CASTEL SANT’ANGELO DI CARSOLI


 

POSIZIONE DEL CASTELLO DI CARSOLI

 

 

 

 


STORIA DEL CASTELLO DI CARSOLI

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X Secolo

 

Nascita del castello

Il castello di Carsoli viene costruito da Rainaldo Berardi, della famiglia Berardi, conti dei Marsi, tra il 996 e il 1000.

Inzialmente la costruzione è costituita solo da una prima torre di guardia in cima al colle San’Angelo.

La torre in questa prima fase appartiene al territorio della vecchia Carseoli romana, posta nell’attuale area di Civita d’Oricola, che alla fine del X secolo risulta ancora abitata.

 

Il villaggio di Celle

La nuova torre costruita in cima al colle vede ai suoi piedi un piccolo villaggio nato intorno alla chiesa di Santa Maria in Cellis.

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XI Secolo

 

Il borgo di Celle si trasferisce vicino la torre cintata

Dopo l’edificazione della torre in breve tempo molti degli abitanti presenti intorno alla chiesa di Santa Maria in Cellis iniziano ad edificare le case a ridosso della torre cintata, in quanto si sentono più protetti.

In breve il borgo si sviluppa via via intorno alla torre andando aformare una sorta di cinta muraria.

Chiaramente, a mano a mano che la vecchia Carseoli perde importanza, Celle ne viene prendendo il posto, a maggior ragione dopo la costruzione del castello.

In questa fase iniziale il borgo rappresenta una frazione della vecchia Carseoli romana, ancora attiva a inizio XI secolo.

 

Il territorio di Celle passa sotto il monastero di Subiaco

Intorno al 1010 Rainaldo Berardi, in accordo con il figlio Berardo e il fratello Gualtiero, dona parte del territorio carseolano al monastero di Subiaco.

Chiaramente Celle rimane saldamente in mano alla contea dei Marsi, che la praticamente affitta al monastero mantenendone però la proprietà.

Infatti i Berardi, pur donando una grossa parte del carseolano ai vari monasteri della zona, mantengono la proprietà di metà del paese e della torre, che successivamente viene ampliata diventando un vero castello.

 

Celle – Carsoli sotto i Berardi

Con la morte di Rainaldo l’intera contea, compreso il castello di Carsoli, vengono ereditati dal figlio Berardo IV che ne mantiene la proprietà fino alla sua morte, avvenuta nel 1045.

Successivamente i tre di figli di Berardo IV, conte dei Marsi, pur mantenendo una certa unità sul piano politico intorno al figlio maggiore Berardo V, si spartiscono i paesi del carseolano, ognuno di loro stabilendosi rispettivamente a Colli di Montebove, Oricola e Carsoli, in quest’ultimo caso proprio nel castello di Carsoli.

 

La torre di Celle diventa un castello

La vecchia torre di avvistamento, divenuta con il tempo la residenza dei conti Berardi, completa tra il 1030 e il 1090 la sua trasformazione in castello venendo dotata di mura difensive.

 

L’affermazione di Carsoli e i dissidi nella famiglia Berardi

Per tutto l’XI secolo Carsoli-Celle viene crescendo d’importanza nell’area della Piana del Cavaliere a scapito degli altri centri della zona.

Contemporaneamente si assiste ad un grave dissidio all’interno della famiglia Berardi.

Ciò spinge un ramo collaterale della famiglia a cercare di affrancarsi dal controllo centrale, dividendo la contea.

Intorno al 1040 questo ramo provoca una separazione religiosa locale, attraverso la nascita della Diocesi di Carsoli a scapito della Diocesi dei Marsi.

Il tentativo è bloccato dal conte dei Marsi e poi, nei decenni successivi, si ha il rientro della Diocesi di Carsoli all’interno della Diocesi dei Marsi.

Questo fatto segna comunque l’affermazione definitiva di Celle-Carsoli su tutti gli altri centri che vengono nascendo nell’area carseolana. In questo quadro il castello diventa la principale sede politica del luogo.

 

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XII Secolo

 

Fine della contea dei Marsi e nascita della contea di Carsoli

Il ruolo del castello di Carsoli-Celle diventa ancora più importante, allorquando la contea dei Marsi viene prima assoggettata nel 1143 dai Normanni e poi viene divisa in tre contee minori.

Una di queste è appunto la contea di Carsoli e il locale castello diventa per qualche tempo sede della contea stessa.

La contea di Carsoli viene data in gestione a membri della famiglia Berardi.

 

Celle – Carsoli diventa un grande borgo fortificato attorno al castello

Nel corso del XII secolo l’assetto del borgo continua a strutturarsi come recinto dello stesso castello.

Ciò rende il centro di Celle un’autentica fortezza ben equipaggiata per difendersi da attacchi esterni.

 

Da Carsoli a Tagliacozzo

Carsoli divenuta sede di contea, mantiene questo ruolo più o meno fino al 1165.

Successivamente Tagliacozzo inizia ad affermarsi nell’ambito della contea carseolana, fino a divenire più o meno nel 1190 la sede ufficiale della contea che viene a identificarsi proprio con Tagliacozzo.

Tagliacozzo a partire dal 1190 circa diventa il centro amministrativo della contea riunita sotto la signoria alto medievale dei De Pontibus, che vengono così a sostituire i discendenti dei Berardi divenuti una famiglia di secondaria importanza che sparisce poi col tempo.

I De Pontibus sono una famiglia nobile impiantatasi a Scurcola,
da dove acquisiscono progressivamente maggiore potere fino a divenire la prima famiglia del borgo e di altri borghi vicini, creando così le premesse di una potente signoria locale, il cui centro politico si sposta da Carsoli a Tagliacozzo.

 

Il castello di Sant’Angelo a fine XII secolo

Perdendo terreno Carsoli, anche il castello diventa meno importante. Tuttavia rimane per molto tempo una fortezza molto considerata dai successivi conti di Tagliacozzo.

Prova ne sono le diverse ristrutturazioni a cui è sottoposto il castello

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XIII Secolo

 

La contea di Tagliacozzo nello scontro tra Tommaso Berardi e Federico II

I De Pontibus durante il conflitto fra Tommaso Berardi e Federico II rimangono neutrali e ciò viene ben accolto dal nuovo imperatore, che sostiene l’opera di consolidamento dei De Pontibus nell’ambito del loro territorio.

 

Il castello di Celle nel XIII secolo

Il castello di Carsoli-Celle, pur perdendo via via importanza politica, conserva durante il periodo svevo il suo ruolo di fortezza.

e in questo secolo viene progressivamente ristrutturato meglio, fino alla sua configurazione completa nel 1293.

 

La battaglia dei Piani Palentini

Carlo I d’Angiò arriva in Italia nel 1266, sconfigge Manfredi di Svevia, allora re di Sicilia e assume il comando del regno.

I nobili siciliani tra cui i Berardi scontenti della politica fiscale del nuovo re chiamano Corradino, ultimo discendente della vecchia dinastia, a farsi avanti per il trono siciliano.

Corradino giunto in Italia affronta poco tempo dopo, sostenuto dai nobili a cominciare dai Berardi, il re Carlo I d’Angiò

Carlo con grande astuzia riesce a sconfiggere Corradino presso i Piani Palentini e dopo averlo catturato lo fa decapitare.

 

I De Ponte e i Berardi

Dopo la battaglia dei Piani Palentini, Carlo I si vendica di quei nobili che gli sono andati contro, a cominciare dai Berardi, a cui viene tolta la giurisdizione sulle proprie contee di Celano, Albe e Molise. Mentre i nobili come i De Ponte vengono ricompensati con privilegi per averlo sostenuto.

 

Il consolidamento dei confini nord

Nel periodo successivo gli Angiò vogliono consolidare il confine nord del regno e per questo iniziano una fase di ristrutturazione e consolidamento delle varie fortezze poste al confine con lo stato papale.

Tra queste figura anche il castello di Celle.

 

Ristrutturazione del castello di S. Angelo

Carlo I inizia quindi questa generale ristrutturazione delle fortezze di confine, tra cui quella di Celle.

Il castello di S. Angelo tornato ad essere centrale per fini di sicurezza viene consolidato nella struttura e migliorato in chiave difensiva.

Il consolidamento del maniero inizia però sotto il successore di Carlo I, ovvero il figlio Carlo II, che divenuto re nel 1285 avvia la ristrutturazione di questi manieri negli anni 1290.

Il castello di Sant’Angelo viene restaurato negli anni 1293-95 configurandosi alla fine come grande fortezza militare e comprendendo in questo anche il locale borgo che viene a strutturarsi come recinto del castello stesso.

Carlo II riorganizzando l’intero confine nord si viene a strutturare una difesa molto forte con lo stato papale, visto come potenziale punto di attacco al suo regno.

 

I De Pontibus cedono il passo agli Orsini

Nel 1294 i De Pontibus, ormai in fase di declino, cedono il controllo principale della nascente contea di Tagliacozzo agli Orsini, che vengono via via controllando tutta la Marsica occidentale.

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XIV Secolo

 

Carsoli e il castello nella prima metà del XIV secolo

Gli Orsini potente famiglia romana, venuta a conquistare la contea di Tagliacozzo mostra di avere grandi possedimenti in continuità tra il Lazio e l’Abruzzo.

In questo quadro gli Orsini mostrano scarso interesse verso Carsoli, che perde d’importanza.

Con il declino di Carsoli anche il castello perde di peso politico, finendo per essere quasi abbandonato.

 

Terremoto del 1349

Un tremendo terremoto si abbatte sul centro Italia con una potenza pari a 6,5 Mw. Il sisma si risente fortemente nella Marsica, producendo molti crolli e feriti. Tutti i centri sono più o meno interessati dal sisma, compresa Carsoli.

Celle – Carsoli riporta molti crolli in diversi zone della
cittadina compreso il castello.

 

Il castello e il terremoto del 1349

Il castello di Carsoli risente fortemente del terremoto, e anche se al momento non sappiamo il quantitativo esatto dei danni, è quasi sicuro questi ci sono stati con tanto di crolli.

 

Restauro del castello nella seconda metà del XIV secolo

Il restauro del castello viene condotto dal conte Rinaldo Orsini approssimativamente tra il 1360 e il 1390. Il restauro si è reso necessario in seguito ai danni del sisma del 1349.

Il restauro del maniero è profondo e interessa la struttura nel suo complesso. Ciò che vediamo oggi guardando i ruderi del maniero è conseguenza di questo restauro.

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XV Secolo

 

La contea di Tagliacozzo nella prima metà del XV secolo

Gli Orsini da tempo mirano ad allargare la loro influenza nella Marsica, tramite la presa sulla contea d’Albe. Ciò viene ottenuta nel 1404 con la concessione della regina madre Margherita a Giacomo Orsini.

Tuttavia a causa di cambi di fronte gli Orsini perdono il controllo di Albe nel 1419 a favore dei Colonna, loro acerrimi nemici. La regina Giovanna II concede la contea d’Albe ai Colonna, come gesto di buona volontà verso il papa Martino V.

La contea d’Albe dopo diversi anni passa sotto il controllo dei Caldora insieme alla contea di Tagliacozzo.

Infine nel 1441 gli Orsini si vedono riassegnate entrambe le contee dal nuovo re di Napoli Alfonso I.

 

Celle – Carsoli nella prima metà del XV secolo

A causa delle continue guerre degli Orsini per la conquista di Albe, l’intero territorio della contea di Tagliacozzo risente di
queste.

Celle – Carsoli si trova ad essere saccheggiato più volte
ora da una parte e ora da un’altra. Ciò porta alla disperazione
della popolazione.

Questo stato di cose dura tutta la prima metà del secolo.

 

Il castello di Celle

Il castello del paese d’altra parte si rivela una grande fortuna, perché consente agli abitanti del paese di trovare spesso protezione in questo.

 

Il terremoto del 1456.

Il terremoto dell’Irpinia, che avviene il 5 dicembre 1456, è un sisma molto violento, che fa risentire i suoi effetti in tutto il Centro Italia. Nella Marsica si verificano danni consistenti in molti centri abitati.

Nella Piana del Cavaliere i paesi di Oricola e Pereto sono distrutti, mentre Carsoli-Celle riporta danni molto importanti.

Qui si ha il crollo di molte abitazioni e il ferimento di molta gente.

 

I danni al castello

Fra le strutture fortemente danneggiate figura anche il castello di Carsoli.
Qui, seppure non vi sono testimonianze dirette, il sisma ha sicuramente
prodotto danni consistenti come il crollo di qualche parete.

 

Gli Orsini nella seconda metà del XV secolo

Gli Orsini nel 1441 riescono a farsi riassegnare le contee di Albe e Tagliacozzo, tenendone la guida, seppure intervallati da brevi pause, fino al 1497.

Ciò da a loro il tempo di avviare importanti lavori edilizi dopo il
grande terremoto del 1456.

 

Restauro di Carsoli e del castello

A partire da appena dopo il sisma gli Orsini si adoperano per procedere alla ristrutturazione delle case lesionate o distrutte nei centri della Piana del Cavaliere come Carsoli.

Qui i danni sono molti a cominciare dagli abitati impostati come cinta muraria e poi c’è il castello.

 

Restauro seconda metà secolo XV

Pur non in presenza di dati confermativi è facile immaginare che sia la famiglia Orsini, che lo stesso re Alfonso siano intervenuti oltre che per dare sostegno a quelle famiglie che hanno perso tutto, anche per ricostruire i paesi più colpiti.

In questo senso è possibile immaginare il restauro del maniero danneggiato dal sisma nella seconda metà del secolo.

E’ vero che il maniero viene perdendo d’importanza, ma è pur sempre un punto di riferimento militare. Quindi sicuramente vi è stato un grosso restauro di questa struttura.

 

I Colonna vincono

Nel 1497, dopo estenuanti lotte durate un secolo per il controllo della Marsica, gli Orsini cedono il passo ai Colonna.

Ai Colonna viene riconosciuto il possesso della contea di Tagliacozzo (che include anche la contea d’Albe) e della Baronia di Carsoli, attraverso vari diplomi emessi tra il 1497 e il 1504, prima dal re di Napoli Federico e poi dal re di Spagna, divenuto nel frattempo re di Napoli, Ferdinando il Cattolico.

In questi diplomi si elevano i Colonna a duchi di Tagliacozzo e baroni di Carsoli, indicando quindi che Carsoli diventa sede di baronia, a partire dal periodo 1497-1504.

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XVI Secolo

 

Il governo Colonna

Con la conferma definitiva dei Colonna a duchi di Tagliacozzo, riconosciuti nel diploma del 1504, si apre una nuova fase politica completamente diversa dalla precedente.

I Colonna, in qualità di nuovi signori del luogo, riescono a farsi benvolere dalla gente ristrutturando diversi edifici nelle città e favorendo l’economia locale attraverso una diminuzione delle tasse.

 

La vendetta degli Orsini e la presa di Carsoli

Gli Orsini, tuttavia, non accettano di essere stati scalzati e alla prima occasione muovono guerra ai Colonna.

L’occasione si presenta nel 1528 allorquando, per una serie di ragioni legate agli avvenimenti della politica europea e al sacco di Roma del 1527, gli Orsini affrontano nuovamente i Colonna, al cui comando ora vi è Ascanio Colonna, secondo duca di Tagliacozzo.

Dopo il sacco di Roma, Papa Clemente VII reintegra gli Orsini presso la corte papale e ordina loro di saccheggiare i territori colonnesi.

Gli Orsini comandati da Napoleone Orsini, dapprima saccheggiano i territori laziali e poi passano a quelli abruzzesi.

Gli Orsini giungono arrivano a Magliano dei Marsi e qui poco dopo si scontrano con l’esercito dei Colonna.

A Magliano si compie la grande battaglia finale fra Orsini e
Colonna per il possesso della regione abruzzese.

La battaglia di Magliano, che distrugge gran parte del piccolo borgo, viene vinta dagli Orsini, che fanno strage dell’esercito colonnese e del loro stesso comandante Scipione Colonna.

Successivamente l’esercito orsino riparte alla volta della Piana del Cavaliere.

Arrivati qui si diriggono su Oricola, dove compiono razzie di ogni genere, specie contro la popolazione civile.

Oricola è messa a ferro e fuoco e delle 5.000 persone presenti in paese solo 300 si salvano, poiché trovano rifugio nel castello. Le altre 4.700 vengono trucidate dall’esercito orsino.

Vinto il confronto con i Colonna, gli Orsini non riescono comunque a mettere le mani su Albe e sono costretti ad accontentarsi della sola Piana di Carsoli.

Gli Orsini manterranno l’occupazione della baronia di Carsoli fino al 1557 circa.

In questo lasso di tempo, pur non avendo notizie dirette, è probabile che anche il castello di Carsoli sia stato occupato dagli Orsini, anche solo brevemente.

A causa della sua posizione defilata, tuttavia, la struttura è ormai semiabbandonata e finisce quindi per cadere in rovina.

 

Il ritorno dei Colonna

Dopo circa 30 anni di occupazione degli Orsini, l’area
carseolana è ancora più povera e la
gente conduce una vita di stenti.

Nel 1556 Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero, abdica e gli succedono il fratello in Germania e il figlio Filippo in Spagna.

Filippo riprende la guerra contro il papa e i Francesi nel Centro Italia, dove la Piana del Cavaliere funge da base logistica per i movimenti di guerra.

I Colonna, usciti malconci dallo scontro con gli Orsini, fedeli al Papa e ai Francesi, si mettono al servizio del re spagnolo nelle operazioni belliche, nella speranza di riprendersi i vecchi territori persi.

Nel 1557 Spagna e Papato giungono ad un accordo, passato alla storia come Pace di Palestrina.

Tuttavia papa Giulio III non perdona ai Colonna il forte appoggio dato da costoro alle forze che hanno invaso Roma 30 anni prima.

A causa di questo mancato perdono, i Colonna proseguono la guerra contro il Papa e i Francesi.

 

Nuova guerra Orsini – Colonna 1557-59

In questi anni dopo il 1528, i Colonna sono riusciti a mantenere, seppure in modo discontinuo, il possesso del ducato di Tagliacozzo, ma non della Piana del Cavaliere, completamente persa e ora divenuta possedimento degli Orsini.

Come già detto, il mancato perdono papale offre ai Colonna il pretesto per continuare la guerra contro il Papa e i Francesi, e quindi contro gli Orsini alleati di questi ultimi.

Per essere sicuri di vincere la guerra contro gli Orsini, i Colonna assumono alcuni combattenti esperti, come il conte Giovanni Battista De Leoni.

Giovanni Battista de Leoni è un valido capitano di ventura con una grossa esperienza militare, appartenente a una famiglia della media nobiltà marsicana, proprietaria dei feudi di Luppa e Val di Varri nella Marsica occidentale.

I Colonna iniziano a guerreggiare contro gli Orsini nel 1557, proseguendo fino al 1559. La loro guerra si concentra in alcune zone precise, come la Piana del Cavaliere, persa nel 1528 a favore degli Orsini

Qui i Colonna attaccano ed espugnano la rocca di Oricola, riprendendola dopo molti anni di occupazione orsina, insieme ad altri centri limitrofi.

Negli anni 1557-59 i Colonna rioccupano quindi uno a uno tutti i loro vecchi possedimenti sia in Abruzzo che nel Lazio. Al loro fianco vi sono i capitani di ventura che hanno assunto, come Giovanni Battista De Leoni.

Allo stesso tempo Giovanni Battista si affianca come assistente un certo Lelio Festa, un capitano di ventura spagnolo.

Questo Festa si rivela un militare di tutto rispetto, capace e disciplinato e tenuto in gran considerazione da Giovanni Battista.

Nel 1559 il nuovo papa Pio IV concede il suo perdono ai Colonna per quanto da loro fatto nel 1527 contro Roma. I Colonna rientrano così in possesso di tutti i loro beni compresi i feudi abruzzesi, tra cui la baronia di Carsoli.

Reintegrati nelle loro proprietà abruzzesi, i Colonna procedono a consolidare il loro potere, nominando per alcuni territori dei loro plenipotenziari.

 

Giovanni Battista De Leoni

Fra questi figura Giovanni Battista De Leoni, che si è dimostrato di valido sostegno nella lotta contro gli Orsini.

Come detto prima, i De Leoni sono una famiglia della media nobiltà, che però durante il XVI secolo vengono accumulando molti nuovi feudi, andando così a gestire un ampio territorio.

 

I De Leoni nuovi proprietari del castello
di Carsoli 1559

Tornando a Giovanni Battista De Leoni, vediamo come i Colonna lo ricompensino per i suoi servigi militari, indicandolo tra altri incarichi anche come loro responsabile per la baronia di Carsoli.

A questo punto sembra, secondo l’interpretazione più plausibile, che Giovanni Battista Da Leoni prenda possesso del castello di Carsoli, ormai mal ridotto, come sede di baronia.

 

Il ramo dei Festa – De Leoni

Giovanni Battista non è sposato, ma ora che ha accumulato una certa fortuna, anche con la nomina a plenipotenziario dei Colonna, vuole salvaguardare il suo ingente patrimonio.

Così fa sposare la sorella Sulpizia al suo assistente Lelio
Festa, imponendo però che la prole, che fosse nata, assumesse il doppio cognome di Festa – De Leoni.

Anni dopo, nell’atto testamentario stabilisce che i figli della coppia sarebbero stati i suoi eredi.
Qualora poi questo ramo si fosse estinto, i beni sarebbero andati al loro familiare più vicino.

Nasce così il ramo Festa-De Leoni.

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XVII Secolo

 

La crisi economica generale

A Carsoli, come in tutta la Marsica, si registra una fortissima crisi economica, per varie ragioni sia di carattere locale che nazionale.

Sul piano nazionale abbiamo la forte tassazione spagnola che opprime tutto il Regno di Napoli, mentre sul piano locale si aggiunge la perdita di alcuni raccolti andati male.
Ciò produce scontento e malumore tra la popolazione, fino a deflagrare nella rivolta del 1647, detta anche rivolta di Masaniello.

 

La rivolta del 1647- 48

Nel 1647 dopo anni di scontento e animosità scoppia nel sud Italia una grande rivolta popolare contro il governo spagnolo.

La rivolta dilaga in breve in tutto il meridione raggiungendo anche l’Abruzzo dove trova terreno fertile. Nella Marsica la rivolta esplode in una sollevazione generale generando gravi episodi di scontri in diversi paesi marsicani.

A Celano viene addirittura occupato il castello che diventa la sede dei rivoltosi.

Tuttavia gli Spagnoli intervengono duramente e dopo un anno di scontri riescono ad avere la meglio sui rivoltosi.

A rivolta finita l’entusiasmo popolare scema e con esso ogni possibilità di cambiamento. A peggiorare la situazione arriva la peste del 1656.

 

La peste del 1656-57

Nel 1656 una terribile pestilenza viene a flagellare il Sud Italia. Per questo virus muoiono centinaia di migliaia di persone. Interi paesi si svuotano a causa della morte veloce e contemporanea degli abitanti.

In Abruzzo la peste miete vittime dovunque. Nella sola Marsica muoiono più di 4.000 persone.

La gente è presa dal panico e trova conforto solo nella preghiera. Sono molte le persone che, nel timore della loro morte, fanno testamento donando ciò che hanno alla chiesa, in modo di liberarsi dai beni terreni.

 

La Peste a Carsoli

A Carsoli la peste fa strage della popolazione. Dai 1.600
abitanti del 1655 si passa in pochi mesi a soli 300 abitanti.

La peste, come venuta improvvisamente nel 1656, altrettanto rapidamente va via nel 1657.

 

La rivolta dei carseolani contro Giovanni Festa.

Molti anni dopo la peste, nel 1686, a Carsoli abbiamo una forte rivolta popolare contro Giovanni Festa, signorotto locale. Facciamo un passo indietro di un anno e conosciamo meglio costui.

Giovanni Festa è discendente dei Festa – Da Leoni, vive a Carsoli ed è un personaggio crudele, che si accanisce in vario modo sulla popolazione locale e arriva anche a macchiarsi di omicidio.

Anni prima ha sposato Maria Nitoglia, una giovane appartenente ad una famiglia importante di Oricola.

Nel 1685 muore il padre della donna e lei eredita una cospicua somma di beni, che però a causa della presenza del fratello non può riscuotere.

Festa è uno scavezzacollo, che si diverte a infastidire le persone. Ora mira all’eredità del suocero, per cui organizza l’omicidio del cognato, Benedetto Curzio Nitoglia, che viene ucciso in un’imboscata. Il suo omicidio rimane senza colpevoli, il che consente a Festa e alla moglie di prendersi tutta l’eredità del padre di lei.

L’omicidio del Nitoglia avviene a Carsoli, che si trova in una
posizione particolare: giuridicamente fa parte del Regno di Napoli, dove la polizia è in completo dissesto, ma confina con il vicino Stato Pontificio.

Lo zio Giovanni Gregorio Da Leoni, cardinale residente a Roma, viene informato dell’omicidio perpetrato dal nipote, ma non può far nulla, in quanto fuori giurisdizione, per cui comanda di tenere sotto controllo il nipote. Questo interesse è legato anche alla possibilità che, morto il nipote, egli possa ereditare i feudi dell’area carseolana.

Arriviamo quindi alla rivolta popolare del 1686 contro Festa. I Carseolani, stanchi di Festa e del suo agire sempre dispotico e malvagio, si rivoltano contro lui, andando a stanarlo nel castello del paese.

Ma l’uomo, asserragliato dentro la sua residenza nel castello, è ben difeso dalle sue guardie e la rivolta viene respinta.

 

Le mire di Festa e il nuovo tentativo degli Orsini in Abruzzo

Giovanni Festa, sentendosi ben protetto e forte della sua notevole ricchezza, punta ora a prendersi anche Oricola.

Tra il 1687 e 1689, egli stringe un’alleanza segreta con gli Orsini, sempre desiderosi di penetrare in Abruzzo, e inizia poi a organizzare il suo piano contro il paese abruzzese.

I Colonna, avendo appreso da qualche tempo delle azioni di Festa, lo tengono sotto controllo. Quando però vengono a conoscenza dell’alleanza fra lui e gli Orsini, qualsiasi tentennamento scompare.

I Colonna infatti sono da tempo in buoni rapporti con il cardinale Giovanni Gregorio De Leoni, soprattutto per contrastare l’ingerenza degli Orsini in Abruzzo, e saputo dell’alleanza di questi ultimi con Festa intervengono.

Nel 1690 le bande orsine penetrano in Abruzzo, attraversando indenni Carsoli, quindi si muovono verso Tagliacozzo. Giunte presso la chiesetta della Madonna di San Vincenzo le forze orsine cadono nell’imboscata, organizzata dal cardinale De Leoni insieme ai soldati mandati dai Colonna. De Leoni con i suoi soldati trucida le truppe degli Orsini.

Dopo di ciò si dirige a Carsoli dove, con sua grande meraviglia, il nipote gli organizza una trionfale entrata nel paese. Lo zio però non si fa abbindolare dal nipote e, dopo la festa, lo uccide dichiarandolo connivente con gli Orsini.

 

I De Leoni ereditano Carsoli e il suo castello

Morto il nipote per sua mano, il cardinale De Leoni, oltre a togliere di mezzo un bandito malvisto dalla popolazione locale, ne eredita i beni. Tra questi è compreso il castello di Carsoli che, seppure molto malandato, rimane pur sempre un’importante residenza nobiliare.

Il cardinale De Leoni, secondo le disposizioni testamentarie del suo avo Giovanni Battista, essendo il parente a lui più prossimo, eredita dal ramo Festa-De Leoni, estintosi con la morte del nipote Giovanni, tutti i suoi beni e titoli nel carseolano, compreso il ruolo di plenipotenziario dei Colonna nella zona della Piana del Cavaliere.

 

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XVIII Secolo

 

I terremoti d’inizio Settecento

All’inizio del XVIII secolo si verificano in Abruzzo alcuni gravi terremoti, come quello dell’Aquila del 1703 e della Majella del 1706, che fanno risentire i loro effetti anche nella Marsica.

A Carsoli il terremoto del 1703 si avverte forte e probabilmente arreca danni alla già precaria condizione del castello.

 

Il castello nel corso del XVIII secolo

Il castello di Carsoli, di proprietà della famiglia De Leoni, rimane in stato di abbandono per tutto il secolo. Ciò porta il maniero a divenire un rudere.

 

1 occupazione francese

Nel 1798 i Francesi giungono a Napoli e invadono l’intero territorio. Tuttavia trovano una forte opposizione popolare che non permette loro una serena operosità di lavoro.

Anzi l’animosità degli abitanti del meridione italiano aumenta con il tempo, costringendo alla fine i Francesi a lasciare per ora Napoli nel 1800.

 

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XIX Secolo

 

2 occupazione francese

Nel 1806 dopo alcuni anni i Francesi ritornano nel regno napoletano invadendolo nuovamente e cacciandone i Borbone

La nuova occupazione dura fino al 1815 e ciò consente loro di fare delle riforme che aprono a un nuovo capitolo di storia.

Viene innanzitutto abolita la feudalità nel 1806. Questo nella Marsica si traduce nella fine del ducato di Tagliacozzo e
nella fine del governo dei Colonna.

Con il secondo periodo di occupazione francese del Regno di Napoli, avvengono importanti riforme, tra cui l’abolizione nel 1806 del feudalesimo.

In questo quadro i De Leoni mantengono la proprietà dell’antico castello, che è ormai ridotto allo stato di rudere e tale rimarrà ancora per tutto il secolo XIX.

Sul piano amministrativo i Francesi creano il distretto di Avezzano a cui Carsoli viene a ricadere.

Insieme a ciò vengono avviate riforme sul piano economico che consentono in breve una certa ripresa economica, che però termina con la fine del governo francese.

 

Il periodo borbonico

Nel 1815 il governo francese napoletano decade dopo la fine di Napoleone in Francia. Ciò porta al ritorno del vecchio re Ferdinando nella nuova dicitura di re delle Due Sicilie.

Durante il periodo borbonico l’economia continua a non andare bene, non consentendo uno sviluppo del territorio carseolano.

Contemporaneamente però si giunge a soluzione nel problema delle escrescenze del Lago Fucino, dapprima in modo provvisorio con semplici ripuliture di argini e poi negli anni 1850 si ha l’impresa del banchiere Torlonia che si prende carico di prosciugare il lago Fucino in cambio della proprietà delle terre che emergeranno in seguito. Così nel 1854 sono avviati i lunghi lavori di prosciugamento del lago.

 

Caduta dei Borbone e nascita del regno d’Italia

I Borbone vengono detronizzati nel 1860 in seguito alla rivoluzione garibaldina. Successivamente Garibaldi spinge il meridione italiano a unirsi al Nord nella formazione della nazione italiana.

L’anno dopo nel 1861 viene proclamato il nuovo regno d’Italia sotto lo scettro dei Savoia.

 

La lotta al brigantaggio

Il nuovo stato italiano per niente solido ha bisogno di strutturarsi e consolidarsi in tutte le direzioni, compreso al livello interno nella lotta al brigantaggio.

Ne seguono anni dolorosi di guerra civile fra le truppe del nuovo esercito nazionale e le bande di briganti presenti in tutto l’Appennino meridionale e centrale.

In questo senso Carsoli e il suo territorio si pongono al centro di questa lotta poiché nel 1861 per un breve arco di tempo alcune bande di briganti si accordano con il re Francesco II per creare rivolte nel centro Italia che servono da base per una rivolta più ampia.

Ebbene le rivolte dovevano partire dall’Abruzzo o meglio dalla Marsica punto di collegamento fra il Lazio papale e l’ex regno. Carsoli doveva quindi fungere da ponte per questo piano.

Ma il piano fallisce sia per la forte presenza di polizia sia per l’abbandono da parte delle bande di briganti, che tornano in breve a compiere razzie nei paesi, privandosi in ciò anche dell’appoggio popolare

Nell’arco di dieci anni, l’esercito sconfigge i briganti e nel 1870 questi risultano completamente sgominati.

 

Progetti per il castello di Carsoli

Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, la famiglia De Leoni avvia progetti per il restauro del maniero di Carsoli.

 

Carsoli alla fine del secolo

In questa fase Carsoli vede la nascita della ferrovia che la mette in collegamento con Roma e altri centri dell’Abruzzo.

Per la cittadina abruzzese questo significa un grande salto di qualità che porta sul lungo percorso maggiore progresso.

Sul piano sociale la situazione economica stangnante spinge molti a emigrare all’estero in cerca di fortuna. E’ l’inizio della 1
grande emigrazione.

 

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XX Secolo

 

Restauro del castello 1906-1910

Dopo secoli d’incuria il castello di Carsoli è finalmente restaurato. Il restauro dura quattro anni, dal 1906 al 1910, e grazie ad esso il maniero, pur con le sue lacune strutturali, riesce a risollevarsi e a tornare in efficienza.

 

Terremoto del 1915

Nel 1915 si verifica un tremendo terremoto nella Marsica: è il sisma di Gioia dei Marsi, che si manifesta con una forza sorprendente pari a 7Mw.

Questo terremoto produce danni immensi all’intero patrimonio edilizio della Marsica.

Ci sono interi paesi spazzati via e altri gravemente danneggiati, mentre sono pochissimi quelli che si salvano.

Il bilancio più pesante però è quello delle vite umane: alla fine i morti sono 30.000.

 

Il terremoto a Carsoli

A Carsoli, come in tutta la Piana del Cavaliere, i danni del sisma di Gioia dei Marsi sono ingenti; anche le grandi strutture storiche come chiese e castelli riportano danni, ma a differenza di altri paesi mantengono intatte le strutture portanti.

 

Il terremoto e il castello di Carsoli

Il castello di Carsoli, restaurato di recente, è danneggiato dal sisma, ma la struttura rimane per la maggior parte in piedi.

 

Il castello nel primo dopoguerra

Dopo il terremoto, che sul castello provoca pochi danni, si riscontra una certa urgenza di consolidare ulteriormente la struttura, soprattutto in alcuni punti.

Certamente il provvidenziale restauro del 1906-10 ha consentito al castello di resistere al sisma del 1915 e di evitare ulteriori danni, legati alla precedente e lunga incuria.

Siamo però negli anni della prima guerra mondiale per cui bisogna attendere la fine di questa per cominciare a riparlare di un restauro del maniero.

Tuttavia, nel corso degli anni ’20, la mancanza di fondi da parte dei proprietari per la copertura completa dei lavori e alcune diatribe insorte fra le pubbliche autorità competenti impediscono un nuovo restauro.

Successivamente, ogni progetto si interrompe con il sopraggiungere della Seconda guerra mondiale, che per fortuna non provoca altri danni.

 

La seconda guerra mondiale

Nel 1940 l’Italia entra nella Seconda guerra mondiale a fianco della Germania, ma  nel giro di tre anni le gravi perdite avute nei vari fronti di guerra e l’arrivo degli Alleati nel Sud Italia portano alla caduta del regime fascista il 25 luglio 1943. Successivamente anche lo stato monarchico viene meno a causa della fuga dei Savoia da Roma il 9 settembre.

L’Italia viene invasa dai Nazisti fino al basso Lazio, dove viene creata la famosa Linea Gustav che segna il confine fra l’Italia nazifascista e l’Italia alleata.

L’Abruzzo e la Marsica sono al centro di questo sistema, a ridosso della Linea Gustav.

Poco dopo, a partire dall’ottobre del 1943 inizia la guerra fra gli Alleati che tentano di sfondare la linea e i Tedeschi che mantengono la posizione.

Ciò perdura per diversi mesi, nei quali la popolazione marsicana soffre per la dura occupazione nazista e i tremendi bombardamenti alleati che riducono nuovamente la zona nella distruzione completa.

Per Carsoli e tutta la Piana del Cavaliere i mesi fra l’ottobre 1943 e il giugno 1944 sono tremendi, per via dello stato di polizia e soprattutto per i bombardamenti alleati.

I bombardamenti alleati nell’area di Carsoli sono continui e creano molti problemi sia per i grandi danni e le morti che provocano, sia per lo stato di terrore e frustrazione continua che la gente è costretta a vivere.

Tuttavia Alleati e antifascisti riescono alla fine ad avere la meglio e nel giugno del 1944 la Marsica è liberata. Nel 1945 tutta l’Italia è libera e riprende il suo percorso democratico.

 

La ricostruzione

Dopo la guerra si procede alla ricostruzione delle strutture distrutte dalla guerra come strade e ferrovie.

Carsoli viene riparata dai danni di guerra nel giro di alcuni anni.

 

Il nuovo restauro del castello

Passata la guerra, si riprende il discorso sul nuovo restauro che, dopo altri anni di diatribe, finalmente avviene, seppure parzialmente.

Ciò comporta la sopravvivenza del castello che, anche se mancante di alcune parti, risulterà pienamente funzionante per tutto il resto del XX secolo, grazie alla cura costante della proprietà della famiglia De Leoni.

 

Carsoli alla fine del XX secolo

Carsoli dagli anni 50’ agli anni 70 ha sofferto come tutti i paesi della Marsica di un grande spopolamento dato dalle scarse possibilità di vita al livello locale.

La popolazione in questa fase è scesa da 6850 unità a 4805 unità.

Poi con la costruzione dell’autostrada A24 la cittadina ha cominciato a migliorare sotto il profilo economico, per la maggiore velocità di trasporto delle merci.

In giro di pochi anni è venuto su un grande polo industriale nel centro della Piana del Cavaliere.

Ciò ha permesso alla zona di volare verso il boom economico a metà anni 80’, contemporaneamente a quello vissuto da tutta la Marsica.

Dopo di ciò il paese ha cominciato un lento ma costante recupero del proprio passato per lanciarsi meglio al livello turistico.

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XXI Secolo

 

I Da Leoni cedono il castello al comune di Carsoli

La gestione del castello di Carsoli è comunque un vero e proprio lavoro, che a prezzo di grandi sacrifici viene svolto con orgoglio e costanza dai proprietari.

Tuttavia la famiglia De Leoni nel 2013 decide di fare un passo indietro e di cedere la proprietà e le cure dell’antico maniero al comune di Carsoli.

Oggi il castello rimane l’attrazione principale del comune di Carsoli, che oltre alle sue grandi bellezze, può vantarsi anche di questo bellissimo monumento.

 

 


 

STRUTTURA DEL CASTELLO DI CARSOLI

 

Pianta del castello di Carsoli.

(fonte: Associazione culturale Lumen).

 

L’impianto  del castello è formato da una struttura ad L rovesciata, che altro non è che il muro esterno a cui sono collegate le tre torri.

 

Struttura esterna del castello di Carsoli.

(Immagini personali).

 

La parte più antica della struttura è rappresentata dalla torre posta all’angolo interno tra le due mura di cinta.

 

 

Struttura esterna del castello di Carsoli.

(immagini personali).

 

Le altre due torri quadrangolari sono poste alla fine dei due bracci del recinto.

 

Altre vedute della struttura esterna del castello di Carsoli

(immagini personali).

 

La struttura complessiva del recinto mostra chiaramene la sua età. Tuttavia, gli interventi di restauro e manutenzione fatti nell’ultimo secolo rendono il castello ancora completo nelle sue parti portanti, consentendo a un qualsiasi visitatore di rendersi ben conto della struttura.

Andrebbero però tolte alcune piante, che ostacolano una visuale più chiara della struttura stessa.

 

Altre vedute della struttura esterna del castello di Carsoli

(immagini personali).

 

Oltre a ciò andrebbe anche ripulito il piazzale antistante l’entrata del castello e adibito come punto di osservazione sulla Piana del Cavaliere.

 

Struttura esterna del castello di Carsoli.

(immagine personali)

 

Attualmente, infatti, sul piazzale si osservano strutture di lamiere, che appaiono poco gratificanti, rispetto alla maestosità della struttura vicina.

Per il resto facciamo un rapido accenno alla ripida scalinata di via del Castello.

 

Una porta nel borgo medievale di Carsoli.

(immagini personali).

Questa scalinata conduce all’antica porta d’ingresso del borgo fortificato. In questa zona le case mostrano ancora i segni della loro struttura posta a difesa del castello stesso.

 

 

 


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TORRI E CASTELLI DELLA MARSICA


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