolto alla lettera. I tedeschi durante la notte abbattono tutte le linee elettriche e telegrafiche intorno a Magliano.

Addirittura viene distrutto non si sa perchè un antico mulino patrimonio storico del posto dall’anno mille. Contemporaneamente i bagliori sinistri e i forti boati delle mine fatte saltare per distruggere le strutture, spaventano a morte la popolazione di Magliano, ma un gruppo di volenterosi vigila attento nei vari rioni affinchè in quella notte non fosse compiuto dai tedeschi in ritirata alcun danno alla popolazione.

La mattina dopo dell’11 giugno 1944 i tedeschi non c’erano più e nel primo pomeriggio si diffonde la notizia dell’arrivo degli alleati. Una pattuglia alleata arriva in piazza accolta da una folla incredula che tutto fosse veramente finito. L’ingegner Fiorani viene eletto sindaco provvisorio di Magliano.

Il 13 giugno successivo in occasione della festa di San Antonio, padre Ermenegildo con la sua voce calda e appassionata, dall’alto del convento di San Domenico, commenta di fronte a una folla numerosa, gli avvenimenti presenti ricordando come in un filo virtuale i fatti del 20 ottobre 1860 e quelli della sera del 10 giugno 1944, poichè nei due avvenimenti egli scorge la protezione divina.

La guerra seppure finita nella Marsica continuava nel resto d’Italia ma nella Marsica si riprendeva il più velocemente possibile le antiche usanze.

 

 

– Il ritorno alla vita civile: la Lega contadina

Riesplodono tra il 1944 e il 1945 gli antichi asti tra le famiglie terriere del posto e i contadini che riunitisi di nuovo in una Lega contadina procedono all’occupazione delle terre e alla loro semina.

Si generano tensioni fra le parti, ma per fortuna non avviene nulla di particolarmente cruento e l’anno dopo quando la semina produce frutti, questi vengono spartiti tra padroni e contadini in rapporto di 2 al padrone e 3 ai contadini.

Nell’aprile 1945 intanto tutta l’Italia è libera e poco dopo anche la seconda guerra mondiale finisce. La vita riprende e inizia la ricostruzione.

 

 

– Il convento di San Domenico dopo la guerra

Alla fine della guerra osserviamo che il convento di San Domenico non ha riportato danni e questo consente una veloce riapertura della struttura per il paese di Magliano dei Marsi.

 

 

– Il convento di San Domenico durante la ricostruzione

Convento di San Domenico negli anni ’50. (Immagine da internet)

 

Il secondo dopoguerra a Magliano come nel resto della Marsica, significa ricostruzione dei danni provocati dalla guerra, specialmente dai bombardamenti e risoluzione del problema delle terre con i grandi e medi proprietari terrieri.

Sul piano della ricostruzione materiale a Magliano non abbiamo una situazione critica come nei vicini centri di Massa d’Albe e Avezzano, tuttavia la ricostruzione riguarda anche l’aspetto spirituale, e in questo senso la ripresa dell’attività spirituale in un tempo di pace della chiesa e del convento di San Domenico, ora con i frati Francescani, permette una maggiore accoglienza e un migliore aiuto alla comunità di Magliano.

Sul piano politico gli anni 1946-50 sono un periodo di tensione soprattutto tra Torlonia e i contadini per la questione delle terre. Ma nel 1951 si arriva grazie anche alla nuova riforma agraria, all’esproprio delle terre di Torlonia e all’assegnazione di queste ai contadini locali.

Questo però si rivela insufficiente per arginare una crisi economica permanente e ciò spinge molti giovani ad emigrare in altre città nel corso degli anni 50 e 60 portando ad uno spopolamento anche a Magliano.

L’attività del convento, proprio in presenza di questa emigrazione forzata e quindi di una crisi nel sistema economico della Marsica, si attiva come può per alleviare tensioni e diminuire i problemi  di coloro che rimangono a vivere in paese.

 

 

– Il convento di San Domenico negli anni del Boom e nei turbolenti anni 70′

Gli anni del boom economico italiano del periodo 1958-64 si concentrano soprattutto al nord, anche se anche nelle zone del centro  di riflesso fanno sentire una certa novità positiva, che però si consoliderà solo anni più tardi.

In pratica negli anni 60′ si riescono a porre le basi per lo sviluppo produttivo della Marsica negli anni avvenire. Per ora però la zona ancora soffre al livello economico e i paesi marsicani accusano una forte emigrazione.

Questo fenomeno si accentua anche nella seconda metà degli anni 60 e nella prima metà degli anni 70. Diciamo che fino al 1975 l’emigrazione marsicana verso il nord Europa e le grandi città italiane prosegue a ritmi sostenuti.

Tuttavia la politica nazionale con le sue iniziative di politica infrastrutturale ed industriale riesce a favorire un certo sviluppo economico.

Il convento di San Domenico a Magliano coglie il nuovo spirito dei tempi con i suoi bisogni, ma soprattutto le sue inquetudini, che spesso portano a gravi episodi come gli attentati ben presenti in questi anni. 

La risposte dei monaci di Magliano a queste paure e bisogni viene data in vari modi, secondo anche i dettami del Concilio Vaticano II, tra cui una maggiore attività sociale.

In questi anni questa attività sociale si concretizza con la realizzazione del progetto, portato avanti dai frati Minori di Magliano sotto la guida attenta di Padre Corrado, di una casa di riposo per gli anziani realizzata all’interno del convento di San Domenico.

 

 

– La nascita del nucleo industriale e l’emigrazione

 

Magliano dei Marsi fine anni ’50 inizio anni ’60. (Immagine da internet)

 

A Magliano dei Marsi dopo la guerra si avvia sia il restauro del borgo antico, che la costruzione di nuove aree urbane. Il paese viene ad allargarsi nell’area pianeggiante sottostante e sempre qui si riavviano le attività agricole precedenti la guerra.

 

Magliano dei Marsi negli anni ’60. (Immagine da internet)

 

Ma passati i primi anni dal conflitto si avvia la ricostruzione del nucleo industriale del paese. Precedentemente al conflitto Magliano è sempre stato uno dei paesi più dinamici sul piano artigianale-industriale della zona. Ora si ricomincia da capo e nel giro di 10-15 anni il nucleo artigianale – industriale del paese rinasce lungo la via Tiburtina diversificandosi in molti settori dal legname, ai mobili, alla lavorazione delle pietre, ecc.

 

Piazza della Repubblica di Magliano dei Marsi negli anni ’60. (Immagine da internet)

 

Certo affinchè queste attività possano tornare a funzionare bene ci vuole tempo e lavoro, ma l’importante è ripartire. Nel frattempo le tante altre persone che non riescono a trovare lavoro nella zona si trasferiscono via, chi all’estero privilegiando le destinazioni del Nord Europa e chi l’Italia con le grandi città del nord che vengono espandendosi economicamente e in modo accelerato. Purtroppo a causa di questo spopolamento la popolazione del paese scende vistosamente passando dalle 4058 unità del 1951 alle 3081 del 1971.

 

La fontana di Saturno a Magliano dei Marsi negli anni ’60. (Immagine da internet)

 

Nei successivi anni ’70 grazie alla forte azione governativa vengono costruite le autostrade A24 e A25 che apportano benessere alla zona, fosse solo perchè i prodotti del posto vengono spediti via in modo più veloce e sicuro.

Fatto è comunque che il nucleo industriale del paese accelera la sua corsa esplodendo come tutto il territorio nei primi anni ’80. Ciò genera un ritorno economico importante e quindi maggiore lavoro, determinando un arresto dello spopolamento in atto da decenni. Anzi lentamente alcuni ritornano e la popolazione torna a crescere.

 

 

– Una parte del convento di San Domenico diventa anche casa di riposo per anziani

All’inizio degli anni 70′ i frati Minori di Magliano con la collaborazione del parroco locale don Antonio Rosa e delle autorità civili di Magliano restaurano una parte del vecchio convento adibendolo a casa di riposo per anziani.

Questa casa di riposo entra in funzione all’incirca nel 1980-81 sotto il nome di Casa di riposo Immacolata di Magliano dei Marsi. Il servizio di assistenza agli anziani viene svolto dalle suore francescane di “Santa Filippa Mareri” dal 1981.

 

 

– Il boom marsicano e il rilancio dei vecchi borghi

Sul piano politico e sociale, Magliano come il resto della Marsica, vive all’inizio degli anni 80′ un boom economico senza precedenti, che permette al territorio di affrancarsi dalla perdurante crisi economica nella quale versa da secoli, consentendo con ciò una crescita senza precedenti.

A Magliano il boom economico è stato favorito dalla costruzione delle autostrade A24 e A25, che hanno messo ben in collegamento la Marsica con il resto dell’Italia. Addirittura ad un certo punto è stato creato lo svincolo autostradale presso Magliano, che ha ulteriormente favorito la crescita del paese.

Da ciò ne deriva un enorme rilancio sociale che parte a metà anni 80′ e prosegue in modo sempre più sostenuto negli anni 90′. Questo rilancio si esplica con il lancio di nuove iniziative culturali sia a Magliano che in altri paesi della Marsica e allo stesso tempo con iniziative di recupero della memoria storica persa con il terremoto del 1915

Questo recupero di memoria storica viene espresso con il recupero dei vecchi borghi e il lancio di nuove iniziative culturali che vengano a ridare smalto alla storia passata. Da qui ne segue la nascita di diversi musei cittadini.

 

 

– I Frati Minori di Magliano.

All’inizio degli anni 80′ e per tutto il resto del XX secolo, il convento di San Domenico continua ad esistere e a svolgere la sua attività religiosa di assistenza presso la comunità di Magliano dei Marsi.

 

 

– Restauro della chiesa di San Domenico 1980 

Nel 1980 la chiesa di San Domenico è sottoposta a nuovi lavori di ristrutturazione come il rifacimento del pavimento e del manto di copertura in laterizio.

 

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XXI secolo

 

– Magliano dei Marsi negli anni 2000

Magliano dei Marsi nel 2010. (Immagine da Googlemap)

 

All’inizio del nuovo secolo il paese di Magliano è un paese ricco ed in ascesa economica, perdurando ormai da molti anni una discreta crescita economica.

 

Magliano dei Marsi nel 2010. (Immagine da Googlemap)

 

Nel corso degli anni 2000 il paese prosegue nella sua restaurazione, nel lancio di nuove iniziative turistiche così come nel mantenimento di alcune ormai tradizionali come l’infiorata del Corpus Domini, attiva nel paese dal 1985. Quest’ultima iniziativa consiste in un infiorata che viene riproposta ormai da tanti anni a Magliano in occasione del Corpus Domini che si snoda per la via principale del paese.

 

Infiorata di Magliano dei Marsi del 2007. (Immagine da http://www.coralepadrefrancesco.it/Pagine/Infiorata.htm)

 

Questo bellissimo, lungo, splendido tappeto dai colori vivaci, durante il giorno viene ammirato dagli abitanti del borgo di Magliano e dai tanti visitatori che si recano in questa località per ammirare la cittadina infiorata, trattandosi ormai di un’esperienza consolidata e conosciuta.

 

 

– La decadenza del convento di San Domenico 

Convento di San Domenico di Magliano dei Marsi (2011) – (Immagine da Googlemap)
 
Il convento di San Domenico a causa della mancanza di nuovi monaci entranti nel convento, si avvia verso una decadenza, nonostante che la struttura risulti ancora pienamente funzionante.

 

 

– Terremoto dell’Aquila del 2009

Nel 2009 avviene il terremoto dell’Aquila che devasta l’intera città e causa danni alle zone limitrofe come la Marsica.

Nella Marsica i danni del sisma non sono gravi e si concentrano per lo più  sulle chiese, dove si hanno i maggiori danni. Ciò vale per la maggior parte dei borghi, tranne che per alcuni casi isolati dei paesi più vicini all’Aquila, tipo Ovindoli, Rocca di Mezzo e per tutti quelli dell’Altopiano delle Rocche.

 

 

– L’effetto del sisma su Magliano e  il convento di San Domenico

Come accaduto ad altri luoghi anche a Magliano si registrano danni per il sisma dell’Aquila e la maggior parte sono per fortuna consistenti in lievi danneggiamenti a muri privati e pubblici.

Ebbene tra le strutture pubbliche vi è anche la chiesa di San Domenico che vede la presenza di crepe sui muri. A causa di ciò la struttura viene chiusa in attesa di restauro. Allo stesso tempo anche il convento pur non riportando danni dalla scossa subisce la chiusura definitiva a causa della mancanza di nuovi monaci che vengono ad abitarlo.

 

 

– Il convento e la chiesa di San Domenico negli anni 2010

 

Il complesso conventuale di San Domenico (2018). (Immagine personale)

 

Con il terremoto dell’Aquila il complesso conventuale di San Domenico subisce una vera battuta d’arresto con la chiesa di San Domenico che rimane chiusa e inagibile in attesa d’interventi di restauro e Il convento che chiude per mancanza di frati.

Tuttavia il convento rimane aperto grazie alla volontà di alcuni volontari, che curano la struttura mantenendola agibile e funzionante.

A questo punto concludiamo qui questa breve dissertazione storica sul complesso conventuale di San Domenico, augurandoci che vi sia quanto prima un grande intervento restaurativo sull’intero complesso conventuale, o almeno della chiesa di San Domenico, autentico gioiellino del borgo marsicano.

 

 


 

 

STRUTTURA DELLA CHIESA E DEL CONVENTO DI SAN DOMENICO

 

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CHIESA DI SAN DOMENICO

 

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Ubicazione

La chiesa di San Domenico del XV secolo si trova all’interno del paese di Magliano dei Marsi.

 

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Pianta

La chiesa è stata creata con una pianta ad andamento longitudinale a navata unica con copertura piana.

 

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Struttura interna

 

La disposizione interna della chiesa è a navata unica e all’interno di questa abbiamo dieci cappelle cinque per lato. Queste cappelle sono decorate con motivi tardo-rinascimentali tranne che per i lacunari sulla volta, dipinti a chiaroscuro, fatti dai fratelli Cianciarelli. Sullo sfondo abbiamo l’altare sempre nello stile generale della chiesa.

A sinistra di questo troviamo il pulpito in legno nello stile tipico delle chiese domenicane. Questo si colloca sulla sinistra dell’altare in alto ed è particolare per la copertura a baldacchino. Tutto ciò serve per dare maggiore risonanza alla voce del predicatore.

Sul piano strutturale abbiamo l’edificio fatto in muratura portante in pietrame sulla quale poggia il soffitto piano e il tetto ligneo. La copertura è composta da tetto a due falde rivestito in coppi.

La pavimentazione è fatta da piastrelle in graniglie e monocottura nella navata, mentre è in lastredi granito e marmo nella zona presbiteriale.

 

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Facciata

 Facciata della chiesa di San Domenico. (Immagine personale)

 

La facciata della chiesa appare semplice, ponendosi sul lato sinistro dal convento, e si presenta con l’attacco al cielo ad andamento orizzontale, sovrastata da un timpano curvilineo.

 

Portale d’ingresso della chiesa. (Immagine personale)

 

Il portale che caratterizza l’intera facciata è di stampo rinascimentale, fatto in pietra e rialzato di tre gradini,. Questo portale è articolato da due lesene con capitelli corinzi ,con sovrastante trabeazione e lunetta semicircolare. 

 

Finestre della facciata della chiesa di San Domenico. (Immagine personale)

 

Il sistema delle bucature è costituito dalla porta d’ingresso in legno con sovrastante coppia di finestre centinate speculari a quest’ultimo.

Sulla facciata tra la chiesa e il convento appaiono un busto e una targa, apposti nel 1959, a ricordo di Padre Panfilo Pietrobattista, grande monaco di questo convento vissuto nel XIX secolo.

 

Busto e targa a ricordo di Padre Panfino Pietrobattista.

(Immagine personale)

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Campanile

Campanile della convento di San Domenico

 

La torre campanaria è in muratura di pietrame a vista. La forma  della torre  è a base quadrata ubicata nella parte retrostante della chiesa. la Cella campanaria si presenta con monofore nelle facce e copertura piana.

 

 

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CONVENTO DI SAN DOMENICO

 

 

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Ubicazione

Come nel caso della chiesa abbiamo il relativo convento di San Domenico che ponendosi accanto alla chiesa, si trova all’interno del centro abitato di Magliano dei Marsi.

 

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Struttura interna

Chiostro del convento. (Immagine personale)

 

La struttura del convento si struttura intorno al chiostro quadrangolare con portici sui quattro lati, aventi ognuno.

 

Chiostro del convento. (Immagine personale)

 

Le volte che si affacciano sul portico sono quattro e poggiano su possenti pilastri.

La grotta con l’Immacolata Concezione e il Cristo con le braccia  in posizione di accoglienza. (Immagine personale)

 

In fondo alla parete entrante troviamo una piccola grotta con la statua dell’Immacolata Concenzione. A fianco alla statua della Madonna e della grotta, abbiamo una statua di Gesù con le braccia in posizione di accoglienza.

 

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Facciata

Facciata del Convento di San Domenico (Immagine personale)

 

Facciata del Convento di San Domenico (Immagine personale)

 

La facciata del convento non mostra particolari interessanti, in quanto la struttura esterna appare sobria e compatta suddivisa in due parti, una frontale e l’altra laterale. Il sistema generale della facciata è costituito dalla porta d’ingresso in legno con sovrastante finestre di disegno simile a quello del portale.

 

Portale d’ingresso al convento. (Immagine personale)

 

Sicuramente di tutta la facciata del convento spicca anche qui il bel portale d’ingresso, che al pari di quello della chiesa, appare ben decorato specie nel disegno della cornice. Certo questo portale, della stessa epoca del portale della chiesa, appare di minore importanza in quanto lavorato in modo meno fine.

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BIBLIOGRAFIA

 

 


CONVENTI DELLA MARSICA


MAGLIANO DEI MARSI


STRUTTURE E MONUMENTI DI MAGLIANO DEI MARSI