CASTELLO DI AVEZZANO


STRUTTURE E MONUMENTI


 

 

 

POSIZIONE DEL CASTELLO ORSINI-COLONNA DI AVEZZANO

 


STORIA DEL CASTELLO ORSINI-COLONNA DI AVEZZANO

 

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XII SECOLO

 

Avezzano alla fine del XII secolo

Avezzano nell’ultimo scorcio del XII secolo si ritrova sul piano amministrativo sempre appartenente alla contea albense, ma controllata dalla famiglia Da Palearia.

I De Palearia sono una famiglia di piccola nobiltà, soggetta ai conti Berardi di Alba Fucens, che sono riusciti a creare in questa fase un piccolo feudo comprendente alcuni paesi intorno al Monte Salviano tra cui Avezzano.

I membri di questa famiglia si ritrovano spesso in conflitto con la chiesa  per questioni di potere locale e osserviamo che per questo i De Palaeria sono spesso oggetto di richiami da parte dei papi e delle autorità ecclesiastiche locali. 

 

 

Nascita della torre di Avezzano

Nel 1182 Gentile da Paleria, signore di Avezzano, fa costruire una primitiva torre quadrangolare. 

 

 

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XIII SECOLO 

 

 

I Berardi crescono di potere 

Pietro Berardi conte di Celano e Albe è un abile politico che riesce ad accattivarsi la simpatia di Papa Innocenzo III. Questa simpatia frutta a Pietro il cumolo di molte cariche politiche, che lo portano a diventare una sorta di reggente del regno siciliano. Pietro Berardi riesce a cumulare tanto potere poichè nel regno siciliano all’inizio del XIII secolo vi è un vuoto di potere causato dalla minore età dell’erede al trono. Il giovane erede ha perso i genitori quando era molto piccolo e ora è stato sotto l’autorità del Papa, che ne ha cura e veglia su di lui affinchè cresca giusto.

Verso il 1210 in Germania il vuoto di potere causa una guerra fra due opposte tensioni della grande nobiltà. Da una parte abbiamo Filippo di Svevia, zio del giovane Federico che cerca d’usurpare il trono tedesco al nipote. Dall’altro lato vi èOttone di Brunswick esponente del partico guelfo.

La guerra fra i due occupa tutto il primo decennio del XIII secolo e si conclude con l’assassinio di Filippo di Svevia, proprio nel momento in cui  uscito vincitore dal conflitto con Ottone si preparava a diventare imperatore. La sua morte avvantaggia Ottone, che ascende al trono tedesco facilmente. Ottone risolta la questione tedesca va in Italia per occupare anche il trono italiano ricongiungendolo a quello tedesco. Per ottenere ciò fa accordi molte personalità del tempo.

Pietro Berardi, reggente del regno siciliano, approfitta di Ottone per giungere con questi ad un accordo, che lo liberi dal vincolo al papa e agli Svevi. L’accordo tra i due prevede per Ottone l’appoggio alla sua ascesa al trono siciliano e per Pietro la libertà di azione nelle sue terre, ovvero la facoltà di giungere ad indipendenza o a qualcosa di simile.

Tuttavia le cose non vanno nel modo sperato infatti siamo ormai giunti al 1211 e il Papa accortosi del tradimento di Pietro e di Ottone inizia a combatterli in modo feroce. Poco tempo dopo la morte di Pietro Berardi nel 1212 fa il resto. Ottone si ritrova da solo a fronteggiare il papa, profondamente deluso e arrabbiato con lui.

Allo stesso tempo in Germania i duchi tedeschi delusi da Ottone che si occupa solo dell’Italia lo depongono eleggendo, su richiesta papale il giovane Federico di Svevia.

 

 

– Tommaso Berardi

Tommaso Berardi successore del padre Pietro, viste le mutate condizioni politiche considera persi gli accordi con Ottone e decide di procedere da solo nel tentativo di ottenere l’indipendenza dall’Impero.

Dopo alcuni anni di sfide verbali fra Tommaso, che nel frattempo si è rafforzato politicamente divenendo anche conte del Molise, e il giovene re-imperatore Federico II, si arriva allo scontro fisico fra le opposte fazioni nel 1221. Federico II e le sue truppe mettono a ferro e fuoco la Marsica cercando di piegare la resistenza di Tommaso. Tommaso Berardi riesce a resistere a lungo all’imperatore mettendolo in seria difficoltà. Alla fine però di due lunghi anni di guerra e strategie Federico vince nel 1223 la  resistenza di Tommaso, riuscendo a spegnere il desiderio d’indipendenza della sua famiglia.

Federico si vendica poi del territorio marsicano per l’appoggio dato a Tommaso. Ciò porta a gravi conseguenza. Tuttavia se sul piano sociale queste conseguenze sono risolte grazie all’intercessione papale, sul piano politico riemerge lo scontro fra Federico II e Tommaso Berardi.

 

 

– Il ritorno di Tommaso Berardi

Tommaso dopo alcuni anni di oblio viene nominato dal Papa, comandante delle truppe papali contro Federico II, in conseguenza del grave comportamento del giovane imperatore nei confronti degli accordi con il papa. Il Papa nominando Tommaso Berardi comandante delle sue truppe sa di ferire l’orgoglio dell’imperatore e quindi sperando in una sua sconfitta reintegra il Berardi. Quest’ultimo desideroso di una rivincita procede contro Federico II. Innanzitutto ritorna nelle sue terre come padrone, in ciò sostenuto dal Papa e quindi procede nelloo scontro. Federico II nel 1229-30  torna  così con il suo esercito nella Marsica mettendola di nuovo a ferro e fuoco e scontrandosi di nuovo con Tommaso, vincendolo nuovamente. A questo punto Tommaso si ritira definitivamente a vita privata e i suoi territori marsicani vengono affidati a persone di fiducia di Federico II.

 

Avezzano negli anni dello scontro fra Tommaso Berardi e Federico II

Avezzano in questa fase è ancora un semplice villaggio che si trova a ridosso del Lago Fucino. Tuttavia anche questo paese viene coinvolto indirettamente nello scontro in atto e ciò porta terrore fra la popolazione. Successivamente nel secondo periodo di scontro del 1229-30 anche Avezzano sembra subire dei saccheggi riportando grossi problemi.

 

 

La torre di Avezzano a inizio XIII secolo

La torre avezzanese continua ad essere una torre di vedetta del territorio e a difesa di Avezzano.

 

 

Avezzano negli anni 1250

Nel 1250 muore l’imperatore Federico II e Avezzano si trova sul piano amministrativo sempre inserita nella contea di Alba Fucens, ancora gestita dai Berardi, tornati nelle grazie dei successori svevi, a cui hanno garantito la loro lealtà incondizionata.

Allo stesso tempo Avezzano vista anche la sua posizione diventa sempre più importante e da semplice villaggio perilacustre diventa la sede del piccolo feudo a cui faceva riferimento Avezzano fino a poco tempo fa. Ciò è evidente dalla presenza di un primo castello costruito dalle famiglie nobili che si succedono alla guida del feudo di Avezzano.

A livello di piccola nobiltà troviamo che Il feudo di Avezzano, sempre appartenente ad Albe, passa dai De Palearia, primi signori di Avezzano fino al 1200 circa,  ai Corsi, ai De Ocra e Federico d’Antiochia nel 1240-50 circa.

 

 

La contea d’Albe torna ai Berardi

Nel 1247 il Papa restituisce Celano e Albe a Ruggero Berardi, figlio di Tommaso Berardi. Tuttavia Ruggero deve aspettare ancora alcuni anni prima di prendere effettivo possesso dei suoi beni. Infatti Ruggero riesce a rientrare effettivamente in possesso di Albe e Celano solo nel 1254, ovvero solo dopo la morte di Federico II nel 1250 e il successivo atto di sottomissione nel 1254 a Manfredi di Svevia , nuovo re di Sicilia “di fatto” dopo la morte di Federico II e del fratello Corrado IV.

A partire dal 1254 Albe e Celano sono di nuovo sotto il controllo dei Berardi.

 

 

La battaglia dei Piani Palentini (1268)

Nel 1268 avviene lo scontro armato presso i Piani Palentini fra Carlo d’Angiò canditato al trono siciliano da parte del Papa e Corradino di Svevia erede della famiglia imperiale tedesca.

Facciamo un passo indietro, il Papa non vede di buon occhio il potere degli Svevi nel sud Italia che considera di sua pertinenza. Per cui chiede a Carlo d’Angiò d’intervenire nel regno siciliano, spodestando gli Svevi e sostituendosi come re.

Carlo accetta l’invito papale e dopo gli accordi con il papa si lancia alla conquista del nuovo regno.

Carlo si scontra contro Manfredi a Benevento nel 1266 sconfiggendolo. Manfredi pur lottando con ardore e fierezza viene ferito mortalmente. Egli era re di Sicilia dal 1258 allorquando si autoprclamò re al posto del nipote, fatto credere morto.

Morto Manfredi e divenuto re, Carlo attua un politica di accentramento e consolidamento che lo porta a scelte impopolari soprattutto in materia fiscale.

Tuttavia nei due anni 1266-68 la politica fiscale del nuovo re infastidisce i baroni del regno siciliano (tra cui i Berardi), che decidono di detronizzarlo attraverso la sua sostituzione con Corradino, ultimo erede dalla casa di Svevia. Corradino di Svevia accetta l’invito della nobiltà siciliana e scende in Italia.

Qui la nobiltà siciliana, tra cui i Berardi, organizzano un esercito per Corradino che sceso in Italia e poi nella Marsica incontra in battaglia Carlo I d’Angiò. Corradino con l’esercito, creato dai nobili siciliani, affronta presso i Piani Palentini nell’agosto 1268 Carlo I, che però lo sconfigge e lo fa poi decapitare a Napoli.

 

I Berardi perdono Albe e Celano

Carlo I dopo aver consolidato il suo potere di re di Sicilia si vendica di quei nobili che hanno sostenuto Corradino. I Berardi sono in cima alla lista. Nel caso dei Berardi Carlo gli toglie i feudi di Albe, Celano e del Molise. A livello locale poichè la battaglia dei Piani Palentini è avvenuta nei pressi della contea di Albe, che ha sostenuto pienamente lo svevo, questa viene duramente colpita da Carlo.

Alba Fucens è rasa al suolo da Carlo I, mentre la popolazione viene dispersa; la stessa cosa accade poco dopo al centro di Pietraquaria che viene distrutto e la popolazione dispersa.

 

Avezzano diventa un medio centro fucense

Della distruzione di Pietraquaria si avvantaggia in modo diretto il villaggio di Avezzano. Avezzano nel 1268 è già un villaggio in crescita e abbastanza importante. Con la distruzione di Pietraquaria la sua popolazione si trasferisce nei centri vicini. Ebbene molti di questi vengono a vivere proprio ad Avezzano che vede così crescere la sua popolazione e quindi la sua importanza.

Sul piano politico locale Avezzano viene infeudata dalla famiglia De Poli, sostenitrice di Carlo I. Avezzano continua tuttavia a dipendere dalla contea albense e questa dopo la caduta dei Berardi e una breve fase ad altri nobili, torna ai primi attraverso Filippa Berardi, figlia di Ruggero Berardi, conte di Celano.

 

 

Filippa Berardi

Filippa Berardi è contessa d’Albe dal 1270 al 1308 anno della sua morte. Durante questo periodo si sposa due volte rimanendo entrambe le volte vedova e trovandosi da sola a gestire il grande feudo. Alba Fucens con l’ascesa di Filippa risorge come importante feudo.

Ella come tutti i Berardi è profondamente orgogliosa e non ama sottomettersi. Sono molte le circostanze descritte di forti contrasti fra lei e i monaci di Scurcola dell’abbazia di Santa Maria della Vittoria circa il controllo del Lago Fucino. Carlo I interviene molte volte per calmare la contessa nei confronti dei monaci di Scurcola.

In generale Sotto Filippa la contea albense migliora molto e raggiunge una buona condizione di vita. Grazie anche a Filippa Avezzano si consolida come centro propulsore
della Marsica. Il borgo di Massa d’Albe ancora non esiste, ma esiste Alba Fucens che viene lentamente scemando come popolarità. 

 

 

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XIV SECOLO

 

Avezzano a
inizio XIV secolo

Alba
Fucens non viene ricostruita dopo la distruzione voluta da Carlo I e quindi
Avezzano sostituisce Alba Fucens quale centro della contea.
Avezzano sotto Filippa
cresce di popolazione che impone anche una crescita edilizia del villaggio ora
centro di medie dimensioni.

Avezzano
in questa fase si dota di mura esterne, mai avute precedentemente e ciò
indica una maggiore importanza del paese. Le mura di Avezzano sono costituite
da forti mura e da tre porte esterne, Porta San Francesco,  Porta S.
Bartolomeo e Porta S. Felice.

Allo
stesso tempo i cantieri edilizi iniziati sotto Filippa e continuati negli anni
successivi, hanno visto una migliore strutturazione del paese a cominciare
dalla rocca, migliorata in molte sue parti.

Più
o meno nel 1330 abbiamo un Avezzano accresciuta nella area abitativa e meglio
strutturata in molte sue parti.

 


La rocca di Avezzano

La
torre di Avezzano in questi anni subisce un cambiamento venendo a quanto pare
migliorata e consolidata, per renderla più funzionale al ruolo della
città.

 

Alba Fucens
dalla contessa Filippa al Demanio Statale

Nel
1308 muore la potente e forte contessa Filippa d’Albe, lasciando dietro di se
un bel ricordo fra coloro le erano stati soggetti. La contessa muore senza
discendenza dopo essere stata sposata due volte. La contea d’Albe viene
così presa dal Regio Demanio.

Alba
Fucens rimane soggetta al Demanio fino al 1343, allorquando alla morte del re
Carlo II, per testamento reale la contea albense viene riconosciuta alla figlia
Maria di Durazzo.

 

Avezzano negli
anni 1340

In
occasione della morte di Carlo II e dell’ascesa della figlia Maria di Durazzo a
contessa d’Albe, Avezzano è ormai a tutti gli effetti il centro
principale della contea. In ciò troviamo conferma con il fatto che negli
ultimi anni di vita di re Carlo II, quindi 1340-43, la città diventa
sede di corte baronale.

 

Terremoto del
1349

Un
grave sisma avviene nel centro Italia nel 1349. Questo terremoto produce danni
molto importanti nella Marsica, dove abbiamo numerosi paesi fortemente
danneggiati se non distrutti come Avezzano. La cittadina viene completamente
distrutta da questo sisma. Il piccolo castello, le mura cittadine, diverse case
e palazzi crollano in più punti. E’ tutto da ricostruire.

 


Il sacco di Avezzano del 1363

sul
piano politico abbiamo una grave guerra di successione seguita alla morte di
Carlo II nel 1343. I conflitti avvengono fra Luigi d’Ungheria, fratello di
Andrea d’Ungheria, morto ucciso in circostanze misteriose e Giovanna I figlia
di Carlo II e sua erede legittima, ma ritenuta mandante dell’omicidio di
Andrea. Avviene così che gli Ungheresi invadono il regno napoletano
mettendolo a ferro e fuoco per diversi anni. Gli scontri principali tra truppe
angioine ed ungheresi avvengono soprattutto in Abruzzo e portano allo stremo i
paesi marsicani e abruzzesi specie per opera delle compagnie di ventura
capitanate dai più feroci condottieri del tempo.

A
questo proposito diciamo che questi saccheggi e combattimenti avvengono in
Abruzzo per tutti gli anni 1350 e 1360, mettendo a dura prova i nervi degli
abruzzesi.

Fra
i saccheggi più spietati ricordiamo il sacco di Avezzano del 1363 ad
opera di Francesco del Balzo, duca d’Andria. Questo saccheggio, condotto dalla
compagnia d’armi di Francesco del Balzo distrugge in modo atroce l’intero borgo
appena restaurato dal sisma. Il saccheggio si esprime con furti, stupri e
distruzioni in tutta la cittadina, comportando saccheggi anche dentro la chiesa
di San Sebastiano, che però sopravvive.

 

La Contea di
Alba Fucens alla fine del XIV secolo

Nel
1366 muore la contessa Maria Duzziaco e la contea albense, ma sarebbe
più esatto parlare di contea di Avezzano, ritorna al Regio Demanio. A
questo punto la proprietà della contea rimane ancora per diverso tempo
soggetta allo stato, per essere per qualche tempo donata solo di nome ai
Savoia, che non ne prendono mai possesso. Alla fine del secolo dopo un nuovo
ritorno allo stato la contea passa a Margherita nel 1399.

Margherita
era stata regina consorte di Napoli con il marito Carlo III dal 1382 al 1386.
In seguito dal 1386 al 1389 è reggente del regno di Napoli per il figlio
Ladislao fino a quando non vengono defenestrati da Luigi d’Angiò

Dieci anni dopo Ladislao ormai cresciuto torna a Napoli e si impadronisce del suo trono cacciando l’usurpatore. A questo punto la madre divenuta regina madre diventa anche contessa d’Albe per volere del figlio.

In qualità di contessa d’Albe Margherita è intervenuta in diverse diatribe locali, dimostrando una buona capacità di governo. Tuttavia Margherita, un po’ meno di Maria, non è stata quasi mai nelle terre abruzzesi e ciò ha prodotto un senso di vuoto politico ad Albe, che stava venendo occupato dalla crescita della vicina contea di Tagliacozzo che sempre più mirava alle terre d’Albe.

 

 

Avezzano 1363-1400

Avezzano dopo il sacco del 1363 procede a una nuova ricostruzione del suo borgo, riparando tutti i danni materiali apportati. Invece i danni alle varie anime del paese ancora profondamente scosse sono difficili da aggiustare.

Avezzano in questo periodo oltre a riparare i danni del saccheggio, torna ad ampliarsi e questo a causa del continuo trasferimento in essa di tante nuove genti.

 

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XV SECOLO

 

La contea d’Albe nella prima metà del XV secolo

Avezzano all’inizio del XV secolo è ormai il centro più importante della contea albense ed è qui dove si concentrano molti giochi politici locali.

La contea d’Albe all’inizio del secolo appartiene ancora alla famiglia reale napoletana che se la tramanda ormai da più di un secolo e che in alcuni periodi morti figura appartenere al Regio Demanio.

Questa situazione aveva gravato duramente sull’economia dell’area poichè in quel tempo appartenere ad una famiglia nobile portava più vantaggi che svantaggi. Difatti avere un padrone permetteva di organizzare una migliore difesa da stranieri. Così invece la contea albense dalla morte di Filippa Berardi nel 1308 all’inizio del 400′ non appartiene a nessuno e si ritrova nel gioco politico con problematiche di ogni sorta, ciò vale si quando il feudo è in mano alla famiglia reale napoletana che quando figura soggetta al Regio Demanio.

Gli Orsini a Tagliacozzo nel giro di cinquant’anni erano divenuti gli unici signori di tutta la Marsica occidentale riuscendo a tenere unito un territorio non ancora del tutto solido e ora puntavano ad Albe, territorio in piena decadenza politica ed economica soggetta al continuo passaggio degli eserciti.

Giacomo Orsini grande condottiero e feudatario da il suo aiuto a Ladislao D’Angiò in occasione della presa del potere a Napoli. Anni dopo nel 1404 la contessa d’Albe Margherita e madre di Ladislao concede la contea d’Albe all’Orsini per ringraziarlo dei servigi resi al figlio. Giacomo a questo punto riesce a mettere le mani su Albe e quindi Avezzano, arrivando a detenere un territorio molto ampio in Abruzzo.

Tuttavia i continui cambi di proprietà e di voltafaccia sono ben presenti nel periodo quattrocentesco. Nel 1419 dopo un periodo di attriti e riappacificazioni fra Giacomo Orsini e la nuova regina di Napoli Giovanna II, vede questa togliere Albe all’Orsini e donarla a Lorenzo Colonna fratello del nuovo papa Martino V.

Il passaggio di proprietà dagli Orsini ai Colonna non comporta alcun vantaggio per la zona, anzi si vede aumentare la tensione per il suo possesso. Fatto è che i Colonna fra alti e bassi mantengono Albe fino al 1436, ovvero fino a quando un anziano capitano d’armi Giacomo Caldora non sottrae loro la contea a cui unisce anche la contea di Tagliacozzo tolta agli Orsini.

Anni dopo nel 1441 gli Orsini riescono a tornare proprietari di entrambe le contee. A questo punto iniziano lunghi anni di feroci battaglie con i Colonna per il possesso della Marsica occidentale. Gli Orsini estinto il ramo principale nel 1456 si vedono perdere le contee di Albe e Tagliacozzo che passano al Regio Demanio.

 

 

Avezzano nella prima metà del XV secolo

In questo clima oscuro di guerre e saccheggi che vedono la Marsica al centro di un grande scontro di potere, Avezzano si trova a crescere ancora di più d’importanza.

Gli Orsini infatti eleggono la cittadina abruzzese la loro sede principale quando sono presenti nel territorio albense. Ciò avviene anche con i Colonna tra il 1419 e il 1436.

Successivamente Avezzano tornata sotto gli Orsini diventa un continuo cantiere che vede essi abbellirla e migliorarla sul piano urbanistico. La chiesa di San Bartolomeo nonostante il precario equilibrio strutturale è sempre frequentata dai fedeli e cresce d’importanza contemporaneamente ad Avezzano. 

 

Terremoto del 1456 

Nel 1456 un tremendo terremoto colpisce l’Irpinia e producendo danni elevatissimi anche nelle altre regioni del centro Italia, fra cui l’Abruzzo. Nella Marsica sono moltissimi i centri che riportano danni consistenti; in ciò vediamo che anche Avezzano viene molto colpita riportando diversi crolli. Il paese comunque non appare devastato come nel caso del terremoto di cento anni prima.

 


Effetti del sisma dell’Irpinia sul castello

Non conosciamo al momento gli effetti del sisma sul primitivo castello cittadino. Sicuramente la scossa è stata forte e ha prodotto danni anche ingenti in tutto il paese. Ricordiamo qui i gravi danni prodotti sulla chiesa di San Bartolomeo. Da ciò desumo che la torre pur rimanendo in piedi abbia riportato diversi danni.

 

La contea albense alla fine del XV secolo

Nel 1464 gli Orsini dopo alcuni anni riescono a farsi riconoscere nuovamente proprietari delle contee di Albe e Tagliacozzo, scatenando in ciò la gelosia dei Colonna loro famiglia rivale. Gli anni successivi non sono facili poichè i Colonna creano continui problemi agli Orsini per mettere le mani sulle due contee. Con ciò riprendono gli scontri fra le due potenti famiglie romane.

Questo stato di guerra continuo porta a grandi scontri nella zona determinando diversi episodi di battaglie locali più o meno importanti, comportando in ciò grandi crisi sociali ed economiche.

 

 

Avezzano alla fine del XV secolo

Avezzano in tutto questo clima di scontro continua ad essere un grande cantiere edilizio, messo in piedi dagli Orsini per cercare di ingraziarsi la popolazione e allo stesso tempo tenere il territorio sottocontrollo con la costruzione di alcune rocche importanti come quella di Avezzano.

 

 

La ricostruzione del castello nel 1490

Nel 1490 al potere in Avezzano vi sono ancora gli Orsini con Virginio Orsini. Egli si accorge che la popolazione è maggiormente favorevole ai Colonna che a lui. Anche per questo ovvero per controllare meglio la cittadina ormai divenuta il fulcro della contea di Alba Virginio decide di ricostruire il castello del paese in modo più imponente a metà tra una dimora principesca e un castello militare.

La rocca quindi viene strutturata secondo uno schema a pianta quadrata e viene dotata di bastioni cilindrici sugli angoli sovrastanti i camminamenti merlati. Il portale d’ingresso viene sorretto da pilastri, con due fila di bugne tagliate a diamante, sovrastato da un’architrave esagonale.

Questa strutturazione è certamente opera del celebre architetto Francesco di Giorgio Martini, autore del Forte di S. Leo, che in quegli anni lavora per gli Orsini, come sappiamo da alcune lettere dello stesso Virginio Orsini (Santoro 1988, 135-136).

 

 

La caduta degli Orsini

Nel 1497 infine i Colonna con un piano ben organizzato cacciano gli Orsini dalla Marsica impadronendosi finalmente del territorio. Virginio Orsini viene arrestato con alcune scuse a Napoli nel 1496 e successivamente avvelenato in carcere nel 1497.

A questo punto re Federico di Napoli riconosce a Fabrizio Colonna la proprietà delle contee di Tagliacozzo e Albe insieme ad altri territori della Marsica.

 

 

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XVI SECOLO

Elevazione della contea di Tagliacozzo a ducato.

Nel 1504 Ferdinando re di Spagna dopo aver inglobato il regno di Napoli ringrazia i Colonna e altre nobili famiglie che gli sono state fedeli dispensando onorificenze e feudi.

Nel caso dei Colonna sappiamo che il re di Spagna in un diploma reale eleva Fabrizio Colonna a duca di Tagliacozzo, inglobando definitivamente all’interno del ducato l’ex contea d’Albe. Il re dispensa a Fabrizio anche altri titoli, ma in questo caso a noi interessa solo il ducato di Tagliacozzo.

Il ducato di Tagliacozzo a inizio XVI secolo

I Colonna ormai padroni della Marsica occidentale cercano di migliorare l’economia della zona rilanciando i tratturi per l’industria armentizia. L’industria della lana è probabilmente la principale fonte di guadagno del periodo, per cui il miglioramento dei tratturi e dei traffici commerciali della lana sono fondamentali.

Con la nascita del ducato di Tagliacozzo si apre anche il tratturo Colonna ovvero la possibilità per i pastori abruzzesi di transitare per il pascolo invernale presso le terre laziali, dove il clima mite e gli ottimi pascoli consentono minori distanze rispetto a quelle percorse per andare verso Foggia, che rimane comunque la principale piazza commerciale della lana di pecora.

Con l’ulteriore sviluppo dei tratturi all’inizio del ‘500 l’economia del ducato abruzzese è in forte miglioramento e tale rimane fino alla metà del secolo, nonostante sviluppi politici non sempre gradevoli.

Il miglioramento dell’economia porta maggiori guadagni e una parte di questi sono usati nel miglioramento edilizio di alcuni centri del ducato abruzzese come Avezzano e anche di Tagliacozzo.

 

Avezzano all’inizio del ‘500

Con lo sviluppo del territorio grazie al miglioramento dell’industria armentizia, Avezzano cresce d’importanza. E’ vero che il paese si trova fuori dalle grandi vie del pascolo di pecore, che in questo periodo divengono una delle principali fonti di guadagno. Tuttavia Avezzano è considerata dai Colonna in modo più importante che rispetto all’altro capoluogo, Tagliacozzo.

Ciò lo si deve alla sua posizione che si pone al centro di una grande zona vicina al Lago Fucino, ma soprattutto meglio raggiungibile che rispetto a Tagliacozzo.

Quindi Avezzano comincia da questo momento una forte ascesa a discapito di Tagliacozzo, che pur rimanendo ufficialmente il capoluogo del territorio risente della crescente concorrenza di Avezzano.

Da ciò si capisce come Avezzano preferita a Tagliacozzo sia maggiormente interessata dai Colonna nell’essere migliorata sul piano architettonico con numerosi lavori di risistemazione urbanistica.

Il miglioramento di Avezzano interessa anche le vie di collegamento intorno a essa. Con questi lavori si permette al piccolo centro di recuperare almeno in parte il divario dagli altri centri portandosi a sfruttare i vari tratturi del territorio.

Il castello di Avezzano all’inizio del ‘500

Il castello di Avezzano è in questo periodo fortemente soggetto a ristrutturazioni per adibirlo a dimora principesca. I Colonna infatti spendono molto per la sua risistemazione e ciò che ne viene fuori è uno splendido esempio di dimora rinascimentale.

 

Il sacco di Roma

Nel 1527 I Colonna per vendicarsi del papa che lo osteggia si allea con Carlo V. Questi per dare una lezione al papa fa invadere Roma.

Roma grazie anche all’aiuto dei Colonna viene orrendamente saccheggiata. I suoi cittadini sono sterminati, le chiese sfregiate e la città data alle fiamme. Papa Clemente VII si salva rifugiandosi in Castel S’Angelo da dove riesce a fuggire molti giorni dopo.

Nel 1528 il papa dopo essere sceso a patti con Carlo V riprende il controllo di Roma, procedendo a vendicarsi dei Colonna. Questi nel 1527 avevano favorito l’entrata a Roma dei Lanzichinecchi permettendo a questi di sfregiare la città eterna.

Clemente si vendica dei Colonna reintegrando gli Orsini nei propri domini nel Lazio e alla corte papale. Quindi nomina Napoleone Orsini comandante delle truppe pontificie ordina a questi di sfregiare i territori dei Colonna nello stato pontificio.

Gli Orsini non aspettano altro e si vendicano con cura dei Colonna dapprima saccheggiando le loro terre nel Lazio e poi spingendosi fino in Abruzzo dove battono l’esercito colonnese presso Magliano dei Marsi. La sconfitta dei Colonna è durissima da accettare.

Gli Orsini infine non contenti si diriggono ad Oricola dove saccheggiano barbaramente il paese uccidendo migliaia di persone, arrivando infine a inglobare nei loro territori l’intera Piana di Carsoli.

 

Avezzano dopo la battaglia di Magliano dei Marsi del 1528

Avezzano in tutto questo potrebbe aver subito un saccheggio superficiale da parte orsina. Questa probabilità sussisterebbe data la vicinanza del villaggio a Magliano dei Marsi.

Avezzano comunque si riprende dall’accaduto e prosegue la sua ascesa locale per tutto il secolo.

 

La rivincita dei Colonna: Marcantonio Colonna

Nel 1555 succede al padre Ascanio, Marcantonio Colonna, un personaggio estremamente importante per la storia del periodo sia in chiave locale che internazionale. Alla morte del padre, avvenuta nel 1555, Marcantonio entrò al servizio della Spagna, al che Paolo IV reagì pretendendo la consegna dei castelli della famiglia, alla quale Marcantonio non volle sottomettersi.

Il 1556 si aprì sotto cattivi auspici per Marcantonio, il quale aveva perduto le terre usurpate al padre ed era violentemente avversato dal papa Paolo IV, il quale, il 7 gennaio 1556, con un intervento dell’ambasciatore imperiale, che intercedeva per lui, aveva risposto molto duramente.

Il 4 maggio 1556, arriva la bolla di scomunica e di privazione dei feudi di Casa Colonna nello stato pontificio (di Marino, Monte Compatri, Nettuno, Astura, Cave, Palestrina, Capranica, San Vito e Paliano) contro il Colonna.

Nei giorni successivi, precisamente il 9 maggio 1556 i feudi colonnesi confiscati vanno a costituire lo Stato di Paliano, eretto a Ducato, che viene conferito a Giovanni Carafa. 

Marcantonio è Furibondo per la disgrazia che ha colpito lui e la sua famiglia.Marcantonio, nel frattempo rifugiatosi a Napoli, tempesta di suppliche la Corte di Madrid affinché si  mettesse riparo al torto subito dalla casata. 

Filippo II che in quello stesso anno era divenuto re di Spagna all’abdicazione del padre Carlo V, coglie l’occasione per dare una lezione al Sommo Pontefice ribadendo la superiorità dell’arbitrato della sua Corte e delle sue Cortes (Tribunali civili) sulle faccende ecclesiastiche, nonché la dipendenza dalla Monarchia da parte del Sacro Tribunale della Inquisizione di Spagna, l’attività della quale era stata sempre completamente autonoma rispetto alla Inquisizione romana precedeva di pochi giorni l’investitura dello Stato di Paliano, eretto a ducato, in favore del nipote del papa, il condottiero, Giovanna Carafa.

Nel luglio 1556, Marcantonio Colonna, che il mese prima era stato a Venezia e probabilmente anche alla corte dell’imperatore Carlo V d’Asburgo, si trovava in Abruzzo, prima di recarsi a Napoli, ove fervevano i preparativi per la guerra del sale (1556-1557) ormai imminente contro ill 21 agosto il duca d’Alba gli conferiva il grado di generale degli uomini d’arme, con il quale egli seguì l’esercito napoletano, che il 5 settembre 1556 passò il confine dello Stato della Chiesa.

Il 1 settembre 1556 il Duca d’Alba, viceré di Napoli, invade col suo esercito lo Stato della Chiesa; ha in subordine Marcantonio Colonna al quale è affidato anche il comando del reggimento che punta direttamente su Roma. Il grosso dell’esercito spagnolo occupa facilmente Veroli, Alatri, Frosinone, Ferentino ed Anagni, mentre un’altra colonna al comando di Don Garcia de Toledo prende Castro e punta su Terracina e Piperno.

Marcantonio Colonna, comandante in capo dei tercios, che puntano su Roma attraverso la valle del Sacco, non reagisce in alcun modo alle prepotenze della soldataglia commesse sui civili di quei territori; ma quando, dopo Anagni, le colonne degli spagnoli entrano nei suoi feudi puntando su Paliano e Palestrina, comincia ad ordinare ai comandanti di reparto che impediscano i saccheggi, gli stupri e le devastazioni ai danni dei suoi sudditi.

Così Cave fu risparmiata ma Palestrina no che viene saccheggiata; e se nei feudi colonnesi il comandante si preoccupa dei danni, nella zona costiera l’altro capitano, Don Garcia de Toledo, lascia che Terracina, Santo Stefano, Prossedi, San Lorenzo siano “coscienziosamente” saccheggiate. Per questi ultimi territori, il duca d’Alba  decide di costituire un Governatorato per la Marittima ponendoli sotto amministrazione spagnola con un corregidor residente in Piperno.

Due mesi dopo l’inizio delle ostilità, fu stabilita tra le parti una tregua di quaranta giorni con trattative segrete in vista di un possibile accordo. Ma le mosse diplomatiche falliscono, anche per le pressioni che il duca d’Alba esercita perché si continuui la guerra.

Il conflitto riprende a gennaio del 1557 ma avviene un fatto nuovo ed inaspettato: le popolazioni della Marittima, stanche di vessazioni e soprusi, si sollevano contro gli occupanti ed il governatore spagnolo è costretto a fuggire da Piperno. In quel frangente le truppe pontificie si svegliano dalla loro apatia e Bonifacio Caetani da Sermoneta, comandante di quelle milizie, avanza sino a Santo Stefano.

Infine il 13 settembre 1557 è stipulata la pace di Cave in uno dei castelli appartenenti ai Colonna.

Tre giorni dopo la morte di  Papa Paolo IV il popolo romano distrgge la sua statua
decapitando la testa gettandola nel Tevere. Marcantonio, giunge così a Roma Il 22 agosto 1558 accolto con manifestazioni di entusiasmo e di giubilo, presentandosi al collegio cardinalizio dichiarandosi pronto a obbedire al Sacro Collegio e al futuro pontefice.

– I Colonna si riprendono Carsoli e Oricola

Nello stesso periodo Marcantonio Colonna in attesa di rientrare in possesso dei suoi beni laziali attacca la piana di Carsoli dove si rifa sugli Orsini strappandogli nuovamente il territorio. L’episodio più brutto è il saccheggio di Oricola, dove la popolazione subisce nuovamente molte violenze dopo il sacco del 1528 che aveva riportato il territorio carseolano nelle mani degli Orsini

Alla fine dell’anno il lungo Conclave finisce e il 25 dicembre 1559 nella Cappella Sistina viene eletto nuovo papa Pio IV. Successivamente il re di Spagna Filippo II, invia una letteraal nuovo pontefiche chiedendogli di restituire al Colonna il Ducato di Paliano, per di più senza un compenso per i Carafa.

In un primo momento Pio IV non accolse l’ingiunzione del sovrano, per cui Marcantonio ritorna proprietario in tutto lo Stato Pontificio dei palazzi di Roma, ma non del Ducato di Paliano. Mentre la posizione dei nipoti del papa defunto, Paolo IV, era sempre più precaria, Giovanni Carafa rifugiatosi a Gallese, intenta un processo contro Marcantonio Colonna, che accusa di aver tentato di avvelenarlo, ma questi erano gli ultimi tentativi dei suoi avversari per nuocergli.

La stella del duca risale velocemente. Nello stesso 1560 Filippo II di Spagna  lo insignìsce del collare dell’ Ordine del Toson d’Oro, e, nel maggio 1560 lo nomina Gran Contestabile del Regno di Napoli. 

Il 5 febbraio 1561 il papa gli conferisce il Collare dell’Ordine Equestre della Milizia Aurata Il 25 maggio 1561 è anche insignito del ruolo di luogotenente del regno di Napoli. Dopo il periodo di pace, il figlio di Marcantonio Colonna, Fabrizio Colonna sposa, il 4 maggio 1562 Anna Borromeo, nipote di Pio IV e sorella del cardinale Carlo Borromeo.

Finalmente il 17 Luglio 1562 avviene la restituzione del Ducato di Poliano, per intercessione di Filippo II di Spagna e anche dati i buoni rapporti che s’instaurano con il pontefice, si ha che anziché distruggere la cittadina la si lascia così com’è, ovvero fortificata, completa di artiglieria e munizioni. Nello stesso anno Marcantonio II Colonna per fare fronte alla sua situazione economica chiede l’autorizzazione a cedere il feudo di Pescostanzo soprattutto per estinguere un mutuo di 5 000 ducati contratto in precedenza con Silverio Silveri Piccolomini.

Nell’ottobre 1567 il nuovo pontefice lo invia in Francia contro gli Ugonotti. Per questo incarico il duca Marcantonio Colonna prepara un progetto per istituire un corpo di milizia nello Stato pontificio, E per ricompensarlo Il 30 marzo 1569 il Papa Pio V eresse Paliano a principato.

In seguito, dopo il suo ritorno in Italia,Marcantonio presenzia all’’incoronazione granducale di Cosimo de Medici il quale ebbe l’onore di porgere la corona granducale al sommo pontefice.

– La battaglia di Lepanto

Pio V dopo aver avuto notizie del saccheggio di Nicosia sull’isola di Cipro da parte degli Ottomani, nel 1571 fa appello ai sovrani e ai principi cristiani di tutta Europa per creare la Lega Santa al fine di contrastare la presenza dei Turchi nel Mediterraneo. Come comandante della flotta pontificia viene nominato proprio il principe Marcantonio II Colonna.

L’ 11 giugno 1570 nella Cappella Papale, il principe Marcantonio II Colonna presta giuramento di fronte a papa Pio V, impegnandosi a guidare nel migliore dei modi le galee della Lega alla Vittoria. Durante la cerimonia d’investitura il papa gli porge il bastone del comando e lo stendardo della lega, che, secondo alcune informazioni, dopo la vittoria di Marcantonio lo dona all’ Arcidiocesi di Gaeta. Prima della partenza nomina suo Luogotenente Generale nei suoi domini il cugino Pompeo Colonna Duca di Zagarolo.

Dopo la partenza Marcantonio impegna i Veneziani e gli Spagnoli a opporsi all’avanzata sia della flotta turca sia dei pirati. Ma il principe Gianandrea Doria  Capo delle flotte spagnole rifiuta il comando del principe poiché quest’ultimo non era in buoni rapporti con il Colonna. Molto tempo dopo Marcantonio inviò a Roma  il duca Pompeo Colonna a fare rapporto al Papa, sia di quanto era avvenuto, sia del comportamento diffidente del comandante spagnolo. Successivamente durante l’imbarco delle truppe scoppiano innumerevoli tumulti e risse tra i soldati italiani e spagnoli, tant’è, che lo stesso principe Marcantonio Colonna deve più volte ricorrere alla clemenza del viceré Antoine Perrenot de Granvelle affinché la situazione non compromettesse il futuro dell’alleanza.

Nel 1571 nel Golfo di Corinto ha inizio la battaglia di Lepanto. La battaglia si rivela lunga e molto sanguinosa da entrambe le parti durando fino al tramonto. Alla fine i combattenti cristiani si ritirano a Platea, ma purtroppo durante lo scontro il principe Marcantonio Colonna è ferito al petto da due archibugiate, e in seguito alla mano rimasta storpia per tutta la vita, gli viene concessa una pensione. Nell’annunciare la clamorosa vittoria al pontefice il principe promette l’invio di Pompeo Colonna, che deve narrare al pontefice ogni particolare. In questa e in altre lettere che narrano il felice esito del combattimento, e nelle quali il Marcantonio si profonde in ringraziamenti a Dio, che aveva protetto la sua armata, facendo grandi elogi a Don Giovanni d’Austria, un ammiraglio che ha guidato con maestria e valore la flotta, ma non dimentica di sottolineare la sua positiva partecipazione alla vittoria.

– Il ritorno trionfale

L’ingresso di Marcantonio Colonna a Roma avvenne il 4 dicembre 1571 dalla Porta San Sebastiano.  Il principe indossava un cappello rifoderato di pelliccia con una spilla di perle, e un mantello di velluto nero con le insegne dell’ Ordine del Toson d’oro, cavalcando un cavallo bianco donatogli dal pontefice. Il corteo avanzò fino all’Arco di Costantino, passando poi sotto gli archi di Tito e Settimio Severo, giunse in Campidoglio, giungendo quindi  della Basilica di San Pietro in Vaticano. Il percorso era costellato di trofei, fregi, scritte.Il corteo contava più di 5 000 persone, era un’apoteosi di colori e festeggiamenti in cui urono presenti tutte le cariche cittadine nonché anche tutta la nobiltà romana e laziale.

– Avezzano nel 1565-75

Avezzano, magari sarà anche per la sua vicinanza al Lago Fucino, diventa uno dei luoghi preferiti da Marcantonio Colonna, ricambiato in ciò dall’affetto degli abitanti. Questi sono felici di averlo come loro signore, a maggior ragione dopo la famosa battaglia di Lepanto.

Marcantonio nel suo lungo soggiorno ad Avezzano procede a nuove ristrutturazioni in città, ma soprattutto ristruttura il fortilizio cittadino.

 

Ristrutturazione del castello di Avezzano

Nella seconda metà del Cinquecento, tra il 1575 e il 1582, Marcantonio Colonna, vincitore della battaglia di Lepanto, trasforma il fortilizio di Avezzano in una dimora rinascimentale.

Nel 1575 è innalzato di un piano il Castello Orsini-Colonna precedentemente edificato dagli Orsini, facendo realizzare una loggia che si affaccia sul lago del Fucino.

Quindi trasforma il parco retrostante in giardino all’italiana, facendo realizzare un nuovo portale accanto a quello ogivale degli Orsini, con iscrizione sovrastante a ricordo della vittoria a Lepanto. 

Alla fine della ristrutturazione il castello diventa una perfetta dimora rinascimentale.

 

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XVII SECOLO

 

Avezzano a inizio XVII secolo

Avezzano all’inizio del XVII secolo vive una profonda crisi economica data dalle gravose tasse spagnole e da raccolti andati male. Questa situazione, comune a tanti paesi della Marsica e in generale a tutto il meridione, spinge a sentimenti d’insofferenza verso il governo spagnolo.

Sul piano politico Avezzano continua a far parte del ducato di Tagliacozzo ed essere soggetta ai Colonna.

La rivolta del 1647-48

Nel 1647 scoppia una grande rivolta popolare nel meridione italiano contro il malgoverno spagnolo. La rivolta dilaga in breve per tutto il territorio arrivando anche in Abruzzo, dove trova terreno fertile, specie nella Marsica.

Nella Marsica la rivolta è presente ovunque e ha il suo centro più importante a Celano. Qui il barone Squinzi dell’Aquila coordina la rivolta locale occupando il castello Piccolomini e facendone la base centrale. Nel 1648 gli Spagnoli servendosi anche dei briganti locali arrestano la rivolta in Abruzzo. Avezzano viene coinvolta nella rivolta in modo diretto e indiretto.

La grande Peste

Dopo la rivolta del 1647-48 la situazione politica torna stagnante alla fase precedente. La popolazione dopo la mancanza di risultati per questa rivolta passa nel giro di pochi anni dalla preoccupazione per lo stato economico alla disperazione per il sopraggiungere di una grave forma di Peste.

Questa si presenta nel 1656 e colpisce in modo virulento tutto il meridione. Nella Marsica si contano circa 4000 morti. Ad Avezzano i morti sono numerosi e le chiese locali sono costantemente visitate dai fedeli per chiedere la grazia per se stessi o per i propri familiari, ma soprattutto per pregare per la propria anima per l’imminente morte.

A causa di questa pestilenza molti paesi si svuotano e ci vorranno decenni per riavere una crescita demografica.

– Il castello di Avezzano nel XVII secolo

Per le poche notizie avute il castello di Avezzano viene spesso usato dai Colonna quasi ogni volta che sono presenti nella Marsica. Praticamente è la loro residenza preferita e tutto ciò a discapito di Tagliacozzo che rimane il capoluogo del ducato.

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XVIII SECOLO

 

I terremoti d’inizio XVIII secolo

Nel 1703 e nel 1706 due gravi sismi con epicentro in Abruzzo scuotono la Marsica producendo molti danni. I sismi sono quello dell’Aquila del 1703 e della Majella del 1706. Tra i due è il primo a produrre i danni maggiori; Avezzano è gravemente scossa dal sisma riportando molti crolli e danni.

Tra i crolli principali abbiamo la devastazione dell’antica chiesa di San Bartolomeo che essendo omai un cumolo di macerie ha bisogno di essere di nuovo ricostruita.

Per quanto riguarda il castello non sono emerse notizie circa un suo danneggiamento per questi due sismi, per cui dobbiamo immaginare che le scosse non avuto consenguenze sul maniero.

Avezzano nel Settecento

Nel primo Settecento dopo i sismi del 1703 e del 1706 si assiste per Avezzano all’inizio di una fase di riparazione per i danni avuti. Il restauro dei danni dei terremoti sembra procedano con una certa celerità e anche questo confermerebbe la sempre maggiore importanza del borgo, che viene contendendo in modo sempre più aperto a Tagliacozzo il ruolo di centro del ducato

La maggiore importanza della città per Avezzano si rivela però anche un problema in quanto viene presa di mira in varie circostanze dai briganti che infestano la Marsica da molto tempo. A questo proposito merita di essere ricordato l’episodio accaduto nel 1707 ad opera del bandito De Santis che attacca Avezzano con la sua banda. A difesa della città vi è una “Compagnia di Dragoni”, la polizia spagnola guidati dal Capitano Daun.

Gli avezzanesi davanti a questo assalto fuggono dalla città e poco dopo vengono a sapere che la polizia spagnola si è arresa ai briganti e ora gli abitanti diAvezzano sono costretti a sborsare 1500 ducati per evitare il saccheggio della città stessa.

In questa fase di confusione abbiamo anche alcuni cittadini debitori con il comune di Avezzano, che spalleggiati dallo stesso De Santis, danno fuoco a gran parte dell’archivio comunale (D’Amore, 1998, 63-64).

Successivamente nel 1714 la città di Avezzano come tutta la Marsica passano dal controllo spagnolo a quello austriaco secondo i dettami dei trattati internazionali Utrecht e Rastadt. Sotto il periodo austriaco Avezzano rimane ancorata al ducato di Tagliacozzo, che registra un leggero miglioramento economico.

Con la successiva reintegrazione del regno di Napoli sotto la nuova dinastia dei Borbone, Avezzano continua a crescere sotto il profilo sociale e demografico, anche se registra verso la fine secolo un certo peggioramento economico, in coincidenza con mutate condizioni climatiche che vengono influenzando anche il Lago Fucino.

Questo dopo una lunga stasi su un livello basso durato dalla fine del XVII secolo al 1760 circa, riprende a crescere creando non pochi problemi ai comuni rivieraschi compresi Avezzano.

 

Dipinto del 1789 di Avezzano e del Lago Fucino del pittore francese Jean Joseph Xavier Bidault (1789)

 

Il lago riprendendo a crescere mangia molte terre coltivabili e mette in crisi una fragile economia come quella marsicana. 

La crescita porta a prime importanti escrescenze come quelle degli anni 1780. Qui gli Avezzanesi e tutta la Marsica pregano il re Ferdinando IV di Borbone di adoperarsi per risolvere il problema del lago. Il problema del lago viene per la prima volta studiato dopo tanto tempo e nel frattempo vengono ripuliti gli argini lacustri, che consentono un leggero miglioramento.

 

Il castello di Avezzano e il rapporto con i Colonna

Il castello di Avezzano continua ad essere la dimora semiufficiale dei Colonna in Abruzzo. Per tutto il periodo di governo ducale, i Colonna continuano a godere di una forte simpatia popolare.

Un esempio su tutti riguarda ciò che è successo nel 1722, allorquando fanno ritorno i duchi al castello ovvero i duchi Don Fabrizio Colonna e la moglie Donna Caterina Salviati.

Ebbene, in questa occasione l’accoglienza degli avezzanesi nei loro confronti avviene in un clima di festa e gioia sincera, seppure inquadrato in un preciso cerimoniale. Così come in base al cerimoniale il duca e la moglie sono accolti dai vassalli del contado con iscrizioni poste sopra gli archi eretti nelle vie in onore del principe, le poesie latine e greche e gli altri scritti composti in occasione dell’avvenimento”. Gli amministratori di Avezzano, in segno di omaggio, fanno loro doni di ogni genere.

Il giorno dopo il loro ritorno i duchi ricevono nel castello gli amministratori della città dal 17 settembre al 15 ottobre dello stesso anno.

 

La prima occupazione francese

I Francesi invadono per la prima volta il regno di Napoli nel 1798. A causa di ciò il vecchio re Ferdinando e la sua corte si rifugiano in Sicilia che viene protetta dagli inglesi.

Tuttavia le cose non vanno come sembra poichè in più punti del regno napoletano si scatenano alcune rivolte contro i Francesi. Le rivolte dilagano dappertutto e i Francesi hanno sempre più difficoltà a mantenere l’ordine.

I marsicani si rivoltano spesso al sistema politico presente, contribuendo alla loro cacciata. Infatti i Francesi stanchi di questa situazione e dopo un’iniziale resistenza abbandonano temporaneamente Napoli ritirandosi nei loro domini

 

 

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XIX SECOLO

 

 

2 occupazione francese

Nel 1806 I Francesi tornano a Napoli e vi rimangono fino al 1815. In questi nove anni sono fatti importanti riforme come la fine della feudalità nel 1806 e la soppressione degli ordini religiosi nel 1809.

Nel primo caso abbiamo la fine del ducato di Tagliacozzo e quindi del governo dei Colonna dopo oltre tre secoli.

Nel secondo caso si ha la soppressione degli ordini religiosi che porta alla chiusura di molti piccoli monasteri di paese.

Nel corso del governo di Murat tra il 1808 e il 1815 Avezzano diventa capoluogo distrettuale tramite l’istituzione del Distretto di Avezzano. In questi anni inoltre, grazie alle varie riforme francesi e ai governanti locali capaci, come il barone Sardi, che diviene per qualche tempo responsabile del distretto di Avezzano, l’economia migliora e Avezzano si fa più bella.

Durante gli anni 1808-12 il governo di Sardi migliora in modo consistente l’aspetto della città rendendola più vivibile e sicura, poi grazie alle migliorate condizioni economiche la situazione rende ancora più piacevole il trasferirsi in questa cittadina che diventa sempre più il capoluogo della Marsica.

A ciò bisogna ricordare il trasferimento in questi anni della fiera di San Pietro che consisteva in un mercato degli animali e dello scambio dei prodotti artigianali. In questa fiera partecipavano tutti i paesi della Marsica. Ebbene lo spostamento della fiera da Alba Fucens ormai solo un villaggio ad Avezzano consente alla città di stabilire un nuovo punto a suo favore

 

 

Le conseguenze dell’eversione feudale per il castello di Avezzano

Con l’abolizione del feudalesimo, nel 1806, i Colonna perdono il controllo del ducato di Tagliacozzo, e a causa di ciò decidono di vendere molti beni presenti nella Marsica, tra cui il castello di Avezzano.

Il maniero è infatti venduto poco tempo dopo alla famiglia Lante della Rovere. Questi mantengono la proprietà del castello per tutto il secolo XIX fino al 1905.

 

 

 

Il ritorno dei Borbone

Nel 1815 cade Napoleone e con esso tutti i governi filo napoleonici, compreso il governo di Murat. La caduta di Murat apre la strada al ritorno dei Borbone con il vecchio re Ferdinando nella nuova dicitura di re delle Due Sicilie.

Il governo borbonico dura fino al 1860 e in questo lungo periodo sono molte le situazioni che trovano soluzione, che danno notevoli problemi alla Marsica. Le soluzioni di questi problemi troveranno la giusta conclusione nella prima fase della nuova Italia unita.

All’inizio del governo borbonico viene confermato con alcune modifiche il distretto di Avezzano che comprende tutta la Marsica odierna.

Successivamente a causa di mutate condizioni climatiche il Lago Fucino riprende a crescere generando terribili escrescenze negli anni 1815-16, generando così una grave crisi economica e sociale. Ciò porta alla richiesta pressante al re da parte della popolazione di adoperarsi per risolvere l’annoso problema delle escrescenze lacustri.

Ferdinando affronta il problema facendo ripulire gli argini e ordinando una nuova indagine scientifica per trovare la soluzione definitiva. Con la ripulitura degli argini in effetti per qualche anno il lago torna a livelli accettabili e almeno fino al 1835 la situazione è sotto controllo.

A partire da questa data la situazione torna a farsi preoccupante per l’inizio di un nuovo ciclo di risalita del livello lacustre. Negli 1840 finalmente viene steso il piano definitivo con la scelta del prosciugamento del Lago in modo totale. Allo stesso tempo si riesce a creare una società gestita dal banchiere Torlonia per la realizzazione del progetto.

Negli anni 1850 il progetto si rende esecutivo e s’inizia a prosciugare il lago Fucino riprendendo e restaurando in parte il vecchio condotto romano di Claudio.

 

 

Avezzano negli anni borbonici

Avezzano nel periodo borbonico diventa definitivamente il centro politico della Marsica. Qui si vanno infatti concentrando diverse attività territoriali che confermano la centralità del borgo. Aconferma della sua ascesa sociale, vi è anche una buona crescita demografica.

 

Avezzano nel 1830. (Immagine da Wikipedia)

 

Anche per la crescita demografica negli anni 1830-50 Avezzano cerca  di migliorare il proprio assetto architettonico, venendo incontro ai nuovi impegni della città. Ciò si traduce nella ricostruzione delle opere pubbliche venutt risistemazione delle strade e nell’abbattimento della cerchia delle mura medievali negli anni 1840-45.

L’ascesa di Avezzano fa poi un ulteriore salto di qualità negli anni 1850 con la creazione di una sede di lavoro dell’amministrazione Torlonia, che vede nella cittadina marsicana la sua sede naturale per la sua posizione facilmente raggiungibile. Ciò mette a disagio gli altri importanti centri della Marsica, che si vedono togliere a favore di Avezzano la propria centralità politica, a cominciare da Celano e Tagliacozzo.

 

 

Il castello di Avezzano negli anni 1850

A metà del secolo XIX il castello di Avezzano risulta appartenere alla famiglia Lante della Rovere, ma una parte del maniero sembra essere ancora di proprietà dei Colonna. Comunque sia sul piano strutturale il castello dopo quasi quattrocento anni dalla sua realizzazione è ancora in perfetto stato di conservazione. 

 

 

La caduta dei Borbone

Nel 1860 avviene la rivoluzione garibaldina, che abbatte il regime borbonico e spinge il meridione a unirsi alle regioni del nord per la formazione di uno stato nazionale.

 

 

Il nuovo regno d’Italia e la lotta al brigantaggio

Nel 1861 abbiamo la proclamazione del nuovo regno d’Italia sotto lo scettro dei Savoia.

Il nuovo stato bisognoso di consolidarsi su vari livelli procede ad applicare una politica conservatrice. Sul piano interno il nuovo Stato manda l’esercito nel meridione per piegare il brigantaggio, annoso problema del sud Italia.

All’inizio la lotta al brigantaggio è dura a causa di un’alleanza con Francesco II che tramite questo cerca di riprendersi il trono napoletano. In questa fase la popolazione abruzzese specie marsicana, spinta anche dalla chiesa, sorregge la lotta ai Savoia. Ma poi a causa del venir meno  dell’alleanza tra briganti e re e il ritorno alle cattive abitudini dei brigati, spingono il popolo a mollare e a lasciare che l’esercito annienti nei dieci anni successivi tutte le bande criminali.

 

 

 

Il nuovo regno d’Italia e la lotta al brigantaggio

Nel 1861 abbiamo la proclamazione del nuovo regno d’Italia sotto lo scettro dei Savoia. Il nuovo stato bisognoso di consolidarsi su vari livelli procede ad applicare una politica conservatrice. Sul piano interno il nuovo Stato nazionale manda l’esercito nel meridione per piegare il brigantaggio, annoso problema del sud Italia.

All’inizio la lotta al brigantaggio è dura a causa di un’alleanza instauratasi fra alcune importanti bande criminali e Francesco II che tramite queste cerca di riprendersi il trono napoletano.

In questa fase la popolazione abruzzese specie marsicana, spinta anche dalla chiesa, sorregge la lotta contro i Savoia. Ma poi a causa del venir meno dell’alleanza tra briganti e re e il ritorno alle cattive abitudini dei brianti, spingono il popolo a mollare re e briganti e accettare il nuovo stato di cose, lasciando che l’esercito annienti i briganti.

L’esercito nazionale nell’arco dei successivi dieci anni con una lotta spietata fa strage delle bande dei briganti e nel 1870 la lotta può dirsi chiusa a favore del nuovo stato nazionale.

 

 

 

Il prosciugamento del lago Fucino e Avezzano capoluogo della Marsica

Nel 1876 terminano i lavori di prosciugamento del Lago Fucino. Il cambiamento ambientale che deriva da quest’opera è una vera rivoluzione sociale e ambientale al tempo stesso. 

Sul piano ambientale la mancanza del lago porta a un piccolo cambiamento climatico con conseguente fine di alcune colture tradizionali.

Sul piano sociale il prosciugamento comporta in primo luogo un cambio di lavoro per i numerosi pescatori del lago che divengono di colpo agricoltori. Questi poi sono ora soggetti a Torlonia che avendo la  proprietà delle terre del Fucino può esercitare un controllo anche sulla manodopera. Inoltre per la riuscita dell’opera si è reso necessario asssumere molti lavoratori extra marsicani e una volta terminata l’opera molti di essi sono rimasti a vivere qui con le proprie famiglie, apportando con ciò anche un cambiamento sociale e demografico. Alcuni paesi maggiormente esposti ai lavori di prosciugamento hanno visto di colpo incrementare la propria popolazione come per esempio Luco dei Marsi, Avezzano, Capistrello ecc.

Nel corso degli anni successivi Torlonia per avviare la produzione  agricola delle terre fucensi, la lavorazione industriale di alcuni prodotti agricoli e lo smercio, inizia la costruzione di una serie di opere importanti come la costruzione di una ferrovia interna all’area fucense e soprattutto la costruzione di uno zuccherificio, prima vera industria della zona.

Purtroppo però queste significative opere non danno almeno all’inizio alcun beneficio alla popolazione e anzi negli anni 1880 si registra persino una forte crisi agricola che piega la già fragile economia locale.

In pratica gli anni 1880 e 1890 si rivelano anni di rodaggio che occorrono per far partire l’intero ciclo produttivo dei prodotti agricoli dell’immensa piana fucense e tutto il suo indotto. Certo la zona comunque si avvia finalmente a una prima vera industrializzazione che all’inizio però interessa solo i centri più grandi e meglio collegati con la nuova ferrovia che viene collegando Avezzano con altri centri regionali e interregionali, come Roma

Tuttavia la rivoluzione che scatena la nuova attività agricola è strutturale per cui tutti nella Marsica ne vengono coinvolti o direttamente o indirettamente.

Avezzano nella fase nella fase di prosciugamento 1854-76 si afferma definitivamente come capoluogo della Marsica, grazie all’istituzione del Tribunale nel 1862. Con l’arrivo del tribunale la cittadina marsicana acquista anche sul piano giudiziario tutti i crediti di capoluogo dell’area marsicana. La presenza poi costante del principe Torlonia ad Avezzano con tutta la sua amministrazione, assicura una sicura centralità economica alla città che si viene modificando al livello strutturale.

Al livello demografico assistiamo alla crescita costante della popolazione che passa dalle 7.964 unità del 1861, alle 10.539 del 1881.

 

 

– Il castello di Avezzano alla fine del XIX secolo

 

Il castello di Avezzano alla fine del XIX secolo

 

Alla fine del secolo il castello di Avezzano appare uno splendido maniero in ottimo stato di conservazione.

 

Torri perimetrali del castello. (Immagine da internet)

 

Il castello ha tutte e quattro le torri perimetrali con i tre lati scanditi, i tetti in merlatura adornati da copertura con tegole circolari, simili a quelli di una pagoda. Al centro del corpo di fabbrica vi è la residenza gentilizia dei Colonna con gli affreschi interni del Cinquecento. 

 

Facciata principale del castello di Avezzano.  (Immagine da internet)

La facciata principale mostra un’ottima disposizione delle caratteristiche rinascimentali del castello sia del primo che del secondo piano.

 

Portale principale del castello di Avezzano. (Immagine da internet)

 

Alla base della facciata troviamo il portone principale caratterizzato all’ingresso dai due orsi ai lati, che ricordano la prima proprietà del maniero ovvero la famiglia Orsini. La facciata mostra un terzo settore, appunto occupato dalla residenza, che sulla destra,

 

Torretta centrale del castello di Avezzano (Immagine da internet)

 

rispetto alla facciata,possiede una torretta più alta e slanciata delle quattro del perimetro, con bucature ad archi classicheggianti, ed anch’essa con la caratteristica copertura in tegole del tetto “a pagoda”.

 

Facciata laterale del castello Orsini-Colonna di Avezzano. (Immagine da internet)

 

Oltre alla facciata centrale si osserva anche nelle facciate laterali un ottima disposizione delle strutture del castello sia per il primo piano che per il secondo.

 

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XX SECOLO

 

 

Avezzano ad inizio Novecento

Ad inizio secolo Avezzano, dopo i numerosi lavori di ammodernamento dei decenni precedenti, ha preso in pieno le sembianze di un elegante città in piena ascesa sociale, al pari di tante cittadine del nord Italia.

 

(Immagine dal sito web Abruzzo24ore.tv)

 

Parliamo poi di una città che grazie alla nuova rete ferroviaria risulta ben collegata con le altre città del centro Italia a cominciare da Roma.

 

Avezzano – Via Marcantonio Colonna inizio ‘900. (Immagine da internet)

 

Certo le alte montagne potrebbero scoraggiare visitatori e affaristi, ma la presenza della ferrovia consente alla zona di uscire dal suo lungo isolamento. L’arrivo nella piccola città fa poi il resto consentendo un comodo soggiorno in uno dei diversi alberghi della città.

 

 

– Il castello di Avezzano ai primi del ‘900

Il castello di Avezzano ai primi del ‘900. (Immagine da video sul youtube)

 

Nel 1902 grazie all’ottimo stato di conservazione, ma soprattutto alla monumentalità e storia che rappresenta lo Stato italiano concede al castello il titolo di monumento d’interessa nazionale.

Nel 1905 il castello di Avezzano cambia di proprietà passando dalla famiglia Lante della Rovere a Francesco Spina, che in questo periodo è anche sindaco di Avezzano.

Francesco Spina rendendosi conto della bellezza e conservazione del maniero decide di farne un proprio affare. Egli affitta varie parti del castello così da avere una costante entrata economica. All’inizio viene riadattata una parte del castello in albergo per turisti facoltosi, poi un’altra parte diventa la nuova sede del Tribunale di Avezzano, e una restante piccola parte diventa la Regia scuola normale “Matilde di Savoia”.

Oltre a questo Spina affitta una parte del parco rinascimentale, precisamente la zona dell’Orto di San Francesco come spazio per la scuderie reali.

Nel 1912 sempre Spina avvia degli interventi di ristrutturazione, ovvero procede con l’abbattimento della loggetta di Marcantonio, ma per motivi economici non prosegue oltre.

 

 

Terremoto del 1915

Un tremendo terremoto con epicentro a Gioia dei Marsi si abbatte sull’intera Marsica il 13-1-1915 con una potenza incredibile pari a 7 Mw. Il sisma colpisce tutti i paesi  marsicani producendo morte e distruzione ovunque specie nelle aree del Fucino – Valle del Giovenco – Vallelonga – Valle Roveto – catena del Velino.

In queste zone i paesi sono distrutti o semidistrutti, e le persone morte moltissime. Alla fine risulteranno 30.000 le persone uccise dal sisma.

 

 

Avezzano e il terremoto

Questo terremoto distrugge completamente la ridente cittadina marsicana uccidendo in pochi istanti più di 10.000 persone. Il sisma sarà per lungo una ferita aperta sia nei sopravvissuti, che nei loro discendenti. Avezzano avrà il sostegno economico, politico, umano e pratico di tutta Italia e nel giro di dieci anni saprà rialzarsi dopo le immani tragedie del sisma e della successiva guerra. Ma per ora all’orizzonte della città vi è la devastazione e il dolore e poco dopo l’angoscia per coloro che partono per il fronte.

 

Avezzano distrutta dal terremoto del 1915 vista dall’alto. (Immagine da Wikipedia)

Avezzano dopo la distruzione del sisma del 1915

 

 

La distruzione del castello Orsini-Colonna


Il castello Orsini-Colonna dopo il terremoto del 1915. (fotogramma video)

Tra i simboli andati distrutti con il terremoto di Gioia dei Marsi vi è anche il castello Orsini-Colonna venuto giù in pochi attimi. Del castello la parte persa è quella dal primo piano in su. Ovvero il secondo piano nobile e la parte alta delle torrette. Di conseguenza si perdono le aggiunte cinquecentesche dei Colonna.

 

 

La prima guerra mondiale

Pochi mesi dopo il sisma di Gioia dei Marsi l’Italia entra nella prima guerra mondiale e ciò per Avezzano significa che tutti i soldati impegnati nell’aiuto alle persone ferite e senza più un tetto sulla testa, devono andarsene per partire per il fronte.

Le povere persone rimaste devono da sole e rimboccarsi le maniche per andare avanti almeno per un po’ di tempo. Al momento della partenza dei soldati era stata avviata la ricostruzione di baracche secondo l’antico schema cittadino cercando in questo modo di aiutare chi era rimasto nel districarsi in questa nuova tremenda situazione.

Con il terremoto muoiono tutti i responsabili civili e giudiziari della città e l’unica autorità ancora vivente è il vescovo dei Marsi che al momento del sisma si trovava da un’altra parte. Lui insieme ad altri nuovi referenti si fa carico della ricostruzione della città sia al livello civile che materiale.

Tra coloro che hanno lasciato un segno indelebile nell’aiuto apportato alla popolazione ricordiamo don Orione, un prete normale che con una enorme forza di volontà si prodiga giorno e notte per raccogliere nei vari paesi della Marsica, tutti i bambini scampati alla tragedia e trasferirli a Roma in attesa di essere restituiti ai parenti sopravvissuti.

La tragedia del terremoto di Avezzano è enorme e segna in maniera indelebile una cesura nella storia della Marsica. I marsicani se pur tra immani difficoltà sia nei giorni a seguire il terremoto che nei mesi successivi, dopo un po’ di sbandamento iniziano a ripensare al futuro, certo il tempo ci vuole e ci vorrà, ricordiamo che siamo alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia nella prima guerra mondiale.

Ma la guerra imperversa e per alcuni anni si hanno lutti e tragedie che coinvolgono le famiglie presenti nelle baracche in modo duro e crudele. Molti giovani infatti scampati al terremoto in quanto non presenti in città al momento del sisma, muoiono in guerra, apportando un grave lutto a coloro che sono rimasti nella città distrutta. Il futuro sembra finito….

 

 

La prima ricostruzione

La ricostruzione di Avezzano comunque se pur con molta difficoltà riparte. Viene dapprima allestita una tendopoli in un’area migliore, poi vengono create delle baracche provvisorie dove poter sistemare le persone rimaste e assicurare una continuità alla città. Lo stesso comune è allestito temporaneamente in una baracca.

Il nuovo consiglio comunale delega l’ingegner Sebastiano Bultrini di redigere un nuovo piano regolatore della città. Il nuovo piano regolatore è pronto per l’anno successivo (1916), ma la presenza della guerra mondiale in corso rallenta moltissimo le operazioni di ricostruzione.

Tuttavia su Avezzano vengono dirottati molti prigionieri di guerra che con spirito di sacrificio, nonostante la condizione di prigionieri s’integrano bene con la popolazione locale e iniziano i primi lavori di ricostruzione.

Queste persone vengono alloggiate nella zona dell’attuale Pineta detta precedentemente la zona del concentramento, proprio per la presenza di un campo di concentramento per prigionieri di guerra, che alla fine del periodo bellico viene riconvertita a parco.

Queste persone nonostante tutto, vista la grave situazione locale, sono visti più come aiuto che come prigionieri e ciò rende molto facile la coabitazione. 

 

 

L’apporto alla ricostruzione dei prigionieri autroungarici e della Legione Romena d’Italia

Nell’aiuto agli sventurati cittadini di Avezzano e della Marsica intervengono dopo qualche tempo i prigionieri austroungarici che si vengono ammassando nei campi di concentramento della penisola. In questo caso sono i prigionieri presenti nel campo di concentramento di Avezzano a sobbarcarsi la prima parte della ricostruzione della città.

Avezzano con il terremoto era irriconoscibile l’intera struttura cittadina è andata persa e quindi deve essere ricostituita da capo secondo un nuovo schema architettonico. All’inizio la mancanza di manodopera fa procedere la ricostruzione anche quella minima con grande lentezza. Ma l’arrivo ad Avezzano dei prigionieri di guerra rimette in moto la ricostruzione.

I prigionieri di guerra ad Avezzano sono accolti dalla popolazione civile stremata con grande calore e affetto. Il rapporto che si crea fra queste persone è un rapporto alla pari quasi di fratellanza, ma certo non schematizzabile in un comune rapporto tra prigionieri e gente del posto. La situazione particolare presente qui crea i presupposti per forti rapporti personali.

In poco tempo queste persone ricostruiscono le principali strutture della città dalle fogne alle strade alle prime strutture pubbliche. Il tutto procede con celerità anche se il carico di lavoro è enorme e per questo richiede molto tempo. Ma l’apporto dato da queste persone rimane nel cuore degli avezzanesi per sempre. In qualche caso si creano anche rapporti affettivi.

 

 

La ricostruzione nel primo dopoguerra

Finita la guerra, la ricostruzione di Avezzano riprende con decisione, sulla base del nuovo piano regolatore redatto nel 1916. In base a questo piano il centro della città viene ricostruito, su un asse urbano differente rispetto all’originario. Nel vecchio centro città una volta tolte le macerie sono state ricostruite le prime case, le famose casette asismiche. Queste casette sono fatte a piano terra o al max a un piano solo. Questo genere di regole sono esistite a lungo, fino a quando nuovi criteri di costruzione hanno permesso la costruzione di fabbricati a due e più piani.

Le sole strade rimaste con lo stesso percorso sono via XX Settembre, via Vezzia, via Marcantonio Colonna e via Napoli. La cattedrale di San Bartolomeo, distrutta dal terremoto è stata ricostruita su un sito più ampio e diverso.  Gli unici monumenti recuperati e restaurati in loco sono la chiesa di San Giovanni Decollato e il castello Orsini – Colonna. Quest’ultimo sarà avviato a restauro sul finire degli anni ’30.

Nel frattempo vengono via via ricostruite le altre strutture pubbliche. Il palazzo comunale viene ricostruito nei primi anni ‘20 in piazza della Repubblica su progetto dell’ingegner Bultrini. Il palazzo viene dapprima inaugurato nel 1923 e successivamente con nuovi lavori allargato nel 1926. 

 

La sede del Comune di Avezzano. (Foto personale)

 

Il nuovo tribunale invece vede la luce nel 1930. Il tribunale è stato ricostruito secondo il progetto dell’architetto Luigi Gallo.  Con gli anni ’30 vediamo il completamento dei lavori di ricostruzione.

 

La sede del tribunale ad Avezzano. (Foto personale)

 

Nel 1931 abbiamo l’inaugurazione del monumento ai caduti, alla presenza delle più alte autorità locali dell’epoca, davanti il nuovo comune di Avezzano.

 

Fotogramma video del giorno dell’inaugurazione del nuovo monumento ai caduti ad Avezzano della grande guerra (Documento Video dell’Istituto Luce)

 

Costruzione della nuova chiesa-cattedrale di San Bartolomeo 1933 circa (Fonte: www.abruzzo24ore.tv)

 

Nel corso degli anni ’30 viene ricostruita su un nuovo sito la nuova cattedrale di Avezzano. 

 

 

– Recupero del castello Orsini-Colonna

Sul finire degli anni ’30 del XX secolo, l’amministrazione comunale di Avezzano avvia lavori di recupero del castello. Il castello negli anni ’30 nonostante i gravi danni all’antico maniero risulta ancora recuperabile, ma lo scoppio della Seconda guerra mondiale interrompe il recupero.

 

 

– La seconda guerra mondiale

Con gli anni ’40 entriamo nella seconda guerra mondiale. Questo comporta un nuovo periodo di crisi  sociale con molti giovani mandati nei vari fronti di guerra, le famiglie divise e le diffocoltà di affrontare la vita quotidiana fatta di arraggiamenti vari. 

Dopo tre anni di guerra e di sconfitte si ha nel 1943 il crollo del Fascismo, l’arresto di Mussolini e con lo stato allo sbando si ha il suo tracollo l’8 settembre 1943 con la fuga del re e degli stati maggiori dello Stato italiano. L’Italia abbandonata a se stessa è preda facile per i Nazisti che la invadono fino a Frosinone per rispondere alla risalita degli Alleati che da luglio vengono liberando il paese.

Inizia per gli italiani il periodo più duro della guerra e dello stato nazionale. I Tedeschi instaurano la linea Gustav, linea di confne fra l’Italia tedesca e quella alleata. I Tedeschi instaurano il loro comando a Massa d’Albe e da qui controllano l’avanzata alleata e la reazione da opporre. La situazione impone porta a un duro regime di polizia per tutto il periodo di occupazione con numerosi episodi di sorprusi da parte tedesca sulla popolazione

Questo comporta un profondo stato di malessere nel cuore delle genti che oltre a sentirsi sconfittici si sente anche minacciati in casa. Da dicembre poi gli Alleati fanno partire bombardamenti sulla Marsica per indebolire i pazzi tedeschi. Ma le bombe hanno l’effetto di spaventare ancor più la popolazione che in parte abbandona le proprie case per rifugiarsi in montagna.

Gli alleati si sono posizionati intorno alla linea Gustav e da qui attaccano i Tedeschi da gennaio con grandi battaglie intorno a Montecassino. Nello stesso tempo anche gli italiani si riorganizzano (1943) nel fronte di liberazione nazionale con moltissimi volontari che divengono antifascisti e combattenti affiancando gli alleati nelle operazioni di guerra contro che alla fine tedeschi vengono via via sconfitti ritirandosi mano a mano.

Per la Marsica e i suoi abitanti il momento peggiore è aprile-maggio 1944. In questa fase la Marsica e l’Abruzzo diventano teatro di guerra specie nella zona del Sangro, laddove passava la liena Gustav. In questo momento avvengono continui bombardamenti e anche la Marsica è gravemente colpita nella Valle Roveto, su Avezzano, Massa d’Albe, Sante Marie, Carsoli ecc.

Avezzano viene duramente bombardata, provocando la distruzione del 70% della città e la morte di diverse persone.

Alla fine finalmente dopo dure lotte Alleati e partigiani battono i nazifascisti sfondando la Linea Gustav, liberando il Centro Italia.

Roma viene liberata il 4 giugno e la Marsica tra il 7 e il 12 giugno. Nell’aprile 1945 si ha infine la liberazione totale dell’Italia dai nazifascisti e in agosto la fine definitiva della seconda guerra mondiale.

 

 

Il castello dopo la seconda guerra mondiale

Il castello di Avezzano già danneggiato dal sisma, a causa dei tanti bombardamenti subiti tra dicembre 1943 e maggio 1944 passa allo stato di rudere.

 

 

– La ricostruzione di Avezzano 1945-80

Con la fine della guerra Avezzano vede l’inizio della sua seconda ricostruzione, che continuando a basarsi sul piano regolatore di Bultrini, viene ricreata una città sul modello di città giardino con edifici di ville, villni e palazzine, che presentano elementi decorativi in stile tardo liberty.

Le nuove case costruite fino alla fine degli anni ’50 vengono a rappresentare la nuova realtà urbanistica di Avezzano. La struttura della città è immaginata a bassa densità urbanistica con due punti fondamentali: piazza Matteotti e la stazione ferroviaria.

Dalla stazione ferroviaria parte il tridente di via Montello, via Garibaldi, corso della Libertà. Mentre da  piazza Castello, che rappresenta l’area più antica, nonchè il centro storico, si diparte una raggiera di strade.

L’aspetto contemporaneo dell’urbanistica di Avezzano risulta del tutto insolita nell’Abruzzo montano. Questo aspetto è dato da una struttura regolare, con strade frequentemente incrociate in angoli retti, con maglia viaria ortogonale e con marciapiedi larghi e alberati.

 

 

– La lenta ricostruzione del castello

Negli anni del dopoguerra il castello tocca il punto più basso della sua storia. Il comune di Avezzano infatti decide di adibire l’ormai rudere a dimora degli zingari nella parte esterna, ovvero nel giardino, e come canile nella parte interna.

Questa situazione dura fino a metà degli anni ’60, quando viene avviato un lento, ma costante restauro del maniero, che perdura con alterne fortune fino al 1990.

 

 

La ristrutturazione del 1970-90

 

Il castello di Avezzano negli anni ’80 (immagine personale).

 

Con la ristrutturazione, avviata all’incirca nel 1970 e proseguita con fasi alterne fino al 1990, il castello di Avezzano torna a nuova vita e nella pubblica disponibilità degli avezzanesi.

Il restauro parte con la rimozione delle macerie rimaste del terremoto, ma soprattutto dei bombardamenti del 1944, che non avevano risparmiato neanche l’antico maniero.

Rimosse le macerie, all’inizio degli anni ’70 parte una campagna di scavi archeologici, che vede portare alla luce le basi delle mura interne e parte dei locali sotterranei. Recuperato lo spazio necessario si procede al suo restauro, con l’obbiettivo di adibirlo a manifestazioni culturali.

La prima fase del restauro viene affidata all’ing. Loreto Orlandi, che restaura il piano terra e lo adibisce sia a sala cinematografica, che a spazio per mostre d’arte. Questa nuovo periodo della vita del maniero inizia verso la fine degli anni ’70 e prosegue fino al 1985 circa.

Nella seconda metà degli anni ’80, infatti, parte la seconda fase di restauro, affidata alle cure dell’architetto Alessandro Del Bufalo, che ha riadibito lo spazio del piano terra a sala auditorium. Allo stesso tempo è stato creato un piano rialzato, con struttura portante, adibendolo a struttura museale.

Nel 1994 è stata inaugurata presso il piano rialzato del castello la sede del Museo d’Arte Moderna di Avezzano.

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XXI SECOLO

 

– Avezzano nel XXI secolo

Con il nuovo secolo la città sta di nuovo cambiando volto con un aspetto ancora più innovativo. Questo lo si deve al suo nuovo ruolo di città universitaria. In Avezzano infatti hanno trovato sede negli ultimi anni i corsi di laurea di Giurisprudenza, Scienze Fisioterapiche, Scienze Infermieristiche.

Questo ha dato alla città nuovo impulso e da ciò ne sono scaturite nuove strutture più moderne e funzionali di quelle esistenti in passato nonchè la creazione di strutture del tutto nuove come il nuovo Teatro dei Marsi nella zona di Borgo Pineta. Allo stesso tempo c’è negli ultimi anni una corsa alla riscoperta del passato e di tutto quello che ha significato.

 

 

Il nuovo secolo

Nei primi quindici anni del nuovo secolo il castello di Avezzano viene ad ospitare spesso convegni e seminari sulle diverse tematiche riguardanti la vita contemporanea della Marsica.

 

Il castello di Avezzano oggi (immagine personale).

Nel 2015 il castello di Avezzano ha visto la fruizione dei suoi spazi per manifestazioni inerenti alle celebrazioni dei cento anni dal sisma del 1915.

 

 


 

STRUTTURA DEL CASTELLO DI AVEZZANO

 

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Facciata

Facciata del castello di Avezzano. (Immagine personale)

 

La facciata del castello è piana e risulta divisa in due livelli da un cornicione marcapiano.

 

– Primo livello: Portale d’ingresso principale

 

Portale d’ingressoprincipale (immagine personale).

 

Il portale centrale è decorato ai lati della porta da due file di piramidi minute.

 

Stemmi degli Orsini e dei Colonna (immagine
personale).

 

Nella parte superiore del portale troviamo ai lati due figure in bassorilievo a grandezza d’uomo, raffiguranti un cinghiale rampante e un orso brandente una spada, simboli rispettivamente delle famiglie Orsini e Colonna. Al centro, sempre sopra la porta, vi è lo stemma degli Orsini, il casato fondatore del castello.

 

Lapide degli Orsini (immagine personale).

 

Troviamo inoltre una lapide, che ricorda le imprese degli Orsini nella presa del feudo di Avezzano.

 

– Secondo livello: Finestre

 

I due ordini di finestre (immagine personale).

 

Nel secondo livello troviamo due ordini di due finestre, con una centrale posta sopra il portale.

 

– Decorazione in merlature

 

Decorazione in merlature (immagine personale).

 

La decorazione in merlature e beccatelli la si può ammirare sulla sinistra della facciata, fino al punto focale del centro. Il resto di questa decorazione è andato distrutto con il terremoto del 1915.

 

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– Secondo portale d’ingresso

 

Secondo portale d’ingresso (immagine personale).

 

Un secondo portale è posto sul lato destro del castello e reca sopra una lapide che descrive le imprese della famiglia Colonna nella presa di Avezzano.

 

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Il fossato

 

Il Fossato e il Ponte Levatoio (immagine personale).

 

Attorno al castello troviamo il fossato prosciugato e un ponte levatoio che collega la terraferma al portale d’ingresso.

 

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Le quattro torri

 

Torre della facciata di sinistra vista davanti (immagine personale).

 

 

Torre della facciata di sinistra vista di lato (immagine personale).

 

Le torri del castello di Avezzano sono quattro e di forma circolare.

 

Torre della facciata di destra (immagine personale).

 

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Torre laterale destra (immagine personale).

 

Le quattro torri sono ben conservate nella base del primo piano, tuttavia solo la torre della facciata a sinistra conserva parte della muratura ornativa con beccatelli e merlature.

 

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L’interno

Originario piano superioredel castello (immagine da Wikipedia).

 

L’interno del castello è andato in gran parte distrutto dal terremoto del 1915. All’inizio del Novecento era ancora possibile ammirare il piano superiore, creato a suo tempo dai Colonna. Oggi si ha un piano terra e un piano rialzato, che ospita il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Avezzano.

 

 

 


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