TRASACCO – BASILICA DI SAN CESIDIO E RUFINO


STRUTTURE E MONUMENTI DI TRASACCO


 

POSIZIONE DELLA BASILICA DI SAN CESIDIO DI TRASACCO

 

 

 


STORIA DELLA BASILICA DI SAN CESIDIO DI TRASACCO

 

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III secolo

 

– SAN CESIDIO – SAN RUFINO – NASCITA DELLA CHIESA DI SAN CESIDIO (237 d.C.)

Secondo la tradizione la chiesa di S. Cesidio e S. Rufino è stata costruita nel 237 d.C. Se così fosse la basilica di San Cesidio sarebbe la più antica chiesa tuttora esistente della regione marsicana.

La storia di questa costruzione vede come protagonisti S. Rufino e S. Cesidio, che sempre secondo la tradizione sarebbero padre e figlio.

Secondo un certo filone storico avremmo che i due santi sarebbero giunti nella Marsica solo in un secondo tempo, poichè provenienti da Amaria (nel Ponto), dove i due sarebbero originari.

Pare infatti che nel 235-36 sia scoppiata una persecuzione contro i Cristiani, voluta dall’imperatore Massimino Trace. Ebbene sembrerebbe che Rufino e Cesidio siano stati scoperti e imprigionati.

A questo punto il proconsole Andrea li avrebbe fatti torturare. Andrea avrebbe inviato due meretrici per tentare di sedurre i due cristiani, ma questi superando tutte le prove, ottengono come risultato la conversione di molti pagani, e alla fine lo stesso proconsole Andrea si converte al Cristianesimo.

Così Andrea li libera e Rufino e Cesidio decidono di partire per l’Italia. Giunti in Italia probabilmente nel 236 si spostano verso la Marsica e si stabiliscono nella cittadina di Supinum, nella zona dell’attuale Trasacco. Qui iniziano a fare attività di apostolato.

Nel 237 Rufino, secondo la tradizione, avrebbe avviato i lavori di costruzione della nuova struttura di culto nel luogo dove vi erano i resti del vecchio palazzo imperiale di Claudio, costruito da questi durante i lavori di prosciugamento del Lago Fucino.

Ad un certo punto però Rufino parte dirigendosi verso Asssini. A Supinum rimane Cesidio, che in qualità di prete prosegue i lavori della nuova chiesa.

Rufino intanto raggiunge Assisi e qui riprende la sua attività di apostolato, che lo porta a diventare il primo vescovo di Assisi. Pare che poco dopo l’esercito romano abbia compiuto una nuova persecuzione contro i Cristiani in Umbria e in questa circostanza anche Rufinio ne è rimasto vittima.

Rufinio e gli altri cristiani vengono condannati a morte e martirizzati vicino Assisi.

A questo punto il figlio Cesidio decide di andare ad Assisi e riprendersi il corpo del padre per portarlo a Trasacco. Secondo la tradizione ciò sarebbe avvenuto, e il gesto non passato inosservato avrebbe decretato di li a poco la sua condanna a morte.

Infatti un magistrato romano in opposizione a quel gesto lo condanna a morte. Poco dopo l’esercito romano viene a prendere Cesidio per eseguire la condanna e lo trova intento ad officiare una messa insieme a Placido ed Eutichio.

Qui l’esercito romano, intervenendo nell’arresto di Cesidio, taglia di netto il suo braccio destro, quindi viene arrestato insieme a tutti i presenti, compresi gli altri due preti Placido ed Eutichio. Gli arrestati sono poi portati via.

Poco dopo, il 31 agosto 237,  vengono tutti martirizzati presso Supinum (Trasacco).

 

 

– RIFLESSIONI SULLA PRIMA BASILICA DI SAN CESIDIO

Ora è giusto fare alcune riflessioni in merito alla chiesa di Trasacco. Se fosse vera la storia di Rufino e Cesidio, così come quella della costruzione della chiesa, costruita sui resti del Palazzo imperiale di Claudio sarebbe sicuramente un filone interessante e degno di nota.

Stando ai dati della tradizione e della storia, abbiamo che l’edificio eretto nel 237 sarebbe sopravvissuto fino al 937, allorquando la furia degli Ungari, nell’atto di saccheggiare il paese marsicano, distruggono anche la chiesa dei Santi Cesidio e Rufino. A questa ne segue un’altra, eretta dopo qualche tempo dai conti Berardi, nel medesimo luogo della precedente.

A questo punto però sia i dati della storia, che della tradizione sembrano interrompersi nella nebbia del tempo. Così ora proveremo, tenendo ferma la storia della fondazione della chiesa, a ritracciarne, in modo molto ipotetico e superficiale, una possibile storia successiva, sfruttando le conoscenze del contesto storico della Marsica.

 

Iniziamo ….

 

– LA BASILICA DI SAN CESIDIO NEL II SECOLO D.C.

Nell’ambito della storia della Marsica, questa sta vivendo un periodo aureo successivo al prosciugamento parziale del Lago Fucino, iniziato con Claudio e terminato con Traiano e Adriano.

Questa situazione economico-ambientale si protrae sicuramente anche nel resto del III secolo, anche se in modo molto meno roseo rispetto al primo periodo imperiale, a causa della crisi di sistema, che l’impero Romano attraversa in questo secolo.

Tenendoci a questo quadro storico, e al fatto che le persecuzioni religiose in questo periodo sono frequenti, è difficile immaginare una chiara sopravvivenza alla luce del sole per questa prima comunità cristiana. Di riflesso anche le prime chiese non hanno vita facile. Quindi la chiesa di San Cesidio se sopravvive in questa fase, di certo non è nel pieno dello splendore, ma anzi dovrebbe essere una struttura di culto molto poco appariscente, per non infastidire il culto politeistico ancora dominante.

Inoltre la società marso-romana del tempo, ancora ben presente con le vecchie tradizioni, non risente molto dello spirito cristiano, anche perchè la zona di Supinum, come le altre città e cittadine abruzzesi si trovano isolate rispetto alle grandi vie, per via del paesaggio montano. Quindi questi influssi secondari non hanno almeno in questa fase una grande incidenza sociale.

 

– SUPINUM ALLA FINE DEL III SECOLO

Con Aureliano nel 270 abbiamo un’iniziale e ultima ripresa del sistema politico romano e piano piano la crisi del III secolo viene superandosi anche sotto il profilo economico.

Successivamente con le riforme politiche di Diocleziano tra il 284 e il 305, l’impero romano si assicura ancora 100 anni di vita.

In questo periodo Supinum rimane una cittadina piccola, disposta tra la città cultuale di Angitiae e il capoluogo Marruvium. La cittadina sicuramente è legata come economia alla pesca nel lago e in parte all’agricoltura.

Il periodo è ancora pacifico e quindi fecondo sotto il profilo economico.

All’interno di questo quadro la chiesa di San Cesidio di Supinum (Trasacco) deve essere ancora una piccola struttura non degna di nota.

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IV secolo

 

– L’IMPERO ROMANO NEL IV SECOLO

Con il IV secolo abbiamo l’impero romano tornato in apparenza fiorente, con il potere centrale che viene sempre più vienen spostandosi verso la parte orientale dell’impero. La stessa Roma a un certo punto smette di essere la capitale ufficiale dell’impero.

Tra il 306 e il 324 si apre a Roma una lunga fase di combattimenti militari fra i principali comandanti romani per il trono imperiale. In pratica il sistema di ricambio generazione messo in piedi da Diocleziano per il comando supremo nell’impero entra i crisi poco tempo dopo la sua scomparsa. Dal confronto emerge Costantino che mostra da subito le sue simpatie per la religione cristiana.

Con Costantino le persecuzioni finiscono e nell’impero i cristiani divengono sempre più importanti. Il risultato di ciò è il rafforzamento della religione cristiana e la sua diffusione in tutte le parti dell’impero.

Nella Marsica è immaginabile che il periodo di Costantino abbia rappresentato un proseguimento di una situazione economica florida, visto il rafforzamento del potere centrale.

 

– SISMA DEL 346

Nel 346 un forte terremoto con epicentro nel centro Italia sconvolge un’area molto grande tra cui la Marsica. I danni di questo sisma pare dalle fonti che siano molto importanti. Avvenendo ciò il sisma si è sicuramente sentito anche nel Fucino e a Supinum.

E’ probabile che il sisma abbia prodotto danni anche alla chiesa di San Cesidio, che probabilmente sono stati riparati in seguito.

 

– FINE DELL’IMPERO ROMANO

Intanto nel corso del secolo termina nel giro di alcuni anni il potere della dinastia di Costantino. A questa succedono i Valentianidi al potere dal 364 al 392.

Ormai però l’impero romano non ha più la forza per gestire le sue enormi frontiere e ciò porta inesorabilmente alla fine con la divisione dell’impero nella parte occidentale e in quella orientale nel 395.

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V secolo

 

– IL SISTEMA ROMANO SOPRAVVIVE ALLA FINE DELL’IMPERO DI ROMA

Nel corso del V secolo abbiamo la fine dell’Impero Romano d’Occidente che avviene nel giro di appena 70 anni.

In questo periodo l’Italia pur scossa da invasioni di genti straniere, non risente granchè del cambiamento di governo, poichè i nuovi padroni, gli Ostrogoti, sono desiderosi di assimilarsi all’ambiente romano per cui tendono a rispettarlo e a conviverci pacificamente. In qualche modo il modello di vita romano miete successo anche fra gli stranieri Ostrogoti, nuovi padroni dell’Italia.

La fine del V secolo in qualche modo procede abbastanza tranquilla, nonostante il tracollo politico romano.

 

– TERREMOTO DEL 484

Avviene un nuovo tremendo terremoto che questa volta ha come epicentro proprio la Marsica, per essere più precisi sembrerebbe la zona di Gioia dei Marsi.

Questo sisma è la copia del terremoto del 1915, e si manifesta con una forza devastante, procedendo dirompente per tutta la Marsica. Questo distrugge tutto quello che incontra in una manciata di secondi. Ciò era ancora visibile dal crollo delle colonne ritrovate ad Alba Fucens.

Riguardo a questo sisma non conosciamo gli effetti, che ha avuto su Supinum (Trasacco) e la chiesa di San Cesidio, ma si può ipotizzare che gli effetti siano stati equivalenti a quelli del terremoto del 1915.

E’ possibile infatti che l’epicentro del suddetto terremoto, sia stato lo stesso di quello del 1915, ma questa per il momento è solo un ipotesi. Sicuramente sappiamo che il sisma ha avuto come epicentro la Marsica, che è stato un terremoto molto forte e che ha prodotto con grande probabilità anche la rottura nel condotto romano sotto i Piani Palentini.

 

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VI secolo

 

– I GOTI

Passano gli anni e il governo di Teodorico, re dei Goti si consolida e l’Italia vive un periodo di pace dopo tanti anni di crisi. Anche nella Marsica l’economia è in leggera ripresa, anche se si comincia a riavere il problema del lago che a causa del condotto romano che è in uno stato pessimo, non funziona tanto bene. Inoltre questo secolo porta con se forti piogge, comportando un rialzo del livello del lago e l’inondazione delle terre circostanti.

 

– LE GUERRE GOTICHE NELLA MARSICA

Qualche decina di anni dopo il governo dei Goti è messo in discussione dai Bizantini che vogliono riprendersi l’Italia. Tra Ostrogoti e Bizantini inizia una guerra che dura dal 535 al 553 e comporta la fine del sistema romano, con la scomparsa a causa delle guerre di una moltitudine immane di gente, vittima di saccheggi e devastazioni.

La Marsica, in questo quadro negativo, si trova al centro della guerra, in quanto teatro di guerra. Questo conduce il territorio a collassare economicamente e fisicamente, a causa della morte di moltissime persone.

A questo proposito non abbiamo un numero preciso delle persone morte durante questa fase, ma dalle cronache storiche visionate, non sarebbe strano immaginare, che il numero di morti possa essere stato anche la metà della popolazione presente in loco prima delle guerre gotiche.

Fatto è che queste guerre hanno riguardato tutto il territorio marsicano, quindi anche Supinum (Trasacco), se non direttamente, fosse solo indirettamente, è stata interessata.

Al di la di queste ipotesi non possiamo andare e capire se la chiesa di (Supinum) Trasacco abbia riportato danni o si sia salvata.

Interessante a questo proposito è guardare anche la storia della Diocesi dei Marsi, che in  questo periodo è confusa. Non si conoscono infatti, se non in qualche caso, i nomi dei vari vescovi di questo periodo.

 

– I BIZANTINI

Dopo le guerre gotiche i Bizantini divengono per quindici anni padroni dell’Italia, che viene trattata come una semplice colonia.

I Bizantini in questi anni di dominio impongono una fortissima tassazione in tutta la penisola. Questo causa un forte peggioramento dell’economia italiana, che fatica tra l’altro a riprendersi dalle guerre gotiche

 

– I LONGOBARDI

Nel 568 i Bizantini vengono sbaragliati dai nuovi invasori i Longobardi, molto diversi per formazione e cultura dall’Italia. Ai Bizantini rimane il controllo di parte delsud Italia,

Tuttavia la dominazione longobarda sull’Italia è lenta e non si stratifica fino in fondo nel tessuto sociale, anche perchè questo è stato gravemente colpito, se non addirittura distrutto come nella Marsica.

Ci vorrà molto tempo per ricostruire una parvenza di normalità.

 

– LE GRANDI ABBAZIE

In questo quadro di grave crisi abbiamo l’inizio di una forte opera redentrice, da parti dei monaci, che iniziano un lento ma costante lavoro di ricucitura sociale, intorno ai grandi monasteri, che si vengono costituendo lungo tutta la catena Appenninica.

Nel territorio del Lazio si costituiscono le Abbazie di Farfa e di Montecassino, da cui partono i monaci per fare opera di assistenza nei confronti delle popolazioni abruzzesi, disperse e distrutte nell’animo, dopo i gravosi anni delle guerre gotiche e della dominazione bizantina.

 

– IL DOMINIO DEI MONACI SULLA MARSICA E LA CHIESA DI SAN CESIDIO

La Marsica si pone come sempre al centro delle vicissitudini del tempo, a causa della sua presenza vicino Roma e quindi del Papa.

Ciò fa si che l’opera dei monaci si molto forte in questa zona. Dalla Piana del Cavaliere alla Valle del Giovenco, fino alla Valle Roveto i monaci nell’ultima parte del VI secolo diffondono la loro presenza e piano piano acquistano la fiducia delle popolazioni superstiti, per ricominciare a vivere.

E’ possibile a questo punto azzardare un’ipotesi, che seppure fantasiosa, potrebbe rivelarsi la base di una futura valutazione.

La chiesa di San Cesidio in questa fase, pur in mancanza di fonti certe, esiste sicuramente e pur nell’avversità dei tempi, essa è gestita dai monaci benedettini che nonostante tutto la recuperano e rilanciano anche in chiave di evangelizzazione.

La Marsica dopo la fine dell’impero romano non ha perso solamente la gran parte degli usi e costumi del periodo romano, ma anche la fede. Ciò soprattutto in alcuni territori isolati, dove il contatto tra le genti è difficile per la morfologia del territorio montano e la presenza del lago. Tra questi territori abbiamo la Vallelonga e la Valle del Giovenco che sono zone estremamente isolate.

Ebbene la presenza dei monaci a Trasacco si rivela efficace per il recupero di queste popolazioni, che seppure diffidenti all’inizio, si rivelano poi grandi sostenitrici dei monaci. In ciò vediamo l’efficacia dei monaci nella loro opera di evangelizzazione delle popolazioni della Vallelonga e della zona lacustre del Fucino.

Ricordiamoci che Trasacco, o Transquas, o Supinum si trova vicino a Marruvium, ora diventata la città di Valeria, città importante da cui nel 609, deriverà il famoso papa marsicano.

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VII Secolo

 

– LA MARSICA ALL’INIZIO DEL VII SECOLO

All’inizio del VII secolo l’opera dei monaci si struttura e consolida, nascono in questo periodo alcuni importanti monasteri locali, e chiese altomedievali. La popolazione si viene costituendo in villaggi posti attorno a queste chiese e monasteri. In breve la Marsica diventa, almeno per tutto il periodo longobardo, un grande feudo monacale.

Dove seppure sul piano amministrativo il territorio marsicano costituisce un gastaldato e dipende dal Ducato di Spoleto, in realtà è gestito dalle grandi abbazie di Montecassino e Farfa.

 

– TRASACCO SOTTO MONTECASSINO

Trasacco rispetto al quadro descritto dovrebbe dipendere da Montecassino, tuttavia su questo ci riserviamo di tornarci più avanti dopo ulteriori indagini.

Quindi se Montecassino comanda il territorio, avremmo che la chiesa di San Cesidio costituirebbe una delle basi dell’influenza cassinese sulla Marsica.

 

– L’ELEZIONE DI PAPA BONIFACIO IV

Nel 608 viene eletto papa Bonifacio IV, nativo di Valeria (ex Marruvium). La sua elezione, a mio modo di vedere, ma è un opinione personale, in qualche modo sottolinea l’importanza, che il territorio dei Marsi viene acquisendo nel mondo politico romano dell’epoca.

Roma in questo periodo è ancora territorio bizantino, e quindi sottoposta all’influenza dell’imperatore di Bisanzio. Di conseguenza non si è ancora strutturata come soggetto politico autonomo, pur disponendo del potere spirituale.

L’avere alcuni feudi monacali confinanti, e avere da essi esponenti autonomi a guida della Chiesa, è un elemento interessante da valutare nella completezza della storia della Roma cristiana e quindi della Marsica, in quanto territorio di provenienza del Papa.

Per il resto del secolo VII non avvengono elementi storici significativi di cui al momento siamo a conoscenza, per cui anche per la storia di Trasacco interrompiamo qui ogni discorso. L’unica cosa da ribadire è l’importanza dell’attività dei monaci durante tutto il secolo VII, che permette se non una ripresa economica, almeno un rinvigorimento della speranza di vita delle persone, che vivono nel territorio marsicano.

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VIII secoli

 

– I LONGOBARDI E LA GUIDA DEI MONACI NELLA MARSICA DELL’VIII SECOLO

Per tutto l’VIII secolo fino al 774, ovvero per tutto il periodo longobardo, ma anche nella prima parte del periodo carolingio, la Marsica continua ad essere un territorio fragile, diviso al suo interno dal maestoso paesaggio montano e organizzato in piccoli villaggi, di solito presenti intorno a grandi chiese o piccoli monasteri, comunque dove sono presenti strutture monacali, che in questo periodo sono le uniche autorità presenti.

I monaci in questa fase sono le uniche autorità realmente presenti in loco e riconosciute dalla popolazione. Questi infatti si rendono visibili e disponibili verso i bisogni della gente. Vi è comunque da registrare un maggiore tentativo del governo longobardo di essere presente nelle zone del Sud Italia. I Longobardi infatti cercano di allargarsi territorialmente nel sud combattendo i Bizantini che sono in forte ritirata.

Tuttavia l’effettivo controllo dei Longobardi nel sud Italia è molto scarso, nonostante comunque una maggiore presenza sul territorio. La popolazione si sente molto lontana dall’autorità centrale di Pavia, all’epoca capitale dello stato longobardo.

 

– ARRIVANO I FRANCHI

Nel 774 i Franchi carolingi sbaragliano i Longobardi in Italia e li sostituiscono come nuova autorità civile. Nel primo periodo di gestione franca le cose nella Marsica non cambiano e il territorio continua ad essere sottoposto a un valido controllo dei monaci e delle grandi abbazie.

 

– LA CHIESA DI SAN CESIDIO A FINE VIII SECOLO

La chiesa di San Cesidio, pur non avendo notizie certe, esiste sicuramente e ciò risulterebbe estrapolando il contesto del villaggio di Trasacco in ambito locale. Il paese infatti risulterebbe formato intorno alla grande chiesa, e ciò è comune a diversi piccoli villaggi del territorio marsicano. Alcuni di questi , come Trasacco, sarebbero evoluti in paese e poi in piccole città, mentre altri sarebbero scomparsi nel corso dell’alto medioevo.

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IX Secolo

 

– LA CRISI DEL SISTEMA MONACALE E LE GRANDI INVASIONI STRANIERE

Il secolo IX è un periodo, nel quale la Marsica è ancora sottoposta al controllo monacale, che però viene fortemente ridotto a causa delle grandi invasioni straniere di questo secolo.

I Saraceni tra l’846 e la fine del secolo intervengono nella Marsica in diverse occasioni, e ogni volta saccheggiano i villaggi e uccidono le persone inermi, vecchi, giovani, bambini ecc.

Ciò produce una grave crisi di paura, sfiducia e depressione nelle popolazione civile. I monaci al loro volta durante le incursioni saracene sono spesso oggetto di saccheggio e uccisione. Ciò induce gli stessi monaci ad abbandonare alcuni conventi maggiormente esposti e ciò con grave danno della popolazione che spesso si vede costretta a fuggire.

Nello stesso tempo il potere politico dei Franchi ancora non riesce ad essere efficace nel Sud Italia specie nelle regioni più montagnose come la Marsica. I Franchi provano a controllare meglio il territorio e ciò attraverso la trasformazione dei vecchi gastaldati in contee autonome, ma sottoposte all’autorità del duca. Tuttavia la situazione è talmente sfilacciata che gli stessi ducati non riescono a far fronte a numerose situazioni locali.

Nel caso della Marsica abbiamo la trasformazione del Gastaldato dei Marsi in contea dei Marsi, con il conte sottoposto all’autorità del duca.

L’arrivo dei Saraceni dall’846 fa emergere ancor più una grave crisi di sistema non più adeguato ai tempi. Certo i Saraceni con le loro scorrerie divengono un problema sociale importante e ciò è così in tutta Italia specie nelle zone costiere.

Nelle zone interne invece come la Marsica, i Saraceni arrivano seminando morte e distruzione. Il territorio marso in questo periodo è spesso teatro di saccheggi, omicidi e stupri, portando tra la popolazione il terrore e la fame.

 

– I SARACENI NELLA MARSICA

Le invasioni sarecene nella Marsica iniziano dall’846 continuando nel 848, 861, 881-86 e 891-98. In queste fasi il territorio è sottoposto ad una tale crudeltà unica. Questa gente straniera si accanisce contro la popolazione inerme e almeno all’inizio questi sembrano invincibili. Gli eserciti locali infatti non riescono a batterli finendo spesso sconfitti e umiliati.

Bisognerà attendere la fine del IX secolo e l’inizio secolo X per avere finalmente ragione di questi barbari. Nel frattempo i Marsi vivono una nuova lunga fase di terrore che li porta all’umiliazione completa da parte di queste genti.

Tutto il territorio marsicano risulta sconvolto, e Civita dei Marsi (l’attuale San Benedetto dei Marsi) è spesso oggetto di saccheggio e devastazione. Ora essendo questa vicina a Trasacco è logico pensare che anche il suddetto paese sia stato oggetto, seppure inferiore per devastazione a quello del 937 .

Tuttavia la presenza della chiesa di San Cesidio, non è messa in discussione neppure nei momenti più bui, nonostante la distruzione delle abbazie di Montecassino e Farfa in alcuni momenti di questi saccheggi.

 

 

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X Secolo

 

– LA MARSICA UMILIATA DALLE GENTI STRANIERE

La Marsica tra la seconda metà del IX secolo e la prima parte del X vive ancora una fase di grandi tragedie, a causa delle continue scorrerie saracene. I Saraceni vengono in Italia per fare razzie e allargare la loro zona d’influenza. Nel fare questo compiono grandi saccheggi, uccidendo o violentando chiunque capiti sul loro percorso.

Alla fine comunque con grandi sforzi i Saraceni sono duramente e definitivamente sconfitti nel 915, da un possente esercito messo in piedi da papa Giovanni X.

Tuttavia nonostante la sconfitta saracena, il territorio italiano è ancora fragile e oggetto d’interesse da parte di altre popolazioni straniere.

Dopo i Saraceni arrivano gli Ungari, che invadono l’Italia in più riprese sottoponendo le popolazioni a veri massacri e depredazioni.

In questo quadro la Marsica è completamente a terra sotto il profilo sociale ed economico. Il sistema monacale, che ha guidato la Marsica durante il periodo longobardo e in parte carolingio è ormai in piena crisi, rivelandosi inadeguato a proteggere il territorio dalle scorrerie straniere.

La popolazione superstite, che nel corso dell’VIII secolo aveva provato a rialzarsi dopo la crisi seguita alle guerre gotiche, è ormai completamente allo sbando, e a ciò si aggiungono le continue escrescenze del Lago Fucino, che si rivelano in diversi casi distruttive per la fragile economia locale.

Sul piano politico il sistema carolingio che aveva all’inizio sostituito con più dinamicità quello longobardo, è a sua volta in crisi, rivelandosi incapace di difendere i suoi territori. Ciò determina una notevole frammentazione politica, con la nascita di piccole signorie locali, che però in molti casi si rivelano fragili di fronte ai saccheggi stranieri. Ciò è valido sia per il centro Italia che per il nord e il sud.

 

– L’ARRIVO DEI BERARDI E IL RISCATTO DELLA MARSICA

Nel 926 dopo circa cento anni, di sussistenza della contea marsa, con i conti nominati dal duca di Spoleto, si afferma un nuovo governo dei conti dei Marsi rappresentato da Berardo il francioso.

Questi giunto in Italia al seguito di Ugo di Arles, viene nominato proprio da Ugo, nuovo conte dei Marsi.

Berardo desideroso di costruire una propria realtà nella Marsica procede da subito nella riforma della zona, avviando la costruzione di un sistema di paesi rocche, che posti in punti impervi della zona e in contatto visivo fra loro, devono riuscire a garantire la difesa del territorio e della popolazione.

In questa fase l’area marsicana si rivela fragile a causa della sua frammentazione politica accentuata dalla morfologia del territorio che impedisce un reale controllo su esso. A ciò si aggiunge il lago che con le sue escrescenze continue contribuisce a rendere la situazione assai precaria. Tuttavia il sistema messo in piedi da Berardo si rivela valido.

Egli ha il merito di riuscire a capire il territorio e di sfruttarlo come punto di forza e non di debolezza. Ciò risulta evidente con la creazione dei paesi fortezza, che si vengono costituendo nei punti impervi delle montagne, specie del Fucino, che mettono al centro del territorio il Lago Fucino, visto da Berardo come fonte di ricchezza, per il suo pescato, e che come tale va difeso.

Allo stesso tempo viene creato dal nulla un nuovo esercito locale, composto dalla popolazione maschile del territorio. Ciò è garanzia di difesa e unito a una valida formazione porta l’area marsicana a divenire in poco tempo una vera fortezza, modello per altri territori.

 

– L’INVASIONE UNGARA E LA DISTRUZIONE DI TRASACCO

La prima prova è data dall’invasione degli Ungari nel 937. Questa popolazione, proveniente dai Balcani, sulla scia delle altre popolazioni barbare, attratte dal clima favorevole e la posizione strategica dell’Italia, iniziano a compiere razzie, giungendo infine anche nel territorio marsicano. Qui arrivano dapprima nella Piana del Cavaliere, dove compiono diversi saccheggi e omicidi e infine penetrano nell’interno verso il Fucino. La loro direzione di marcia li porta verso Trasacco e i territori limitrofi.

Giunti nel paese marsicano lo mettono a ferro e fuoco, distruggendolo e saccheggiandolo.

 

– LA DISTRUZIONE DELLA BASILICA DI SAN CESIDIO

Nel grave episodio anche la Basilica di San Cesidio, presente nel paese dall’epoca romana, viene distrutta e rasata al suolo. Ciò getta nello sconforto e disperazione i superstiti del paese.

 

– LA VENDETTA DI BERARDO IL FRANCIOSO

La vendetta per il tremendo crimine compiuto dai Barbari Ungari arriva a breve. Contrariamente alle altre volte ora la Marsica ha un signore potente e un esercito devastante.

Berardo, conte dei Marsi conduce l’esercito composto da Marsi e Peligni a fare strage degli Ungari presso Forca Caruso. Di questi soggetti ne rimangono pochissimi vivi.

Con questa vittoria Berardo, oltre a vendicare i gravi episodi accaduti nei suoi territori, si garantisce, per se e la sua discendenza, gratitudine infinita dalla popolazione della Marsica, poichè con questa vittoria è riuscito a riscattare e rivitalizzare tutto l’orgoglio di un territorio, che dalla fine dell’impero romano a questo momento è vissuto nella disperazione e nella fame.

– L’INDIPENDENZA DELLA MARSICA NEL 937-950

Berardo, da questa vittoria riesce a trarne vantaggi molto più grandi, poichè attraverso una politica di grande equilibrio con lo stato papale e il ducato di Spoleto riesce, a rendere la Marsica indipendente dallo stesso ducato di Spoleto. L’indipendenza della Marsica non arriva subito e non viene ufficializzata da nessun proclama, ma si rende veritiera nei nuovi rapporti fra il ducato di Spoleto e la contea marsa nei successivi dieci-quindici anni dalla vittoria di Forca Caruso.

 

– LA RICOSTRUZIONE DELLA BASILICA DI SAN CESIDIO

A Trasacco la distruzione del paese è totale. Tuttavia il governo comitale dei Berardi aiuta la popolazione a ricostruire il paese e la basilica di San Cesidio. La ricostruzione tuttavia è lenta e non forma subito un vero villaggio di nome Trasacco, ma dei piccoli villaggi, dominati da un iniziale rocca, posta sul monte Ardito.

Nel corso della seconda metà del X secolo con la ricostruzione della basilica, si ricostituisce anche un piccolo borgo intorno a essa.

La nuova basilica di San Cesidio viene ricostruita a partire dalla fine del X secolo, diciamo intorno al 980-990, nello stesso luogo, dove era precedentemente. La nuova struttura viene  eretta secondo i nuovi criteri del gusto tardo medievale. La Basilica tuttavia verrà terminata solo nella seconda metà dell’XI secolo.

Nello stesso tempo si forma attorno alla chiesa, un nuovo villaggio, a cui viene aggiunta una grande torre, che diventerà nei secoli successivi una torre mastio di un castello urbano.

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XI Secolo

Nell’XI secolo prosegue la costruzione della nuova basilica dei Santi Cesidio e Rufino, che viene completata negli anni 1060-90, grazie alla ferma volontà del conte dei Marsi Berardo IV e della sua seconda moglie, Gemma.

La chiesa viene ulteriormente abbellita nel 1096 dal figlio e successore della coppia, il conte Berardo V.

La prima citazione della chiesa risale proprio al 1096 in cui si dice “Sancti Cesidii…. quae sita est in Castro, quo dicitur Transaque” (Phoebonius, 11, Catal. Episc., 11-12).

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XII Secolo

 

– I CONTI MARSI SI OPPONGONO AI NORMANNI

All’inizio del XII secolo, i conti dei Marsi si trovano a dover fronteggiare la massiccia pressione normanna sui territori marsi. Per difendersi da loro, i conti Marsi adottano diverse strategie, tra cui la donazione d’importanti territori alle varie chiese, basiliche e monasteri locali.

Ciò accade anche a Trasacco, dove i conti Marsi hanno stabilito una delle loro dimore, presso la nuova grande torre del paese trasaccano.

 

– LA DONAZIONE DEL 1120 ALLA BASILICA DI SAN CESIDIO

A Trasacco in data 25 febbraio 1120 il conte dei Marsi Crescenzo Berardi, conferma alla basilica di San Cesidio e S. Rufino la precedente donazione compiuta dal vecchio conte Berardo IV nell’XI secolo e aggiunge al patrimonio della basilica i territori della Valle del Formentino, Monte Erboso, le Centopozze e la Valle delle Candele, con esclusione dell’abitazione comitale e di quella di Pandolfo Saraceno, rappresentante feudale in Trasacco del conte Crescenzo, che sono site ” presso la porta della Torre e del nostro Palazzo” (Phoebonius, II, Catal. Episc., 16-17).

Una nota da aggiungere riguarda lo studio di questo importante documento, che sancisce in modo inopinabile l’esistenza della “Torre dei Feboni”, nell’interno dell’abitato basso di Trasacco, torre posta nelle vicinanze del Palatium, del Conte e della abitazione di Pandolfo Saraceno.

Oltre a tutto quanto riportato sembrerebbe che la basilica di San Cesidio abbia ottenuto la concessione di avere accesso alla pesca nel lago Fucino.

 

Nel 1135 muore il conte Crescenzo Berardi, a cui succedono i figlio Berardo VI e Rinaldo II.

Questi, dopo alcuni anni di resistenza ai Normanni, decidono di sottomettersi (1143) in cambio del proseguimento del loro potere sulla Marsica, inserita nel nuovo regno di Sicilia.

Con questo atto ha termine l’indipendenza marsa e si apre il nuovo capitolo dei Marsi sotto i Normanni e poi sotto gli Svevi.

I Normanni, per controllare meglio il forte potere dei Berardi al livello locale, suddividono la contea marsa in tre tronconi, ovvero le conte di Celano, Albe e Carsoli.

In questo quadro Trasacco ricade nella contea di Celano, che continua ad essere gestita a lungo dalla famiglia Berardi.

I Berardi, seppure diminuiti di potenza, non sono per nulla intimoriti dai nuovi padroni e sognano di riprendersi in un secondo momento, la loro indipendenza. Per ora adottano una politica remissiva tesa alla loro sopravvivenza politica nella Marsica. I Berardi sottomessisi ai più potenti Normanni tornano a crescere di potere nel corso delle successive generazioni, aspettando il momento giusto per tornare indipendenti.

 

Nel 1167-68 il nome di Trasacco compare nel catalogo dei Baroni, come feudo della contea d’Albe e nel 1188 compare il nome della Basilica di San Cesidio nella bolla papale di Clemente III. Da ciò si evince l’importanza di Trasacco all’interno del territorio della Marsica.

 

Pietro Berardi, riunisce le contee di Celano e Albe nel 1189, e cresce di potere nei successivi vent’anni, accumulando onori e cariche.

Nelle riforme varate da Pietro sembra vi sia il passaggio amministrativo di Trasacco alla contea di Celano.

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XIII Secolo

 

All’inizio del XIII i conti Berardi sono nuovamente in auge, con Pietro, che è diventato il più importante feudatario del regno siciliano.

Egli all’inizio del 200′ è stimatissimo da Papa Innocenzo III, che gli affida molti incarichi con l’auspicio e il desiderio, che egli possa reggere le sorti del regno siciliano agendo da reggente in attesa che il giovane Federico, erede legittimo, cresca e assuma le redini del potere.

 

– L’INTERNO DELLA BASILICA DI SAN CESIDIO

Tra XII e XIII secolo la basilica di San Cesidio e S. Rufino continua ad arricchirsi di elementi e completarsi nella struttura.

Di qui osserviamo brevemente alcuni tratti caratterizzanti della parte interna della basilica di questo periodo.

Nell’interno la parte più visibile riguarda l’area presbiteriale. Questa si pone rialzata rispetto al piano di calpestio della chiesa tramite una scalinata, composta da otto gradini.

Sul lato sinistro della zona presbiteriale troviamo il lettorino del pulpito, fatto erigere proprio nel corso di questo XIII secolo

Quindi abbiamo l’Agnus Dei su colonna circondato dai simboli dei quattro evengelisti.

Al centro in bella vista si trova l’altare maggiore composto da un sarcofago databile IV-V  secolo e ridecorato nell’VIII secolo, con rappresentazioni zoomorfe e decorazioni floreali.

Sotto il presbiterio vi è la cripta divisa in tre ambienti con reliquiario dei SS. Martiri di Trasacco.

 

– I BERARDI PROVANO A TORNARE INDIPENDENTI

Tornando alla storia politica osserviamo i Berardi, forzare la mano all’imperatore Federico II, tramite Tommaso, figlio e successore di Pietro conte d’Albe e Celano.

Tommaso non riconosce l’autorità di Federico II sulla Marsica e gli muove guerra.

La guerra fra Tommaso e Federico II dura due anni dal 1221 al 1223 e coinvolge con continui colpi di scena tutti i paesi della Marsica.

Alla fine Tommaso pur dando un grosso filo da torcere a Federico, è costretto a capitolare arredendosi a lui. Con questo atto terminano i sogni di potenza dei Berardi, che tuttavia con alterne fortune saranno capaci di mantenere sotto il loro governo la contea di Celano, cuore del loro potere fino alla loro estinzione a metà XV secolo.

 

– RISTRUTTURAZIONE DELLA CHIESA DI SAN CESIDIO

I Berardi, molto legati a questa chiesa, continuano ad aggiungervi elementi architettonici nuovi, come la realizzazione del bellissimo portale centrale detto “Torta delle Donne”.

L’opera del portale viene fatta dalla maestranze, che lavorano in questo periodo a S. Maria di Luco, S. Salvatore a Paterno e S. Giusta di Bazzano.

Nel corso del ‘200 vengono aggiunti gli affreschi raffiguranti Gesù Redentore con S. Cesidio e S. Rufino.

 

Trasacco ha continuato a far parte del territorio di Celano fino al 1268.

Successivamente con la morte di Federico II e la successiva del figlio Corrado IV, assistiamo all’ascesa di Manfredi di Svevia, figlio di Federico II e tutore degli interessi del nipote Corradino nel regno di Sicilia.

Manfredi sa che il suo potere è vacillante e cerca di consolidarlo appoggiando la grande nobiltà. In questo senso vediamo i Berardi, nella persona di Ruggero I conte del Molise, riprendere il controllo delle contee di Celano e Albe nel 1254.

Da qui in avanti i Berardi vengono ad appoggiare gli Svevi a cui rimarranno fedeli anche nella successiva contesa fra Corradino e Carlo I d’Angiò.

I Berardi pur appoggiando sia Manfredi che Corradino, non possono fermare la grande potenza di Carlo d’Angiò, che munito di un forte esercito sconfigge entrambi, prima Manfredi nel 1266 e poi Corradino nel 1268.

Carlo d’Angiò diventa Carlo I re di Sicilia. Egli, che ha sconfitto Corradino nella Marsica, nella battaglia dei Piani Palentini (agosto 1268), sa che queste terre sono soggette ai Berardi, che rappresentano nonostante gli alti e bassi, ancora un potere molto importante nel centro Italia e decide di affrontarli.

Carlo I, seguendo in qualche modo quanto fatto sessant’anni prima da Federico II, toglie ai Berardi il controllo delle contee abruzzesi di Celano e Albe e anche del Molise, quindi rade al suolo Albe, capoluogo del potere dei Berardi, e Pietraquaria e danneggia gli altri paesi che hanno parteggiato per Corradino.

Tuttavia Ruggero Berardi riesce a tornare quattro anni anni dopo (1272) conte di Celano, dietro un forte riscatto in denaro versato a Carlo I. Questo consente ai Berardi di riedificare il loro potere e proseguirlo nel tempo, ma ridotto rispetto a prima. I Berardi, pur riottenendo Celano, vengono privati di Albe e della contea del Molise. Allo stesso tempo vengono apportate modifiche al territorio di Celano.

Per esempio sembra, che Trasacco passi dal controllo amministrativo di Celano a quello di Albe, per lo meno dando interpretazione al diploma del 5 ottobre 1273 di Carlo I.

In questo diploma si menziona il castello di Trasacco, inteso come paese, in riferimento al suo inserimento nel Justitiariaturs aprutii ultra flumen piscarie. Ovvero Carlo I procedendo ad una riforma amministrativa dell’Abruzzo nel 1273 traccia con il diploma il confine di due provincie, seguendo il corso del Fiume Pescara. In questo si parla delle terre poste “sopra” e “sotto” il fiume Pescara. Ebbene la Marsica passa nella provincia posta sotto il fiume Pescara e si dice che Trasacco sia di Albe: “Alba cum Cappella. Avezzanum. La Penna. Lucis. Trasaque” (Faraglia, 75-76).

In questo periodo inoltre vediamo emergere i monaci cistercensi di Santa Maria della Vittoria di Scurcola, che si trovano a porsi come potere feudale monacale alternativo al potere feudale laicale dei Berardi di Celano e dei conti d’Albe.

 

– LA CONTESSA FILIPPA BERARDI D’ALBE

Trasacco sorge a ridosso del Lago Fucino e funge da porto di lago soggetto ad Albe, ponendosi in qualche modo in contrasto con i monaci di Scurcola. In questa fase tra il 1275 e il 1310, nella contea di Albe governa Filippa di Celano.

Filippa è figlia del conte di Celano ed è posta ad Albe direttamente dal re Carlo I. Ella si rivela una contessa regnante con un forte carattere, che entra spesso in competizione e combattimento con i monaci di Scurcola, per il pescato del lago.

In questo senso vediamo, che per il controllo del pescato, una delle maggiori attività economiche fucensi, le barche della contessa salpino o approdano proprio da Trasacco, che si ritrova sia con la sua grande e importante chiesa, che per la sua posizione al centro degli eventi politici.

 

 

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XIV Secolo

 

– LA CONTEA D’ALBE IN MANO AGLI ANGIO’

All’inizio del trecento muore la contessa Filippa e per i successivi cento anni la contea d’Albe non ha più un vero e proprio signore, ma appartiene o a membri della famiglia reale, che qualche volta intervengono nelle diatribe locali, oppure al demanio statale.

 

– TERREMOTO DEL 1349 E I DANNI ALLA BASILICA DI SAN CESIDIO

Nel 1349 avviene il grande terremoto del Centro Italia, che colpisce anche Trasacco, producendo danni alla basilica di San Cesidio, che viene riparata qualche decennio dopo.

 

– RESTAURO DELLA BASILICA DI SAN CESIDIO

Dalle cronache locali sappiamo che la Basilica di San Cesidio, viene restaurata nel 1390 circa e i restauri riguardano diverse parti della basilica, come la cappella di S. Caterina.

 

– TRASACCO TORNA ALLA CONTEA DI CELANO

Sempre a fine trecento sappiamo che Trasacco si trova di nuovo inserita nella contea di Celano, sempre gestita dai Berardi, in questo frangente da Pietro II Berardi.

 

 

 

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XV Secolo

 

– ESTINZIONE DEI BERARDI

Nel XV secolo la situazione politica di Trasacco si complica a causa dell’estinzione della dinastia Berardi, che termina nella linea maschile con la morte di Pietro IV (1423) e l’ascesa della sorella, Jacovella che in quanto donna non può gestire il proprio patrimonio da sola

Questa sposa Edoardo Colonna l’anno successivo nel 1424, per volere del Papa Martino V e trasmette la contea di Celano a i Colonna.

 

– Il RITORNO DI JACOVELLA

Successivamente il matrimonio fra i due finisce (1431) e la contea di Celano torna in mano a Jacovella.

Tuttavia Trasacco rimane soggetta alla contea d’Albe di proprietà dei Colonna.

In questo quadro di confusione gli Orsini di Tagliacozzo, provano a prendersi Trasacco e la contea di Albe, ancora appartenente ai Colonna.

Siamo quindi al 1440 e in questo frangente vediamo come Jacopo Caldora s’impadronisca della Marsica, prima conquistando direttamente Albe e Tagliacozzo e poi aggiungendo anche Celano attraverso il matrimonio con Jacovella Berardi.

 

– LA MORTE DI CALDORA E IL RITORNO DEGLI ORSINI

Nel 1441 muore Antonio Caldora e gli Orsini tornano per volontà dei reali napoletano in possesso di Tagliacozzo con l’aggiunta anche di Albe, e quindi di Trasacco, ancora formalmente in mano ai Colonna.

 

– DISTRUZIONE DI TRASACCO (1441)

I Colonna non accettano di perdere Albe e Tagliacozzo e reclamano le contee per loro. Il conte di Tagliacozzo sferra un duro attacco a loro, distruggendo alcuni territori della contea di Albe come Trasacco.

Trasacco in questa circostanza è messa a ferro e fuoco e a nulla valgono la resistenza che questa oppone. La distruzione di Trasacco non è totale, ma solo parziale e questo ne consente una successiva ripresa.

 

A questo punto gli Orsini rimangono per tutto il XV secolo padroni della Marsica, iniziando da subito una forte restaurazione dei paesi marsicani ad essi soggetti, a cominciare da Trasacco.

 

– IL TERREMOTO DEL 1456 DELL’IRPINIA

Nel 1456 abbiamo il fortissimo terremoto dell’Irpinia, che genera crolli e squotimenti in tutto il centro Italia.

In Abruzzo sono molti i paesi colpiti dal sisma e ognuno presenta crolli parziali o importanti.

Il terremoto si avverte intensamente anche nella Marsica. A Trasacco non si conosce al momento quanti danni abbia provocato, ma si sa che sia stato avvertito distintamente nella zona.

Ipotizzando che di crolli ve ne sono stati in molti centri, e sapendo dei successivi restauri, è lecito immaginare che anche a Trasacco si siano avuti crolli e altri danni.

La chiesa di San Cesidio dovrebbe aver subito dei danni, anche se non in modo consistente.

 

Con l’ascesa degli Orsini sia ad Albe che a Tagliacozzo, si forma un feudo di ampie dimensioni, che loro decisi a mantenere e proteggere, procedono a restaurarlo, soprattutto in quei centri che hanno subito danni dal sisma.

 

– RISTRUTTURAZIONE DI TRASACCO

Trasacco ha subito una distruzione importante nel 1441 e il nuovo sisma ha certamente fatto pressione su quelle strutture già danneggiate.

Trasacco nel corso del primo quattrocento si era andata espandendo verso il declivio a nord della chiesa di San Cesidio.

Ora nella fase di ricostruzione si tiene conto anche di questo aspetto urbanistico, oltre che di tutte le strutture danneggiate in questo periodo.

Ciò porta alla costruzione di  una nuova cinta muraria del paese che viene ad inglobare sia la precedente cinta di mura e che il nuovo abitato.

 

– RESTAURO DELLA BASILICA DI SAN CESIDIO DI FINE 400

Sulla scia delle grandi ristrutturazioni presenti nella seconda metà del 400′ registriamo anche gli importanti interventi di restauro operati alla basilica di San Cesidio e Rufino.

Questa viene restaurata interamente e gli vengono aggiunti alcuni elementi, che vengono maggiormente a caratterizzarla.

La ristrutturazione della basilica riguarda la realizzazione dell’Oratorio sulla fronte principale, la realizzazione di rinascimentali altari interni e la creazione del Portale degli Uomini.

La costruzione del “Portale degli Uomini viene per quel che si sa, avviato a costruzione a fine XV secolo e completato all’inizio del XVI secolo.

Viene praticamente costruito il nuovo portone d’ingresso sulla parte laterale destra solo per gli uomini, di modo da permettere la divisione nell’entrata basilicare ai due sessi. A questo proposito ricordiamo che la suddetta divisione è riuscita ad avvenire anche grazie alla creazione di due cortili interni chiamati “Atrio degli Uomini” e “Atrio delle donne”.

In pratica si ha una recinzione ad est e nord della chiesa che viene a delimitare la cosidetta “Piazza Pubblica” del borgo rinascimentale.

Tra le opere d’arte più belle inserite nel periodo quattrocentesco figura anche la scultura lignea di San Cesidio, creata dall’abate Alessandro Lacobuccu.

 

– I COLONNA VINCONO SUGLI ORSINI

Tornando al contesto politico i Colonna riescono ad avere la meglio sugli Orsini, dopo decenni di lotta per il controllo della Marsica. Gli Orsini vengono cacciati dalla Marsica e i Colonna s’insediano come nuovi conti di Tagliacozzo nel 1497.

Nel 1504 essi vengono elevati dal re di Spagna a duchi di Tagliacozzo. Trasacco è in questo momento territorio del ducato di Tagliacozzo.

Nello stesso periodo a Trasacco è aggregato il territorio di San Ruffino.

 

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XVI Secolo

 

– FINE DEL RESTAURO DELLA SECONDA META’ DEL 400

I lavori di ristrutturazione della struttura religiosa, iniziati nel secolo precedente vanno avanti anche in questo.

Quindi vediamo la costituzione di un elegante Oratorio, attraverso la collocazione in questo di diverse opere d’arte.

All’interno dell’Oratorio poi troviamo l’edicola tardo-gotica della Vergine Benedicente con sottostante scudo gentilizio, insieme a ciò troviamo conservati dodici pezzi relativi a monumenti funebri di età romana del locale vicus marso di Supinum.

Tra XV e XVI secolo vengono costruiti alcuni altari molto belli come quelli realizzati nel rinascimento (secolo XV) della Madonna delle Grazie e della Madonna della Neve sulla parte destra, su cui si apre il Portale degli Uomini. Quindi troviamo l’altare di S. Giuseppe del XVI secolo con l’edicola tardo trecentesca di S. Caterina d’Alessandria.

Nel corso del primo cinquecento sono completati i lavori del nuovo Portale degli Uomini che viene aperto immediatamente.

 

All’inizio del XVI secolo, nel 1529, Trasacco, è venduta dal duca di Tagliacozzo ai conti Piccolomini di Celano. A questo punto Trasacco seguirà le sorti della contea di Celano fino alla fine di questa nel 1806.

 

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XVII Secolo

 

– RISTRUTTURAZIONE DEL XVII

Tra il 1618 e l’inizio del decennio successivo una nuova importante ristrutturazione interessa la basilica di San Cesidio.

A causa della costante crescita del numero di pellegrini, che visitano la basilica per venerare i SS. Cesidio e Rufino vengono realizzati su richiesta dell’abate Cicerone de Blasis, lavori di ampliamento della basilica.

In pratica per guadagnare spazio sono annessi il Coro d’Inverno, la Sagrestia e due piccole braccia del transetto e ristrutturata l’intera basilica secondo uno schema a quattro navate divise da pilastri quadrati.

Tra fine ‘600 e inizio ‘700 sono poi realizzati quattro armadi con sovrastanti affreschi del 1687, dedicati alla passione di San Cesidio, con rara raffigurazione di Trasacco di questo periodo.

 

– LA PESTE DEL 1656

Il XVII secolo vede la presenza di un’economia stagnante in tutta la Marsica, e un paese Trasacco, che si trova in fase di crisi come tutti gli altri paesi della regione.

Il paese conta 600 persone a metà secolo. Tuttavia la crisi economica diventa tragedia, quando entra in scena la Peste, che nella sola Trasacco uccide nel giro di pochissimo tempo 358 persone, vale a dire la metà degli abitanti.

Dopo la fine della Peste in Trasacco rimangono solo 395 persone.

 

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XVIII Secolo

 

– I TERREMOTI D’INIZIO XVIII SECOLO

Il XVIII secolo vede la presenza di una serie di terremoti sia in Abruzzo che nel centro Italia. Questi sismi seppure gravi, non riescono a produrre autentici disastri, seppure procurano molti danni.

A Trasacco abbiamo l’indebolimento strutturale della basilica di San Cesidio, scossa dai sismi abruzzesi dell’Aquila del 1703 e della Majella del 1706. A causa di questi terremoti la struttura religiosa riporta diversi danni.

 

– RISTRUTTURAZIONE DEL ‘700

Nella seconda metà del ‘700 la basilica di San Cesidio viene nuovamente ristrutturata, poichè la struttura basilicare si è indebolita notevolmente dopo i sismi d’inizio 700’.

I nuovi lavori si concentrano nel rafforzamento della struttura e in altri interventi secondari. Tra le parti maggiormente rafforzate vi è il campanile che subisce il più importante degli interventi di restauro della chiesa.

I lavori di ristrutturazione del campanile iniziano a fine 700′ e durano fino a inizio XIX secolo. Invece i lavori all’interno della chiesa vengono a realizzare il coro monastico sul fondo dell’altare, una cappella dedicata a San Cesidio con sovrastante cupola ottagonale dipinta a fine XIX secolo.

Da sottolineare che tutti gli interventi fatti si realizzano secondo il gusto tardo barocco, che viene ad arricchire la chiesa di molte decorazioni esterne, rispetto allo stile sobrio del medioevo o di quello rinascimentale. Ciò però comporta l’appesantimento della struttura e questo è tra le cause del successivo crollo delle volte nel 1915.

 

– L’INVASIONE FRANCESE DEL REGNO DI NAPOLI

Sul fronte politico Trasacco come il resto della Marsica e del sud Italia, viene invasa dai Francesi nel 1798. Tuttavia la forte resistenza popolare porta i Francesi a lasciare il meridione italiano nel 1800. Ciò porta a una breve restaurazione del governo borbonico. Nel frattempo sul piano locale abbiamo la graduale ma costante risalita del lago Fucino, che tende sempre più a far paura.

 

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XIX Secolo

 

– IL RITORNO DEI FRANCESI E IL COMUNE DI TRASACCO

I Francesi ritornano nel regno napoletano nel 1806 e questa volta sono accolti benevolmente dalla popolazione. I Francesi rimangono a capo del regno per 10 anni, nei quali vengono fatte importanti riforme economiche e politiche.

Tra queste ricordiamo l’abolizione dei diritti feudali nel 1806, che porta sul piano locale alla fine del ducato di Tagliacozzo e della contea di Celano. Tra le altre riforme ricordiamo la riforma amministrativa dell’Abruzzo del 1809-11. In questo quadro vediamo che Trasacco rimane comune indipendente.

 

– IL RITORNO DEI BORBONE E LA TRAGEDIA DEL LAGO FUCINO

Nel 1815 ritornano i Borbone, ora il re viene indicato come re delle Due Sicilie.

In ambito locale abbiamo la costante crescita del lago Fucino che arriva a toccare i 18 m e a traboccare nel 1816 determinando enormi escrescenze nei paesi che si affacciano sul di esso.

Trasacco viene invasa dalle acque lacustri e sommersa per la maggior parte. Gli abitanti sono nella più completa disperazione e si rivolgono con pressanti appelli al re affinchè agisca.

Ferdinando I provvede nel giro di alcuni anni a far ripulire le sponde del lago così da permettere a questo di abbassarsi. In effetti tra il 1821 e il 1835 il lago si riabbassa anche grazie a questi lavori. Ma questo intervento pur apprezzabile si rivela di breve durata, poichè a partire dal 1835 esso inizia a risalire.

La risalita del lago pur mantenendosi a livelli di guardia rimane un grande problema. Per questo si decide d’intervenire in modo più forte, mettendo su un progetto per il prosciugamento completo del lago. Dopo alcuni interventi di facoltosi privati è il banchiere Alessandro Torlonia a guidare l’iniziativa.

 

– TRASACCO A META’ SECOLO

Nello stesso periodo a Trasacco il comune decide di abbattere le vecchie mura medievali per permettere l’espansione del centro abitato. Così tra il 1840 e il 1845 sono abbattute le vecchie mura cittadine risalenti al XV secolo.

 

– IL PRINCIPE TORLONIA E IL PROSCIUGAMENTO DEL LAGO FUCINO

Nel 1845 compare nella storia della Marsica il principe Alessandro Torlonia, che con la sua enorme disponibilità finanziaria mette in campo la più grande impresa di tutti i tempi, il prosciugamento del Lago Fucino.

Nel giro di alcuni anni il principe perfeziona il progetto del prosciugamento del Fucino e contemporaneamente mette su una squadra di notevole portata, che nel 1854 inizi i lavori del prosciugamento del Lago Fucino.

 

Immagine da Wikipedia di Trasacco negli anni 1860-63.

 

 

I lavori di prosciugamento durano più di vent’anni terminando nel 1878. In questo arco di tempo abbiamo la fine del regno borbonico e la nascita del regno d’Italia, che però nonostante la grande rilevanza politica non intaccano minimamente l’opera che va avanti continuamente.

 

– LA FINE DI UN MONDO E L’INIZIO DI UN ALTRO

Infine nel 1878 questi intensi lavori finiscono e Torlonia realizza l’impresa di prosciugare il Lago Fucino.

Mai come in questo caso l’opera umana segna uno spartiacque sul piano ambientale e sociale di un’intera regione come lo è la Marsica. Con la scomparsa del lago e la comparsa di una grande distesa di terre fertile, tutti i paesi ex rivieraschi come Trasacco cambiano volto e anima.

I Trasaccani divengono in breve una popolazione dedita all’agricoltura e come loro anche gli altri paesi si adattano al nuovo corso. Insieme a ciò vediamo crescere il ruolo del principe Torlonia che con la sua impresa diventa in un colpo solo proprietario di una grande distesa di terra e nuovo feudatario della Marsica.

Il titolo simbolico di Principe del Fucino avuto dal re nel 1876 non fa che celebrare questo ruolo.

La Marsica cambia quindi in brevissimo tempo morfologia ed economia e nel corso dei decenni successivi tale cambiamento si accentuerà, portando ad un primo grande sviluppo della zona e nuovi problemi sociali. Un cambiamento totale.

Trasacco da importante centro peschereccio diventa importante centro agricolo, con gli abtanti che si trasformano da pescatori ad agricoltori.

 

– INTERVENTO SULLA BASILICA DI SAN CESIDIO

Un intervento significativo, ma secondario rispetto agli altri del passato, riguarda la pittura della volta ottagonale della cappella di San Cesidio.

 

 

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XX Secolo

 

– TRASACCO A INIZIO XX SECOLO

A inizio XX secolo il paese di Trasacco si presenta come un bel paese con una popolazione in crescita, che prova a seguire l’iniziale fase di sviluppo presente ora, grazie all’incremento delle vendite dei prodotti agricoli del Fucino.

 

Immagine di Trasacco a inizio XX secolo. (Fotogramma video Youtube “TRASACCO CUMMEMM”)

 

 

– RESTAURO DEL 1904

Basilica di San Cesidio a inizio XX secolo. (Fotogramma video Youtube “TRASACCO CUMMEMM”)

 

Nel 1904 viene demolito il muro di recinzione degli atri, ancora visibile fino a questo momento. permettendo con ciò un maggiore spazio di movimento.

 

 

– TERREMOTO DEL 1915

L’atroce terremoto di Gioia dei Marsi del 1915 conduce a rovina l’intera Marsica. Tutti i paesi fucensi scompaiono e altri riportano gravissimi danni, con punte di morte delle persone che vanno dalla metà della popolazione locale fino al 90% di alcuni casi, come ad Avezzano.

A Trasacco il sisma uccide qualche decina di persone e provoca molti crolli, ma non si rivela distruttivo come in altri casi.

In questo quadro la basilica di San Cesidio riporta danni ingenti, ma non crolla.

 

– DANNI DEL SISMA DEL 1915 ALLA CHIESA DI SAN CESIDIO

I danni arrecati dal terremoto di Gioia dei Marsi alla chiesa di San Cesidio hanno riguardato il crollo delle volte a vela della navata centrale, e il crollo della parte alta del campanile.

 

– TRASACCO 1915-40

Superato il terremoto arriva il duro periodo della 1 guerra mondiale e poi dell’epidemia della “Spagnola” che nella Marsica tra il 1918-19 miete molte vittime.

Con gli anni ’20 abbiamo il Fascismo e la prima ricostruzione dei borghi compresa Trasacco che vede riparati in parte i propri beni storici, ma soprattutto si avvia la ricostruzione del paese distrutto dal terremoto del 1915.

La ricostruzione prosegue negli anni ’30, ma nel 1939 Trasacco come altri paesi non risulta ancora del tutto riparato e il tutto s’interrompe a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale.

 

– SECONDA GUERRA MONDIALE

L’Italia entra nella guerra a fianco della Germania nel 1940. Nei primi tre anni di guerra il paese perde su tutti i fronti, e addirittura subisce l’invasione alleata nel 1943. A questo punto il Fascismo crolla e il paese va allo sbando. Da sud abbiamo gli Alleati che mano a mano liberano il paese dal Fascismo e da nord abbiamo i Tedeschi che non ci stanno a perdere e invadono il paese fino a Frosinone. Qui costruiscono la linea Gustav, che segna il confine fra le due Italie, tedesca e alleata.

La Marsica invasa dai tedeschi diventa la sede del comando tedesco nel centro Italia, che controlla la linea Gustav. Nella Marsica i Tedeschi instaurano un duro regime di polizia che imprigiona la popolazione in uno stato di grave sofferenza. Questo stato di cose va avanti diversi mesi. Nel frattempo gli Alleati iniziano a bombardare i territori abruzzesi nella speranza d’indebolire i Tedeschi e allo stesso tempo si fronteggiano intorno alla linea Gustav. I Marsicani soffrono in silenzio e cercano come possono di andare avanti. Intanto proseguono i bombardamenti alleati che distruggono diversi borghi della Marsica. A Trasacco la vita è difficile e dura, ma a giugno del 1944 gli Alleati riescono a sfondare la linea Gustav e penetrare all’interno liberando in breve tutto il centro Italia. La Marsica è liberata dai barbari tedeschi tra il 7 e il 12 giugno 1944. Nell’arco di pochi mesi l’intera penisola è liberata e ciò permette d’iniziare un nuovo capitolo di storia.

 

– Il  SECONDO DOPOGUERRA E LA RICOSTRUZIONE

 

Trasacco come gli altri borghi marsicani riporta danni dall’occupazione nazista e in parte ha bisogno di completare la ricostruzione post sisma del 1915.

Ma i danni maggiori sono nell’animo delle persone che hanno subito in pieno i crimini nazisti. Crimini che hanno riguardato veri massacri fra la popolazione civile. Fra questi ricordiamo l’eccidio nazista a Tre Portoni, località vicina a Trasacco e l’altro eccidio nazista avvenuto a Collelongo dove vengono fucilate tre persone da parte dei barbari nazisti.

Questi episodi nel 1945 a guerra finita sono ancora molto freschi nei ricordi delle persone del posto, e nel maggio 1945 Faccetta Nera, una giovane del posto divenuta amante di un soldato tedesco, di ritorno a Trasacco, nonostante fosse ospitata in via precauzionale nella caserma dei carabinieri, fu presa con la forza da una folla inferocita. Appesa per i piedi su un albero della piazza di San Cesidio fu barbaramente uccisa a colpi di scure, coltelli e forconi.

Il tempo nel frattempo passa e nei successivi anni dalla guerra, gli animi si calmano e Trasacco viene quasi del tutto ricostruita. Ma la drammaticità delle condizioni economiche della zona, nonostante l’avvenuta ridistribuzione delle terre fucensi ai contadini e la riforma agraria del 1951, spinge molte persone ad emigrare di nuovo in cerca di fortuna verso l’estero e verso le città italiane più importanti.

Il picco di emigrazione si raggiunge negli anni 60′. Il paese di Trasacco passa così da 5718 unità del 1951 a  5311 del 1971.

 

– IL RESTAURO DELLA BASILICA DI SAN CESIDIO NEGLI ANNI 60′

Negli anni 1960 a Trasacco prende corpo il progetto di restauro dell’antica basilica di San Cesidio, ormai abbandonata a se stessa dal 1915. Il progetto dopo alcuni anni di strutturazione prende avvio nel 1967 e si procede finalmente in modo completo ed efficace al restauro della basilica

Il restauro iniziato nel 1967 va avanti fino al 1969 e vede un poderoso restauro della basilica con interventi che riducono le volumetrie iniziali ed eliminano le sovrastrutture barocche.

L’intervento di restauro procede ad un ritorno d’immagine della basilica al periodo medievale.

Nella pratica l’intervento opera un adattamento della struttura della basilica rendendola più simile possibile al volto della chiesa nel XIII secolo.

Il nuovo restauro porta infatti alla risistemazione della facciata esterna così come la vediamo oggi, con la sua facciata originaria est occupata dal rinascimentale Oratorio della Concezione, dal Portichetto, che rappresenta oggi la facciata principale, con sulla destra il possente campanile piramidale.

 

– TRASACCO E LA BASILICA DI SAN CESIDIO A FINE SECOLO

Con gli anni ’80 abbiamo il boom economico della Marsica, che seppure in ritardo rispetto ad altre parti d’Italia, si riesce ad affrancare la zona dallo stato di povertà in cui ha vissuto fino a metà degli anni ’70. Il benessere permette alle famiglie di realizzare proprie abitazioni con tutti i confort possibili, mentre i comuni con maggiori entrate iniziano una riprogrammazione dei propri paesi.

I paesi della Marsica seguendo ognuno un proprio percorso riescono a ristrutturarsi dandosi nuovi impianti urbanistici più moderni ed efficienti, che allo stesso tempo riescono a salvaguardare l’ambiente in cui si trovano.

Questo porta anche a un rilancio culturale dei paesi, che attraverso la ristrutturazione e il recupero dei propri beni storici e della propria cultura si rilanciano in chiave turistica.

In questo quadro Trasacco si comporta nello stesso modo di altri paesi con il lancio di nuove iniziative culturali e il recupero dei propri beni storici. Tra questi vi è anche la basilica di San Cesidio.

 

 – LA BASILICA DI SAN CESIDIO A FINE SECOLO

La basilica di San Cesidio con la sua rilevanza storica e artistica diventa sempre più il fulcro d’iniziative culturali volte ad esaltare l’importanza della stessa e di Trasacco in general

 

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XXI Secolo

 

– TRASACCO A INIZIO XXI SECOLO

Trasacco è uno dei paesi della Marsica dove più forte è la crescita demografica. Trasacco nel 2001 arriva a contare 5998 unità e per tutto il decennio continua a crescere arrivando nel 2011 a 6144 unità. Questa crescita demografica si spiega sia la maggiore presenza di stranieri che scelgono questo paese come dimora, sia per il ritorno di vecchie famiglie emigrate in passato e ora di nuovo presenti nel borgo. Trasacco nel complesso vede migliorare il proprio assetto urbanistico, riuscendo a non stravolgerlo, ma anzi ad accrescerlo nel valore con tante iniziative.

Allo stesso tempo vediamo la crescita del paese anche sotto il profilo turistico e ciò grazie a una cresciuta maggiore sensibilità verso il territorio, che si traduce con tante iniziative culturali.

 

– LA BASILICA DI SAN CESIDIO A INIZIO XXI SECOLO

Sulla scia di quanto detto vediamo come la basilica di San Cesidio viene maggiormente valorizzata in questo periodo sul piano turistico. Ciò viene realizzato attraverso l’inserimento della struttura in percorsi di turismo religioso, che rappresenta uno dei filoni turistici più interessanti che stanno venendo fuori negli ultimi anni. Chiaramente a parte questo la basilica di San Cesidio rimane un bene religioso di primaria importanza per Trasacco, che viene sempre ben frequentato e seguito.

 

 


STRUTTURA DELLA BASILICA DI SAN CESIDIO DI TRASACCO

 

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Pianta

La basilica di San Cesidio ha un impianto a croce latina, disposta in due assi tra loro esattamente perpendicolari. Questa strutturazione è però difficilmente leggibile, per l’aggiunta della quarta navata, che rende questa chiesa unica nella sua architettura.

L’interno della chiesa appare semplice e austero e si presenta a quattro navate scandite da una serie di pilastri quadrati.

 

 

 

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Struttura interna

Interno della Basilica di San Cesidio. (Immagine personale)

 

L’interno della basilica è a quattro navate. Ognuna di queste navate è divisa dalle altre dai possenti colonnati, che sorreggono la chiesa. I pilastri sono di pietra montana a base quadrata.

 

 

– Entrata alla chiesa

Cantoria dell’antica basilica. (Immagine personale)

 

Entrando nella chiesa dalla Porta delle Donne sul lato nord, abbiamo sulla nostra testa un piccolo spazio coperto da un balcone. Nel balconcino è posta la cantoria dell’organo.

 

 

– Navata centrale

Navata centrale. (Immagine personale)

 

Cammninado lungo la navata centrale, contornata dalle possenti colonne, osserviamo in fondo il Presbiterio con l’altare maggiore

 

– Presbiterio

L’altare principale. (Immagine personale)

 

Il presbiterio è introdotto da una scalinata di 8 gradini, che lo rialza rispetto al piano di calpestio.

Su questo troviamo l’ambone, capolavoro del 1200 ed il sarcofago del III secolo, adattato a mensa eucaristica.

Nella zona absidale vi è il coro ligneo monastico al di sopra del quale, sulla parete di fondo, una bifora trilobata di stile tardo gotico illumina e mette in risalto il caldo colore della pietra di costruzione.

 

Il presbiterio visto angolarmente. (Immagine personale)

 

La zona sottostante la tribuna è occupata da una cripta, a cui una volta si accedeva, anche tramite una scalinata centrale, ora eliminata.

Esaminiamo brevemente le parti di questo altare

 

Il Sarcofago e mensa eucaristica dell’altare maggiore

L’attuale mensa eucaristica si svolge su un sarcofago adattato a questo. Il sarcofago in se è degno di nota per le sue decorazioni artistiche che lo fanno risalire al periodo della chiesa primitiva.

Il sarcofago è di età paleocristiana ed è sicuramente l’elemento caratterizzante di tutto il presbiterio.

Il sarcofago paleocristiano è stato successivamente ridecorato secondo lo stile bizantino dell’VIII secolo. Questo sarcofago data la sua importanza nella chiesa merita un approfondimento.

Questa struttura rivela linee che lo datano più o meno fra il VII e l’VIII secolo, ma un attenta analisi dice che esso è di età paleocristiana (III secolo d.C.), e vista la sua importanza nella chiesa, probabilmente ha contenuto per un certo tempo i corpi o il corpo di uno dei due santi a cui è dedicata la chiesa.

Su un lato del sarcofago vi è disegnata una scultura tanto rozza, che sembra quasi un graffito e raffigura un vaso con tre catenine affisse al centro di un arco dentellato. Questa decorazione richiama l’arte paleocristiana, ovvero il vaso e il famoso Colombaio, con il primitivo Tabernacolo, dove si conserva la S.S. Eucarestia o come avveniva nelle Catacombe dove la tomba di un personaggio illustre a forma di madia era decorata in alto da un arco.

Ebbene l’arco a sua volta è raffigurato retto da due colonnine, di cui una di queste è spezzata, per permettere di avere uno spazio dove collocare il nome del defunto. Oltre a queste decorazioni ve ne sono anche altre che però rimandiamo ad altro testo per approfondirle.

La decorazione del sarcofago è sicuramente primitiva, con il lato frontale che è l’unico ad essere decorato. La decorazione del lato frontale comprene la superficie divisa in due riquadri con simboli disposti simmetricamente: a sinistra due leoni che si affrontano, a destra due pavoni alla fonte, attorno una decorazione vegetale.

 

Questo sarcofago è stato inizialmente posto nelle catacombe e poi successivamente spostato in un luogo più aperto e largo per la venerazione pubblica dei Martiri.

In questa nuova posizione il sarcofago è stato ridecorato su un altra facciata, che è più larga della precedente e sembrerebbe che la decorazione risalga all’VIII secolo.

Quindi essendoci due decorazioni su due lati diversi è possibile, che il sarcofago sia di età molto antica poichè la prima decorazione sembrerebbe indicare ciò, mentre posto nella nuova posizione sia stato di nuovo decorato, secondo lo stile bizantino dell’VIII secolo.

La seconda decorazione, in cui qui non entriamo nel dettaglio, posta a confronto con la prima, ha fatto dibattere molto gli studiosi, in quanto di mezzo c’era la storia del sarcofago e sullo sfondo una dinamica complessa.

In breve si deduce è strano avere una seconda decorazione di gusto bizantino posta su un’opera di età paleocristiana. Le ipotesi al riguardo hanno ipotizzato due possibilità o che il sarcofago sia stato portato a Bisanzio e qui aggiunta la decorazione, o che sia venuto in qualche modo un’artista di Bisanzio, che abbia decorato nell’VIII secolo il sarcofago sull’altro lato.

 

L’ambone

L’ambone si pone sul lato sinistro dell’altare. Questo è sicuramente il pezzo più pregiato della basilica, in qualche modo anche più dello stesso altare. Oggi questo pezzo è usato come lettorino, ma questo faceva parte in origine di un pulpito andato distrutto.

L’ambone è stato realizzato nel XIII secolo, e poi decorato in età barocca, con decorazione floreale a capriate scoperte.

La decorazione comprende una colonnina posta in mezzo e scolpita a bassorilievo. Questa divide la superficie in due parti; su di essa è rappresentato l’Agnelo Crocifero.

Nei due campi: alla destra abbiamo l’Angelo ed il Leone, a sinistra l’Aquila e il Torio, simboli dei quattro evangelisti. Negli spazi liberi ci sono liste di mosaici con tessere bicolori. La composizione è delimitata in alto da un fregio con ovuli vegetali.

L’ambone come abbiamo detto, è un’opera della metà del XIII secolo, 1250 circa, ed ha rappresentato quanto di meglio si è saputo realizzare di artistico nella Marsica di allora dagli artisti dopo l’arrivo dei marmoreri romani.

Scendendo, sul terzo pilastro di sinistra sono visibili frammenti di affreschi raffiguranti una Crocifissione e S. Giovanni in atteggiamento di pianto, resti di un intero ciclo pittorico andato totalmente distrutto.

 

 

Il coro monastico

Coro monastico dietro l’altare principale. (Immagine personale)

 

Sul fondo dell’altare troviamo il coro monastico del settecento. Questa opera lignea settecentesca si colloca nella zona absidale, ha una pianta rettangolare e si compone di un solo ordine di stalli.

Il coro ligneo si compone di 18 scanni, divisi da volute su cui poggiano larghi e semplici braccioli. L’alzata si caratterizza per avere specchi molto lineari e paraste sormontate da capitelli corinzi, finemente intagliati. Il baldacchino è arricchito esternamente da una cornice decorata.

 

– Cripta

La cripta presente nella basilica si compone di tre locali:

 

Reliquario. (Immagine personale)

 

– il primo locale comprende un altare con un reliquario dei SS. Martiri di Trasacco

– il secondo locale si caratterizza per due angusti corridoi che fanno accedere alla terza e ultima stanza.

– Il terzo locale di dimensioni molto ridotte, contiene solo l’urna di cristallo con altre reliquie. In quest’ultimo la copertura è con la volta a botte che presenta elementi di pittura attribuibili al XIII secolo. Le raffigurazioni comprendono le effigi di San Cesidio in abito sacerdotale con la palma in mano, di S. Rufino vescovo con abiti pontificali e, nella mandorla, l’immagine di Gesù Redentore.

 

– Sagrestia

La sagrestia si compone di diversi arredi antichi e ben conservati, che danno una piacevole sensazione al visitatore che li osserva.

Nella sagrestia troviamo l’altare, l’arredo ligneo e le pitture delle lunette e della volta molto ben conservati, che danno al locale un atmosfera elegante con questa pienezza di arredo di opere d’arte.

Per citarne i principali abbiamo un grande armadio che occupa la parete ovest compresa fra le due finestre che rilasciano luminosità alla stanza.

Questo armadio presenta riquadrature delineate da paraste a quattro scanalature con capitelli corinzi intrisi di elementi ionici. Gli sportelli, dai disegni molto delicati e sempre differenti, danno una forte idea di raffinatezza; il medesimo ricamo presenta la fascia lignea che completa la parte alta, incastonata entro una cornice dagli intagli a dentelli. Il mobile di base stupisce ancor di più per la perfetta simmetria delle figure e la stupenda finezza delle stesse. Sulla riquadratura di centro abbiamo in evidenza la figura di S. Cesidio contornata da due rami di palma, simbolo del martirio; a sud quella di S. Rufino e a nord una figura che potrebbe essere Alessandro martire.

OItre all’armadio appena citato ci sono altri arredi degni di nota, non potendo citarli tutti, ne ricordiamo solo un altro. Ovvero l’armadio dei paramenti sacri che ha paraste con rudenti sormontate da capitelli di ispirazione dorica.

Detto ciò continuiamo a parlare brevemente della sagrestia con riferimento alle lunette, affrescate da un ignoto autore nel XVII secolo. Queste ritraggono la storia dei SS. Rufino e Cesidio, e testimoniano anche la vita del XVII secolo. Infatti questo ignoto pittore ha saputo descrivere sapientemente elementi del passato con quelli del suo tempo. I dipinti sono stati fatti eseguire dall’Abate dell’epoca Antonio Leonardi Petrei nel 1687 e rappresentano, dato il complesso dell’opera, un ciclo assai raro di un’arte popolare.

 

Spostiamo ora il nostro sguardo sul resto della chiesa andando a descrivere le altre navate

 

 

– 2 e 3 Navata laterale sinistra

2 Navata laterale sinistra. (Immagine personale)

 

Queste due navate rappresentano con la navata centrale la parte più antica della chiesa.

La navata più a sinistra appare alla vista, coperta, com’è, dalla edificazione dell’Oratorio della Concezione, che venendo costruito ancora pù avanti, chiude la piazza sul lato sud ed occupa lo spazio di quella parte che, nel Medioevo, è stato l’atrio frontale.

Nelle vele della seconda e terza navata abbiamo i resti degli affreschi del 400′ facenti parte di un intero ciclo pittorico sul tema dei Misteri della Redenzione.

Nella terza navata abbiamo l’altare di San Giuseppe. Questo è fatto in stile rinascimentale e l’autore che lo ha creato sembrerebbe di scuola brunelleschiana. Su questo è posta una tela di scuola romana del 600′. Andando avanti, superando il braccio destro del transetto, è custodito un massiccio Crocifisso in legno di fattura manieristica. Proseguendo infibe s’incontra l’accesso alla cripta e alla sagrestia.
 

 

– Navata laterale destra

Navata destra. (Immagine personale)

 

La quarta e ultima navata, che andiamo a trattare riguarda la parte più recente della chiesa, in quanto costruita nel XVII secolo.

L’aggiunta di questa navata e la sistemazione della chiesa in funzione di essa, rappresenta sotto il profilo architettonico un unicum, almeno in Abruzzo.

Per esempio il tetto è dovuto essere adattato alla nuova navata, attraverso un suo prolungamento di modo da renderlo un tutt’uno.

Su questo lato della chiesa abbiamo l’accesso al campanile, proseguendo dritto incontriamo il fonte battesimale. Questo è posto al di sotto del piano di calpestio, e lo si raggiunge tramite alcuni gradini. Questo si compone di una vasca rettantolare con graziosi intagli romanici. Posto sulla pare vi è un dipinto della scuola romana del 600′. In questo è raffigurato il Battesimo di Gesù.

Proseguendo avanti s’incontra l’edicola tardo trecentesca di Santa Caterina di Alessandria. Questo monumento è di stile tardo gotico, e anche se attualmente è presente qui, all’inizio era presente nella distrutta chiesa di S. Caterina situata in località Fossa della Villa. Sotto l’edicola sono posti due bassorilievi con i simboli della passione.

 

Affresco di San Michele Arcangelo. (Immagine personale)

 

Oltre a questo troviamo l’affresco di S. Michele Arcangelo, dipinto come un giovane in atto di dare il colpo mortale con la mano destra e con la sinistra sorregge la bilancia che pende sull’angelo ribelle in segno di estrema condanna.

 

Struttura della chiesa

Sul piano strutturale la chiesa è fatta in muratura portante in pietrame con sovrastanti capriate in legno nella navata centrale con volte a crociera, munite di catene nelle navate laterali.

 

– Copertura

La copertura della navata centrale è a due falde del tipo a capanna a capriate scoperte. Questa è decorata con piastrelle rettangolari di terracotta ove sono dipinti fiori stilizzati che fanno assumere alla volta le caratteristiche del legno dipinto.

Invece le navate laterali dispongono di una copertura a falda unica. Il manto di copertura è in laterizio.

 

– Pavimentazione

I pavimenti sono composti da lastre di pietra di varie dimensioni e forme.

Riguardo ai pavimenti aggiungiamo una curiosità, ovvero entrando nella chiesa si nona che il piano della pavimentazione non risulta omogeneo e ciò perchè durante l’ultimo restauro del 1967-69 si è indagato sull’interramento delle basi di alcuni pilastri. Sono infatti stati trovati i resti di pavimentazione antica sia alla base di diversi pilastri, sia nel mezzo delle prime due campate, dove è posta una intera lastra con alcuni cenni di decorazione a cerchi concentrici.

 

 

 

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Facciata

La facciata della chiesa comprende la facciata principale del lato nord e la facciata laterale sul lato est.

 

 

– Facciata Nord:

Facciata principale della Basilica di San Cesidio. (Immagine personale)

 

La facciata principale posta a nord, è rappresentata da uno stile povero ed è caratterizzata da una struttura a capanna di tre livelli.

Sul livello più alto abbiamo una finestra semicircolare, quindi al secondo livello vi sono due finestre rettangolari, e alla base abbiamo il famoso “Portale delle Donne.

 

“Portale delle Donne”. (Immagine personale)

 

Questo portale è stato per diversi secoli l’ingresso, dove sono transitate solo le donne. Il portale è arricchito da un piccolo portico, conservatosi nei secoli nella sua forma originaria. Questo portico rinascimentale copre circa la metà della parete.

 

 

– Facciata est

 

Facciata est della Basilica di San Cesidio. (Immagine personale)

 

La facciata est si presenta in uno stile povero ed essenziale ancora più marcato rispetto al lato nord. Questo è caratterizzato da due livelli.

– Il livello superiore che si caratterizza da tre finestre semicircolari, che danno luce nell’interno

– Il livello inferiore caratterizzato dal magnifico “Portale degli Uomini”.

 

Portale degli Uomini. (Immagine personale)

 

Il Portale delle Uomini  di Trasacco è uno dei più raffinati esempi di arte tardo medievale di questo tipo. Questo ingresso da un’idea di slancio sottolineato dalle colonnine tortili, terminanti in archi sovrapposti e diversamente scolpiti, che aumentano il senso dello spazio. Questa struttura risulta magnifica per severità e regale maestosità, per chiunque si appresti ad entrare nella basilica.

Il portale si caratterizza per avere una strombatura adorna di colonnine tortili, stipiti differentemente scolpiti, che proseguono nell’archinvolto, e da tre arcate impostate su capitelli con decorazioni floreali e zoomorfe.

Dal piccolo basamento, realizzato con l’ultimo restauro, si innalzano, alternandosi dall’esterno verso l’interno nei due lati, una colonna tubolare, lo stipite decorato con dieci elementi giraliformi (su quello di sinistra 6 sono semplici, 4 sono intrecciati con elementi decorativi e simboli cristiani, come un pavone e degli amorini vendemmianti; su quello di destra gli elementi sono tutti semplici), una elegante cornice decorativa con la funzione di addolcire lo spigolo, una colonna tortile, quindi lo stipite ornato da nove formelle quadrate con fiori stilizzati e diversi tra loro, caratteristica questa dello stile romanico – abruzzese, di nuovo una colonna tortile, infine lo stipite dove si ripetono i motivi spiraliformi (su quello di sinistra 7 girali, su quello di destra 8).

Anche sullo stipite architravale sono stati scolpiti girali ed amorini ma in forma più raffinata e sottile.

I capitelli, tipicamente rinascimentali, si caratterizzano per avere figure femminili con corpo d’uccello (arpie) la cui coda genera un elemento floreale, che orna la parte centrale del capitello stesso, e fa quasi da sostegno ad un volto di angelo con ali o ad un vaso dalla linea classicheggiante. Questi finiscono con una cornice spezzata e marcano la linea di separazione tra l’architrave e l’archivolto.

Nella fascia intermedia le formelle portano scolpito teste d’angeli, con ali di pregevole fattura, e si discostano di molto rispetto all’esecuzione scultorea degli amorini e degli animali presenti nel resto della composizione.

Nella lunetta, sopra il Portale degli Uomini, vi è raffigurata un’Annunciazione, ovvvero l’Arcangelo Gabriele che annuncia a Maria il mistero dell’incarnazione. Anche questo dipinto è di autore ignoto e databile intorno al 400.

Il portone ligneo, databile secondo qulacuno al periodo rinascimentale, che una volta chiudeva l’ingresso, è oggi visibile dietro quello attuale.

 

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Oratorio della Concezione

Oratorio della Concezione. (Immagine personale)

 

Sulla sinistra della facciata nord troviamo l’oratorio della Concezione. A questo è possibile accedere direttamente dalla chiesa. L’oratorio assume il nome della confraternita che lo ha fatto edificare.

E’ un’aula leggermente trapezoidale sia all’interno, che all’esterno, e presenta caratteristiche architettoniche e decorative imitate dalla chiesa, quali il tetto a capriate scoperte con fiori stilizzati su piastrelle ed archi a sesto acuto.

Inoltre nell’oratorio sono presenti i resti dei monumenti funerari dei Titecii, ovvero della gens Titecia, famiglia che è stata a capo dell’amministrazione del centro Supinum, in epoca imperiale. Si tratta dei resti di un gruppo di lastre decorate da fregi d’armi e insegne militari

 

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Campanile

 

Campanile della Basilica di San Cesidio. (Immagine personale)

 

Il campanile della Basilica di San Cesidio si pone fra il lato est e nord e comprende una torre dalla forma particolare, che rappresenta per questo un vero unicum in tutto l’Abruzzo.

Il campanile possiede due livelli, il primo comprendente il fusto avente una forma a piramide tronca e il secondo comprendente il livello campanario che si eleva dalla base piramidale.

– Il primo livello comprende il fusto piramidale s’innalza in modo possente e dominante ed è costruito in pietra ben squadrata ed allineata agli angoli, nelle riquadrature invece il fusto sembra composto alla rinfusa nelle zone di riquadrature.

– Il secondo livello che comprende la parte campanaria è a base quadrangolare a conci di pietra con frammenti di sculture ed è abbellito da una merlatura decorativa.

In ultimo nella parte più alta si osserva una piccola lanterna con una croce di ferro.

 

 

Torre campanaria vista di lato. (Immagine personale)

 

Il secondo livello strutturato come una torretta, ha la cella campanaria con monofore e campane nelle facce

 

 


BIBLIOGRAFIA

 


CHIESE DELLA MARSICA


TRASACCO


STRUTTURE E MONUMENTI DI TRASACCO