CASTELLO DI SAN DONATO


STRUTTURE E MONUMENTI DI TAGLIACOZZO


 

 

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XI secolo

 

–  La contea dei Marsi a metà XI secolo

Siamo alla metà del secolo XI e nella Marsica regna il conte Berardo V. Egli viene sostenuto dai fratelli si trova a combattere lo zio Oderisio II che sta cercando di distaccare la Marsica occidentale dal resto della contea dei Marsi.
Ciò sta avvenendo dapprima attraverso la fondazione della diocesi di Carsoli con sede nella chiesa di Santa Maria in Cellis gestita dal figlio di Oderisio, Attone come vescovo diocesano e poi attraverso una serie di alleanze e rafforzamento militare. Lo scontro in seno alla famiglia comitale è totale. Berardo V prende le dovute iniziative prima incoraggiando la riunificazione ecclesiastica della Diocesi dei Marsi, che avviene nel 1057 con la deposizione di Attone e poi con un confronto militare presso il Lago Fucino  tra le truppe di Berardo e quelle dello zio Oderisio nel 1066. Lo scontro porta  alla vittoria di Berardo V e all’arresto di Oderisio e di alcuni suoi figli.

 

 

– Nascita del castello di San Donato (definito anche castello di Pomperano)

Il castello di San Donato viene costruito da Oderisio II presso la cima del monte Forcella negli anni 1040-1060. Il castello posto in posizione panoramica e strategica controlla la valle dell’Imele e la via Valeria. Il maniero si pone al di sopra del villaggio La Porta, costituitosi tra la fine del X e l’inizio dell’XI secolo intorno alla chiesa di Sant’Erasmo d’età X-XI secolo.

Il castello  probabilmente viene a sostituire un precedente fortilizio costruito nel X secolo a guardia della zona. Il castello per come è posizionato riesce a porsi in perfetto collegamento visivo con i manieri di Castelvecchio a ovest, i castelli di Tremonti e Tagliacozzo a ovest e Girifalco a sud.

 

 

– Menzioni del castello

Il castello di San Donato viene citato per la prima volta in una Bolla da Papa Stefano IX nel 1057.

Successivamente nel 1067 il castello viene citato nuovamente come residenza del conte dei Marsi Oderisio II. Egli afferma di essere “abitator sum in castellu qui Pomperanu vocatur” e cita la chiesa di S. Erasmo in “ipso territorio de Pomperano in loco ubi Petra dicitur”.

Per quel che si pensa è che il castello sia rimasto di proprietà di Oderisio II fino alla sua morte, pur essendo questo stato arrestato precedentemente dal nipote Berardo V e rinchiuso in un altra fortezza.

 

 

– La contea dei Marsi a fine XI secolo

Nel 1090 circa muore il conte Berardo V a cui succede il figlio Crescenzio. Gli anni finali dell’XI secolo sono anni di difesa della contea in funzione antinormanna. I Normanni negli ultimi decenni sono andati avanzando anche in Abruzzo e sono desiderosi di prendersi anche la contea marsa, solo che la  grande fama dei Berardi come cruenti lottatori e soprattutto il loro radicamento presso la popolazione locale spinge ad un rimando del piano di conquista del territorio.

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XII secolo

 

– La contea dei Marsi a inizio XII secolo

All’inizio del XII secolo la contea dei Marsi si ritrova indebolita dalla sempre maggiore forza dei Normanni, desiderosi di annettersi il territorio marsicano.


Crescenzio penultimo conte dei Marsi riesce per molto tempo a tener testa ai Normanni, allo stesso tempo il fratello Berardo governa per circa 30 anni la diocesi dei Marsi come vescovo, riuscendo a rilanciare in grande la suddetta diocesi, potenziandola e risanandola da tante crisi precedenti

 

 

– La fine della  contea dei Marsi

Nel 1135 muore Crescenzio conte dei Marsi, a cui succedono i figli Berardo VI e Rinaldo III. Questi rendendosi conto di non poter tener testa ancora per molto ai Normanni decidono di sottomettersi a questi nel 1143 in cambio della promessa di continuare ad avere un importante ruolo politico futuro. I Normanni a questo punto assorbono la contea dei Marsi, suddividendola in tre tronconi per meglio controllarne il territorio, e meglio controllare la forza deiBerardi, profondamente radicati nella Marsica.

Le  nuove contee che nascono dalla dissoluzione della contea marsa sono la contea di Carsoli, la contea d’Albe e la contea di Celano. Secondo gli accordi precedenti le contee sono affidate ai Berardi, ovvero la contea di Carsoli va ai figli di Oderisio II, la contea d’Albe data a Berardo VI e Celano consegnata a Rinaldo III.

 

 

– Il castello di San Donato nella prima metà del XII secolo

Durante questo periodo il castello di San Donato continua ad essere un importantissimo punto di riferimento militare e di controllo di tutta la valle dell’Imele e non solo. Il paese di La Porta e il relativo castello apicale entrano a far parte della contea di Albe dopo la sottomissione dei Berardi ai Normanni nel 1143.

 

 

– La contea d’Albe nel XII secolo

Nel 1143 Berardo VI divenuto primo conte d’Albe, si adopera per rafforzare il suo contado e per questo invade nel 1160 le terre di San Vincenzo al Volturno. Ora poichè questa iniziativa non era stata concordata con i re normanni, Guglielmo I decide di deporre Berardo dal ruolo di conte d’Albe. A questo punto la regina Margherita affida la contea ad un certo Ruggero nel 1166, ma appena due anni dopo nel 1168 egli rinuncia a questo territorio per prendere possesso della più ricca contea d’Andria in Puglia. La contea d’Albe a questo punto torna nelle mani dei Berardi nella persona di Pietro, figlio di Berardo VI.

Pietro è un uomo scaltro e molto ambizioso desideroso di ridare alla sua famiglia il pieno controllo del territorio marsicano. La sua scaltrezza si dimostra nel tempo un’arma vincente consentendogli di succedere nel 1189 al cugino Annibale, conte di Celano che non ha eredi e che quindi come parente più prossimo Pietro riesce a riprendersi Celano.

Fatto ciò Pietro si adopera al livello locale, ma soprattutto nazionale instaurando intensi rapporti sia con il Papato che i re normanni per riuscire a salire di posizione sociale. Questa sua politica si rivela azzeccata consentendogli di mettersi in mostra arrivando a posizioni di prestigio nell’amministrazione normanna. Nel frattempo la contea d’Albe continua a funzionare bene e ogni fortilizio presente nel territorio fa buona guardia del territorio, come avviene per la rocca di San Donato.

 

 

– La contea di Carsoli diventa contea di Tagliacozzo.

La vecchia Carsioli romana viene ormai definitivamente abbandonata per il nuovo borgo, che viene a chiamarsi Carsoli. Tuttavia il tramonto della vecchia Carsioli per il nuovo centro di Carsoli non coincide con lo spostamento amministrativo. Tra il 1150 e il 1200 il paese di Tagliacozzo emerge come nuovo centro amministrativo  essendo molto più dinamico al livello commerciale.

Nel corso degli anni 1150 si viene affermando nella Marsica occidentale, la famiglia de Pontibus, che venuta da Terni ha messo ora piede nel territorio marsicano e si viene affermando comprando i vari borghi all’interno della  contea di Carsoli. Nel volgere di 20 anni i De Ponte divengono i maggiori feudatari della contea arrivando nel 1170 a possedere la metà di Tagliacozzo, divenuto nel frattempo il borgo principale della zona. Ciò porta ad un cambio di nome passando dall’essere la contea di Carsoli a contea di Tagliacozzo.

 

 

– Castello di San Donato alla fine del XII secolo

Il castello di San Donato alla fine del secolo risulta perfettamente funzionante come fortilizio militare e comunicante con le altre fortezze della zona.

 

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XIII – XIV secolo

 

– La contea d’Albe all’inizio del XIII secolo

All’inizio del secolo la contea d’Albe è dominata dalla figura di Pietro Berardi che è sia conte d’Albe che conte di Celano. Pietro Berardi è un uomo molto importante del suo tempo, che grazie alla propria scaltrezza politica e dominato da un sogno d’indipendenza del proprio contado, s’impone come principale feudatario del regno normanno. Questo ruolo è possibile poichè Pietro entrato nelle grazie di Papa Innocenzo III riesce ad imporsi come una sorta di primo ministro del regno normanno, in attesa della crescita del giovanissimo erede della Casa Sveva, posto sotto la tutela del papa.

Pietro nel 1209-10 raggiunge l’apice del proprio potere e decide di forzare la situazione per poter raggiungere il proprio scopo d’indipendenza. Egli si allea nel 1209 con Ottone IV Brunswick imperatore del Sacro Romano Impero dal 1209, che in cambio della conquista del regno siciliano consentirebbe a Pietro la restaurazione come stato indipendente della Contea dei Marsi ingrandita di alcuni territori.

Ottone scende in Italia nell’autunno del 1209 e dopo aver incontrato il papa Innocenzo III a cui  promette obbedienza, si dirige a Pisa (20 novembre). Qui convinto da Pietro Berardi e Diopoldo di Acerra a prendere con le armi il regno di Sicilia in cambio di alcune rinunce si convince a ristabilire il potere imperiale in Italia. Egli quindi sbaraglia le truppe pontificie da Ancona a Spoleto, restaurando il territorio come feudo imperiale. Quindi chiede al giovane re di Sicilia Federico, di cedere a lui i ducati di Calabria e Puglia. Questi rifiuta e Ottone in risposta gli confisca i feudi suddetti. Ottone infine marcia su Roma e ordina al Papa di annullare il Concordato di Worms riconoscendo all’imperatore il diritto di nomina di tutti i benefici vacanti. Innocenzo III imbestialito per il voltafaccia, scomunica l’imperatore il 18 novem 1210. Questi in risposta al papa occupa il regno di Sicilia sotto la guida di Pietro Berardi, che diventa nel frattempo sempre più potente.

Tuttavia in Germania la mancanza dell’imperatore si sente. La Danimarca invade le provincie nordiche tedesche e i principi tedeschi arrabbiati con Ottone per la sua assenza lo depongono, nominando Federico di Svevia suo successore. Ottone a questo punto ritorna in Germania, ma scomunicato dal papa e persa la fiducia dei principi tedeschi è costretto ad abdicare nel 1215. Nel frattempo Pietro Berardi si ritrova in mano un grande territorio a lui soggetto che torna temporaneamente indipendente, ma a causa del rapido declino di Ottone e del sopraggiungere della sua morte nel 1212 non riesce a pieno a consolidare il proprio potere.

Morto Pietro è il figlio Tommaso Berardi a riprendere la lotta d’indipendenza del padre per i territori della Marsica. Egli dapprima succede al padre come conte d’Albe e Molise e poi anche come conte di Celano. In realtà quest’ultima carica viene condivisa con il fratello Riccardo, che ha vedute politiche diverse. Tuttavia la presenza del fratello come conte di Celano non impedisce a Tommaso di procedere con il suo piano. Tommaso a differenza del padre cerca nella lotta ad oltranza del suo territorio la chiave dell’indipendenza della Marsica. Egli fortifica tutti i castelli a lui soggetti nella speranza di riuscire ad avere la meglio.

I primi anni tra il 1212 e il 1220 cerca di convivere con il nuovo imperatore Federico II prendendosi il tempo necessario a rafforzarsi internamente, poi nel 1221 sentendosi pronto per la lotta dichiara a modo suo i territori della Marsica a lui soggetti indipendenti dal regno di Sicilia. Federico II da poco tempo divenuto imperatore e re di Sicilia non accetta di perdere dei territori così importanti e dichiara guerra a Tommaso.

La guerra fra Tommaso e Federio coinvolge in pieno i territori della Marsica e i due eserciti si fronteggiano più volte con scorribande e assedi. Tommaso nonostante l’inferiorità numerica risce ad avere la meglio dell’imperatore in più occasioni. Alla fine però dopo due anni di lotte la preponderanza militare di Federico ha la meglio e Tommaso accetta di ritirarsi in Molise lasciando i territori della Marsica in mano all’imperatore.

Federico infligge una dura punizione ai Marsicani per avergli resistito. Egli distrugge nel 1223 Celano capitale del contado marsicano e deporta via la popolazione dislocandola tra la Sicilia e Malta. Nel 1229 Tommaso prova a riprendersi Celano e Albe, essendo stato messo dal Papa al comando delle truppe pontificie per infliggere a Federico II una dura lezione dopo che questi aveva mancato di rispetto al Papa. Tuttavia le truppe federiciane anche in questa occasione sconfiggono Tommaso e il Papa e inducono il conte Berardi a ritirarsi definitivamente in Molise rinunciando per sempre ai propri territori.

 

 

– Il castello di San Donato all’inizio del XIII secolo

Il castello di San Donato come tutti i fortilizi della contea d’Albe sarebbe essere stato rafforzato da Tommaso per la lotta all’imperatore Federico II.
Riguardo a questo non abbiamo prove, ma essendo il castello nell’ambito della contea d’Albe e come detto sono molte le fortezze rafforzate per questo scontro è plausibile che ciò sia stato anche per il suddetto maniero.

Sicuramente il castello continua a svolgere la sua funzione di controllo sulla  valle dell’Imele e la via Tiburtina. E’ molto probabile che in seguito alla seconda incursione di Tommaso Berardi nel 1229, il castello possa essere stato danneggiato dagli scontri con l’esercito di Federico II e come tutti i fortilizi sia stato fatto restaurare da Federico II.

Di conseguenza il castello sarebbe stato restaurato negli anni tra il 1232 e il 1240 circa. Ora non sappiamo con certezza se il castello sia stato restaurato proprio in questi anni, ma sicuramente è stato ristrutturato nel corso del XIII secolo come attestano diversi elementi. Detto ciò il restauro è consistito nel rinforzo del recinto murario già esistente, nella costruzione di una muratura nella parte più elevata, nella costruzione delle torri circolari rompitratta proprie del maniero centrale e  delle torri rompitratta quadrangolari del recinto esterno.

 

 

– La contea dei Marsi nella seconda metà del XIII secolo

In seguito alla caduta dei Berardi dalla guida delle contee di Albe e Celano, queste sono amministrate da uomini vicini a Federico II, ma passati molti anni i Berardi si ritrovano sempre più vicini a riprendersi i suoi territori. Ciò infine si realizza nel 1254 allorquando in seguito alla morte di Federico II nel 1250 e del figlio Corrado IV nel 1254 il successore e tutore legale del piccolo erede Manfredi di Svevia restituisce i territori dei due contadi ai Berardi nella persona di Ruggero, figlio e successore dell’ex conte Tommaso.

Ruggero governa le proprie contee compresa la contea del Molise fino al 1268. In questo frangente abbiamo Mnafredi di Svevia che governa il regno siciliano prima in qualità di tutore del nipote e poi con un colpo di mano come re. Il governo di Manfredi dura fino al 1266 allorquando Carlo d’Angiò sceso in Italia su richiesta del papa, che non sopporta gli Svevi, offre a lui la corona siciliana e questi senza farselo ripetere scende nel meridione italiano e conquista il regno di Sicilia dopo aver battuto Manfredi a Benevento. Nei due anni successivi una parte di nobiltà non sopportando il governo centralista di Carlo I si appella al giovane Corradino, legittimo erede al trono, per riprendersi la rivincita. Lo scontro è inevitabile, Corradino sceso in Italia anche con il sostegno dei Berardi, una volta giunto in Abruzzo affronta in battaglia presso i Piani Palentini, vicini a Tagliacozzo l’esercito di Carlo I. Questi sconfigge nell’agosto del 1268 anche Corradino che successivamente è catturato e decapitato a Napoli, ponendo fine alla dinastia Sveva.

Carlo I seguendo la tradizione di tutti i vincitori se la prende con i propri nemici che hanno osato sfidarlo appoggiando Corradino. In cima alla lista vi sono i Berardi che colpevoli di aver appoggiato il principe svevo vengono privati di tutti i loro territori. In più vengono distrutti i feudi di Alba Fucens e Pietraquaria che più di tutti hanno sostenuto lo svevo. In seguito a ciò gli abitanti dei due borghi vengono dispersi e costretti a rifugiarsi altrove.

Anni dopo i Berardi riescono a recuperare ancora il controllo dei propri territori.  Ruggero Berardi dietro a un forte pagamento recupera il controllo di Celano nel 1272, ma non di Albe e Molise. Tuttavia Albe viene ceduto alla figlia di Ruggero, Filippa come dote per uno degli uomini di fiducia di Carlo I una volta sposatisi. In seguito Filippa rimane vedova e senza figli, ma grazie al suo temperamento governa con mano ferma la contea d’Albe fino al 1308 ovvero fino alla sua morte.

 

 

– Il castello e il paese di San Donato nella seconda metà del Duecento.

Il castello posto in cima alla montagnola e trovandosi al centro quasi della Marsica gode di una visuale stupenda. Il castello nella seconda metà del Duecento appare come un vero fortilizio  militare, che resta sotto il controllo della contea d’Albe e dei Berardi fino al 1268. Da qui come abbiamo detto più volte è possibile controllare  l’intera valle dell’Imele, ma anche i Piani Palentini. Quindi seppure non vi  sono attestazioni al riguardo, è più che possibile che la fortezza  sia stata usata da una delle due parti coinvolte per spiare l’altra prima dello  scontro finale tra i due eserciti nei Piani Palentini.

Successivamente  il paese di San Donato viene a far parte della contea di Tagliacozzo, che nel  frattempo è divenuta possedimento degli Orsini dal 1294.

 

 

– La contea di  Tagliacozzo nella prima metà del Trecento

La  contea di Tagliacozzo, contrariamente alla contea d’Albe passata ormai sotto il  diretto controllo della famiglia reale, è stabilmente in mano alla famiglia Orsini.

In  questa fase la contea tagliacozzana vive un momento di ripresa economica.  Purtroppo poi con lo scoppio della grande peste Nera del 1348 tutto  s’interrompe

 

 

– Il castello e il  paese di San Donato nella prima metà del XIV secolo

Nella  prima metà del XIV secolo troviamo il castello di San Donato appartenere  stabilmente alla contea di Tagliacozzo retta dagli Orsini. Il castello in se continua a svolgere la sua opera di controllo del territorio circostante.

Il  paese di San Donato come detto risulta soggetto alla signoria degli Orsini, tuttavia è anche soggetto all’influenza dei monaci dell’abbazia della Madonna della Vittoria di Scurcola.

L’abbazia  della Madonna della Vittoria di Scurcola viene costruita tra il 1268 e il 1290 da Carlo I d’Angiò in ricordo della grande vittoria su Corradino. Il re rende questa abbazia una struttura religiosa molto potente, rendendola sede di  un feudo monacale.

La sede di questa abbazia è Scurcola Marsicana che diventa un feudo  monacale, ma il feudo non si limita al solo paese di Scurcola, in quanto  coinvolge un territorio molto più esteso. Oltre a ciò i monaci  dell’abbazia dispongono di numerosi privilegi anche sul pescato del Lago
Fucino.

Ciò è alla fine del Duecento motivo di numerosi attriti con la contessa  d’Albe Filippa Berardi. Tra i paesi soggetti all’influenza dell’abbazia di Scurcola vi sono anche i paesi della zona di San Donato, qualcuno soggetto direttamente all’abbazia e altri come San Donato soggetto solo per le chiese e la vita religiosa.

 

 

– La peste nera del 1348

La peste nera del 1348 colpisce tutta l’Italia con grande virulenza anche nella zona della Marsica. Di questa peste non sappiamo al momento la reale  quantità dei contagiati e dei morti, anche se il numero è stato consistente e vi sono stati diversi paesi più duramente colpiti.

 

 

– Il terremoto del 1349

Nel  1349 una serie di terremoti con epicentri diversi ma presenti lungo la catena appenninica e soprattutto quasi contemporanei si abbattono sull’Italia.

Anche nel centro Italia avviene un terremoto forte con epicentro sembra tra Lazio e Abruzzo. Il sisma con una potenza pari 6.6 Mw produce seri danni in tutta la Marsica creando qua e la situazioni molto gravi.

 

 

– Effetti del sisma del 1349 sull’Abbazia della Madonna della Vittoria

Per esempio l’Abbazia di Scurcola viene semidistrutta dal terremoto creando il panico fra i monaci.  Una parte di questi spaventata a morte per il sisma  abbandona l’abbazia, non facendoci più ritorno e avviando questa a un  inesorabile declino.

 

 

– Effetti del sisma  sul castello di e il paese di San Donato

Non sappiamo al momento l’effetto del sisma sul castello marsicano, ma possiamo immaginare che il terremoto non abbia creato danni irreparabili alla struttura, e ciò perchè questa è costruita in montagna su roccia viva e dura. Per cui i danni in qualche modo seppur seri dovrebbero essere stati  attutiti.

La   stessa cosa non sappiamo se sia successa anche per il piccolo borgo, le cui case erano composte  da materiali poveri e facilmente disgregabili.

 

 

– Battaglia di potere in Abruzzo nell’ambito dello Scisma d’Occidente:
l’aggressione al borgo e castello di San Donato.

In  Abruzzo nel 1380 nell’ambito della crisi nota come Scisma d’Occidente un certo  Francesco Antonio Pretatti (detto Ceccantonio) capitano del comune dell’Aquila  si ritrova esiliato con la famiglia a Corvaro. In occasione di questo scisma Franceco Antonio Pretatti per riconquistare potere per se e la sua famigia si schiera con il papa Urbano VI e ciò in opposizione alla famiglia rivale,  i Camponeschi che appoggiano la regina Giovanna I di Napoli e l’antipapa Clemente VII.

Qui dobbiamo ricordare che i Pretatti (la famigia a cui appartiene Francesco  Antonio) è da diversi decenni in conflitto con i Camponeschi per il  predominio nell’aquilano e ogni scusa è buona per farsi la guerra.

La disputa fra Ceccantonio Pretatti e i Camponeschi porta a sanguinose battaglie e scorrerie con saccheggi tra l’aquilano e il cicolano.

Fra queste scorrerie figura anche l’aggressione al paese e il castello di San Donato. Ceccantonio con diversi uomini invade il piccolo borgo e il relativo castello di San Donato che cadono temporaneamente sotto il suo controllo. Allo stesso modo anche altri paesi limitrofi fanno la stessa fine.

Gli  Orsini conti di Tagliacozzo e i Camponeschi non sopportano più la presenza di Ceccantonio e si coalizzano insieme per sconfiggerlo. La battaglia decisiva si ha a Torano nel 1381 dove l’esercito di Ceccantonio affronta quello dei Camponeschi e degli Orsini. La cruenta battaglia termina con la sconfitta e arresto di Ceccantonio e la vittoria di degli Orsini e dei Camponeschi. Poco dopo la cattura Ceccantonio viene decapitato il 16 agosto 1381 e tutti i beni conquistati da questo restituiti a precedenti proprietari.

A questo punto il paese di San Donato e il suo castello passano agli Orsini. Volendo scendere in dettaglio su quanto avvenuto, diciamo che ci troviamo nel  1378, nell’anno del grande scisma d’occindente, nel quale sono eletti insieme due pontefici, Urbano VI dai vescovi romani e Clemente VII dai francesi.

La regina Giovanna prese le parti del pontefice Clemente VII mentre Carlo II di Durazzo, discendente degli Angioini e aspirante al trono del regno, parteggiò per Urbano.

A  quel punto anche l’Abruzzo come l’Italia si spaccò in due. L’Aquila parteggiò per la regina Giovanna e quindi per il papa Clemente mentre il
nostro Cicolano per il papa Urbano. Questa situazione provocò vari     scontri fra cui una battaglia per noi molto importante perchè combattuta
nei pressi di Torano.

In  questo momento a L’Aquila vi sono due grandi famiglie, i Camponeschi ed i Pretatti, che, per vecchie inimicizie e rancori, cercano sempre la scusa per farsi la guerra. Lo scisma viene preso al balzo e quando la famiglia Pretatti, capitanata da Francescantonio, si mette dalla parte di Carlo di Durazzo, quella dei Camponeschi, capitanata da Antonio, si mette dalla parte opposta. Francescantonio detto Ceccantonio, è figlio di Nicolò e di Pasqua  di Poppleto quindi cugino di Antonuccio da Giunta, signore di Corvaro, Collefegato e Poggiovalle.

La prima battaglia avviene a L’Aquila nel novembre del 1378 in una battaglia contro Antonio Camponeschi, Ceccantonio ripara nel castello di Poggiovalle e da lì a più riprese tenta di riconquistare i suoi feudi Aquilani. In una delle sue scorrerie mette a fuoco le terre di Pendenza e di Rascino; assale Antrodoco per prenderne la rocca ma viene respinto; quindi s’impadronisce della rocca di Pelino, vicino all’Aquila.

Il  22 settembre del 1379 Ceccantonio entra nel territorio di Amiterno scorrendo fino a Pile e facendo danni e rovine; si accampa a S. Vittorino, a Preturo e a Civita Tomassa, ma poi trovata una forte resistenza si ritira, dirigendosi a  Leonessa, dal regno di Sicilia.

Gli Aquilani, sdegnati da tali assalti, riuniscono un esercito e vanno contro il  castello di Corvaro dove fanno molte prede e prigionieri. La vedova di  Giuntarello, signora del Corvaro, riunisce un altro esercito e ricambia l’offesa facendo prede e prigionieri a Tornimparte. Questi fatti scatenano una reazione per cui gli Aquilani ripetono più volte le scorrerie contro i  Corvaresi e, chi più ne paga le conseguenze è  la valle di Maleto che rimane molto danneggiata. Ceccantonio, chiamato in aiuto dai Corvaresi, irrompe nel contado aquilano e, giunto in una villa a Tornimparte, preda e uccide alcune persone.

Nel gennaio del 1381 Ceccantonio espugna e conquista il castello di S. Donato al centro del territorio aquilano e ciò crea una situazione talmente  difficile per gli aquilani che anche la potente famiglia Orsini per paura si mette contro di lui. In giugno l’esercito aquilano, capitanato da Antonio Camponeschi, partì alla volta di Torano e, accampatosi nel castello, si da a scorrerie nei luoghi vicini e assaltando frequentemente i castelli di Corvaro, Collefegato e Poggiovalle. Rinaldo Orsini invece si dirige nel suo castello di Tagliacozzo per radunare gente per sostenere i Camponeschi.

Ceccantonio, infastidito da tali scorrerie, dopo aver radunato un piccolo esercito a  Poggiovalle, il 15 luglio si presenta a Torano e, dopo aver ordinato le sue schiere ed assegnati i posti ai fanti ed ai cavalieri, si pone a provocare il Camponeschi che accetta la sfida iniziando la battaglia. Alcune ore dopo Ceccantonio sta vincenzo  la battaglia allorquando arriva in soccorso degli aquilani un rinforzo mandato da Rinaldo Orsini condotto da Gianni di
Lello.

A questo punto le sorti della battaglia si capovolgono e, dopo poco tempo, l’esercito del Pretatti comincia a piegare. Stanchi del lungo combattimento, molti dei suoi uomini fuggono nei castelli vicini. Ceccantonio invece, infuriatosi ancor più dall’evidente disfatta, continua a combattere ma, alla fine, caduto da cavallo, venne fatto prigioniero. Il seguito fu molto tragico per Ceccantonio che, dopo lunghe trattative non andate in porto fra gli aquilani, l’Orsini e Pasqua, e la madre del Pretatti, il 16 agosto del 1381 viene condannato a morte per taglio della testa.

Il  18 aprile 1382 viene emessa una Breve da Clemente VII, datata da Avignone, con la quale questi conferma a favore di Rinaldo Orsini, conte di Tagliacozzo, la provvisione conferita al medesimo da Giovanna regina di Sicilia, che aveva assegnato allo stesso Orsini in perpetuo 185 onze d’oro sopra le terre e i castelli del Regno.

In conseguenza di ciò lo stesso Rinaldo può di per sé esigere detto assegno senza ricorrere all’opera dei giustizieri ed esattori o commissari del Regno, e poteva eseguire tutto ciò nelle università di «Cappadocia, Bonriparo, Petra de Venusa, Auricola, Rocca de Cerra, Intramontes, Altum S.  Marie, Castrum Vetus, Stanzanum, Talliacotioum, Collis et Luppa, Tufum, Celle, Petraficcha, Podium Siginulfi, Mons Falconum, Veretula, Civitas Carsoli, Roccha de Butte, Piretum, Barrum, Pescum Roccanum, Turris Tatalli, Castrum de flumine, Maccla de Mone, Cucumellum, Palearia, Girofalci, Corbarium, Vallis Maleti, Castillionum et Podium de Valle, Collis Fecatum, Podium S. Iohanne et Roccha Ranisii» (47). Il giorno dopo, il 19 aprile del 1382 Guglielmo, abate del monastero di San Paolo di Roma, conferisce la chiesa di San Leonardo di Cartore e di Santa Maria de Casis, in diocesi marsicana, al presbitero Benedetto Silvestro di Cartore.

 

 


 

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XV – XVI secolo

 

– La contea di Tagliacozzo all’inizio del XV secolo

All’inizio del XV secolo la contea di Tagliacozzo continua ad appartenere alla famiglia Orsini che governa con accortezza il proprio territorio. Allo stesso tempo gli Orsini sfruttando lo stato di crisi della contea d’Albe, si adoperano per fagocitarla nella contea tagliacozzana e ciò viene fatto prima al livello economico riuscendo a far dipendere la contea dai traffici di Tagliacozzo.

Allo stesso tempo entrano nel gioco della Marsica i Colonna acerrimi nemici degli Orsini e desiderosi di sostituirsi al loro nel controllo di questo territorio. Negli anni 1410 Orsini e Colonna con continui voltafaccia riescono ora l’uno ora l’altro a prendersi la contea d’Albe. Al termine di questa contesa sono i Colonna a prendersi la contea d’Albe nel 1418 grazie all’influenza esercitata da Papa Martino V Colonna sul regno di Sicilia. La contea di Tagliacozzo rimane ancora in mano orsina.

 

 

– Il castello di San Donato all’inizio del XV secolo

All’inizio del XV secolo il castello di San Donato è ancora del tutto attivo, continuando a svolgere il suo ruolo di difesa e controllo della Marsica occidentale. Il castello continua ad appartenere alla contea di Tagliacozzo sempre soggetto agli Orsini.

 

 

– Il Conflitto fra Orsini e Colonna e la vittoria di Giacomo Caldora 

Nel corso degli anni 1420 i Colonna provano a rafforzare la loro presa sulla Marsica attraverso il matrimonio tra Odoardo Colonna e Jacovella Berardi, erede della contea di Celano. I Colonna sullo sfondo della crisi della dinastia angioina di Napoli mettono temporaneamente le mani sulla contea celanese. Gli Orsini per ora conservano seppure con difficoltà la proprietà di Tagliacozzo. Orsini e Colonna si combattono atrocemente fra Abruzzo e Lazio per il controllo di numerosi feudi, specialmente di quelli abruzzesi. Nel 1431 muore papa Colonna e la situazione cambia ancora, Jacovella Berardi lascia Odoardo e torna a governare da sola la contea di Celano facendo perdere così ai Colonna il feudo celanese.

Poco dopo nel mentre Orsini e Colonna continuano a guerreggiare fra loro, emerge un  anziano capitano di Ventura, Giacomo Caldora che con una grande abilità militare invade la Marsica e conquista le contee di Tagliacozzo e Albe togliendole agli Orsini e ai Colonna. Giacomo riunisce sotto di se le contee di Tagliacozzo e Albe per la prima volta. Successivamente Jacovella Berardi sposa l’anziano capitano per sentirsi sicura e poter continuare a governare la sua amata contea. Con questo matrimonio si riunisce seppure solo momentaneamente l’intera Marsica sotto un’unica mano.

Morto Caldora poco dopo Celano torna indipendente sotto Jacovella Berardi e Albe e Tagliacozzo sono ereditati temporaneamente dal figlio di Caldora, Antonio, che però perde i possedimenti poco tempo dopo. In questo balletto di eventi ritroviamo gli Orsini che con abili mosse appoggiano gli Aragonesi di Alfonso V nella conquista del regno napoletano, togliendolo agli Angioini. Il colpo riesce e Alfonso V d’Aragona che si annette Napoli. Con l’aiuto dato a questi gli Orsini recuperano la proprietà di Tagliacozzo con l’aggiunta della contea d’Albe, che viene a gravidare nell’orbita di Tagliacozzo.

 

 

– Terremoti del 1456 e del 1461

Nel 1456 un forte terremoto si verifica in Irpinia facendo sentire i suoi tremendi effetti anche sulla Marsica e nel resto del centro Italia. Nella Marsica interi villaggi vengono distrutti o gravemente danneggiati e ciò è vero soprattutto nella zona della Piana del Cavaliere dove paesi come Carsoli, Pereto e Oricola sono annientati con molti morti fra gli abitanti.

Pochi anni dopo un nuovo forte sisma si verifica in Abruzzo precisamente nella zona aquilana dove porta alla totale distruzione della città abruzzese. Il sisma fa sentire i suoi effetti anche nel territorio marsicano, anche se qui gli effetti sono molto più attutiti. Infatti pur essendoci gravi danni un po’ in tutti i paesi della Marsica questi sono molto meno rilevanti rispetto ai danni avuti cinque anni prima con il precedente sisma

 

 

– Il castello di San Donato a metà Quattrocento.

Il castello di San Donato ha sicuramente risentito del terremoto del 1456, non fosse altro perchè la zona di San Donato e Poggio Filippo (un paese attiguo) hanno fatto registrare diversi danni. Per cui anche se in forma minore anche il castello ne ha risentito. Tuttavia seppure non ritrovato su nessuna fonte il castello è stato riparato e ha continuato a servire la zona come sempre.

 

 

– La contea di Tagliacozzo e Albe alla fine del XV secolo

Alla fine del secolo XV troviamo ancora gli Orsini che pur fra mille difficoltà riescono ancora a gestire i territori abruzzesi e ciò nonostante la sempre più agguerrita lotta contro i Colonna che vogliono ardentemente avere la Marsica fra i loro possedimenti. Alla fine del secolo nella cornice di stravolgimenti sociali e politici che stanno intercorrendo in Italia sempre più soggetta alle potenze straniere, troviamo i Colonna nella persona di Fabrizio Colonna che riuscendo abilmente a servire la parte vincente spagnola nello scontro di potere per il regno di Napoli, riesce a disarcionare gli Orsini facendo arrestare il conte Virginio Orsini con accuse politiche.

In questo modo i Trastamara decidono di affidare le contee di Tagliacozzo e Albe ai Colonna per essere stati loro sostenitori nella lotta per Napoli. Virginio nel 1497 viene infine avvelenato in carcere di modo da renderlo innoquo per i Colonna.

A questo punto troviamo Fabrizio Colonna nuovo conte di Albe e Tagliacozzo, che viene confermato nel ruolo da una serie di decreti reali prima dei Trastamara di Napoli e infine per volontà di Ferdinando V di Spagna che nomina i Colonna duchi di Taglacozzo nel 1504. Ciò porta alla fine della contea albense e la sua totale assimilazione a Tagliacozzo.

 

 

– Il castello di San Donato alla fine del XV secolo

Sappiamo che il castello è ancora attivo e continua a servire la zona come elemento di controllo territoriale. Tuttavia è da notare che l’affermazione dei Colonna su Albe e Tagliacozzo porta ad un nuovo equilibrio politico che favorisce la lenta decadenza delle fortezze su alture in favore dei castelli residenziali, per cui  ciò  porterà con il tempo al lento declino del castello di San Donato in quanto fortezza militare.

 

 

– Il morbo d’inizio secolo 

Nel 1500 un morbo epidemico e contagioso, del quale s’ignora il nome, infierisce in tutti i paesi della Marsica compresa San Donato; il morbo ribelle ad ogni rimedio medico miete centinaia di vittime e la cosa più terribile è che i medici, il parroco e gli assistenti non possono avvicinarsi senza il certo pericolo di contrarre la malattia. Per questo gli alimenti, i farmaci e gli stessi conforti religiosi vengono dati agli ammalati per mezzo di una canna per mantenere la distanza. Il morbo va via un po’ di tempo dopo lasciando la zona così come l’ha presa.

 

 

– Il ducato di Tagliacozzo nel XVI secolo

Per tutto il secolo XVI il ducato di Tagliacozzo retto dai Colonna riesce in qualche modo a reggersi economicamente grazie a un periodo di relativa espansione economica, contrattasi verso la fine del secolo. Nel frattempo assistiamo all’unione del merdione italiano alla corona di Spagna. La Spagna tratta il sud Italia come colonia e la sfrutta economicamente abbassandola anche di grado come vicereame di Napoli. Il secolo XVI nonostante le gravose tasse spagnole riesce ancora ad essere in alcune zone un periodo espansivo, ma sul lungo percorso il malgoverno di Madrid porta povertà in ogni dove.

I Colonna a causa della loro sete di potere si trovano più volte sul punto di soccombere. Il momento peggiore è quando trovandosi apertamente contro il papa Medici Clemente VII, favoriscono il sacco di Roma del 1527. Successivamente resisi colpevoli del grave misfatto su Roma subiscono l’ira del Papa che restaura gli Orsini, nella persona di Napoleone Orsini, nei loro possedimenti riaccogliendoli alla corte pontificia e poi ordina loro di devastare le terre colonnesi.

Napoleone Orsini al comando delle truppe pontificie inizia la vendetta papale, ma soprattutto la sua per come era stato trattato il padre Virginio dai Colonna. Egli procede dapprima devastando i territori laziali dei Colonna e poi procede verso la Marsica. Qui penetra fino a Magliano dei Marsi devastando tutto quello che trova. Arrivati a Magliano Napoleone trova le truppe dei Colonna comandate da Scipione Colonna. La battaglia tra le due fazioni si rivela assai cruenta, ma alla fine sono i Colonna a perdere. Nella battaglia muoiono 400 soldati colonnesi e lo stesso comandante Scipione Colonna rimane ucciso in battaglia, altri 800 soldati sono catturati dagli Orsini. A questo punto Napoleone ritorna nel Lazio, ma nel ritorno passa per la Piana del Cavaliere dove compie una strage conquistando con ciò il controllo dell’intero territorio carseolano.

Qui Napoleone pone d’assedio il borgo d’Oricola, per vendicare un suo congiunto trattato male dagli amici dei Colonna. Dopo un po’ di tempo Napoleone riesce ad entrare nel paese facendo strage delle popolazione, sia giovane che anziana. Gli unici a salvarsi sono trecento persone che si erano asserragliate nel castello che Napoleone Orsini non riesce ad espugnare.

I Colonna pur perdendo i territori di Carsoli e del Lazio rimangono saldamente al comando del ducato di Tagliacozzo e degli altri territori a loro soggetti e poi hanno il pieno sostegno dell’imperatore Carlo V. Per questi non sono anni facili e ci vorrà molto tempo prima che riescano a tornare in auge. Il ducato di Tagliacozzo nel frattempo pur scosso dalla nuova guerra fra Orsini e Colonna si riprende e riesce a tornare ad una vita tranquilla.

Infine tra il 1550 e il 1560 la situazione dei Colonna si ribalta riuscendo seppure con difficoltà a tornare nelle grazie del Papa. Essi riescono a riprendersi tutti i territori laziali e il territorio carseolano che viene riconquistato agli Orsini nel 1557. La successiva vittoria di Marcantonio Colonna contro i Turchi nel 1571 decreta il totale successo della famiglia che sono ora al massimo del potere.

 

 

– Il castello di San Donato nel XVI secolo

Nel XVI secolo il castello di San Donato risulta ancora attivo come fortilizio militare e di controllo territoriale.

 

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XVII secolo

 

– Il ducato di Tagliacozzo nella prima metà del XVII secolo

All’inizio del XVII secolo l’economia generale va molto male a causa di diversi raccolti andati male, ma soprattutto per l’enorme carico di tasse imposte dalla Spagna sul meridione italiano. Ciò porta ad una povertà assoluta dapprima nei territori soggetti alla Spagna e poi di rilflesso su tutta l’Italia.

Nella Marsica la crisi economica si sente in modo molto forte, sia il ducato di Tagliacozzo che la contea di Celano soffrono moltissimo questa situazione. Nel ducato di Tagliacozzo per tutta la prima metà del ‘600 la situazione è disastrosa, la povertà è assoluta e queste condizioni di povertà estrema favoriscono il diffondersi anche di diverse malattie.

 

 

– Il castello di San Donato nella prima metà del XVII secolo

Al momento non abbiamo dati diretti, ma muovendoci in funzione di altri manieri militari circostanti il castello di San Donato, ci sentiamo di affermare che questo fortilizio inizia un forte declino, dato dal fatto che è sempre meno usato come struttura di controllo della zona.

 

 

– La rivolta di Masaniello

La grave crisi sociale ed economica che vive il meridione italiano a causa del malgoverno spagnolo spinge ad una rivolta generale. Tale rivolta rimasta sopita al lungo esplode di colpo nel 1647 presso Napoli e di qua dilaga in tutto il meridione. Nella Marsica il barone Quinzi dell’Aquila occupa il castello di Celano togliendolo alla famiglia comitale. Questo diventa la sede dei rivoltosi. Nel resto del territorio marsicano le rivolte dilagano a macchia d’olio e in tutti i principali centri la gente si ribella agli Spagnoli, non sopportandoli più.

Tuttavia un anno dopo la Spagna reagisce duramente alla rivolta e manda rinforzi nel meridione italiano. Nella Marsica gli Spagnoli piano piano riprendono terreno nei confronti dei rivoltosi, facendosi forza della superiorità militare e della scarsa organizzazione dei rivoltosi. Il castello di Celano dopo un lungo assedio viene espugnato e qui vengono catturati i capi della rivolta marsicana. Il castello è riconsegnato alla famiglia proprietaria e nel resto della Marsica la situazione torna tranquilla in favore degli Spagnoli che hanno riaffermato con la forza il loro potere.

La rivolta si conclude dopo un anno nel 1648, senza aver concluso nulla, spingendo la popolazione nel più totale sconforto, che porta in molti casi a depressione.

 

 

–  La Peste

Nel 1656 lo sconforto e la depressione sfociano nella disperazione a causa del sopraggiungere della Peste. La Peste del 1656 si sparge a macchia d’olio in tutta Italia producendo una quantità enorme di vittime. Nella sola Marsica la Peste provoca la morte di 4.000 persone nell’arco di un anno. Infatti questa pestilenza arriva nel 1656 e improvvisamente va via nel 1657.

Purtroppo però a causa di questa malattia la popolazione non solo muore, ma è nella più totale disperazione che però in molti casi diventa rassegnazione e attesa sicura dell’evento estremo. I Marsi così come moltissime altre persone in altre zone italiane assalgono le chiese per pregare per la propria anima e per donare i propri averi affinchè ci si possa sentire più degni e liberi verso Dio nel momento del trapasso.

La situazione è durissima nella Marsica, interi paesi scompaiono con punte tra 70-80% fino anche a 90% e questo è proprio il caso del paese di San Donato che a causa della tremenda pestilenza muoiono tutti gli abitanti del paese, solo 8 persone si salvano.

 

 

– Il ducato di Tagliacozzo nella seconda metà del XVII secolo

Dopo la peste del 1656 il ducato di Tagliacozzo si trova nella crisi più nera non solo al livello economico, ma anche demografico visto l’alto numero di vittime. Nel corso dei decenni la situazione si attenua un poco, ma le cose sono lontane dal trovare una soluzione. La grave crisi economica che ancora imperversa nel sud Italia spezza la voglia d uni ricominciare. L’odio della popolazione nei confronti degli Asburgo è sempre molto alta, al contrario l’affetto verso i duchi Colonna si mantiene inalterato e questo consente una certa tranquillità sociale.

 

 

– Il castello di San Donato nella seconda metà del XVII secolo

In seguito all’annullamento del paese di San Donato per la morte repentina di tutti i suoi abitanti (tranne 8) a causa della Peste, anche il castello subisce una drastica riduzione fino al completo abbandono. Il castello era già in declino da tempo, ma questo episodio ne determina l’abbandono anche se non ancora definitivo.

 

 


 

 

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XVIII secolo

 

 

– I terremoti d’inizio secolo

Due importanti terremoti si verificano in Abruzzo a inizio ‘700, il primo è del 1703 con epicentro all’Aquila che viene distrutta, il secondo è del 1706 che si verifica sulla Majella e che porta alla parziale distruzione di Sulmona.

I due terremoti hanno una forte ricaduta su tutto il centro Italia, compresa la Marsica, zona più vicina all’epicentro dei due sismi. Gli effetti dei due terremoti sulla Marsica sono importanti e ognuno di essi ha avuto effetti diversi su alcune parti. Per esempio il sisma dell’Aquila ha inciso in più diversi luoghi della zona, Ad Avezzano si è avuto il crollo della chiesa di San Bartolomeo, mentre nel secondo caso il sisma del 1706 ha intaccato molto Celano, Aielli e altre zone limotrofi.

 

 

– Possibili effetti sul castello di San Donato

Effetti dei due sismi su San Donato non li abbiamo, ma sicuramente entrambe le scosse si sono sentite distintamente. Allo stesso modo non sappiamo di danni sul castello di San Donato, ma risultando comunque quasi abbandonato non ha importanza sulla zona. E’ vero che il castello risulta abbandonato, ma è comunque un punto di osservazione importante e  quindi è più che probabile che di tanto in tanto venga ancora usato.

 

 

– Il ducato di Tagliacozzo e il ritrovato regno di Napoli

Il ducato di Tagliacozzo superata la fase sismica inizia a ristrutturarsi, sono molte infatti le strutture pubbliche e private che vengono restaurate o ricostruite. Questa fase edilizia si accompagna ad un migliore clima che consente migliori raccolti e quindi migliori condizioni economiche. All’interno del ducato inoltre rimane sempre alta la stima e l’affetto del popolo verso i Colonna. E’ chiaro la situazione non è facile ci sono anche molti problemi come l’endemico problema del brigantaggio che spadroneggia in tutta la Marsica non permettendo una vita facile per i marsicani.

Se spostiamo il discorso dal ducato di Tagliacozzo a tutto il meridione italiano, si nota come a inizio ‘700 la morte di Carlo II di Spagna senza eredi, abbia innescato un pericoloso conflitto tra le grandi potenze europee per il controllo del trono spagnolo e dell’impero che esso domina.

Nel 1714 dopo una lunga scia di sangue e guerre la Spagna ha un nuovo re nella persona di Filippo di Borbone, nipote di Luigi XIV di Francia. Con il nuovo sovrano anche tutti i territori spagnoli subiscono una metamorfosi. Le potenze europee infatti impongono alla Spagna e alla Francia sacrifici territoriali per poter accettare Filippo quale nuovo re spagnolo. L’Austria in cambio dell’accettazione di Filippo ottiene il controllo diretto del sud Italia a cui aggiunge la Sicilia nel 1720.

Il dominio austriaco dura 20 anni e in questo periodo il sud Italia inizia a dare segni di ripresa economica che si rafforzano allorquando nel 1734 viene restaurato il regno di Napoli sotto la nuova dinastia dei Borbone, nella persona di Carlo di Borbone. Con Carlo di Borbone infatti l’economia marsicana, ma più in generale del sud Italia si rafforza nella ripresa economica, seppure con le varie difficoltà specifiche di ogni zona. Questa ripresa dura diverso tempo consentendo una forte ripresa demografica dopo il crollo del XVII secolo.

 

 

– Il castello di San Donato

Nonostante la crisi perdurante della zona di San Donato, il castello di tanto in tanto è ancora usato come punto di controllo territoriale. 

 

 

– Il ducato di Tagliacozzo nella seconda metà del XVIII secolo

Dal 1770 in avanti s’inizia ad avere un cambio climatico che porta ad una maggiore piovosità, a cui si aggiunge un nuovo sisma, con epicentro vicino a Celano nel 1778, che provoca diversi danni seppure non distruttivi come i sismi d’inizio secolo, fatta eccezione per Celano e qualche altro centro abitato. Il cambio climatico invece comporta minori raccolti, ma soprattutto l’inizio di una nuova fase di crescita del Lago Fucino.

Sul piano politico i Colonna continuano a governare il ducato, con il pieno sostegno popolare che vede in loro dei buoni governanti. La fase di crescita protrattasi per tutto il secolo fin verso il 1770 ha prodotto una ripresa demografica che si è rafforzata nel corso del secolo e che nonostante una crisi successiva non si è fermata.

 

 

– Arrivano i Francesi

A fine ‘700 esplode in Francia la rivoluzione francese che nel giro di alcuni anni si allarga a tutta Europa, toccando anche l’Italia. Nel 1797-98 Napoleone Bonaparte arriva al potere in Francia e sotto la sua guida il paese francese si espande ai paesi vicini compresa l’Italia.

Nel 1798 i Francesi invadono il regno di Napoli detronizzando i Borbone. In questa occasione gli Abruzzesi insorgono contro i Francesi e insieme al resto del popolo meridionale contribuiscono a far cadere il nuovo governo. I Francesi non riuscendo a governare il territorio napoletano in completa rivolta, si ritirano dopo solo un anno e mezzo di dominio. Ne segue nel 1800 il ritorno dei Borbone con il vecchio re Ferdinando.

 

 

– Il castello di San Donato a fine XVIII secolo

Sul castello di San Donato sappiamo che seppure il maniero è ormai poco usato, è tuttavia ancora attivo. Questo è sostenuto dal ritrovamento poco distante dai ruderi di una moneta di Ferdinando IV del 1791, che attesterebbe che il maniero è rimasto attivo fino all’epoca napoleonica.

 

 

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XIX secolo

 

– Il ritorno dei Francesi

Nel 1806 i Francesi ritornano a Napoli detronizzando nuovamente il re borbonico, che si rifugia in Sicilia sotto la protezione degli inglesi.

A Napoli i Francesi rimangono per i successivi dieci anni realizzando numerose riforme che rivoluzionano vita e costumi della popolazione. Tra le prime riforme fatte vi è l’abolizione dei diritti feudali e l’abolizione dei monasteri.

Questa riforma pone fine al ducato di Tagliacozzo e al governo dei Colonna dopo tre secoli ininterrotti di gestione politica.

Con le successive riforme amministrative il paese di San Donato diventa parte del mandamento di Tagliacozzo, che a sua volta entra a far parte del distretto di Avezzano, la quale diventa così il centro politico della Marsica, spodestando definitivamente Tagliacozzo.

 

 

– La fine del governo dei Francesi e il ritorno dei Borbone

Nel 1815 Napoleone è sconfitto nella battaglia di Waterloo dalla coalizione antifrancese. Ciò provoca a catena il crollo di tutti i governi filofrancesi presenti in Europa, come avviene a Napoli dove il governo di Murat decade e al suo posto fanno ritorno i Borbone con il vecchio re Ferdinando nella nuova qualifica di re delle Due Sicilie.

Con il ritorno dei Borbone le riforme francesi non vengono sconfessate, quindi non vi è un ritorno al vecchio sistema feudale, ma anzi prosegue l’ascesa di un nuovo equilibrio politico consistente inn un nuovo sistema amministrativo che al livello locale significa la costituzione di comuni più grandi che assicurano maggiore stabilità.

Tagliacozzo con il ritorno dei Borbone pur rimanendo uno dei grandi centri della Marsica, è ormai posizione secondaria rispetto ad Avezzano, divenuto da poco il  centro politico della Marsica, che ancora però appare come un piccolo borgo.

 

 

– Il castello di San Donato nel periodo borbonico

Sul castello di San Donato non abbiamo notizie certe su questo periodo, ma confrontando il maniero con gli altri della zona appare chiaro il suo abbandono.

 

 

– Risalita del Lago Fucino 

Dopo circa 20 anni di continue risalite il Lago Fucino raggiunge nel 1816 il picco dell’altezza tracimando in tutti i paesi rivieraschi, creando enormi danni.

Negli anni 1820 il governo borbonico prova nuovamente ad abbassare il livello con lavori di ripulitura nella zona del condotto carsico naturale della Petogna, il risultato però è alquanto deludente.

Nei  decenni successivi a causa di nuove risalite e tracimazioni sarà avviato da parte del governo un importante piano di prosciugamento del lago che darà luogo alla grande opera idraulica del banchiere Torlonia.

 

 

– L’inizio del nuovo regno d’Italia

Nel 1861 dopo un decennio di preparazione e guerre nasce ufficialmente il nuovo regno d’Italia sotto lo scettro dei Savoia. Il nuovo regno comprende anche il territorio del regno delle Due Sicilie, dove dopo la detronizzazione dei Borbone è stato annesso al nuovo stato.

In Abruzzo si rafforza l’avversione al nuovo stato dei Savoia, ciò produce una recrudescenza del fenomeno del Brigantaggio che anche se solo per poco tempo vede anche il sostegno della popolazione locale e di parte del Clero.

Il nuovo governo nazionale reagisce duramente alle sommosse popolari contro il nuovo stato e spedisce nel meridione la guardia nazionale. La polizia dopo un duro periodo di lotta riesce ad avere la meglio sul Brigantaggio che nel 1870  si può dire sconfitto, così come la popolazione abruzzese infine ha accettato il nuovo corso politico, sperando in qualche forte cambiamento.

 

 

– Il prosciugamento del Lago Fucino

Nel 1876 dopo più di vent’anni di lavori, Torlonia prosciuga il Lago Fucino, divenendo possidente di tutte le terre emerse. Poco dopo viene nominato Principe del Fucino da re Vittorio Emanuele II. Da ora la rivoluzione impressa da Torlonia porta i vecchi pescatori a trasformarsi in agricoltori e ad iniziare una dura battaglia con Torlonia per le terre fucensi.

 

 

– Il castello di San Donato alla fine del XIX secolo

Il castello di San Donato è completamente abbandonato a se stesso.

 

 

– La Marsica a fine 800

A fine Ottocento nella Marsica non si vive bene, le colture intensive presenti nella nuova piana del Fucino non hanno ancora dato effetti benefici sull’economia locale e nonostante i grossi sforzi economici dei Torlonia, ancora non vi è un ritorno economico consistente specie verso quei paesi maggiormente esposti con la popolazione con il lavoro nei campi.

Celano è in posizione secondaria nell’economia fucense, pur rimanendo un paese molto importante della zona. Tuttavia molti giovani non trovano sbocchi economici e decidono di trasferirsi all’estero, soprattutto verso USA, Canada e  Sud America.

Tra gli anni 1890 e 1900 sono molti i giovani marsicani e celanesi che partono in cerca di fortuna. Un numero maggiore di persone, che dalla Marsica si trasferiscono  all’estero, vi è all’inizio del secolo XX dove un numero notevole di Marsi raggiunge gli USA, il Canada ecc. Tra questo gruppo vi un grosso numero di celanesi, che dal paese parte per l’estero con direzione soprattuto il Canada, il Sud America e in piccola parte l’Australia.

 

 

 


 

 

XX secolo

 

 

– Terremoto del 1904 

A inizio ‘900 un brutto terremoto si verifica nella Marsica, precisamente presso Magliano dei Marsi. Qui il sisma si manifesta con una forza di 5,7 Mw producendo molti danni ai vari centri abitati della zona, ma miracolosamente non si registrano morti e anche i feriti sono pochi. 

Gli effetti del sisma su San Donato sono diversi con diverse case lesionate, ma per fortuna senza alcun morto e ciò è vero anche per gli altri centri attorno.

 

 

– La Marsica a inizio ‘900

La Marsica a inizio ‘900 vive un momento di rifioritura economica, che grazie all’avvento recente della ferrovia si ha l’uscita della zona dall’isolamento endemico nel quale si è sempre trovata, ma anzi la porta a migliorare in modo consistente la sua economia.

Sono diversi i centri che vedono migliorare il proprio assetto economico e ciò è favorito da significativi lavori edili locali come la strutturazione delle fogne e la costruzione delle fontane pubbliche che permettono alla popolazione di avere acqua in modo più costante.

Tagliacozzo è tra i maggiori centri della Marsica che vede un miglioramento qualitativo della propria condizione economico-sociale e ciò favorisce una forte crescita della popolazione.

Purtroppo però i centri più piccoli e più isolati non si ritrovano a beneficiare granchè di questa congiuntura economica, rimanendo poveri e senza prospettive. iò induce in una consistente crescita della migrazione soprattutto verso gli USA, il Canada e il Sud America.

 

 

– Il terremoto di Gioia dei Marsi

Il 13 gennaio 1915 avviene un tremendo sisma con epicentro a Gioia dei Marsi, manifestndosi con una forza immane pari a 7 Mw. Il sisma sconvolge l’intera Marsica, in pochi minuti muoiono 30.000 persone e interi paesi vengono o seriamente danneggiati o cancellati, come avviene per Avezzano, capoluogo della Marsica, che vede cancellata l’intera struttura urbana e con essa i tre quarti della sua popolazione.

Il terremoto arriva la mattina presto e distrugge tutta la Marsica, producendo devastazione e morte ovunque, specialmente nei comuni che circondano il Fucino.

Nella generale devastazione nella quale si trova ora la Marsica, Tagliacozzo risulta uno dei paesi più fortunati con pochissimi danni all’attivo, senza morti e con l’intero patrimonio storico-artistico salvatosi

 

 

– Effetti del sisma del 1915 sul paese di San Donato

Il sisma di Gioia dei Marsi produce notevoli danni al paese di San Donato, che contrariamente al proprio capoluogo ne è usce devastato e con numerose vittime.

Anche il castello seppure già abbandonato da tempo è risultato danneggiato dal sisma, ma il fatto di non essere più usato, lo ha reso di scarso valore e quindi non si è proceduto nel recupero. 

 

 

– 1 guerra mondiale

Nel 1915, poco tempo dopo il sisma, il presidente del consiglio Salandra impartisce l’ordine di entrata in guerra dell’Italia contro le potenze centrali. Ciò aveva lo scopo di riprendersi gli ultimi territori ancora soggetti agli Austriaci. Con l’entrata in guerra vengono chiamati alle armi tutti i ragazzi atti a combattere. Tra questi ci sono anche molti Abruzzesi e Marsicani, che nonostante il terremoto devono partire. La guerra si rivela lunga e luttuosa con molti ragazzi mandati al fronte che non fanno più ritorno per la morte prematura a causa dei combattimenti.

Infine si giunge a 1918, l’Italia con immane sacrificio sconfigge l’impero austriaco e può finalmente allargarsi territorialmente a Trento e Trieste, nonchè anche l’Istria e piccole parti di Dalmazia. Questo solo però scontenta la popolazione che sognava un impero coloniale dopo tanto sacrificio. E’ l’inizio della crisi della vittoria mutilata, che facendo breccia nell’animo umano porterà dapprima all’instaurarsi del Fascismo, poi ad una serie di frizioni con le nazioni europee per questioni coloniali e infine dritto alla seconda guerra mondiale.

 

 

– Il periodo fascista 

Il castello ormai completamente abbandonato ha perso attrattiva agli occhi della gente e ciò porta al prolungamento del suo stato di degrado, specie dopo il tremendo sisma del 1915.

 

 

Il castello di San Donato nel periodo fascista

Per quel che sappiamo il castello rimane in completo stato di abbandono per tutto il periodo fascista. Ciò determina una forte carenza nelle strutture rimaste del castello.

 

 

– Il castello di San Donato durante la 2 guerra mondiale

Durante la seconda guerra mondiale e soprattutto nel periodo di controllo nazista il castello rimane in stato di abbandono, ma verosimilmente sarà stato abitato da qualcuno in fuga dai nazisti. Nel 1944 infine gli Alleati sfondano la linea Gotica e liberano l’intero centro Italia dalla morsa nazista. La Marsica viene 

 

 

–  Il castello di San Donato dal 1946 al 2000

A partire dal momento della liberazione i Marsicani iniziano a ricostruire il territorio danneggiato dai Nazisti e dalla guerra. Allo stesso tempo riprendono nella Marsica le lotte tra contadini e Torlonia per il controllo delle terre fucensi. Ciò viene ad aumentare dopo la completa liberazione dell’Italia dai Nazisti e dalla successiva fine della guerra.

Il periodo che va dal 1945 al 1950 vede infatti un duro braccio di ferro fra contadini e Torlonia che porta a vari momenti cruenti fra le due parti. Lo scontro fra le parti va in crescendo fino a sfociare nell’eccidio di Celano del  1950, allorquando durante una manifestazione contadina contro Torlonia scoppiano disordini con la polizia nei quali vengono uccise due persone. Da questo momento Torlonia soccombe di fronte alle proteste popolari, fino ad essere privato delle terre fucensi che vengono date ai contadini del Fucino. Il tutto verrà infine regolamentato dalla Legge Segni in qualità di riforma agraria.

I Marsi, chiaramente in questa fase come nel decennio 1950-59, provvedono alla ricostruzione dei vari borghi della zona a cominciare dal centro principale di Avezzano. La ricostruzione viene a comprendere non solo i comuni, ma anche tutte le frazioni della zona, compreso il paese di San Donato, dove a sede il relativo castello.

Con il tempo nei vari borghi della zona vengono ricostruite anche i principali monumenti danneggiati dalla guerra o peggio ancora in stato di abbandono dopo il terremoto del 1915, tra questi vi è anche il castello di San Donato, in profondo stato di abbandono già prima del sisma e poi con questo ha ricevuto il colpo di grazia che lo ha distrutto.

Purtroppo il monumento non è stato più ristrutturato, ma anzi è stato lasciato in stato di abbandono, con il risultato che il maniero è stato divorato dalla vegetazione, che è cresciuta nell’arco degli ultimi 50 anni del secondo 900.

Negli anni dal 1950 al 1970 la Marsica nonostante il controllo del Fucino da parte dei contadini è rimasta un territorio povero con poche industrie e un ancora persistente isolamento. Ciò ha prodotto un secondo ciclo di emigrazione forzata che si è protatta per tutto questo periodo, continuando in forma più lieve fino alla fine degli anni ’70.

Negli stessi anni tuttavia la ricostruzione è andata avanti, costruendo nella zona infrastrutture importanti che sono state la base per il futuro sviluppo economico. A inizio anni ’70 nascono infatti le autostrade A24 e A25 che attraversano l’intero Abruzzo compresa la Marsica, ciò permette un più veloce collegamento tra i vari borghi della zona con i principali centri regionali come L’Aquila e Pescara e soprattutto con Roma con la quale la Marsica ha gli scambi più intensi.

Tutto ciò permette negli anni ’70 una consistente crescita del turismo da Roma verso la Marsica come nel caso di Tagliacozzo e Ovindoli. Ma soprattutto nascono tante nuove aziende, in settori vari, che si sviluppano negli anni successivi. Tutte queste realtà industriali permettono infine alla Marsica, specie la zona fucense, di decollare economicamente permettendo con ciò un arresto all’emigrazione e ad un parziale ritorno di coloro che se ne erano andati attraverso il fenomeno delle seconde case.

Fatto è che negli anni ’80 la Marsica vive il suo boom economico che si protrae per molto tempo. Questo ritorno economico si esprime per i vari comuni e piccole frazioni in investimenti per il proprio lancio turistico. Anche nella zona di Tagliacozzo sia il comune che le sue frazioni vengono migliorando al livello stilistico ristrutturando i vecchi centri storici e tramite il recupero di vecchie tradizioni e l’aggiunta di nuove si hanno cartelloni culturali assai interessanti che consentono un forte miglioramento turistico.

Purtroppo  non tutti i borghi riescono a completare la ristrutturazione delle proprie strutture principe, come vecchi palazzi nobiliari o antichi manieri, che se rilanciati farebbero da ottimo volano turistico.

E’ questo il caso del castello di San Donato che a fine secolo risulta ancora completamente  abbandonato e scomparso in mezzo ad una folta vegetazione infestante. Un vero peccato vista l’emozionale vista che si scorge dal piano presente davanti al castello. Basterebbe infatti un ripulitura dalla vegetazione infestante e una risistemata del piano antistante, adibendo questo a punto di osservazione per avere un forte richiamo per il borgo di San Donato.

Il castello con la sua posizione è stato per molto tempo un importante riferimento per i signori del tempo, non dimentichiamo che il castello di San Donato nel suo passato medievale è stato uno dei manieri più importanti della corte comitale dei conti dei Marsi.

 

 

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XXI Secolo

 

– Il castello di San Donato ad inizio XXI secolo

Il castello di San Donato visto dall’alto immerso nella vegetazione

(Immagine dal video Youtube San Donato (Tagliacozzo)  https://www.youtube.com/watch?v=-eGLUvQFz7o)

 

 

Venuto il nuovo secolo troviamo ancora l’antico maniero immerso in folta vegetazione. La cosa che cambia in questo periodo è una maggiore presenza di persone sulla cima della montagna, che venendo per turismo scorgono tra la vegetazione il vecchio castello e naturalmente godono da questa cima la magnifica vista sulla catena del Velino-Sirente, i Piani Palentini e in lontananza la Piana del Fucino.

 

Spiazzo antistante il castello, da dietro siscorgono le mura del maniero

(Immagine dal video Youtube San Donato (Tagliacozzo)  https://www.youtube.com/watch?v=-eGLUvQFz7o)

 

 

Venire su questa cima e scorgere il paesaggio circostante ripaga in pieno qualsiasi fatica. Se vi fosse una maggiore valorizzazione del posto vi dovrebbe essere anche un miglioramento del tragitto che dal paese di San Donato conduce sulla vetta della montagna. Sicuramente il castello e la sua posizione rappresentano sia per il paese di San Donato che per il comune di Tagliacozzo una sicura risorsa da sfruttare per turismo.

 

 

 


 

 

STRUTTURA DEL CASTELLO DI SAN DONATO

 

ll castello di San Donato rappresenta un antica fortezza medievale risalente all’XI secolo e costruita  in posizione apicale. La fortezza si trova sulla cima più alta del Monte Forcella a 1171 m s.l.m. ed è formata da una pianta trapezoidale (60/50 x 18).

Il castello gode di un ottima posizione strategica permettendo una piena visuale verso sud sulla valle dell’Imele e la via Tiburtina Valeria. Il castello per la posizione in cui si trova, era in passato in perfetto collegamento visivo con i castelli di Tremonti e Taglicozzo a ovest, Castelvecchio a nord-ovest, e il maniero di Girifalco a sud.

 

Castello di San Donato.

(Immagine dal video Youtube San Donato (Tagliacozzo)  https://www.youtube.com/watch?v=-eGLUvQFz7o)

 

Piantina del castello di San Donato. (Immagine da Edilizia storica della Marsica occidentale)

 

Il castello è costruito in posizione apicale, circondato da un recintoesterno intervallato da torri quadrangolari. La struttura del maniero si basa su una pianta trapezoidale composta da tre torri torri circolari poste sugli angoli, mentre sul piano interno troviamo una divisione in ambienti. L’intera struttura è costruita con una muratura a doppia cortina con conglomerato cementizio interno e pezzi di calcare e frammenti fittili all’esterno.

Osservando le strutture murarie sono state avanzate due fasi di costruzione. La prima fase tra XI e XII secolo e una seconda fase relativa al XIII- XIV secolo in cui il recinto viene rinforzato e costruito, nella parte più elevata rendendo il castello di forma rettangolare-trapezoidale.

 

 

– Approfondimento della struttura del castello di San Donato

Approfondendo notiamo che il lato settentrionale del maniero corrisponde al crinale dell’altura e presenta agli angoli opposti due torri cilindriche con la base lievemente a scarpa, al centro una torre rompitratta a base rettangolare. Della struttura ritroviamo anche il tratto centrale del muro sud, impostato su un terreno in forte pendenza, avente lo spiccato esterno posto qualche metro più in basso rispetto all’area interna al castello.

Tutto il lato meridionale del castello è stato potenziato in un secondo momento tramite una muraglia in pietra a secco di derivazione locale. La muratura, con gli angoli arrotondati, ha assorbito e coperto il muro originario, raddoppiandone lo spessore.

 

Lato occidentale della struttura del castello di San Donato. (Immagine da Edilizia storica della Marsica occidentale)

 

 

All’interno del castello, nella zona occidentale vi sono i resti di alcuni muri che delimitano una serie di ambienti che sembrano legarsi al muro perimetrale in pietre a secco del lato meridionale.

Sul crinale est del castello posto in forte pendenza troviamo un muro lungo più di 85 m provvisto di una torre rettangolare a U e una risega, impostato sul ciglio meridionale di una scoscesa vallecola.

Nella parte SE del castello si sono conservate diverse strutture murarie, facenti parte del recinto esterno, che sono formate di dimensioni disomogenee rispetto ai muri precedentemente descritt. Questi muri si compongono di malta terrosa con molti inserti di mattoni e coppi, riferibili come età ad una fase molto più ravvicinata nel tempo.

Tra questi troviamo un lungo muro che dal lato orientale del castello  scende su un terreno molto ripido in direzione SE attestandosi su una struttura, probabilmente una torre con mura fortemente scarpate. Lo stesso tipo di muratura identifica una struttura rettangolare posta alla estremità orientale del muro che corre sul crinale e una struttura isolata che corre a sud del castello. 

Del castello riconosciamo come parti più antiche il tratto della parete meridionale che si è conservata sotto il muraglione in pietra a secco e il muro con torre a U che è presente sul crinale orientale. La parete  meridionale del fortilizio, compresa fra le torri angolari è costituita da una muratura con doppia cortina in opera irregolare con blocchetti calcarei di varie dimensioni legati fra essi da una malta biancastra molto resistente.

 

Tratto murario settentrionale con torre cilindricadel lato orientale

(Immagine dal video Youtube San Donato (Tagliacozzo)  https://www.youtube.com/watch?v=-eGLUvQFz7o)

 

Tratto murario del lato settentrionale

(Immagine dal video Youtube San Donato (Tagliacozzo)  https://www.youtube.com/watch?v=-eGLUvQFz7o)

 

Allo stesso modo troviamo che la muratura settentrionale con le torri cilindriche risulta uguale a quella del muro che corre lungo il crinale orientale sia per la tessitura del parametro che per lo spessore.e il profilo un po’ rastremato verso l’alto delle pareti.

Numerosi indizi indicano che il castello sia stato ristrutturato profondamente nel XIII secolo. Gli indizi in questione consistono nella presenza di numerosi corsi di orizzontamento nelle cortine, le torri rettangolari rompitratta e le torri circolari lievemente a scarpa, ovvero strutture che sono ascrivibili come costruzioni al XIII secolo.

Sicuramente il castello è di molto anteriore al XIII secolo, probabilmente la sua costruzione è del XI secolo, ovvero nel momento in cui i Berardi iniziano a costruire lungo i crinali delle montagne dei fortilizi in grado di controllare il territorio, in questo caso la zona di Tagliacozzo, dei Piani Palentini e soprattutto della Via Tiburtina, la principale via di comunicazione dell’epoca altomedievale. I Berardi come abbiamo già detto nella parte storica sono la famiglia comitale della Marsica che governa il territorio in modo autonomo fino al 1143, quindi fino al XII secolo. La contea dei Marsi diventata di fatto indipendente alla fine del X secolo, rimane autonoma per circa 150 anni fino alla conquista normanna.

In questo lungo arco di tempo il castello di San Donato è sempre stato considerato una delle principali roccaforti dei Berardi. Nell’arco di questo lungo periodo il territorio della contea marsa pur rimanendo unita intorno al conte principale si veniva suddividendo per aree d’influenza fra i molti membri della casata e il castello di San Donato con il suo territorio circostante non fa eccezione. Il castello infatti come tutto il suo territorio sono storicamente stati feudo di Oderisio II Berardi che qui a metà dell’XI secolo aveva la sua residenza principale.

La posizione del castello di San Donato fanno di questo luogo uno dei più spettacolari e suggestivi balconi panoramici della Marsica occidentale. Da qui infatti è possibile ammirare da una parte la lunga cordigliera boscosa dei Monti Simbruini e dall’altra il meraviglioso e caratteristico paesaggio alpino del Monte Velino con le sue torri gemelle.

Il maniero di San Donato ha le caratteristiche di un impianto militare collocato nel punto più alto della montagna, ma anche nel punto meno difendibile, in quanto posizionato all’estremità SE del largo crinale erboso del Monte Faito, su un gradino alto pochi metri, facilmente scalabile sia dalla parte di Scanzano che da quella di Marano. Esso pertanto costituisce un baluardo posto a difesa di San Donato con lo scopo di bloccare un attacco ostile proveniente da NO.

Difatti un attacco e la conquista della vetta del monte e quindi del castello avrebbe costituito una fatalità per i villaggi sottostanti che si sarebbero trovati esposti a un incursione dall’alto. In questo senso non è un caso che il lato del castello maggiormente protetto è quello a nord dove sussistono ben tre torri a difesa del fortilizio. Vi è da dire che tutti i manieri medievali erano posizionati sulla vetta più alta, e avevano una parte difesa naturalmente da strapiombi e l’altra da imponenti mura.

 

 

Difese del castello sul lato nord orientale.

(Immagine dal video Youtube San Donat ((Tagliacozzo)  https://www.youtube.com/watch?v=-eGLUvQFz7o)

 

Detto ciò approfondiamo il lato nord orientale del castello e le sue difese esterne. In questo caso troviamo il muro con la torre rettangolare che scende sul crinale orientale, che però non è collegata al recinto difensivo, ma ha la funzione di una torretta esterna che prolunga la difesa sul lato settentrionale della montagna e proteggeva i soldati in caso di risalita dal borgo verso il castello.

Sul lato a nord est fra il castello e la torretta rettangolare si notano i resti di un muro, ebbene questo è stato aggiunto successivamente e ha avuto la funzione di ulteriore difesa per i soldati in risalita dal borgo verso il castello.

Storicamente il castello di San Donato è sempre stato indicato come residenza ufficiale di Oderisio II Berardi, ma da un’osservazione attenta si nota come il maniero essendo in posizione apicale su una piccola montagna sia difficilmente adattabile a residenza signorile, inoltre risulta difficile raggiungerlo dal borgo sottostante.

Quindi è da considerare che il castello non sia stato, salvo breve intervalli temporali, residenza signorile. Ciò non toglie che la struttura è  stata al lungo usata come fortilizio militare e ciò è testimoniato dalla posizione di chiaro controllo su un ampia fetta di territorio della Marsica occidentale e una moneta di fine ‘700 ritrovata nei dintorni del castello, che testimonierebbe l’utilizzo del fortilizio fino a questo periodo.

 

La cima della montagna con il castello di San Donato

(Immagine dal video Youtube San Donato (Tagliacozzo)  https://www.youtube.com/watch?v=-eGLUvQFz7o)

 

Concludendo invitiamo chi di dovere a riconsiderare la funzione di questo antico maniero, in quanto potrebbe essere un volano per il turismo locale. Sarebbe infatti sufficiente ripulire la struttura dalla vegetazione infestante e risistemare la zona panoramica antistante per consentire alla struttura di riemergere e divenire un magnifico punto di osservazione, visto il meraviglioso spettacolo panoramico presente da questa posizione.

 

 


BIBLIOGRAFIA

 

1) https://camminobriganti.wordpress.com/2013/07/29/il-castello-di-san-donato/

 

2) https://www.youtube.com/watch?v=-eGLUvQFz7o

 

3) Marco Bianchini – Edilizia storica della Marsica occidentale – Editrice Dedalo di Roma

 

4) https://santanatolia.it/storia/capitolo-iii

 

 

 


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