CASTELLO DI ALBA FUCENS

 

 


 

 

STORIA DEL CASTELLO DI ALBA FUCENS

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X Secolo

 

L’arrivo di Berardo il Francioso

Nel 926 ascende al titolo di conte dei Marsi un certo Berardo il Francioso, capitano di ventura presso Ugo di Arles, nuovo re d’Italia. Ugo affida la contea dei Marsi a Berardo, giovane di stirpe carolingia e desideroso di affermarsi sfruttando questa occasione che gli è stata offerta.

Berardo s’impone in questa regione riformando l’amministrazione e la struttura sociale, rendendo così più sicura la zona e meglio governabile.

Egli fin da subito intuissce l’importanza e le potenzialità dell’area come zona di congiunzione fra sud e centro Italia. A questo si aggiunge la vicina presenza dello Stato papale, che gli garantisce un forte alleato.

Berardo si rende chiaramente conto dell’immane lavoro che l’aspetta per la grave carenza di un apparato politico adeguato, in grado di gestire una zona così bella ma complessa come la Marsica, con un lago grande come il Fucino, montagne alte e impervie e soprattutto un clima rigido.

 

 

Il nuovo assetto socio-economico

Già dal 926 e per tutti gli anni successivi Berardo avvia la costruzione in tutta la Marsica di borghi fortificati presenti su alture ripide e di difficile accesso, ma allo stesso tempo vicini in modo da poter comunicare visivamente fra loro.

All’interno dei borghi sono costruite piccole torri o castelli, che sono il punto di maggior difesa del borgo e costituiscono anche i centri di riferimento amministrativi della popolazione.

Contemporaneamente si procede alla creazione di un esercito locale, composto da giovani provenienti da tutta la Marsica e dalla Valle Peligna.

 

 

– Le aspettative della popolazione

Il primo atto di prova del nuovo esercito avviene nel 937 con l’invasione ungara. Negli ottanta anni precedenti, tra l’846 e il 937 la Marsica subisce numerose invasioni straniere che distruggono l’assetto socio economico dell’epoca provocando enormi perdite umane.

La popolazione ora chiede a Berardo di riscattare tanti anni di umiliazioni e violenze e porre in sicurezza la loro vita e le loro attività.

 

 

Invasione ungara e Battaglia di Forca Caruso

Gli Ungari penetrano nel 937 nella Marsica giungendo dapprima nella Piana del Cavaliere, dove mettono a ferro e fuoco tutta l’area. Qui arrivano a porre in assedio Pereto, che grazie al suo castello riesce a salvare una parte degli abitanti. 

Gli invasori si spostano poi verso l’interno giungendo fino a Trasacco, che viene invasa e distrutta. Persino la Basilica di San Cesidio non viene risparmiata, venendo completamente distrutta e profonata.

Berardo con il suo nuovo esercito si prepara a vendicare l’invasione del suo territorio presso Forca Caruso.

Gli Ungari giungono poco dopo sul posto e qui avviene lo scontro. È una battaglia aspra, dove i giovani marsi si fanno onore e vendicano con atroce crudeltà i crimini perpetrati dagli invasori nel loro territorio.

Gli Ungari vengono sterminati e Berardo si conquista il favore dell’esercito e di tutto il popolo marso, che trova nel giovane franco il proprio condottiero.

Con questa vittoria il popolo marso renderà per sempre onore e fedeltà a Berardo e a tutta la sua discendenza.

Negli anni successivi, tra il 940 e il 980, la Marsica si riempie di borghi fortificati con i relativi castelli.

 

 

L’importanza di Alba Fucens e la nascita del castello

I Berardi capiscono molto bene il valore di Alba Fucens non solo per la sua posizione centrale nella Marsica, ma anche per le possenti mura di cui ancora dispone.

Berardo, nel visitare Alba, trova un piccolo villaggio presente sul monte Pettorino e decide di dotarlo di un forte castello, che divenga il fulcro del potere in quella zona.

In tal modo piano piano, tra il X e l’XI secolo Alba Fucens torna ad essere un importantissimo centro della Marsica, dopo che per secoli ha rappresentato la città romana per eccellenza nell’area, contendendo alla vecchia Marruvium il ruolo di capoluogo dei Marsi.

Non sappiamo in che modo fosse stato costruito il castello, ma possiamo immaginare che abbia avuto una struttura simile al successivo maniero degli Orsini.

 

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XI Secolo

 

 

L’importanza di Alba Fucens e la ripresa economica nella Marsica

Nel corso dell’XI secolo Alba Fucens continua a rappresentare un importante centro della contea dei Marsi, ormai totalmente indipendente sotto la dinastia Berardi.

Durante questo secolo l’area albense sembra finalmente vivere un periodo di tranquillità dopo i tormentati anni delle invasioni saracene.

La presenza all’interno del paese del monastero dei benedettini favorisce una graduale ripresa economica. La sicurezza ormai acquisita dalla popolazione marsicana, unita all’operosità dei monaci, che possono riprendere la loro vocazione religiosa in un clima più tranquillo, crea le condizioni ideali per lo sviluppo economico e sociale del territorio.

La maggiore ripresa si concentra nel periodo 970 – 1040, allorquando validi uomini della famiglia Berardi, come Rinaldo I, si impongono come forti e capaci guide politiche della contea marsicana.

Allo stesso tempo la struttura sociale e politica creata dai primi Berardi riesce a rendere granitica la contea dei Marsi che sopravvive abbastanza felicemente anche sotto Berardo IV. Berardo IV è un personaggio debole e non sempre all’altezza del suo ruolo, che però si giova del solido sistema messo in piedi dai suoi avi, che consente ancora di reggere gli urti esterni e le spinte disgregatrici interne.

 

 

Il castello di Alba Fucens nella prima metà dell’XI secolo

Pur non disponendo di notizie dirette riguardanti il castello di Alba Fucens è possibile presumere che il maniero fosse ben strutturato e ben organizzato. Ciò si basa sulle notizie riguardanti il contesto locale, che vede Alba Fucens primeggiare per importanza su altri borghi: quindi il castello, in quanto principale centro politico e amministrativo, non può che rispecchiare questa situazione.

 

 

La Marsica nella seconda metà dell’XI secolo

Senza scendere in dettaglio e rimandando ad altra sede la discussione delle singole vicende storiche, osserviamo che questo periodo di grande forza e sicurezza per la contea dei Marsi si avvia verso la fine.

Nella seconda metà dell’XI secolo l’iniziale forza della dinastia Berardi comincia a venir meno a causa del sopraggiungere di gelosie e invidie tra i membri della famiglia comitale.

In pratica, il sistema politico dei primi Berardi che era riuscito tenere a freno le discordie interne inizia a vacillare; questo porta alcuni dei componenti della dinastia prima a scontrarsi direttamente con gli altri membri e poi a cercare in alleati esterni la forza per affermarsi su di loro.

Così membri appartenenti ai rami cadetti della famiglia Berardi, gelosi del potere del ramo principale, nel tentativo di spodestarlo, chiedono aiuto ai Normanni, potenti feudatari del Sud Italia, che vengono creando un grande stato centrale e hanno da tempo preso di mira la contea marsa.

I Berardi del ramo principale, seppure a fatica, riescono ancora a vincere, riducendo al silenzio i parenti insubordinati e ponendo un freno allo strapotere normanno.

 

 

Il castello di Alba Fucens alla fine del secolo XI

In questa fase dobbiamo ancora affidarci alle congetture, data la grande scarsità di fonti storiche. Ma possiamo ipotizzare che anche in questa fase il borgo di Alba e il suo castello rimangano forti quanto lo sono stati finora. Ciò a causa della sostanziale invariabilità della situazione politica della contea dei Marsi, che seppure in fase di evoluzione negativa rimane tuttavia ancora inviolata e indipendente.

In questo quadro è probabile che diverse fortezze locali, per lo meno quelle dei paesi più importanti, siano state rafforzate nelle difese esterne e nella struttura delle cinte murarie, in una prospettiva di combattimento. Pertanto, essendo Alba un centro di primaria importanza, è verosimile che anche il suo castello sia stato rafforzato nelle strutture difensive.

 

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XII Secolo

 

 

Evoluzione della Marsica nella prima metà del XII secolo

Nel corso dei primi decenni del XII secolo i conti marsi riescono a tenere sempre meno a freno lo strapotere normanno, che ormai preme sempre più ai confini della Valle Roveto.

Nel 1135 il vecchio conte Crescenzio muore e gli succedono i figli Berardo V e Rinaldo II i quali, dopo qualche anno di difficile resistenza ai Normanni, accettano infine di sottomettersi al loro dominio in cambio del mantenimento di un loro ruolo di guida a livello locale.

I Normanni accettano questo scambio e nel 1143 assorbono senza colpo ferire la contea dei Marsi nel loro territorio.

Successivamente i Normanni, memori della grande forza locale dei Berardi, pur non osando togliere loro il controllo della zona, li indeboliscono dividendo il territorio marso in tre contee più piccole, ovvero la contea d’Albe, la contea di Celano e la contea di Carsoli.

Questa divisione e le tre località prescelte come capoluoghi delle nuove contee sono in qualche modo rappresentative dell’importanza che le tre città hanno nella Marsica in questo periodo.

Le tre contee sono affidate come d’accordo ai Berardi, che fondono in questo modo tre rami diversi della dinastia.

La storia successiva vede Carsoli seguire una propria evoluzione che la vedrà per qualche tempo capitale di contea, per poi cedere il ruolo a Tagliacozzo, divenuto nel frattempo il centro economico più importante della zona. 

Albe e Celano invece, dopo un’iniziale fase autonoma, sono destinate a tornare insieme sotto un unico membro della vecchia dinastia Berardi.

 

 

Alba e il castello nella prima metà del XII secolo

Fino alla fine della contea dei Marsi (1143), Alba è un centro economico e politico di primaria importanza.

In questo periodo il castello di Alba è sicuramente molto attivo, essendo il cuore politico e amministrativo della cittadina.

 

 

Alba e il castello tra il 1143 e il 1150

Nel 1143 la contea dei Marsi cessa di esistere come stato indipendente, in quanto assorbita nel più vasto Stato normanno.

Come già accennato il territorio marso viene suddiviso dai Normanni in tre contee, la contea d’Albe, la contea di Celano e la contea di Carsoli. Tutte e tre le contee sono consegnate alla gestione di membri della famiglia Berardi. Albe in questa fase è tornata ad essere un centro di grande importanza.

Pertanto, tralasciando le altre contee di Carsoli e Celano – che comunque tornerà in seguito a costituire un blocco unico con Albe – soffermiamoci ora su quest’ultima.

La contea d’Albe nasce tra il 1143 e il 1150 circa (poiché non è ancora chiaro il momento preciso della costituzione delle tre contee). Albe diviene il capoluogo della contea, acquistando ancora maggiore importanza.

Il suo castello diventa quindi, inevitabilmente, il fulcro del potere politico della contea.

Tra i Berardi colui che prende la gestione della contea d’Albe èBerardo VI, ex conte dei Marsi, ora primo conte d’Albe.

 

 

Berardo VI primo conte d’Albe 1143/50 – 1160

Berardo Berardi, primo conte d’Albe, gestisce la contea fino al 1160. È un uomo di azione e non gli piace accontentarsi o sentirsi vassallo di qualcuno, quindi sembra interpretare il nuovo status di Albe, non esattamente conforme agli accordi con i Normanni.

Berardo vuole ingrandire il suo contado e senza avvisare nessuno invade il territorio di San Vincenzo al Volturno nel 1160. I Normanni, scoperta la cosa, s’infuriano con Berardo e prima respingono il suo attacco e poi lo depongono da conte d’Albe.

 

 

Albe 1160-68

La contea d’Albe passa sotto il Regio Demanio dello Stato normanno fino al 1166 e poi sotto un certo Ruggero, che abbandona la contea due anni dopo, per divenire conte d’Andria.

A questo punto la contea d’Albe è restituita dallo Stato siciliano ai Berardi nella persona di Pietro, figlio di Berardo VI, deceduto alcuni anni prima.

 

 

Pietro Berardi conte d’Albe 1168-89

La contea d’Albe con Pietro recupera la sua autonomia e torna di nuovo ricca e prospera.

Durante questo periodo Albe, sia per la sua centralità amministrativa come capoluogo di contea, sia per la sua invidiabile posizione strategica, riprende la sua ascesa politica che ne fa uno dei luoghi più importanti d’Abruzzo.

Logicamente anche il castello viene a rivestire un ruolo sempre più centrale, essendo spesso usato dal conte Pietro come sede per l’attività ufficiale.

 

 

Pietro Berardi conte d’Albe e Celano 1189-1212

Nel 1189 muore Annibale Berardi, conte di Celano. Ad Annibale, rimasto senza figli, succede il congiunto maschio più prossimo, ovvero il cugino Pietro Berardi, conte d’Albe.

Pietro riunisce così nelle sue mani la contea di Celano e quella di Albe. Questo lo porta a ricostituire il potere storico della contea dei Marsi, anche se manca la parte della Marsica occidentale ormai in mano ai De Ponte.

Gli ultimi anni del XII secolo vedono aumentare il potere di Pietro, che ha come fine ultimo il ritorno all’indipendenza dei propri territori.

 

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XIII Secolo

 

 

I Berardi provano a rendersi indipendenti dall’impero e dal regno di Sicilia

Il potere di Pietro Berardi continua a crescere anche all’inizio del XIII secolo, accumulando cariche e onori. Pietro s’inserisce abilmente nelle controversie della politica del tempo riuscendo a diventare, intorno al 1210, il più forte feudatario del Sud Italia.

Nel 1212 Pietro Berardi muore e a lui succedono il figlio Tommaso in Albe e Riccardo, fratello di Pietro, a Celano.

Tra il 1212 e il 1215 le condizioni politiche sulle quali Pietro aveva costruito le sue fortune cambiano e nel Sud Italia si eleva l’astro del nuovo imperatore Federico II, coetaneo di Tommaso.

Tommaso Berardi diventa ancora più importante del padre, riuscendo a cumulare la carica di conte del Molise attraverso il matrimonio con Giuditta del Molise, unica erede del grande feudo. Pur non potendo, Tommaso si proclama anche conte di Celano, attirando su di sé le ire dello zio, a cui spettava il solo diritto di portare quel titolo.

Tommaso si rende conto che continuare la politica paterna è impossibile, poiché la presenza dell’imperatore impedisce un’autonomia politica della Marsica all’interno del regno di Sicilia, per cui l’unico modo di essere autonomi è raggiungere la completa indipendenza della Marsica staccandosi dal regno.

A differenza dello zio Riccardo, Tommaso non riconosce l’autorità di Federico II e si pone in aperto conflitto con lui. Nel 1221, alla morte dello zio eredita anche la contea di Celano. Per la vasta zona che controlla, Tommaso è ormai una vera spina nel fianco dell’imperatore che è costretto a scendere in guerra contro di lui.

 

 

Lo scontro fra Tommaso Berardi e Federico II

La guerra inizia nel 1221 e termina nel 1223. In questo lasso di tempo tutta la Marsica e le sue rocche sono interessate in diversa misura dallo scontro fra Federico II e Tommaso conte di Celano e Albe.

Tommaso è un abile capitano e riesce sfuggire all’esercito di Federico II, che tra le terre selvagge della Marsica si trova in difficoltà. Addirittura ad un certo punto Tommaso sembra avere la meglio sull’imperatore.

Ma le forze imperiali sono enormi e la sola astuzia militare e la forza delle rocche entro cui si muove Tommaso non sono per lui sufficienti per sconfiggere Federico II. Tommaso si arrende nel 1223 e lascia Celano e gli altri territori abruzzesi, per esiliarsi in Molise.

Per vendetta contro le terre dei Marsi Federico II distrugge alcune città a cominciare da Celano, i cui abitanti vengono spediti in esilio, mentre i Berardi vengono espropriati delle contee di Celano e Albe.

 

 

Alba e il castello 1200-1223

Nei primi decenni del XIII secolo il paese di Alba continua a rappresentare un importantissimo centro economico e politico e i conti Pietro e Tommaso tengono in gran considerazione questo territorio, soprattutto per la sua posizione geografica.

Anche il castello continua quindi ad avere un ruolo importante, soprattutto rimanendo sede del capoluogo della contea d’Albe

Dopo il crollo dei Berardi nel 1223 la contea albense è affidata ad altri feudatari vicini all’imperatore.

 

 

La situazione politica 1229-66

Sul piano politico nel 1229 Tommaso ha l’occasione di rivincita contro Federico II. Quando infatti Federico entra in conflitto con il Papa, questi gli dichiara guerra, nominando proprio Tommaso Berardi come comandante del suo esercito.

Tommaso si scontra con l’esercito imperiale in Abruzzo intorno al 1230, ma non riesce a vincere e questa volta è costretto a ritirarsi per sempre dalla scena politica.

I feudi sottratti al Berardi, ovvero Celano e Albe, continuano ad essere gestiti da estranei, che non si dimostrano però grandi condottieri.

 

 

Il ritorno dei Berardi

Nel 1250 muore Federico II e, dopo la breve parentesi del figlio Corrado IV, va al potere in Sicilia Manfredi di Svevia, altro figlio di Federico, il quale per consolidare il suo potere decide di accordarsi con le varie famiglie nobili del regno, tra cui i Berardi, ora rappresentati da Ruggero, figlio di Tommaso.

Ruggero, succeduto al padre nel 1254, diventa in questo stesso anno anche conte d’Albe e Celano, che gli sono restituiti in cambio della fedeltà alla casata sveva. Ruggero accetta, avendo ormai abbandonato l’idea dell’indipendenza della Marsica.

Nel frattempo il Papa, contrario agli Svevi, nomina re di Sicilia Carlo d’Angiò, che poco dopo scende in Italia dalla Francia, per prendere possesso del suo nuovo regno.

I Siciliani, guidati da Manfredi, si organizzano per fronteggiare l’invasore Carlo. Dopo una serie di scontri i due arrivano a fronteggiarsi a viso aperto a Benevento dove Carlo sconfigge Manfredi, che muore poco dopo (1266).

I Berardi in questa circostanza hanno appoggiato Manfredi e quando Carlo diventa re di Sicilia non sono tra i nobili più favoriti, però per il momento sono tollerati.

 

 

Albe e il castello 1223-1254

Di questo periodo non abbiamo molte notizie certe.

Tra il 1223 e il 1254 la contea d’Albe viene gestita da persone esterne alla famiglia Berardi, ma Albe mantiene una sua importanza politica ancora molto forte. Ciò fa sì che i cittadini di Albe, anche grazie al complesso monastico presente nella cittadina che aiuta la popolazione, e alle ancora poderose mura romane, si sentano sicuri e protetti dai nemici stranieri.

In tale ambito il castello di Albe rappresenta una sicurezza in più in caso di attacco esterno.

 

 

Albe e il castello 1254-66

Il ritorno dei Berardi a capo della contea d’Albe non muta l’importanza della città nel contesto marsicano né in quello dei possedimenti berardiani.

Il castello d’Albe continua quindi, anche con i Berardi, a rappresentare il cuore politico e amministrativo dell’intera contea d’Albe.

 

 

La situazione politica 1266-68

Dopo la morte di Manfredi, Carlo I ascende pienamente al trono del Regno di Sicilia e inizia una politica di forte tassazione, che lo rende inviso alla nobiltà del regno.

Una parte dei baroni siciliani tra il 1266 e il 1268 matura l’idea di appoggiare Corradino di Svevia, il giovane figlio di Corrado IV, nelle sue rivendicazioni al trono. Una parte dei nobili siciliani manda quindi messaggi di accettazione e appoggio alle rivendicazioni di Corradino, nel caso questi volesse contendersi il trono con l’Angiò.

In Germania Corradino ha provato a farsi riconoscere come sovrano tedesco, ma i nobili tedeschi osteggiano la sua ascesa. Deluso da questa situazione, Corradino accetta di andare in Italia per reclamare i propri diritti al trono siciliano.

Corradino scende in Italia accolto da molte città ghibelline, poi – pare anche con il favore e l’appoggio dei Berardi – giunge nella Marsica, dove incontra i suoi sostenitori e da qui muove contro Carlo I.

Carlo, preoccupato del favore che Corradino sta riscuotendo, decide di affrontare anche lui per consolidare definitivamente il suo potere. Egli giunge nella Marsica attestandosi nell’altopiano delle Rocche, presso Rocca di Mezzo, e aspettando il momento giusto per attaccare.

Alla fine abbiamo il decisivo scontro presso i Piani Palentini fra Corradino e Carlo I il 23 agosto 1268. Carlo I vince la grande battaglia e poco dopo riesce a catturare Corradino, che viene infine decapitato a Napoli.

Dopo la vittoria, Carlo punirà duramente gli alleati di Corradino. Non solo i nobili, tra i quali figurano anche i Berardi, ma le stesse popolazioni italiane che hanno sostenuto il giovane Hohenstaufen. La rappresaglia sarà particolarmente dura contro la popolazione abruzzese e marsicana.

 

 

Albe e il castello 1266-68

Come visto nella sezione precedente, Corradino scende in Italia chiamato da una parte dei nobili del Regno di Sicilia, scontenti della politica oppressiva e rapace di Carlo I.

Secondo quanto si ricava dalle fonti, anche Ruggero Berardi, conte d’Albe, è tra i fautori di Corradino, come anche i cittadini d’Albe, che sostengono completamente il giovane Hohenstaufen.

Dopo la battaglia dei Piani Palentini nell’agosto 1268 e la vittoria su Corradino, Carlo si vendica dei nobili che hanno appoggiato il giovane svevo, tra cui i Berardi. A questi sono confiscate le contee d’Albe, di Celano e del Molise.

Contemporaneamente, il sovrano francese si accanisce contro le popolazioni e le città che si erano maggiormente esposti per l’aiuto a Corradino.

La vendetta di Carlo si concentra sull’Abruzzo e sulla città di Albe, che viene completamente distrutta e la popolazione dispersa nei centri vicini. Anche il castello esce gravemente danneggiato dopo il passaggio di Carlo I.

Dopo Albe è la volta del paese – rocca di Pietraquaria, che viene interamente raso al suolo.

 

La situazione politica 1268-73

Ruggero Berardi qualche anno dopo (1273) riesce a recuperare la contea di Celano, dietro pagamento di un forte riscatto a Carlo I.

La contea di Albe invece, ormai separatasi da Celano, viene affidata a persone vicine al re francese. Ma nel 1270 Carlo I affida la contea albense alla gestione di Filippa Berardi, figlia di Ruggero I conte di Celano.

Ella tiene la contea con pugno deciso dal 1270 al 1310 circa, quando muore. In questo arco di tempo Albe diventa una contea forte e ben organizzata.

Filippa consolida il suo potere, ponendosi contro i monaci di Scurcola, all’epoca potentissimi, nella difesa e nella conquista di maggiore spazio di pesca nel Lago Fucino.

 

Albe e la contessa Filippa 1270-1300

Non abbiamo fonti dirette sull’operato e sul rapporto di Filippa con Alba Fucens. Ma è logico pensare che Alba, essendo rimasta il centro amministrativo e politico della contea, dopo la distruzione del 1268 sia stata in parte ricostruita, anche per volontà della stessa Filippa. Del resto, possiamo ipotizzare che la donna fosse legata affettivamente a quei luoghi anche per ricordi d’infanzia.

 

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XIV Secolo

 

La proprietà di Alba Fucens

Filippa di Celano tiene la contea con mano ferma e continua il suo scontro con i monaci di Scurcola anche all’inizio del secolo XIV. Filippa muore nel 1308 circa senza eredi.

La contea albense a questo punto passa allo Stato, o sotto forma di proprietà demaniale o sotto la giurisdizione di membri della famiglia reale, che se la tramandano nell’arco di 100 anni.

 

 

Terremoto del 1349

Un violento terremoto colpisce il Centro Italia, facendo sentire i suoi effetti anche nella Marsica, dove molti paesi riportano danni più o meno consistenti.

Probabilmente anche Albe viene danneggiata da questo sisma, che comunque è sentito distintamente in tutta la Marsica.

 

 

Regime demaniale sulla contea di Albe

Il regime di proprietà demaniale, alternato a momenti di sottomissione diretta alla corona, è un fenomeno che interesserà ancora per diversi anni la contea di Albe.

 

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XV Secolo

 

La contea di Alba Fucens nella prima metà del XV secolo

Questa situazione dura fino al 1423, anno in cui i Colonna divengono per la prima volta titolari della contea, che passa quindi ai Caldora nel 1436 e infine agli Orsini nel 1441.

Gli Orsini, divenuti signori della contea, seppure con alcune parentesi, lo rimarranno fino al 1497.

 

 

La ricostruzione di Alba Fucens e del castello

In questo arco di tempo gli Orsini ricostruiscono il borgo sui ruderi del vecchio sito.

Contemporaneamente viene ricostruito il castello, posto sempre nel luogo della precedente struttura. Il castello è ricostruito con funzione sia militare che di residenza nobiliare, secondo i canoni dell’epoca.

Nello stesso periodo della ricostruzione di Albe, avviene il definitivo consolidamento di Avezzano come centro amministrativo della contea di Albe.

Avezzano infatti è già da diverso tempo in fase di ascesa, ma è solo in questo periodo che assume il ruolo di capoluogo della contea.

A poco a poco Albe viene quindi perdendo la sua importanza, anche in funzione delle nuove vie commerciali della transumanza, che in questo senso la tagliano fuori.

Ma il definitivo declino avviene nel 1497, allorquando, in seguito all’ennesimo scontro tra gli Orsini e i Colonna, questi ultimi subentrano nel controllo della contea d’Albe.

 

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XVI SECOLO

 

Alba Fucens a inizio XVI secolo

Con l’assorbimento della contea d’Albe nella contea di Tagliacozzo e la sua successiva elevazione a ducato nel 1504, si ha l’ascesa di Tagliacozzo quale nuovo capoluogo amministrativo del territorio, ruolo che viene conteso in parte anche da Avezzano.

Albe diventa in pratica un semplice villaggio dell’interno, al di sopra di un’altura posta a ridosso della catena del Velino-Sirente.

 

 

Il castello di Alba Fucens perde importanza

In questo quadro anche il castello di Alba Fucens viene a perdere d’importanza, e man mano viene abbandonato come residenza da parte dei Colonna, che preferiscono ormai altre dimore.

 

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XVII Secolo

 

Alba nel XVII secolo

Alba è diventato definitivamente solo un piccolo villaggio di montagna, totalmente dimenticato dai Colonna. Il castello si viene riducendo a un rudere.

 

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XVIII Secolo

 

I terremoti d’inizio Settecento

Nel Settecento il paese di Alba Fucens, ormai solo un villaggio, è scosso da una serie di terremoti che si verificano vicino alla Marsica.

Anche se non abbiamo notizie dirette al riguardo, è facile ipotizzare che i terremoti settecenteschi come quello dell’Aquila del 1703 o della Maiella del 1706, abbiano in qualche modo accentuato la decadenza del castello di Alba Fucens.

 

 

Il castello a fine XVIII secolo

Tuttavia, nonostante lo stato di abbandono in cui versa, a fine Settecento il castello di Alba Fucens è ancora una struttura degna di nota, posta in una posizione strategica, che può tornare utile in futuro nello sviluppo delle vie di comunicazione.

 

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XIX Secolo 

 

 

I Francesi nel regno di Napoli

Nello stesso periodo abbiamo le invasioni napoleoniche del Regno di Napoli che, prima nel 1798 e poi di nuovo nel 1806, vengono decretando la fine di una lunga fase politica.

Infatti, durante il secondo periodo francese si hanno importanti riforme amministrative come quella del 1806, che vede l’abolizione del feudalesimo e quindi la fine del potere dei Colonna che però, nell’ambito del territorio di Albe, manterranno ancora per diverso tempo importanti proprietà.

Con l’abolizione del feudalesimo nascono i comuni e molti villaggi divengono frazioni. Questo è quanto accade ad Albe, che diventa frazione del più grande paese di Massa inferiore.

 

 

Il ritorno dei Borbone

Nel 1815 cade il governo francese e ritornano i Borbone, che hanno ora il titolo di re delle Due Sicilie.

Ma a parte il cambio di nome, in tutto il regno la situazione non muta e perdura in modo tragico lo stato di grande povertà e arretratezza di questa parte della Marsica.

 

 

Alba Fucens e il suo castello a metà Ottocento

Immagine di Edward Lear raffigurante Alba Fucens (fonte Wikipedia)

 

Zoom su Alba Fucens nel 1843. Nella parte a sinistra abbiamo il castello.

Questa è l’unica immagine esistente del castello prima del sisma del 1915  (fonte Wikipedia).

 

Con il passare del tempo le cose proseguono purtroppo sempre nello stesso modo. Nel 1843 Edward Lear, un visitatore inglese in viaggio per l’Abruzzo, descrive perfettamente nei suoi racconti e nei suoi disegni la triste realtà di Albe e del suo castello, descrivendo il paese come un triste ed isolato villaggio allo stesso modo del suo castello, che comunque mantiene ancora inalterata la sua magnifica struttura medievale, nonostante sia ormai abbandonato.

 

 

– Il nuovo regno d’Italia

Successivamente la rivoluzione garibaldina abbatte il regime borbonico e spinge il meridione italiano a unirsi al resto del nord Italia.

Nel 1861 nasce ufficialmente il nuovo regno d’Italia sotto lo scettro dei Savoia.

Ciò che si nota è che anche sotto il nuovo regime rimane lo stato di povertà dell’area di Alba Fucens. L’aggravamento poi del fenomeno del brigantaggio non fa che alterare ancor più il problema  sociale.

Tuttavia questo problema viene debellato dal nuovo Stato italiano tra il 1861 e il 1870, attraverso un’intensa repressione.

 

 

– Alba Fucens a fine 800’

Il paese di Alba Fucens con il passare del tempo non vede migliorare ne la propria condizione sociale ne economica e questo spinge molti a fine secolo ad abbandonare il paese e cercare fortuna all’estero.

 

 

Il castello a fine secolo

Il castello di Alba Fucens a fine Ottocento nonostante il grave stato di abbandono, risulta ancora ben conservato nelle sue forme esterne.

 

Ricostruzione approssimativa del castello prima del terremoto del 1915.

 

A fine Ottocento il castello di Alba Fucens presentandosi ancora decentemente avrebbe bisogno di essere di nuovo abitato da qualcuno per consentire alla struttura di essere recuperata in pieno

Purtroppo però il grave stato di povertà della zona e il suo isolamento non rendono la zona appetibile per uno sviluppo urbanistico e a causa di ciò il castello rimane senza acquirenti.

 

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XX Secolo

 

Terremoto del 1915

Il terremoto di Gioia dei Marsi del 1915 è il più grave capitato
nella Marsica da moltissimo tempo.

Con la sua violenza semina la morte in tutti i paesi, compresa Alba Fucens, dove uccide la maggior parte degli abitanti, che negli istanti del terremoto erano a messa e rimangono per la maggior parte uccisi nel crollo della chiesa di San Nicola.

Il castello di Alba Fucens riporta danni gravissimi: crollano il primo piano e tutte e quattro le torri.

Dopo il 1915 il rudere del castello non viene restaurato, ma viene anzi lasciato decadere.

 

 

La Seconda guerra mondiale

Nel 1940 Mussolini ordina l’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania. Nel 1943 l’Italia è un paese sconfitto su tutti i fronti militari, subendo prima la totale perdita delle colonie e infine l’onta dell’invasione alleata.

A questo punto Mussolini viene defenestrato e poco dopo la stessa monarchia non riuscendo più a guidare il paese allo sbando fugge via con tutto l’apparato governativo. E’ il fallimento dello stato.

Hitler che non vuole perdere l’Italia prima fa liberare Mussolini e infine invade il paese fino a Frosinone dove a questa altezza costituisce la famosa linea divisoria Gustav.

I Tedeschi individuano in Massa d’Albe il luogo migliore dove costituire il quartier generale nazista. Qui costituiscono il comando supremo con il compito di vigilare sulla linea Gustav, che non ceda di fronte all’intervento alleato.

L’inverno 1943-44 per la popolazione civile è il periodo peggiore per un clima estremamente rigido, ma soprattutto per il duro stato di polizia tedesco.

Questi compiono in diversi paesi autentiche atrocità, mantenendo la popolazione in un grave stato di paura.

Dal dicembre 1943 gli Alleati iniziano a bombardare la Marsica con lo scopo di diminuire la morsatedesca, che al contrario si galvanizza procedendo in un maggiore regime di controllo.

La popolazione civile spaventata dai bombardamenti fugge via sulle montagne o rioccupando i vecchi  casolari e ville.

 

 

Il castello di Alba Fucens torna fortezza militare

Tra il 1943 e il 1944, nei mesi in cui i Tedeschi occupano l’Italia, il castello di Alba Fucens recupera la sua antica funzione di fortezza militare.

All’interno dei suoi ruderi i Tedeschi inseriscono i cannoni della contraerea per abbattere gli aerei alleati che, sorvolando il Fucino e la Marsica, bombardano il territorio per indebolire gli avversari tedeschi.

Per gli abitanti di Alba Fucens, Massa d’Albe, Forme e altri paesi del circondario sono mesi di grandi paure, privazioni e umiliazioni. Addirittura molte persone si rifugiano sulle montagne per avere maggiore libertà.

Fortunatamente, alla fine anche questo momento è superato, e dopo le grandi sofferenze arriva l’estate del 1944 con la fuga dei Tedeschi e la liberazione degli Alleati.

Nel  1945 la guerra finisce e gli abitanti di Alba Fucens, come il resto degli Italiani, tornano a vivere.

 

Il castello di Alba tra il 1945 e il 2000

Tra il 1945 e il 2000 il rudere del castello, così come il paese medievale, è lasciato in completo abbandono.

 

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XXI Secolo

 

 

Recupero del borgo medievale

All’inizio degli anni 2000, in seguito a un progetto di restauro del vecchio borgo, si viene pian piano recuperando il paese medievale.

Si inizia con il rimuovere le macerie del terremoto, quindi si ricostruiscono alcune vecchie casette, da cui nasce un albergo.

 

Lavori di sgombero delle macerie nel vecchio borgo medievale nel 2008 (immagine personale).

 

In seguito tra il 2007 e il 2008 vengono avviati i lavori di sgombero delle altre macerie presenti nel paese vecchio, fino a ripulire anche la zona del castello.

 

Lavori sulla parte esterna del castello di Alba Fucens nel 2008 (immagine personale).

 

Il castello viene fatto oggetto di un piccolo restauro, comprendente la ripulitura e un parziale consolidamento tra il 2007 e 2008.

Tuttavia dopo questo primo intervento il castello è stato nuovamente abbandonato.

 

 

Considerazioni finali

Nonostante tutto il maniero mantiene ancora le mura esterne, che ne tracciano la struttura di castello con le sue quattro torri, alcune conservatesi, altre ormai ridotte a soli ruderi.

Nel 2009, purtroppo, il nuovo terremoto dell’Aquila porta a un’interruzione dei lavori di recupero del vecchio borgo, che poco tempo dopo vede chiudere anche il nuovo albergo creato recentemente.

Tornando al vecchio castello, dobbiamo rilevare che, con un attento restauro, si potrebbe recuperarlo interamente o quasi e destinarlo ad uso pubblico, come avvenuto per il castello di Avezzano.

 

 


 

 

 

STRUTTURA DEL CASTELLO DI ALBA FUCENS

 

Pianta

 

Castello di Alba Fucens visto dall’alto (fotogrammi da video di Youtube https://www.youtube.com/watch?v=cZq6trHo2-w ).

 

Dalle immagini possiamo osservare che il castello di Alba Fucens, risalente come struttura alla seconda metà del Quattrocento, ha un impianto rettangolare con quattro torri laterali.

 

 

Struttura esterna

La parte esterna del castello è ormai ridotta a un rudere dopo il sisma del 1915.

Con una simulazione approssimativa, abbiamo provato a ricostruire il maniero, come poteva apparire a un visitatore dell’inizio del XX secolo.

 

Castello di Alba Fucens visto dall’alto (fotogramma da video di Youtube https://www.youtube.com/watch?v=cZq6trHo2-w ).

 

Partendo da questo fotogramma, che mostra il castello dall’alto, e basandoci sulla litografia di Edward Lear del 1843, l’unica immagine esistente dove si vede il maniero prima del sisma del 1915, abbiamo ricavato questa ricostruzione.

 

Ricostruzione approssimativa del castello prima del terremoto del 1915 (Ricostruzione da Webmarsica)

 

Chiaramente la ricostruzione è solo un’approssimazione, ma già da questa è possibile svolgere alcune considerazioni, a cominciare dalle torri.

 

 

Le torri

Abbiamo già detto che le torri del castello sono quattro e sono poste sugli angoli: tre sono circolari e una a base quadrata.

 

1) Della torre a base quadrata oggi rimane solo un rudere, è però perfettamente visibile la struttura. Questo torrione, posto sul lato ovest del castello, è probabilmente il più antico e importante di tutto l’edificio.

Esso probabilmente era più alto delle mura e contava due piani.

 

Immagini della torre quadrata (immagini personali).

 

Come appare visibile dalle foto, la torre ha una base più ampia rispetto alla costruzione sopraelevata, e ciò per renderla più stabile.

 

Parte alta della torre quadrata (immagine personale) .

Finestrella per il lancio delle frecce (immagine personale).

 

Come risulta dalla foto, infatti, la parte superiore della torre è interrotta, quindi non poteva che essere più alta dell’attuale.

Inoltre nella foto è visibile una finestrella, che rappresentava con grande probabilità una feritoia per il lancio di frecce e proiettili in caso di attacco esterno.

 

Parte posteriore della torre quadrata (Immagine personale)

 

2) Le altre tre torri del castello sono a base circolare. Basandoci sulla litografia di Lear del 1843, notiamo che le torri sono di almeno due piani, più alte delle mura e probabilmente ad un certo punto si restringevano per poi tornare ad allargarsi leggermente nella parte alta.

 

Probabile esempio di torre del vecchio castello.

 

 

 

Torre anteriore sinistra

La torre in questione era sicuramente una struttura di una certa  imponenza, a giudicare dai resti attuali, in cui si vede bene la base circolare.

 

 

Immagini personali.

 

 

Torre posteriore sinistra

La torre posteriore sinistra non compare in nessuna foto, poiché ciò che ne rimane è praticamente poco, se non la forma, che però è visibile solo andando sul posto.

 

 

Torre posteriore destra

La torre posteriore destra è ancora osservabile, seppure solo nella parte inferiore in quanto il resto è ormai crollato. La struttura risulta visibile sia davanti che dietro: anzi, se ci poniamo lontani e la osserviamo da dietro, la torre appare ancora più evidente.

 

Torre posteriore destra (immagini personali).

 

 

Le porte e la muratura del castello

La struttura del castello, così come lo vediamo oggi, mostra ancora l’altezza originale della muratura e tre delle quattro pareti esterne.

 

Il castello di Alba Fucens visto lateralmente dall’alto
(fotogramma da video di Youtube https://www.youtube.com/watch?v=cZq6trHo2-w).

 

 

Muratura posteriore

Come si evince dall’immagine, la muratura anteriore è crollata con il terremoto del 1915, per cui ometteremo di parlarne.

 

 

Muratura laterale sinistra

Il tratto murario di sinistra è ancora completo e mostra l’altezza originaria, su cui poi sorgeva il tetto.

 

Lato sinistro del castello. (Immagine personale)

 

All’interno del suddetto tratto riscontriamo una delle tre porte del maniero. Si tratta di un’apertura laterale secondaria.

La parte superiore è poi occupata dai merli: secondo la famosa immagine di Edward Lear, da qui partiva il tetto.

 

 

Muratura frontale

Muro frontale del castello. (Immagine personale)

 

La parte frontale vede un tratto murario ancora ben conservato, con la presenza dei merli nella parte alta e un altro portale d’ingresso nella parte bassa, che però era anch’esso probabilmente un accesso secondario.

 

 

Muratura laterale destra

 

Parete laterale destra del castello (immagine personale).

 

Nella parte laterale destra incontriamo l’ultimo tratto murario. Questo risulta di particolare interesse, perché qui è contenuto il portale d’ingresso principale.

 

Il portale d’ingresso principale del castello (immagini personali).

 

Questo si presenta come un portale ad arco acuto, in stile presumibilmente tardo-gotico. Sicuramente la struttura è degna di nota e vale una sosta.

Sulla parte superiore vi sono i famosi merli, da cui partiva il tetto. Qui di seguito abbiamo alcune immagini che li raffigurano in dettaglio.

 

Particolari dei merli del castello di Alba Fucens (immagini personali).

 

 

Struttura interna

 

Il castello visto dall’alto (fotogramma da
video di Youtube https://www.youtube.com/watch?v=cZq6trHo2-w ).

 

Riguardo all’assetto interno del castello preferiamo soprassedere, poiché come mostra la figura sopra non è rimasto nulla e non avendo al riguardo alcuna testimonianza scritta o altra fonte da cui attingere, qualsiasi ipotesi sarebbe arbitraria. Se in futuro emergeranno nuovi elementi dalla ricerca, allora il discorso verrà riconsiderato.

 


BIBLIOGRAFIA:  

 

1) www.trasacco.terremarsicane.it

2) http://www.fucino.altervista.org/pagina-875327.html

3) LA STORIA D’ITALIA A FUMETTI di Enzo Biagi

4) http://santanatolia.it/storia/capitolo-iv

5) http://www.comune.avezzano.aq.it/index.php?id_sezione=427

6) http://www.pereto.terremarsicane.it

7) http://www.celano.terremarsicane.it/index.php?module=CMpro&func=viewpage&pageid=26

8) http://www.icastelli.it

9) www.lucodeimarsi.terremarsicane.it

10) Articolo scientifico : “Tracce archeologiche di un terremoto tardo-antico nella Piana del Fucino (Italia centrale) di F. Galadini, E. Falcucci, A. Campanelli, E. Ceccaroni.

11) www.terremarsicane.it/marsica/?qnode/187

13) V.D’Ercole, L’italia prima di Roma, Pescara 1998

14) Van Wonterghem, I Peligni e il loro territorio prima della conquista romana

16) www.spaziovidio.it

17) www.wikipedia.org

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22) http://www.santemarie.terremarsicane.it/

23) http://www.terremarsicane.it/category/luco-dei-marsi/

24) http://www.tagliacozzo.terremarsicane.it

25) www.civitellaroveto.org

26) www.civitellaroveto.terremarsicane.it

27) Marco Bianchini – Edilizia storica della Marsica occidentale – Editrice Dedalo di Roma

28) http://www.santemarie.terremarsicane.it/

29) www.albafucens.info,

30) www.mondomedievali.net

31) Testo di Ireneo Bellotta ” I CASTELLI D’ABRUZZO” – Newton Compton Editori

 

 


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