CARSOLI – CHIESA DI SAN VINCENZO DA SARAGOZZA


STRUTTURE E MONUMENTI DI CARSOLI


 

STORIA DELLA CHIESA DI SAN VINCENZO DA SARAGOZZA DI CARSOLI

 

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X Secolo

 

Nascita della chiesa di San Vincenzo di Saragozza

La chiesa di S. Vincenzo di Saragozza si trova sulla Tiburtina – Valeria e fa parte delle chiese di Carsoli.

Più precisamente si trova a 2 km dal paese di Colli di Monte Bove. La chiesa di San Vincenzo è una struttura molto antica risalente alla fine del X secolo e costruita in stile romanico.

La struttura, che probabilmente nasce alla fine del X secolo, sarebbe frutto della volontà dei conti Berardi della Marsica.

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XI Secolo

 

L’Abbazia di Farfa si prende la chiesa

Un po’ di tempo dopo la sua fondazione, probabilmente nella prima metà dell’XI secolo, la chiesa viene donata dal conte Siginolfo Berardi all’Abbazia di S. Maria di Farfa in Fara Sabina (Rieti), che la pone sotto la sua protezione all’incirca fino al XVI secolo.

La titolazione della chiesa a San Vincenzo, gli proviene dal paese medesimo, intitolato a San Vincenzo di Saragozza, il quale era protettore del culto della Vite, di cui il paesino era celebre per la coltivazione. Il paese oggi scomparso è stato presente in loco fino all’800.

La chiesa è stata da sempre molto considerata dalla gente di Carsoli e della Piana del Cavaliere e nel corso dei secoli ha subito diversi rimaneggiamenti, che l’hanno via via arricchita d’importanti affreschi

La chiesa infatti risulta ricca di affreschi ed elementi databili tra l’XI e il XVI secolo.

 

Restauro dell’XI secolo

Per esempio sul lato sud della chiesa vi è un portale romanico dell’XI secolo, creato sul modello dello stile romanico lombardo avanzato. E’ possibile che questo portale sia stato inserito durante un restauro avvenuto in questo periodo.

– Pala d’altare del XIII secolo

Facendo un salto temporale troviamo che al XIII secolo appartiene una pala di altare, posta in passato dietro l’altare maggiore e oggi conservata presso il castello Piccolomini di Celano.

 

L’affermazione di Carsoli e i dissidi nella famiglia Berardi

Per tutto l’XI secolo Carsoli-Celle viene crescendo d’importanza nell’area della Piana del Cavaliere a scapito degli altri centri della zona.

Contemporaneamente si assiste ad un grave dissidio
all’interno della famiglia Berardi.

Ciò spinge un ramo collaterale della famiglia a cercare di affrancarsi dal controllo centrale, dividendo la contea.

Intorno al 1050 questo ramo provoca una separazione religiosa, attraverso la nascita della Diocesi di Carsoli a scapito della Diocesi dei Marsi.

 

La chiesa di Santa Maria in Cellis diventa cattedrale della nuova diocesi di Carsoli

I Berardi che provocano la nascita della nuova diocesi di Carsoli, pongono nella chiesa di Santa Maria in Cellis la sede della nuova diocesi.

La chiesa di Santa Maria in Celli diventa così nel 1048 cattedrale della nuova diocesi.

 

 

La diocesi di Carsoli 1048-1057

La vita della diocesi di Carsoli diventa subito accidentata per la grande opposizione che incontra da parte del territorio abruzzese e del conte Berardo IV.

L’autonomia della nuova diocesi prefigura la futura contea di Carsoli, il cui territorio avrà le dimensioni di questa diocesi.

Nel frattempo nel volgere di pochi anni Berardo IV viene frenando fino a riannettersi il territorio carseolano, sconfiggendo i propri congiunti.

Nel 1057 infatti il conte dei Marsi Berardo IV riporta la vittoria sui suoi congiunti e riunisce il  territorio carseolano al resto della contea dei Marsi a lui soggetta. Poco dopo anche la Diocesi di Carsoli cessa di esistere.

 

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XII Secolo

 

Fine della contea dei Marsi e nascita della contea di Carsoli (1143)

Il ruolo del castello di Carsoli-Celle diventa ancora più importante, allorquando la contea dei Marsi viene prima assoggettata nel 1143 dai Normanni e poi viene divisa in tre contee minori.

Una di queste è appunto la contea di Carsoli e il locale castello diventa per qualche tempo sede della contea stessa.

La contea di Carsoli viene data in gestione a membri della famiglia Berardi.

 

Celle – Carsoli diventa un grande borgo fortificato attorno al castello

Nel corso del XII secolo l’assetto del borgo continua a strutturarsi come recinto dello stesso castello.

Ciò rende il centro di Celle un’autentica fortezza ben equipaggiata per difendersi da attacchi esterni.

 

Da Carsoli a Tagliacozzo

Carsoli divenuta sede di contea, mantiene questo ruolo più o meno fino al 1165.

Successivamente Tagliacozzo inizia ad affermarsi nell’ambito della contea carseolana, fino a divenire più o meno nel 1190 la sede ufficiale della contea che viene a identificarsi proprio con Tagliacozzo.

Tagliacozzo a partire dal 1190 circa diventa il centro amministrativo della contea riunita sotto la signoria alto medievale dei De Pontibus, che vengono così a sostituire i discendenti dei Berardi divenuti una famiglia di secondaria importanza che sparisce poi col tempo.

I De Pontibus sono una famiglia nobile impiantatasi a Scurcola, da dove acquisiscono progressivamente maggiore potere fino a divenire la prima famiglia del borgo e di altri borghi vicini, creando così le premesse di una potente signoria locale, il cui centro politico si sposta da Carsoli a Tagliacozzo.

 

La chiesa di S. Vincenzo nel XII secolo

Dal contesto locale siamo portati a credere che la struttura abbia continuato senza scossoni la propria vita religiosa in uno stato d’isolamento semipermanente.

 

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XIII Secolo

 

San Francesco nella Piana del Cavaliere

Nel 1216 San Francesco è nella Piana del Cavaliere dove oltre a edificare un nuovo convento, con la sua presenza fa sentire i suoi benefici effetti anche nel resto delle chiese e monasteri presenti nell’area carseolana.

 

La contea di Tagliacozzo nello scontro tra Tommaso Berardi e Federico II

I De Pontibus, conti di Tagliacozzo, durante il conflitto fra Tommaso Berardi e Federico II rimangono neutrali.

Questa neutralità salvaguarda in questa fase l’area carseolana da altre brutalità, inoltre ciò viene ben accolto dal nuovo imperatore, che sostiene l’opera di consolidamento dei De Pontibus nel loro ambito territoriale.

 

La battaglia dei Piani Palentini e il nuovo re Carlo I

Carlo I d’Angiò arriva in Italia nel 1266, sconfigge Manfredi di Svevia, allora re di Sicilia e assume il comando del regno.

I nobili siciliani tra cui i Berardi scontenti della politica fiscale del nuovo re chiamano Corradino, ultimo discendente della vecchia dinastia, a farsi avanti per il trono siciliano.

Corradino giunto in Italia affronta poco tempo dopo, sostenuto dai nobili a cominciare dai Berardi, il re Carlo I d’Angiò

Carlo con grande astuzia riesce a sconfiggere Corradino presso i Piani Palentini e dopo averlo catturato lo fa decapitare.

 

I De Pontibus cedono il passo agli Orsini

Nel 1294 i De Pontibus, ormai in fase di declino, cedono il controllo principale della nascente contea di Tagliacozzo agli Orsini, che vengono via via conquistando tutta la Marsica occidentale.

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XIV Secolo

 

Gli Orsini e Carsoli

Gli Orsini potente famiglia romana, venuta a conquistare la contea di Tagliacozzo mostra di avere grandi possedimenti in continuità tra il Lazio e l’Abruzzo.

In questo quadro gli Orsini mostrano scarso interesse verso Carsoli, che perde d’importanza.

 

 

La chiesa di S. Vincenzo a inizio XIV secolo

Nel caso di questa chiesa si hanno pochissime notizie accertate, quindi il resto sono solo congetture basate sulla storia del contesto locale.

In base a quanto detto, osserviamo che la chiesa continua ad appartenere all’abbazia di Farfa e aggiungiamo che questa struttura religiosa serviva anche un piccolo villaggio denominato di San Vincenzo che si ergeva intorno alla chiesa stessa, ed era poco distante da Carsoli da cui dipendeva. Quindi parliamo di una piccola frazione di Celle-Carsoli

 

Terremoto del 1349

Nel 1349 un forte sisma colpisce il Centro Italia, producendo numerosi danni in Abruzzo e nel Lazio.

A Roma il terremoto si rivela distruttivo, molte abitazioni e strutture risulta crollate.

Sappiamo che il sisma si è sentito in modo forte in tutta la Marsica, quindi anche nella Piana del Cavaliere.

Qui il terremoto è stato forte e anche se non sappiamo con certezza l’esatta quantità di danni, si può affermare, seppure con qualche dubbio, che la chiesa di San Vincenzo di Saragozza ha riportato qualche danno dal sisma.

La chiesa è stata poi restaurata nella seconda metà del Trecento.

 

 

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XV Secolo

 

La contea di Tagliacozzo nella prima metà del XV secolo

Gli Orsini da tempo mirano ad allargare la loro influenza nella Marsica, tramite la presa sulla contea d’Albe. Ciò viene ottenuta nel 1404 con la concessione della regina madre Margherita a Giacomo Orsini.

Tuttavia a causa di cambi di fronte gli Orsini perdono il controllo di Albe nel 1419 a favore dei Colonna, loro acerrimi nemici. La regina Giovanna II concede la contea d’Albe ai Colonna, come gesto di buona volontà verso il papa Martino V.

La contea d’Albe dopo diversi anni passa sotto il controllo dei Caldora insieme alla contea di Tagliacozzo.

Infine nel 1441 gli Orsini si vedono riassegnate entrambe le contee dal nuovo re di Napoli Alfonso I.

 

 

– Terremoto del 1456

Dei terremoti che hanno maggiormente interessato la Piana del Cavaliere non si può non citare il sisma del 5 dicembre 1456.

Questo terremoto con epicentro in Irpinia, produce effetti terribili nella Piana del Cavaliere dove vengono rase al suolo sia Oricola che Pereto.

Carsoli viene semidistrutto con danni notevoli a persone e cose.

 

Il terremoto del 1456 sulla chiesa e il paese di San Vincenzo

E’ molto probabile che questo sisma abbia provocato diversi danni anche alla chiesa di San Vincenzo da Saragozza e al suo borgo.

 

– Restauro del XV secolo

Dopo il sisma nella seconda metà del XV secolo avviene quasi sicuramente un restauro anche solo parziale della piccola chiesa. Questo restauro consente alla struttura di andare avanti nel tempo.

Sempre a questo periodo è ascrivibile un affresco posto nella chiesa oggi purtroppo non più recuperabile.

E’ possibile che insieme al restauro della chiesa abbiamo anche quello del piccolo borgo di San Vincenzo.

 

Gli Orsini nella seconda metà del XV secolo

Gli Orsini nel 1441 riescono a farsi riassegnare le contee di Albe e Tagliacozzo, tenendone la guida, seppure intervallati da brevi pause, fino al 1497. Ciò da a loro il tempo di avviare importanti lavori edilizi dopo il grande terremoto del 1456.

 

I Colonna vincono

Nel 1497, dopo estenuanti lotte durate un secolo per il controllo della Marsica, gli Orsini cedono il passo ai Colonna.

Ai Colonna viene riconosciuto il possesso della contea di Tagliacozzo (che include anche la contea d’Albe) e della Baronia di Carsoli, attraverso vari diplomi emessi tra il 1497 e il 1504, prima dal re di Napoli Federico e poi dal re di Spagna, divenuto nel frattempo re di Napoli, Ferdinando il Cattolico.

In questi diplomi si elevano i Colonna a duchi di Tagliacozzo e baroni di Carsoli, indicando quindi che Carsoli diventa sede di baronia, a partire dal periodo 1497-1504.

 

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XVI Secolo

 

Il governo dei Colonna

Con la conferma definitiva dei Colonna a duchi di Tagliacozzo, riconosciuti nel diploma del 1504, si apre una nuova fase politica completamente diversa dalla precedente.

I Colonna, in qualità di nuovi signori del luogo, riescono a farsi benvolere dalla gente, ristrutturando diversi edifici nelle città e favorendo l’economia locale attraverso una diminuzione delle tasse.

 

 

Restauro del XVI secolo

Un nuovo probabile restauro della chiesa avviene nel XVI secolo.

A questo restauro è ascrivibile il ciclo di affreschi, posto nella parete sud, che ha come protagonisti i santi S. Paolo, S. Elena e un frate.

 

Prosegue la guerra fra Orsini e Colonna

Sul piano politico la scena marsicana è dominata inizialmente dai Colonna usciti vincitori dal lungo conflitto con gli Orsini, ma poi complice una fase di generale rivolgimento politico in Italia e in Europa, essi perdono la Piana del Cavaliere a favore degli Orsini.

Gli Orsini ben decisi a tornare sulla scena colgono l’occasione che si presenta loro nel 1528 allorquando, per una serie di ragioni legate agli avvenimenti della politica europea e al sacco di Roma del 1527, gli Orsini affrontano nuovamente i Colonna, al cui comando ora vi è Ascanio Colonna, secondo duca di Tagliacozzo.

Dopo il sacco di Roma, Papa Clemente VII reintegra gli Orsini presso la corte papale e ordina loro di saccheggiare i territori colonnesi.

Gli Orsini comandati da Napoleone Orsini, dapprima saccheggiano i territori laziali e poi passano a quelli abruzzesi.

Gli Orsini giungono a Magliano dei Marsi e qui poco dopo si scontrano con l’esercito dei Colonna.

 

La battaglia di Magliano

L’esercito orsino giunge a Magliano dove si accampa. Poco dopo Napoleone Orsini inizia a guerreggiare con le truppe dei Colonna comandate da Scipione Colonna e composte da 1.200 uomini.

Alla fine della battaglia di Magliano, gli Orsini sconfiggono pesantemente le truppe colonnesi uccidendo 400 uomini, tra cui il comandante Scipione Colonna, e catturando gli altri 800.

Successivamente l’esercito orsino riparte alla volta della Piana del Cavaliere.

 

Il sacco di Oricola

Arrivati qui si diriggono su Oricola, dove compiono razzie di ogni genere, specie contro la popolazione civile.

Oricola è messa a ferro e fuoco e delle 5.000 persone presenti in paese solo 300 si salvano, poiché trovano rifugio nel castello. Le altre 4.700 vengono trucidate dall’esercito orsino.

Vinto il confronto con i Colonna, gli Orsini non riescono comunque a mettere le mani su Albe e sono costretti ad accontentarsi della sola Piana di Carsoli.

 

Nuova guerra Orsini – Colonna 1557-59

In questi anni dopo il 1528, i Colonna sono riusciti a mantenere, seppure in modo discontinuo, il possesso del ducato di Tagliacozzo, ma non della Piana del Cavaliere, completamente persa e ora divenuta possedimento degli Orsini.

Come già detto, il mancato perdono papale offre ai Colonna il pretesto per continuare la guerra contro il Papa e i Francesi, e quindi contro gli Orsini alleati di questi ultimi.

Per essere sicuri di vincere la guerra contro gli Orsini, i Colonna assumono alcuni combattenti esperti, come il conte Giovanni Battista De Leoni.

Giovanni Battista de Leoni è un valido capitano di ventura con una grossa esperienza militare, appartenente a una famiglia della media nobiltà marsicana, proprietaria dei feudi di Luppa e Val di Varri nella Marsica occidentale.

I Colonna iniziano a guerreggiare contro gli Orsini nel 1557, proseguendo fino al 1559. La loro guerra si concentra in alcune zone precise, come la Piana del Cavaliere, persa nel 1528 a favore degli Orsini.

Qui i Colonna attaccano ed espugnano la rocca di Oricola, riprendendola dopo molti anni di occupazione orsina, insieme ad altri centri limitrofi.

Negli anni 1557-59 i Colonna rioccupano quindi uno a uno tutti i loro vecchi possedimenti sia in Abruzzo che nel Lazio. Al loro fianco vi sono i capitani di ventura che hanno assunto, come Giovanni Battista De Leoni.

Allo stesso tempo Giovanni Battista si affianca come assistente un certo Lelio Festa, un capitano di ventura spagnolo.

Questo Festa si rivela un militare di tutto rispetto, capace e disciplinato e tenuto in gran considerazione da Giovanni Battista.

Nel 1559 il nuovo papa Pio IV concede il suo perdono ai Colonna per quanto da loro fatto nel 1527 contro Roma.

I Colonna rientrano così in possesso di tutti i loro beni compresi i feudi abruzzesi, tra cui la baronia di Carsoli.

Reintegrati nelle loro proprietà abruzzesi, i Colonna procedono a consolidare il loro potere, nominando per alcuni territori dei loro plenipotenziari.

 

Giovanni Battista De Leoni

Fra questi figura Giovanni Battista De Leoni, che si è dimostrato di valido sostegno nella lotta contro gli Orsini.

Come detto prima, i De Leoni sono una famiglia della media nobiltà, che però durante il XVI secolo vengono accumulando molti nuovi feudi, andando così a gestire un ampio territorio.

 

L’abbandono dell’Abbazia di Farfa

Sul piano storico, pur non conoscendo l’anno esatto, presumiamo a fine XVI secolo, si ha la fine della gestione della chiesa di San Vincenzo da parte dell’Abbazia di Farfa e l’inizio della gestione dei preti secolari sotto la protezione del Vescovo dei Marsi.

Presumiamo che il periodo di abbandono dell’Abbazia di Farfa sia questo in quanto più o meno in questa fase, le grandi abbazie hanno un declino politico e con esso il potere di controllo sulle altre chiese ad esse soggette.

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XVII Secolo

 

La crisi economica generale

A Carsoli, come in tutta la Marsica, si registra una fortissima crisi economica, per varie ragioni sia di carattere locale che nazionale.

Sul piano nazionale abbiamo la forte tassazione spagnola che opprime tutto il Regno di Napoli, mentre sul piano locale si aggiunge la perdita di alcuni raccolti andati male. Ciò produce scontento e malumore tra la popolazione, fino a deflagrare nella rivolta del 1647, detta anche rivolta di Masaniello.

 

La chiesa nel secolo XVII

La chiesa di San Vincenzo è per lungo tempo la chiesa madre del piccolo paese di San Vincenzo, oggi scomparso e del quale non si conoscono le ragioni di questa dipartita.

La struttura è in posizione isolata e si trova lungo la via Valeria, da sempre via di transito principale tra il Lazio e l’Abruzzo.

La struttura ha svolto spesso la funzione di luogo di riparo e preghiera per i molteplici viandanti, che si sono alternati nel tempo lungo queste vie.

Sicuramente questo ruolo è stato molto presente durante gli ultimi secoli, che hanno visto un maggiore transito di merci e persone tra Abruzzo e Lazio.

 

La rivolta del 1647- 48

Nel 1647 dopo anni di scontento e animosità scoppia nel sud Italia una grande rivolta popolare contro il governo spagnolo.

La rivolta dilaga in breve in tutto il meridione raggiungendo anche l’Abruzzo dove trova terreno fertile.

Nella Marsica la rivolta esplode in una sollevazione generale generando gravi episodi di scontri in diversi paesi marsicani.

A Celano viene addirittura occupato il castello che diventa la sede dei rivoltosi.

Tuttavia gli Spagnoli intervengono duramente e dopo un anno di scontri riescono ad avere la meglio sui rivoltosi.

A rivolta finita l’entusiasmo popolare scema e con esso ogni possibilità di cambiamento. A peggiorare la situazione arriva la peste del 1656.

 

Restauro del 1650

Un nuovo restauro interessa la chiesa di San Vincenzo da Saragozza intorno alla metà del XVII secolo, più o meno nel 1650 circa.

A questo restauro è ascrivibile la costruzione del nuovo altare maggiore, prodotto secondo il gusto barocco vigente.

 

La peste del 1656

Sul piano sociale il secolo XVII è ricordato per la grande e grave pestilenza che colpisce tutto il sud Italia.

La peste si presenta improvvisamente nel 1656 e nel 1657 se va altrettanto rapidamente. Durante questo anno muoiono centinaia di migliaia di persone.

Nella sola Marsica sono circa 4.000 le persone decedute per la peste.

 

La Peste a Carsoli

A Carsoli la peste fa strage della popolazione. Dai 1.600 abitanti del 1655 si passa in pochi mesi a soli 300 abitanti.

La peste, come venuta improvvisamente nel 1656, altrettanto rapidamente va via nel 1657.

Per molti paesi compresa Carsoli ci vorranno decenni per riprendersi sul piano demografico.

 

La rivolta dei carseolani contro Giovanni Festa.

Molti anni dopo la peste, nel 1686, a Carsoli abbiamo una forte rivolta popolare contro Giovanni Festa, signorotto locale. Facciamo un passo indietro di un anno e conosciamo meglio costui.

Giovanni Festa è discendente dei Festa – Da Leoni, vive a Carsoli ed è un personaggio crudele, che si accanisce in vario modo sulla popolazione locale e arriva anche a macchiarsi di omicidio.

Anni prima ha sposato Maria Nitoglia, una giovane appartenente ad una famiglia importante di Oricola.

Nel 1685 muore il padre della donna e lei eredita una cospicua somma di beni, che però a causa della presenza del fratello non può riscuotere.

Festa è uno scavezzacollo, che si diverte a infastidire le persone. Ora mira all’eredità del suocero, per cui organizza l’omicidio del cognato, Benedetto Curzio Nitoglia, che viene ucciso in un’imboscata. Il suo omicidio rimane senza colpevoli, il che consente a Festa e alla moglie di prendersi tutta l’eredità del padre di lei.

L’omicidio del Nitoglia avviene a Carsoli, che si trova in una posizione particolare: giuridicamente fa parte del Regno di Napoli, dove la polizia è in completo dissesto, ma confina con il vicino Stato Pontificio.

Lo zio Giovanni Gregorio Da Leoni, cardinale residente a Roma, viene informato dell’omicidio perpetrato dal nipote, ma non può far nulla, in quanto fuori giurisdizione, per cui comanda di tenere sotto controllo il nipote.

Questo interesse è legato anche alla possibilità che, morto il nipote, egli possa ereditare i feudi dell’area carseolana.

Arriviamo quindi alla rivolta popolare del 1686 contro Festa. I Carseolani, stanchi di Festa e del suo agire sempre dispotico e malvagio, si rivoltano contro lui, andando a stanarlo nel castello del paese.

Ma l’uomo, asserragliato dentro la sua residenza nel castello, è ben difeso dalle sue guardie e la rivolta viene respinta.

 

Le mire di Festa e il nuovo tentativo degli Orsini in Abruzzo

Giovanni Festa, sentendosi ben protetto e forte della sua notevole ricchezza, punta ora a prendersi anche Oricola.

Tra il 1687 e 1689, egli stringe un’alleanza segreta con gli Orsini, sempre desiderosi di penetrare in Abruzzo, e inizia poi a organizzare il suo piano contro il paese abruzzese.

I Colonna, avendo appreso da qualche tempo delle azioni di Festa, lo tengono sotto controllo.

Quando però vengono a conoscenza dell’alleanza fra lui e gli
Orsini, qualsiasi tentennamento scompare. I Colonna infatti sono da tempo in buoni rapporti con il cardinale Giovanni Gregorio De Leoni, soprattutto per contrastare l’ingerenza degli Orsini in Abruzzo, e saputo dell’alleanza di questi ultimi con Festa intervengono.

 

L’imboscata di San Vincenzo del 1690

Nel 1690 le bande orsine penetrano in Abruzzo, attraversando indenni Carsoli, quindi si muovono verso Tagliacozzo.

Giunte presso la chiesetta della Madonna di San Vincenzo le forze orsine cadono nell’imboscata, organizzata dal cardinale De Leoni insieme ai soldati mandati dai Colonna. De Leoni con i suoi soldati trucida le truppe degli Orsini.

Dopo di ciò si dirige a Carsoli dove, con sua grande meraviglia, il nipote gli organizza una trionfale entrata nel paese.

Lo zio però non si fa abbindolare dal nipote e, dopo la festa, lo uccide dichiarandolo connivente con gli Orsini.

 

 

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XVIII Secolo

 

I terremoti all’inizio del Settecento

Nel primo Settecento abbiamo due importanti terremoti che colpiscono il centro Italia con epicentro in Abruzzo.

I due sismi sono il terremoto dell’Aquila del 1703 e della Majella del 1706.

Il sisma del 1703 più di quello della Majella provoca molti danni nella Marsica provocando qualche problema anche nella Piana del Cavaliere.

Tuttavia dalle fonti osservate non sono emersi dati di gravi danni nella Piana del Cavaliere.

Quindi il terremoto dell’Aquila come quello della Majella pur provando qualche danno al patrimonio religioso e a qualche palazzo, non ha dato grandi problemi.

Al riguardo non abbiamo notizie circa danni alla struttura derivanti dal sisma del 1703 o dell’altro del 1706

 

La chiesa di SanVincenzo da Saragozza nel XVIII secolo

La chiesa di San Vincenzo da Saragozza continua a servire il proprio borgo e ontemporaneamente a funzionare da riparo per i viandanti della via Valeria.

 

1 occupazione francese

Nel 1798 i Francesi giungono a Napoli e invadono l’intero territorio. Tuttavia trovano una forte opposizione popolare che non permette loro una serena operosità di lavoro. Anzi l’animosità degli abitanti del meridione italiano aumenta con il tempo, costringendo alla fine i Francesi a lasciare per ora Napoli nel 1800.

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XIX Secolo

 

2 occupazione francese

Nel 1806 dopo alcuni anni i Francesi ritornano nel regno napoletano invadendolo nuovamente e cacciandone i Borbone

La nuova occupazione dura fino al 1815 e ciò consente loro di fare delle riforme che aprono a un nuovo capitolo di storia.

Viene innanzitutto abolita la feudalità nel 1806. Questo nella Marsica si traduce nella fine del ducato di Tagliacozzo e nella fine del governo dei Colonna.

Con il secondo periodo di occupazione francese del Regno di Napoli, avvengono importanti riforme, tra cui l’abolizione nel 1806 del feudalesimo.

Sul piano amministrativo i Francesi creano il distretto di Avezzano a cui Carsoli viene a ricadere.

Insieme a ciò vengono avviate riforme sul piano economico che consentono in breve una certa ripresa economica, che però termina con la fine del governo francese.

 

Il periodo borbonico

Nel 1815 il governo francese napoletano decade dopo la fine di Napoleone in Francia. Ciò porta al ritorno del vecchio re Ferdinando nella nuova dicitura di re delle Due Sicilie.

Durante il periodo borbonico l’economia continua a non andare bene, non consentendo uno sviluppo del territorio carseolano.

Contemporaneamente però si giunge a soluzione nel problema delle escrescenze del Lago Fucino, dapprima in modo provvisorio con semplici ripuliture di argini e poi negli anni 1850 si ha l’impresa del banchiere Torlonia che si prende carico di prosciugare il lago Fucino in cambio della proprietà delle terre che emergeranno in seguito. Così nel 1854 sono avviati i lunghi lavori di prosciugamento del lago.

 

Riflessioni sulla fine del borgo di San Vincenzo

E’ curioso notare come più o meno in questo periodo, quindi prima metà del XIX secolo, abbiamo la scomparsa del piccolo borgo di San Vincenzo.

Al momento non ci sono spiegazioni valide al riguardo. Una spiegazione al riguardo potrebbe essere che questi pochi abitanti stufi di vivere in un posto così isolato abbiano deciso di lasciare le proprie case e spostarsi in luoghi dove è più facile vivere.

Con il tempo le case deteriorate sono sparite mentre è rimasta la piccola chiesa in un contesto unico nel suo genere.

 

Caduta dei Borbone e nascita del regno d’Italia

I Borbone vengono detronizzati nel 1860 in seguito alla rivoluzione garibaldina. Successivamente Garibaldi spinge il meridione italiano a unirsi al Nord nella formazione della nazione italiana.

L’anno dopo nel 1861 viene proclamato il nuovo regno d’Italia sotto lo scettro dei Savoia.

 

Il cambio di nome della chiesa di San
Vincenzo a fine XIX secolo

Nel 1826 si narra il riesumamento a San Ciriaca nell’Agro Romano del corpo di un giovanissimo martire morto in epoca romana.

Secondo la storia a fine XIX secolo il corpo di questo martire sarebbe stato richiesto dal paese di Tione degli Abruzzi per essere collocato nella locale chiesa. Papa Leone XIII successivamente avrebbe acconsentito a questa richiesta. Quindi poco dopo a San Ciriaca nell’Agro Romano sarebbero giunte alcune persone del paese abruzzese per prelevare il corpo del giovane.

Così come narra la storia le ossa del giovane martire sono state ricomposte in un urna da alcuni pellegrini di Tione degli Abruzzi (Aq) e accompagnate con una bolla di Papa Leone XIII verso il paese abruzzese.

Ebbene secondo la tradizione al passaggio dei pellegrini presso la chiesa di San Vincenzo, accade un fatto miracoloso, ovvero per intercessione del martire, i presenti cambiano la titolarità della chiesa, che diventa chiesa di San Vincenzo Martire, che però al momento è ancora conosciuta come chiesa di San Vincenzo di Saragozza.

 

La funzione della chiesa di San Vincenzo a fine XIX secolo

A parte la storia appena raccontata non si hanno molti dati al riguardo della chiesa in questo periodo. Per cui immaginiamo che questa chiesa abbia continuato a svolgere la sua funzione di riparo e preghiera per tutte le persone, che ancora in questa fase, sfruttavano la Via Tiburtina per giungere in Abruzzo o dall’Abruzzo muoversi verso il Lazio.

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XX Secolo

 

Terremoto del 1915

Nel 1915 avviene il tremendo terremoto di Gioia dei Marsi, che
distrugge quasi tutta la Marsica e uccide 30.000 persone.

A Carsoli si registrano diversi danni e alcuni feriti, ma la cittadina fortunatamente non soffre il grave disagio, che sta patendo il resto della Marsica, specialmente le zone del Fucino e della Valle Roveto. In qualche modo sono molte le strutture della cittadina che hanno retto al terremoto.

Il sisma per fortuna provoca solo danni superficiali alla chiesa di Santa Maria in Cellis.

 

Il terremoto del 1915 e la chiesa di S.Vincenzo

La chiesa di San Vincenzo di Saragozza è stata sicuramente scossa dal grave sisma, ma a parte qualche danno, la struttura sembrerebbe rimasta integra.

 

La Seconda guerra mondiale

L’Italia entra in guerra nel 1940 al fianco della Germania. Dopo tre anni di guerra l’Italia perde su tutti i fronti e nel luglio 1943 gli Alleati arrivano ad invadere il suolo italiano sbarcando nel Sud.

Nello stesso mese cade il Fascismo e dopo pochi mesi anche il regime monarchico abdica a sé stesso.

Nell’ottobre del 1943 i Tedeschi invadono l’Italia fino al basso Lazio creando la linea divisoria Gustav. A sud ci sono gli Alleati che sono risaliti lungo la penisola. La Marsica si trova proprio a ridosso della linea.

Tra l’ottobre del 1943 e il giugno del 1944 Tedeschi e Alleati si affrontano su questa linea determinando duri combattimenti e gravissimi disagi alla popolazione civile.

I Marsicani, in particolare, sono terrorizzati dal duro regime di polizia tedesco e poco dopo anche dai bombardamenti alleati, che mirano ad indebolire i Tedeschi.

A giugno del 1944 i Tedeschi battono in ritirata e l’Abruzzo marsicano è liberato. Nell’aprile successivo tutta l’Italia è libera. Inizia un nuovo capitolo.

 

I danni della guerra

Carsoli esce dalla guerra pesantemente danneggiata, molte strutture come strade e ferrovie sono state distrutte, molti palazzi sono stati abbattuti dalle bombe del maggio precedente. Tra i monumenti più danneggiati figura la chiesa centrale di Santa Vittoria.

 

 

 

La chiesa dal sisma del 1915 alla 2 guerra mondiale

La chiesa superato il sisma ha continuato a lungo a svolgere la sua funzione di preghiera e riparo nell’ambito del comune di Carsoli sotto cui ricade al livello territoriale.

Ciò è così anche durante il fascismo e la successiva 2 guerra mondiale dove per fortuna non riporta danni.

 

La ricostruzione

Carsoli viene ricostruita fin da subito nelle parti distrutte dai bombardamenti. La ricostruzione partita nel 1945 si trascina qualche anno, all’incirca fino ai primi anni 50’.

 

Carsoli alla fine del XX secolo

Carsoli dagli anni 50’ agli anni 70 ha sofferto come tutti i
paesi della Marsica di un grande spopolamento dato dalle scarse possibilità di vita al livello locale.

La popolazione in questa fase è scesa da 6850 unità a 4805 unità. Poi con la costruzione dell’autostrada A24 la cittadina ha cominciato a migliorare sotto economico per la maggiore velocità di trasporto delle merci.

In giro di pochi anni è venuto su un grande polo industriale nel centro della Piana del Cavaliere.

Ciò ha permesso alla zona di volare verso il boom economico a metà anni 80’, contemporaneo a quello vissuto da tutta la Marsica.

Dopo di ciò il paese ha cominciato un lento ma costante recupero del proprio passato per lanciarsi meglio al livello turistico.

 

La chiesa di San Vincenzo nel secondo Novecento

Nel secondo dopo guerra la chiesa è ancora pienamente funzionante. Dopo la creazione dell’austrada A24, la chiesa si ritrova ancora più isolata rispetto alle nuove vie di comunicazione diventando un vero e proprio rifugio di preghiera in mezzo a un paesaggio incantato.

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XXI Secolo

 

Restauro del 2011-12

Nel 2011-12 la chiesa subisce un nuovo completo restauro. Durante questi lavori la chiesa viene consolidata e si ha il completo restauro del paramento interno. Ma soprattutto abbiamo il restauro di tutti gli affreschi presenti

La chiesa dopo questa ristrutturazione è stata riaperta al pubblico culto nel gennaio del 2012 e oggi è usata per diverse funzioni pubbliche e private.

Oltre a ciò la chiesa oggi rappresenta, sia per gli affreschi che contiene, che per il luogo in cui si trova, uno scrigno di storia visitato e apprezzato da molte persone.

 

 


 

STRUTTURA DELLA CHIESA DI SAN VINCENZO DA SARAGOZZA DI CARSOLI

Chiesa di S. Vincenzo vista di lato.

(Immagine personale)

 

 

Ubicazione

La chiesa di San Vincenzo di Saragozza si trova a circa 2 km dal centro abitato di Carsoli, lungo la via Tiburtina Valeria, nelle vicinanze del paesino di Colli di Montebove, tra due fossi con il fiume posto a fondovalle, fiancheggiato dalla vecchia strada romana.

 

 

Pianta

Tutta la struttura poggia su una base più antica, che corre lungo tutto il perimetro, di cui non conosciamo l’origine. Su questa base si è impostato l’edificio di culto.

La chiesa, a navata unica, ha una forma allungata di dimensioni: 4,10 m di lunghezza e 5,70 m di altezza.

La chiesa, a semplice aula rettangolare, ha una piccola abside emicircolare orientata ad est, con ingresso principale volto a sud.

 

 

Struttura interna

La disposizione della chiesa comprende una struttura a navata unica con due altari. L’altare maggiore posto in fondo e l’altare minore posto nell’abside.

L’altare minore posto nell’abside, finisce con due colonnine polilobate con sopra un archinvolto. Il tutto è prodotto in gesso.

 

Interni della chiesa di San Vincenzo di Saragozza.
(Fonte da http://www.marsicalive.it/)

 

– L’altare maggiore, in stile barocco, è in stucco policromo (con zone colorate in origine), e racchiude una copia di una pala del XIII secolo (l’originale si trova presso il castello di Celano).

L’altare è stilisticamente vicino a quello di S. Maria in Cellis e quindi databile alla II metà del XVII secolo.

La pala d’altare, ora conservata a Celano, risulta tra le più antiche della regione e raffiguta la Vergine, che allatta il figlio.

– L’altare minore è posto nell’abside, all’interno di una nicchia riquadrata da due colonnine polilobate con sopra un piccolo archinvolto. Il tutto è prodotto in gesso.

– Sul lato decorativo si è detto che la chiesa presenta numerosi affreschi di epoche diverse, vediamone alcuni tra i principali.

Sul lato nord abbiamo San Rocco, vicino ad una figura non recuperata, collocabile come quelli dell’altare principale al XVI secolo.

Sul lato sud abbiamo un affresco, databile al XVI secolo, che riproduce tre figure corrispondenti a San Paolo, S. Elena e un frate.

Le figure dei santi Vincenzo ed Elena, sono le più antiche presenti in Abruzzo e nella Marsica. Al Riguardo bisogna rammentare che S. Elena era la madre dell’imperatore romano Costantino, fondatore della prima chiesa dedicata al martire spagnolo nei pressi del Volturno.

– Al livello di pavimentazione abbiamo pavimenti di pianelle in cotto, con disegno a rombi. Questo tipo di pavimento in cotto fatto a mano è di fattura viterbese.

 

 

Facciata

La struttura che si sovrappone su un’altra più antica ha un paramento, che mostra una tessitura a pezzame irregolare sui lati N e S. Sotto lo sporto del tetto, l’ordito è più regolare.

Nella parte sud abbiamo due finestre di cui una è murata, mentre l’altra è posta sopra il portale d’ingresso e mostra una larghezza ristretta.

Il portale d’ingresso è in stile romanico dell’XI secolo, è un raro esempio di stile lombardo avanzato, prodotto in pietra calcarea. Lo stile del portale vede la presenza di sei stipiti in pietra lavorati con mensoline decorative. Al di sopra di questo vi è l’archinvolto con piattabanda che racchiude piccole tracce di affresco

 

 

Campanile

Campanile a vela della chiesa.

(Immagine personale)

 

Il campanile della struttura è a vela e la campana della struttura risulta tra i manufatti più antichi d’Italia, databile ai primi del 300′

 

 

 


BIBLIOGRAFIA

 

1) http://www.iloveabruzzo.net/index.php/press-media/posti-d-interesse/1483-la-chiesa-di-s-vincenzo-di-saragozza.html

2) http://www.carsoli.terremarsicane.it/index.php?module=CMpro&func=viewpage&pageid=37&phpMyAdmin=253a5892176f40771ad1b46998e39ee1

3) http://www.marsicalive.it/

 


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