CAPISTRELLO – CHIESA DI SANT’ANTONIO DA PADOVA


STRUTTURE E MONUMENTI DI CAPISTRELLO


 

POSIZIONE DELLA CHIESA DI SANT’ANTONIO DA PADOVA DI CAPISTRELLO

 

 

 

 

 


STORIA DELLA CHIESA DI SANT’ANTONIO DA PADOVA DI CAPISTRELLO

 

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XII secolo

La chiesa di Sant’Antonio di Padova di Capistrello è una chiesa antica risalente come prima costruzione al XII secolo. In primo momento la chiesa ha un altro nome ovvero San Pietro. La chiesa originale di San Pietro è citata nel 1115 nella bolla di Papa Pasquale II.

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XIII – XIV secolo

 

Nel 1268 abbiamo la vittoria della battaglia dei Piana Palentini di Carlo I d’Angiò su Corradino di Svevia. Questa grande battaglia segna l’inizio di una nuova fase riorganizzativa del territorio marsicano. Capistrello dopo un’iniziale fase d’indipendenza come feudo, sembra ricadere sotto l’amministrazione della contea di Tagliacozzo e segue poi questa nelle fasi alterne della sua storia successiva.

Con il nuovo governo angioino Capistrello viene maggiormente valorizzata essendo il punto di collegamento più importante fra sud e centro Italia. Tra fine XIII e inizio XIV secolo il governo angioino cerca di controllare meglio il territorio tramite vari provvedimenti, che riescono a migliorare di riflesso anche la condizione economica del paese.

A Capistrello in questo periodo viene istituita una dogana per l’esenzione del dazio, viene migliorato il transito di bestiame, viene istituita una permanente guarnigione di frontiera, viene realizzato un catasto onciario, viene migliorata la custodia dei passi.

Nel XIII secolo la chiesa di San Pietro continua ad avere questo nome all’incirca fino al 1349.

In questo anno avviene un gravissimo terremoto nel centro Italia che flagella l’Abruzzo, il Lazio e altre regioni. La Marsica riporta molti danni da questo sisma, ma nel caso specifico di Capistrello non abbiamo fonti che ci dicano se e quanti danni vi siano stati nel paese. E’ lecito supporre che visti i danni in altri centri limitrofi anche Capistrello ne abbia avuti.

Fatto è che in questo periodo la chiesa di San Pietro muta il proprio nome in S. Antonio Abate. Di solito il cambio di nome segna coincide con una ristrutturazione importante o ricostruzione del bene stesso. Quindi è facile immaginare che la chiesa possa essere stata gravemente danneggiata dal sisma e successivamente ricostruita assumendo poi un nuovo nome.

Nel resto del secolo XIV ritroviamo Capistrello e il suo territorio ancora soggetto alla contea di Tagliacozzo e quindi agli Orsini, che dal 1294 governano la contea abruzzese.

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XV – XVII secolo

 

Nel corso del XV secolo Capistrello è coinvolta nelle lotte di potere tra gli Orsini e i Colonna per il predominio delle contee d’Albe e Tagliacozzo. Capistrello, situandosi nella gola di passaggio tra la Valle Roveto e il Fucino, è un punto di comunicazione importantissimo.

Per questo motivo troviamo gli eserciti degli Orsini e dei Colonna che spesso passano di qui per andare o venire tra la Valle Roveto e il Fucino e quindi tra sud e centro Italia.

Le lotte di potere tra le due grandi famiglie romane vengono a impoverire il territorio nella prima metà del XV secolo.

Nel 1456 avviene il tremendo terremoto dell’Irpinia che provoca danni ingenti nella Marsica. In questo caso seppure non abbiamo fonti certe, quasi sicuramente anche Capistrello ha risentito del sisma e le sue chiese è probabile che si siano danneggiate.

Tra il 1456 e il 1497 il territorio di Capistrello è ancora soggetto a Tagliacozzo, ma viene interessato dalle lotte di potere tra Ruggero Acclozamora e Antonio Piccolomini.

Ruggero Acclozamora dopo essre stato defenestrato dalla conduzione della contea di Celano nel 1462, si rifugia a Balsorano e da qui attua numerose incursioni contro Antonio Piccolomini nuovo conte di Celano.

La guerra fra i due interessa tutta la Valle Roveto e ciò va avanti fino al 1470, allorquando Ruggero non si ritira in Francia e permette ad Antonio di prendere possesso del territorio.

Contemporaneamente abbiamo le continue battaglie fra Orsini e Colonna per il controllo delle due contee, alla fine però i Colonna vincono nel 1497 sostituendo gli Orsini nel controllo sia delle contee d’Albe che di Tagliacozzo. Le due contee sono poi fuse insieme nel nuovo ducato di Tagliacozzo soggetto ai Colonna.

Nel primo Cinquecento Capistrello soggetta ora ai Colonna e a un maggiore controllo vede migliorare la propria economia. I vecchi lavori di molitura, l’attività agricola vedono un leggero miglioramento e a ciò si aggiuge lo sviluppo di nuovi mestieri come la pastorizia transumante e la lavorazione delle pelli, del cuoio e della pietra calcarea, che in seguito acquisterà maggiore sviluppo.

A fine Cinquecento abbiamo il passaggio della Diocesi dei Marsi da San Benedetto a Pescina, ciò segna un rilancio dell’attività pastorale della diocesi che vede di riflesso una maggiore attenzione alle chiese del territorio.

La chiesa di Sant’Antonio di Capistrello da tempo mostra segni di decadenza sia a causa dei terremoti che dell’usura del tempo. Ebbene a inizio XVII secolo la chiesa viene ristrutturata profondamente secondo lo stile tardo rinascimentale

I lavori consistono in un ampliamento della struttura con pianta basilicare a tre navate, con volta centrale rialzata e facciata a tre spioventi. Dopo questo grande intervento la struttura religiosa muta ancora di nome assumendo il nome definitivo di chiesa di Sant’Antonio da Padova.

 

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XVIII – XIX secolo

 

Tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo l’Abruzzo è soggetto a nuovi importanti terremoti, e nella Marsica questi sismi producono nuovi danni. Non sappiamo al momento per scarsità di fonti quali e quanti danni questi sismi abbiano provocato nel paese, ma sicuramente le varie scosse di terremoto del 1695, 1703 e 1706 si sono sentite distintamente, producendo scuotimenti anche importanti. A questo riguardo ricordiamo che le scosse del 1703 e del 1706 sono avvenute in Abruzzo, all’Aquila e nel complesso montuoso della Majella, quindi a maggior ragione i sismi sono stati avvertiti in modo forte nella zona della Marsica.

Tuttavia la mancanza di citazioni di ristrutturazioni della chiesa di Sant’Antonio in questo periodo lascerebbero supporre una mancanza di danni.

Ciò comporta che la chiesa di Sant’Antonio continui a mantenere il suo carattere tardo rinascimentale, pur in presenza di qualche miglioramento stilistico tendente al Barocco.

Fatto è che la chiesa sembra non subire ristrutturazioni importanti, fatta eccezione per qualche restauro di manutenzione, fino all’inizio del XX secolo.

Sul piano sociale Capistrello rimane soggetta ai Colonna fino al 1806, allorquando in seguito alla seconda occupazione francese del regno di Napoli, i Francesi aboliscono i diritti feudali, che segna la fine del ducato di Tagliacozzo.

Nel 1815 il felice periodo francese termina con la caduta di Napoleone e il ritorno dei Borbone, che sotto la nuova dicitura di re delle Due Sicilie inaugurano il loro secondo periodo di governo.

Durante il periodo borbonico che dura fino al 1860 Capistrello viene interessata dal 1850 in avanti all’opera di prosciugamento del Lago Fucino messa in piedi dal banchiere
Torlonia.

Il Lago Fucino nella prima metà del XIX secolo era tornato dopo un lungo periodo di tranquillità a creare nuovi problemi con nuove alluvioni nelle zone rivierasche del Fucino. Per cui il governo borbonico studiando una soluzione al problema l’aveva finalmente trovata in Torlonia.

Il Banchiere Torlonia capendo l’importanza dell’opera e i grandi guadagni che ne sarebbero derivati decide di finanziare la costruzione di una nuova galleria sotterranea che consentirebbe il prosciugamento del lago. La galleria termina al di sotto di Capistrello, dove abbiamo lo scolo delle acque del lago che vengono a riversarsi nel fiume Liri, che nasce poco distante a Cappadocia.

L’opera dura vent’anni e vede l’intero paese impegnato nella costruzione della nuova galleria, che ricalca quasi interamente il percorso della galleria romana di Claudio, costruita 2000 anni prima.

Durante questo periodo arrivano molti operai per la realizzazione dell’opera e molti di questi si trasferiscono a Capistrello, che vede un aumento di popolazione. In questo contesto le chiese del paese vengono maggiormente vissute, essendo gli operai quasi tutti cattolici osservanti.

Addirittura Torlonia per la presenza di tanti nuovi operai fa costruire una nuova chiesa nella parte più vicina alla zona dei lavori, ovvero la chiesa di Santa Barbara, ancora oggi attiva.

Arriviamo quindi al 1860 anno della fine del regime borbonico a causa della rivoluzione garibaldina e la successiva unione del sud Italia al resto delle regioni del nord, che vengono a formare il nuovo stato nazionale italiano sotto lo scettro dei Savoia.

Nel 1861 si forma infatti il nuovo regno d’Italia. I lavori dell’opera fucense nella Marsica proseguono nonostante il cambio politico e giungono a conclusione nel 1876, dando inizio a una rivoluzione economica e sociale per tutta la Marsica.

Al posto del vecchio lago ora vi è una grande distesa di terra fertile soggetta ai Torlonia che avviano una grande produzione agricola; qui molti ex pescatori ora si riciclano a braccianti agricoli e sono molti gli abitanti di Capistrello che si ritrovano loro malgrado nella nuova mansione agricola.

Il cambiamento però almeno nella fase iniziale non porta benessere perché è un qualcosa di grande che ha bisogno di tempo per riorganizzarsi.

Ma grazie alla forza dei Torlonia piano piano il nuovo territorio prende forma con tante nuove strutture viarie e ferroviarie che permettono alla Marsica di uscire dal suo stato d’isolamento permanente.

L’economia della Marsica verso la fine del secolo XIX inizia a migliorare, ma ciò non basta e molta gente prende la via dell’emigrazione. Capistrello vede molta gente partire in cerca di fortuna tra fine Ottocento e inizio Novecento.

La chiesa di Sant’Antonio in tutto ciò accompagna e aiuta spiritualmente in modo continuo tutta la comunità del paese, che continua ad essere legata inmodo profondo a Sant’Antonio nonostante il trascorrere del tempo.

 

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XX secolo

 

Tutto ciò dura fino al 1915, allorquando il tremendo terremoto di Gioia dei Marsi distrugge tutta la Marsica, producendo moltissimi morti e una distruzione completa delle abitazioni e strutture pubbliche d’interi paesi.

Capistrello nel sisma riporta 93 morti e moltissimi danni materiali, ma confrontato con altri paesi la situazione non appare catastrofica.

La chiesa di Sant’Antonio risulta semidistrutta e ci vorranno molti anni prima di vedere la ricostruzione della struttura tanto cara agli abitanti di Capistrello.

Nel frattempo vengono anni duri, gli anni della prima guerra mondiale e la ricostruzione del paese marsicano è in parte rimandata in attesa di momenti migliori. Dopo la guerra nel 1918 inzia una parziale ricostruzione del paese con le famose casette asismiche.

Nei successivi anni vengono via via ricostruiti gli edifici pubblici e in pieno regime fascista negli anni 1930 vengono avviati i lavori di ricostruzione della nuova chiesa.

Fin dall’inizio si cerca di ricostruire la nuova struttura religiosa cercando di renderla il più simile possibile alla vecchia chiesa. I lavori della nuova chiesa si completano nel 1938. La chiesa che ne esce risulta una struttura molto simile a quella che l’ha preceduta.

Successivamente arrivano i duri tempi della nuova guerra mondiale che si trascina fino al 1945.

In questo periodo Capistrello vive in modo intenso la prima fase del conflitto con diversi suoi figli impegnati nei vari fronti di guerra, ma soprattutto subisce in pieno la successiva occupazione tedesca.

Nel 1943 dopo la caduta di Mussolini e del Fascismo, l’Italia è invasa dagli Alleati che la liberano da sud, ma da nord si ha l’occupazione tedesca che arriva fino a Frosinone.

I tedeschi creano la linea Gustav, confine con l’area alleata. La Marsica tra l’ottobre 1943 e il maggio 1944 viene sottoposta a un duro regime di polizia. I Tedeschi in più occasioni si rendono colpevoli di gravi atti nei confronti della popolazione.

A Capistrello si verificano alcuni tra i più tremendi crimini nazisti compiuti nella Marsica. Le chiese sono in questa fase uno dei pochi luoghi di sollievo per la popolazione. La chiesa di Sant’Antonio è molto frequentata in questa triste fase.

Con il 1944 oltre alla crudeltà tedesca si aggiungono i bombardamenti alleati sulla Marsica, che servirebbero per indebolire il nemico tedesco, ma l’unico risultato che raggiungono le bombe è il terrorismo psicologico perpetrato sulla popolazione indifesa.

Capistrello essendo come in tutta la sua storia il punto di passaggio obbligato per la Valle Roveto è naturalmente molto presidiato dai tedeschi. Qui purtroppo i tedeschi compiono alcuni massacri importanti e di cui riparleremo nella storia di Capistrello.

Finalmente nel giugno 1944 gli Alleati sfondano la linea Gustav e penetrano nel centro Italia. Fra il 7 e il 12 giugno 1944 l’intera Marsica è liberata dai tremendi occupanti, ora in fuga.

Dopo la liberazione del centro Italia e di Roma nel giro di alcuni mesi l’intera Italia è libera e un nuovo capitolo si apre.

Si apre la ricostruzione materiale e spirituale dell’Italia. La Marsica vede una veloce ricostruzione delle sue strutture viarie più importanti tra il 1945 e il 1950.

Nello stesso periodo giunge a conclusione dopo importanti scontri anche la vicenda delle terre fucensi, che si conclude con la sconfitta dei principi Torlonia e l’assegnazione delle terre agli agricoltori marsicani.

Capistrello vede negli anni 50′ la sua ricostruzione nelle parti danneggiate dal sisma e dalla guerra. La chiesa di Sant’Antonio miracolosamente illesa dalla guerra torna ora a vivere in modo più sereno il suo ruolo di chiesa principale del paese.

Nello stesso periodo abbiamo una nuova emigrazione dei giovani verso l’estero a causa della cattiva economia. Capistrello come altri paesi della Marsica si spopola, mentre continuano i lavori e i progetti per rendere la Marsica un luogo più sviluppato e meglio collegato.

Nascono tra gli anni 60′ inizio 70′ alcune strutture importanti come Telespazio, ma soprattutto le arterie autostradali A24 e A25 che migliorano di molto i collegamenti con le altre regioni italiane.

Nello stesso periodo abbiamo un primo grande intervento di restauro della chiesa di Sant’Antonio avvenuto tra il 1975 e il 1981. Il restauro della struttura si rende necessario a causa del decadimento della chiesa. I lavori si concentrano nel restauro della facciata principale e nel rifacimento del tetto della sola navata centrale. Nelle altre due navate viene sostituito solo il manto di copertura.

Nel frattempo negli anni ’80 abbiamo il grande boom economico della Marsica che viene a coinvolgere anche Capistrello seppure in forma meno evidente che in altri borghi.

La chiesa di Sant’Antonio continua ad essere anche in questa ritrovata fase di benessere uno dei centri del paese, e accompagna in modo vivo tutte le iniziative a sostegno del borgo marsicano.

Tra il 1989 e il 1991 abbiamo poi un secondo restauro della chiesa, che in qualche modo completa quello precedente. In questa circostanza si hanno lavori di decorazione delle pareti perimetrali e delle colonne interne.

 

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XXI secolo

 

Con il nuovo secolo Capistrello si concentra nel suo rilancio urbanistico andando a migliorarsi con l’introduzione di nuovi monumenti, la ristrutturazione della sua rete viaria interna e la ristrutturazione dei vecchi monumenti.

Come molti altri centri della Marsica, Capistrello vive la stagione della crisi economica mondiale in modo sofferto, ma cerca ulteriormente di rilanciarsi migliorando la propria domanda turistica.

In ciò i Cunicoli di Claudio vengono a rappresentare una grande risorsa, che dopo essere stati restaurati vengono ora rivissuti in chiave turistica, apportando nuova linfa al paese.

 

La chiesa di Sant’Antonio oggi.

(Immagine personale)

 

Anche in questa fase la chiesa di Sant’Antonio segue e aiuta il paese nel suo rilancio turistico, anche attraverso se stessa vista ormai anche come un grande bene storico.

Nel 2009 e nel 2016-17 la Marsica è stata scossa dai terremoti dell’Aquila e di Amatrice, che però non hanno causato danni importanti, permettendo alla chiesa di Sant’Antonio e agli altri beni storici di sopravvivere.

 

 


 

STRUTTURA DELLA CHIESA DI SANT’ANTONIO DA PADOVA DI CAPISTRELLO

 

UBICAZIONE

Chiesa di Sant’Antonio da Padova.

(Immagine personale)

 

La chiesa di Sant’Antonio di Padova si trova ubicata all’interno del paese di Capistrello ed è una chiesa che risale come prima costruzione al XII secolo.
Attualmente la chiesa che vediamo ha una struttura sul odello di quella del XVII secolo.

 

 

PIANTA

La pianta della chiesa è a croce latina a tre navate con transetto

 

 

STRUTTURA INTERNA

La chiesa abbiamo detto che è a tre navate, che sono delimitate da forti colonne.

Nella navata centrale troviamo l’abside che risulta a pianta semicircolare.  L’area presbiteriale è sopraelevata di alcuni gradini rispetto al piano di calpestio.

La copertura della navata centrale e del transetto è a capanna in legno, invece le due navate laterali si presentano a falda unica in latero-cemento.

La struttura portante della chiesa è fatto in gran parte da pietre forma irregolare di dimensione varia, la parte angolare invece è ad angolo retto. Nella parte alta del retro-prospetto, è visibile una parte realizzata con mattoni.

 

 

FACCIATA PRINCIPALE

 

Facciata della chiesa di Sant’Antonio. (Immagine
personale)

 

La facciata principale si presenta con una forma a capanna divisibile in tre parti. Nella parte centrale abbiamo il portale principale in legno, sovrastato da una lunetta dipinta.

Al di sopra del portale principale troviamo un rosone circolare. Ai lati invece abbiamo altri due portali, uno per ogni parte. Al di sopra di loro vi sono due lunette dipinte, mentre più in alto vi sono due finestrelle a forma rombica murate. L’intera facciata è rivestita in travertino

 

 

FACCIATE SECONDARIE

Le facciate secondarie sono in gran parte prive di intonaco e mostrano la muratura costituita da pietre di differente forma e dimensione.

 

 

CAMPANILE

Campanile della chiesa di S. Antonio da Padova.
(Immagine personale)

 

Struttura in pianta quadrata rivestita con lastre in travertino. La cella campanaria si presenta con monofora sui quattro lati e la copertura è a cuspide piramidale.

 

 


BIBLIOGRAFIA

 

1) https://necrologie.repubblica.it/chiese/provincia-4-aquila/citta-1314-capistrello/2625-chiesa-di-santantonio-di-padova

 


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