AIELLI – CHIESA SANTISSIMA TRINITA’


STRUTTURE E MONUMENTI MEDIEVALI-CONTEMPORANEI


 

 

POSIZIONE DELLA CHIESA DELLA SANTISSIMA TRINITA’ – AIELLI

 

 

 

 

 


STORIA DELLA CHIESA DELLA SANTISSIMA TRINITA’ – AIELLI

 

 

 

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XIV secolo

 

– Il paese di Aielli a metà ‘300

 

Aielli è un paese della Marsica facente parte della contea di Celano ancora diretta dalla longeva famiglia Berardi. Aielli prima dell’invasione di Amatrice (1347) è un paese di montagna a prevalente economia agricola, che si autogestisce con l’agricoltura e un po’ di pastorizia e di caccia, presente nei boschi circostanti il paese.

Quando poi nel 1347 le forze di Amatrice invadono la Marsica, provocano in questa molti disastri, tra cui la distruzione del paese di Aielli. Se questo non bastasse nel 1348 una tremenda epidemia di Peste colpisce l’Europa compresa l’Italia e l’Abruzzo, quindi anche la Marsica portando molti lutti nella zona. Al momento non sappiamo quanti morti di Peste vi siano stati ad Aielli, ma presumiamo che anche questo paese ne sia stato travolto.

Infine nel 1349 alcune gravi scosse sismiche di grande potenza si verificano in vari settori dell’Appennino tra cui anche nella zona della catena del Velino – Sirente. Queste scosse hanno profondamente scosso e scioccato l’intero meridione italiano provocando la distruzione di interi abitati e moltissimi morti.

 

 

– Il terremoto del 1349

Di queste scosse quella che maggiormente ha interessato la Marsica è stata quella del 9 settembre 1349, allorquando un forte sisma si verifica nel centro Italia, che pare abbia avuto come epicentro la catena del Velino – Sirente. Il sisma, che pare avesse una potenza di 6,5-6,7 Mw, ha gravemente colpito la Marsica distruggendo diversi borghi e provocando molti danni e lutti in altri.

Il sisma del 9 settembre 1349 di cui parleremo in altra sede, è solo uno dei sismi gemelli che si verificano a breve lungo la catena appenninica nel corso di questo tristissimo anno. Nell’insieme le varie scosse prodottesi in modo violento a breve distanza di tempo nel 1349 producono enormi danni in tutta l’area appenninica comprese quelle zone a minor rischio sismico come Roma, che viene semidistrutta dal sisma del 9 settembre 1349.

 

 

– Il terremoto del 1349 ad Aielli

Al momento non abbiamo fonti dirette degli effetti del sisma su Aielli, ma considerando la potenza del sisma e la relativa vicinanza, sempre che i dati in nostro possesso siano confermati, siamo portati a credere, che il paese di Aielli sia stato gravemente scosso e ferito da questo sisma, che è riuscito a produrre gravissimi danni anche a Roma. Ad Aielli è possibile che la parte di paese salvatasi dalla devastazione di due anni prima sia stato distrutto. Da ciò consideriamo il paese di Aielli distrutto dal sisma, se poi interverranno dati in controtendenza, sarà nostra premura correggere quanto scritto.

 

 

– Ricostruzione del paese di Aielli

I conti Berardi, dopo la distruzione di Aielli del 1347 e del 1349 per il sisma del 9 settembre, iniziano la ricostruzione del paese ricostruendo una nuova cinta muraria a cui fa seguito il nuovo borgo posto all’interno delle mura.

Successivamente sistemato, il paese secondo uno schema prettamente medievale, viene costruita nel 1356 per iniziativa dei conti Berardi, una nuova torre di avvistamento in cima al paese e nel 1362 viene eretta la nuova chiesa parrocchiale posta nell’area soggetta alla giurisdizione del Vaticano.

Questa chiesa che sarà soggetta a vari aggiustamenti, verrà sorretta nella gestione religiosa della comunità aiellese, da altre chiese presenti in loco come la chiesa di San Silvestro ora scomparsa, o come le chiese di Santa Cristina di Subezzano e di San Giovanni in Pentoma presenti nelle vicinanze del borgo.

 

 

– Fondazione chiesa santissima trinità (1362)

La chiesa della Santissima Trinità risale al 1362, ed è stata costruita per volere del conte di Celano Ruggero II, che all’epoca era intento già da alcuni anni nella ricostruzione del paese, distrutto nel 1347 dalle forze di Amatrice e con grande probabilità ulteriormente danneggiato dal sisma del 1349.

Il luogo prescelto, per la costruzione della chiesa da Ruggero II è la piazza del borgo di Aielli, che in questo periodo è suolo lateranense, ovvero è soggetta alla giurisdizione della chiesa di S. Giovanni in Laterano di Roma. Ciò risulta sia dall’Archivio Lateranense, che dall’Inventario dei Beni dello stesso conte del 1387, conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana.

 

 

– Completamento della chiesa della Santissima Trinità: 2 tappa (1385)

La prima costruzione avvenuta del 1362 porta all’edificazione della struttura della chiesa, ma non al suo completamento che avviene nel 1477-1479. Ad oggi quando si rimanda all’età della chiesa della Santissima Trinità si usa far riferimento al 1362, ma in teoria bisognerebbe citare il 1479 allorquando è avvenuta la definitiva consacrazione.

Da ciò si evince che la chiesa è stata costruita tra il 1362 e il 1479 seguendo un percorso a tappe. Seguendo questo ragionamento diciamo che la seconda data importante nel completamento della chiesa è il 1385 allorquando la chiesa viene provvista della campana, che deriva dalla cattedrale di Santa Sabina di Civita dei Marsi (San Benedetto dei Marsi). Questa è stata portata qui dal Vescovo dei Marsi Gentile da Aielli, originario di Civita dei Marsi.

 

 

 

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XV secolo

 

 

 

– Aielli all’inizio del XV secolo

All’inizio del XV secolo Aielli si trova ancora inserita nella contea di Celano, sempre dominata dai Berardi rappresentati dal conte Nicola Berardi. Il conte è un uomo molto attento al suo contado e mira tramite varie acquisizioni a renderlo il più esteso possibile. In effetti il contado di Celano all’inizio del secolo rappresenta uno dei più grandi feudi di tutto regno napoletano. Aielli in questo periodo vive di pastorizia e agricoltura.

Sul piano agricolo il paese si viene sempre più specializzando nella coltivazione di alcune piante come l’Ulivo per l’olio e la Vite per il vino. Il vino di Aielli è considerato uno dei migliori vini della regione marsicana. Gli abitanti del paese pare siano non più di 900.

 

 

– Nuova tradizione (1428)

Nel 1428 è avviato ad Aielli il rito che si ripete ogni anno nella prima domenica dopo la Pentecoste di spargere il grano nella navata centrale della chiesa della Santissima Trinità in segno di augurio. Probabilmente questo è un rito agrario propiziatorio di probabile origine pagana da mettere in relazione all’economia agraria della comunità di Aielli (Belmaggio Datt.).

 

 

– La crisi della contea di Celano (1422-39)

Nel 1418 muore Nicola Berardi, a cui succede nel contado il figlio Pietro IV. Pietro IV a sua volta malato muore nel 1422. Alla sua morte senza eredi maschi si estingue in linea maschile la famiglia Berardi che aveva fondato e guidato la contea di Celano fin dal 1143.

Ora è la sorella di Pietro, Jacovella ad ereditare la guida del contado, ma essendo donna viene usata come merce di scambio per condurre il suo territorio nelle mani dei Colonna tramite il suo matrimonio con Edoardo Colonna, nipote del papa. Ma la ferrea volontà di autonomia di Jacovella inducono la giovane ad abbandonare il marito non appena morto il papa nel 1431.

Jacovella fuggita da Roma torna a Celano dove riprende il controllo del suo contado rendendolo di nuovo indipendente. Infine dopo un brevissimo matrimonio con l’anziano capitano di Ventura Jacopo Caldora (che muore dopo solo tre mesi di matrimonio), conosce e sposa il giovane nipote di questi Leonello Acclozamora, anch’egli grande capitano di ventura capace di difendere il suo nuovo contado dagli appetiti esterni. Jacovella grazie a questo giovane, per cui perde completamente la testa, riesce a governare in solitaria la sua contea assicurando a questa anni di pace e prosperità. Con lui Jacovella mette al mondo tre figli Ruggero, Pietro e Isabella.

 

 

– L’ascesa dei Trastamara a Napoli

Il regno d’Aragona nel 1442 dopo la conquista di Napoli. (Immagine da Wikipedia)

 

Alfonso re d’Aragona invade il regno di Napoli nel 1442 diventando in breve, dopo una completa occupazione dello stato, il nuovo sovrano di Napoli. Inizialmente il regno napoletano è unito al regno d’Aragona, ma nel 1458 alla morte di Alfonso, il figlio Ferdinando è proclamato re di Napoli inaugurando così la nuova dinastia dei Trastamara di Napoli.

 

Il regno di Napoli nel 1454

Ferdinando I re di Napoli 1458-94. (Immagine da
Wikipedia)

Napoli sotto il regno di Ferdinando I risplende di nuova linfa e autorevolezza e l’intero meridione conosce seppure con difficoltà un deciso miglioramento economico e sociale. Ferdinando assicura al meridione italiano una grande pace politica, che permette a tutta l’area di svilupparsi. A ciò si aggiungono le sue numerose riforme sociali, che permettono a molte persone di elevare il proprio tenore di vita, o comunque di migliorarlo.

Complice di questo periodo di tregua è sicuramente Firenze che sotto i Medici controlla indirettamente tutti gli stati italiani riuscendo con la Pace di Lodi a dare all’Italia una sorta d’indipendenza dagli stati stranieri, ma soprattutto una pace interna con una politica di pesi e contrappesi.

Ferdinando si rivela un sovrano all’altezza dei suoi tempi e seppure con alti e bassi riesce a controllare lo stato con mano forte riuscendo a sopravvivere politicamente a diverse congiure politiche. Ferdinando si rivela un grande politico capace di combattere battaglie vincendole e di sapersi ritirare al momento opportuno. Il regno di Napoli e con questo l’Italia conosce una lunga pace interna.

 

 

– La pace di Lodi (1454)

L’Italia nel 1454 dopo la pace di Lodi. (Immagine da Wikipedia)

 

Dopo le lotte furibonde fra i principali stati italiani d’inizio 400, grazie alla complicità di Firenze retta dai Medici, viene siglata la Pace di Lodi che sancisce per un lungo periodo di tempo una lunga fase di pace ed equilibrio fra i principali stati d’Italia.

La pace di Lodi verrà salvaguardata più volte dai Medici che come ago della bilancia riusciranno da qui in avanti a contenere la fame di potere tra i voraci stati italiani.

 

 

– Terremoto dell’Irpinia del 1456

Nel 1456 un forte sisma colpisce l’Irpinia causando notevoli danni e molti morti. Il sisma si risente in gran parte del centro Italia originando in molte zone grossi danni. Nella Marsica i danni per questo sisma sono notevoli seppure non uniformi, poichè risultano in alcune zone paesi con pochissimi danni e in altre zone paesi con danni enormi, come avvenuto nella Piana di Carsoli dove tutti i paesi della zona vengono distrutti. Ad Aielli il paese sembra riportare diversi danni che però pare non abbiano intaccato la chiesa parrocchiale della Santissima Trinità.

 

 

– Terremoto dell’Aquila del 1461

Nel 1461 un forte terremoto si verifica all’Aquila che viene distrutta. Pare però che questo sisma fatta eccezione per alcune località più esposte verso l’Aquila, non abbiano subito danni rilevanti. Su Aielli al momento riguardante questo sisma non è stato trovato nulla.

 

 

– La caduta dei Berardi e l’ascesa dei Piccolomini (1460-63)

Nel 1460 Jacovella Berardi, ultima esponente del suo antico casato, regge nuovamente da sola le redini del suo ricco contado di Celano e ciò dopo la morte del marito il conte Leonello Acclozamora.

Jacovella gestisce bene il suo contado e conta di gestirlo a lungo in attesa che il figlio Ruggero appena adolescente cresca e possa succederle. Ma il giovinetto a fretta di succedere alla madre e manifesta questo in una chiara ostilità alla madre. Jacovella finchè egli è giovane riesce a tenergli facilmente testa, ma quando questi cresce si allea con un giovane capitano di ventura, che mira solo al tesoro della contessa.

Il giovane capitano di ventura riesce facilmente a circuire il giovanissimo erede dei Berardi, che non rendendosi conto di essere stato raggirato accetta il suo aiuto contro la madre. La contessa da parte sua è disperata perchè sa di non riuscire a resistere ai due, ben sapendo che il capitano di ventura dispone di un piccolo esercito di giovani mercenari decisi a depredare il territorio di Celano.

La contessa spera nell’aiuto del re napoletano di cui è fedele suddita, o del papa. Papa Pio II saputo dell’ostilità del figlio contro la madre, è disgustato di questo e vuole aiutare la contessa, ma allo stesso tempo intravede in ciò una chiara possibilità di prendere alla contessa la ricca contea celanese.

La contessa nel frattempo assediata dal figlio e dal capitano di ventura cede per mancanza di forze nel 1462. Lei viene rinchiusa in carcere, mentre Ruggero diventa conte di Celano. Ma divenuto nuovo responsabile della contea Ruggero capisce tardi di quanto meschino sia il suo capitano di ventura, che introdottosi nel castello di Celano, lo depreda del tesoro della contessa e lo divide con il suo esercito.

Successivamente Papa Pio II interviene in modo forte contro Ruggero IV di Celano, ordinando al conte di Tagliacozzo di liberare la contessa e di cacciare il figlio usurpatore. Così avviene. il conte di Tagliacozzo muove guerra a Celano. La contessa Jacovella viene liberata e portata dal papa, il figlio Ruggero IV viene defenestrato da Celano (1463).

Al posto di Ruggero viene nominato il nipote del papa, Antonio Piccolomini che a partire dal 1463 diventa nuovo conte di Celano, inaugurando il ramo dei Piccolomini di Celano. Per molto tempo fino al 1470 Antonio Piccolomini si troverà in più di un occasione a combattere Ruggero Acclozamora, che rifugiatosi a Balsorano cercherà senza successo di riprendersi il suo contado.

 

 

– I Piccolomini nella contea di Celano (1465-80)

Antonio Piccolomini nuovo conte di Celano (1463-93).

 

Dal 1463 Antonio Piccolomini è nuovo conte di Celano e il suo governo s’incentra nel miglioramento generale del suo territorio. Antonio è un’abile amministratore, fuori dal comune per la sua bravura, riuscendo abilmente a far riprendere la contea di Celano sul piano economico.

Egli incentra buona parte delle sue entrate sulla produzione della lana, che gli rende ingenti risorse, che poi lui utilizza nel miglioramento del territorio di Celano e degli altri suoi feudi

Tutti i paesi della contea celanese vengono restaurati e riparati dai danni dei terremoti degli anni precedenti, compresa Aielli. Aielli sicuramente ha riportato danni dai due sismi, quindi necessita di riparazione che avviene negli anni 1465-80.

 

 

– Completamento della chiesa della Santissima Trinità: 3 tappa (1477-79)

Dopo il terremoto dell’Irpinia del 1456 e dell’Aquila del 1461 il nuovo conte di Celano Antonio Piccolomini procede al restauro e in molti casi al completamento di questo di molti borghi e chiese danneggiate dai sismi di metà secolo.

Ad Aielli si procede al restauro del borgo, compresa la chiesa della Santissima Trinità, che nel caso specifico deve essere anche completata come struttura. La chiesa infatti manca ancora di una facciata degna di questo nome. Ebbene nel 1477 il conte di Celano Antonio Piccolomini procede alla costruzione della facciata della chiesa.

Il restauro parte nel 1477 e si prolunga fino al 1479, con interventi che riguardano da subito le parti danneggiate dai sismi, per poi provvedere alla definitiva costruzione della facciata. I lavori che interessano la facciata comprendono oltre che il suo rivestimento, anche la creazione del portale d’ingresso.

Il portale datato 1479, è una struttura a strombo con arco a tutto sesto di scuola aquilana della fine del ‘400. Questo risulta molto simile al portale della chiesa di S. Maria Valleverde di Celano, datato 1508. Inoltre su esso vi è apposto lo stemma superiore con le mezzelune. La composizione stilistica che si nota sul portale, vede una fusione di elementi di stile romanico, gotico e rinascimentale. Ciò è ben presente sul ricco archivolto e sull’architrave caratterizzato da un ramo d’acanto che sorgendo da una brocca, si svolge a formare tre volute racchiudenti due fiori, sulle laterali, l’Agnus Dei in quella centrale.

 

 

– Benedizione del 1479

Il vescovo Antonio Senese festeggia la fine dei lavori con una solenne cerimonia ad Aielli. Questa cerimonia sancisce in un certo senso il completamento strutturale della chiesa della Santissima Trinità che comunque è sempre stata attiva fin dalla sua prima consacrazione del 1362, pur non essendo in quella circostanza completa in alcune sue importanti parti.

 

 

– Italia nel 1494

L’Italia nel 1494

 

Alla fine del XV secolo l’Italia si trova ancora in mano alle signorie tradizionali, che però ormai sono in piena crisi dopo che in lotta fra loro per il predominio regionale hanno rotto la decennale tregua di Lodi firmata nel 1454. Gli stranieri (Francesi e Spagnoli) desiderosi di conquistare l’Italia si litigano l’intero territorio inserendosi nelle dinamiche dei contrasti fra i tanti principati italiani.

Questi non riuscendo più a trovare fra loro un equilibrio chiamano in loro aiuto gli stranieri che non fanno gli interessi dei principi italiani, ma fanno il loro gioco, dapprima scontrandosi in favore di alcuni stati italiani e poi giocando direttamente in proprio occupando i vari stati italiani e scalzando le vecchie dinastie locali.

 

 

 

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XVI secolo

 

 

 

– Il regno di Napoli diventa colonia spagnola.

Incoronazione di re Ferdinando a re di Napoli nel 1504. (Immagine da Wikipedia)

 

Nel 1504 la Spagna di Ferdinando V vince il confronto con la Francia, occupando in modo stabile il regno di Napoli e scalzando la vecchia monarchia dei Trastamara-Napoli che vengono detronizzati. Ferdinando V di Spagna si fa proclamare re di Napoli nel 1504 e poco tempo dopo abbassa il regno napoletano a vicereame, facendolo diventare una semplice colonia spagnola.

 

 

– La Marsica all’inizio del XVI secolo

All’inizio del XVI secolo la Marsica segue il regno di Napoli all’interno del regno di Spagna divenendo in seguito una vera e propria colonia spagnola nel momento che il regno napoletano viene abbassato a vicereame.

La Marsica all’inizio del ‘500 si trova essenzialmente divisa in due grandi feudi il ducato di Tagliacozzo retto dai Colonna e la contea di Celano retta dai Piccolomini. Attorno a questi feudi ruotano piccole signorie più piccole di minore importanza appartenenti alcune anche a piccole famiglie nobili locali.

La contea di Celano a cui appartiene Aielli, si trova in un momento economico ancora sereno, grazie alla produzione e vendita della lana che frutta al feudo celanese grossi introiti, che però non vengono ridistribuiti fra la popolazione locale che non vede beneficio in ciò. In compenso però la situazione socio-economica generale permette comunque una discreta situazione economica permettendo se non alla classi popolari, ma almeno ai ceti più elevati standard di vita accettabili, che però nel corso del tempo tenderanno a deteriorarsi.

La grave situazione politica di una Spagna desiderosa di essere la potenza egemone in Europa e il continuo contrasto con la Francia, portano la prima a intensificare il regime delle tasse che serve a finanziare esercito e armamenti. Ma al momento ad inizio ‘500 la situazione è per qualche tempo tranquilla.

 

 

– Aielli all’inizio del XVI secolo

Aielli all’inizio del XVI secolo mostra una decisa ripresa economica frutto della politica dei Piccolomini che pur non abili come il loro capostipide Antonio, riescono  comunque a dare al feudo e a Celano un periodo di floridezza, complice soprattutto i buon introiti derivanti dalla produzione e vendita della lana di pecora.

Sul piano agricolo Aielli si specializza nella coltivazione della vite, (una delle migliori d’Abruzzo), dell’olio d’oliva, dell’anice e dello zafferano. Grazie a questo miglioramento il paese pur piccolo tende a migliorare anche sul piano urbanistico poichè verso la fine del secolo si rendono fattivi alcuni progetti di miglioramento architettonico.

 

 

– La chiesa della Santissima Trinità a inizio secolo XVI secolo

La chiesa della Santissima Trinità ad inizio secolo sale di grado divenendo Collegiata. Ci sono ad occuparsi della struttura un Preposto e due Canonici noncurati, mentre sei parroci hanno la cura delle cappelle di S. Agnese, di S. Martino, S. Pietro, S. Giovanni, S.Croce e S, Agnese. Nello stesso periodo acontatto con la chiesa viene eretto il 17 luglio 1537 l’oratorio ad opera del Preposto Pauli Iacobutii, che viene citato nl 1516 nella pisside di argento dorato della chiesa.

 

 

– Carlo nuovo re di Spagna e imperatore del Sacro Romano Impero

Carlo d’Asburgo imperatore da giovane. (Immagine da Wikipedia)

L’impero germanico sotto Carlo V. (Immagine da
Wikipedia)

 

Tra il 1516 e il 1519 Carlo d’Asburgo eredita dai rispettivi nonni materno e paterno il regno di Spagna e il Sacro Romano Impero divenendo di colpo il sovrano più giovane e potente d’Europa riunendo sotto il suo scettro un impero vastissimo e multi continentale. Il regno di Napoli sotto Carlo d’Absurgo rimane una semplice colonia della Spagna o forse sarebbe il caso da dire una semplice regione dell’impero asburgico.

 

 

– La Marsica (terra del regno di Spagna) alla fine del XVI secolo

Il regno di Spagna con il meridione italiano nel 1598. (Immagine da Wikipedia)

 

Alla fine del XVI secolo la Marsica come tutto il sud Italia è colonia del regno di Spagna, la grande potenza mondiale del tempo. Al livello amministrativo la zona è divisa in due grandi feudi il ducato di Tagliacozzo dominato dalla famiglia Colonna e la contea di Celano dominato dai Piccolomini. Oltre a questi due grandi feudi ruotano attorno al loro feudi più piccoli come quello di Aielli.

 

 

– Scontro per la giurisdizione della chiesa della Santissima Trinità tra Vescovo e Capitolo lateranense (1510-1680)

A inizio Cinquecento si avvia una dura vertenza fra i vescovi marsi e il Capitolo Lateranense riguardo la giurisdizione della chiesa della Santissima Trinità di Aielli.

 

 

– La chiesa della Santissima Trinità nel ‘500

In questo secolo di crescita economica e demografica la chiesa della Santissima Trinità, nonostante la diatriba in corso circa la sua giurisdizione, è il centro del paese. Tutto quanto accade nel paese gira intorno alla chiesa essendo questa il punto di aggregazione principale.

 

 

– Il paese di Aielli nel secolo XVI

In questa fase il paese conosce un discreto sviluppo che porta a un deciso aumento di popolazione (1400 abitanti). Sul piano economico le attività principali sono l’agricoltura e la pastorizia.

Sul piano amministrativo i conti Piccolomini di Celano vista la scarsità del feudo di Aielli, lo vendono nel 1537 e il primo a divenirne signore è Giovanni Carlo Silverio, il quale dopo pochi anni vende il feudo ad un uomo di nome Silverio de Silveris.

In questa fase Aielli mostra un discreto sviluppo nonostante la difficoltà del periodo. Di questo sviluppo sono simboli la nascita di una farmacia, all’epoca chiamata spezieria, un forno. In questo periodo abbiamo che il comune di Aielli si dota di catasti preonciari, attualmente conservati, insieme ad altri sei-settecenteschi, nel comune.

 

 

 

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XVII secolo

 

 

 

– Aielli all’inizio del secolo e Porta Nuova

Con il secolo XVII si ha un periodo di stagnazione e crisi economica dovuto a diversi raccolti andati a male e alla forte tassazione spagnola. Sul piano pratico il paese sembra ritirarsi in se stesso. Sul piano amministrativo il paese passa di proprietà alla famiglia Di Ruggiero nel 1601, che a quanto pare, gestirà il potere molto a lungo. Porta Nuova continua a fungere da punto di passaggio di uomini e donne, che nonostante la durissima crisi economica continuano a vivere la vita che hanno fatto sempre.

 

 

– Aielli durante la rivolta di Masaniello

La rivolta di Masaniello nel 1647 contro gli Spagnoli.

(Immagine da https://www.storicang.it/a/masaniello-e-rivolta-dei-lazzari_15263)

 

La rivolta di Masaniello è una rivolta popolare avvenuta nel sud Italia nel 1647 contro il caro tasse della Spagna. Nata come protesta sociale a Napoli è subito divenuta una rivolta popolare per provare ad affrancarsi dalla Spagna e tornare indipendenti come regno autonomo. La rivolta ha trovato terreno fertile in Abruzzo dove si contano moltissime sommosse popolari contro gli Spagnoli. Nella Marsica è stata Celano il centro di questa rivolta.

 

Il Castello di Celano divenuto protagonista della rivolta marsicana contro le autorità spagnole nel 1647

 

Qui viene preso d’assalto il castello dove viene spodestata la famiglia comitale e fatto divenire il maniero la sede centrale della rivolta. Anche Aielli essendo  molto vicina a Celano ha visto sommovimenti contro gli Spagnoli, che sono finiti dopo qualche tempo a causa dell’intervento degli Spagnoli che hanno ristabilito l’ordine precedente, facendo tornare il meridione italiano sotto il diretto controllo di Madrid.

 

 

– L’Europa nel 1648

L’Europa nel 1648. (Immagine da Wikipedia)

 

Nel primo ‘600 l’Europa combatte una guerra intestina che ha come epicentro la Germania divisa tra tanti staterelli e dove le grandi potenze regionali e continentali provano a metterci le mani per allargare i propri confini. La guerra ha caratteristiche religiose, ma la religione è solo una scusa per coprire le ragioni di potenza politica dei vari attori europei. La guerra dei 30 anni termina nel 1648 con il trattato di Westalfia.

 

 

– Aielli e la Peste del 1656-57

La Peste, il terribile morbo che sta investendo l’Italia e il continente europeo giunge anche nella Marsica seminando morte ovunque. In un anno nella Marsica muoiono 4000 persone. Ogni paese del posto è investito dal terribile morbo. Aielli in questo contesto ne esce con le ossa rotte. In solo anno muoiono tra le 700 e le 800 persone.

 

 

– La chiesa della Santissima Trinità durante la Peste

Come tutte le chiese presenti in questo periodo anche la chiesa della Santissima Trinità viene molto frequentata dagli abitanti del paese di Aielli, per cercare conforto nella preghiera durante questo tragico periodo in cui ognuno crede di morire. Per molti frequentare la chiesa della Santissima Trinità così come qualsiasi altra struttura religiosa è un modo per avvicinarsi a Dio e prepararsi spiritualmente al trapasso che molti temono o comunque credono imminente.

Allo stesso tempo per liberare la propria anima dalle cose terrene, molti fanno atto di donazione dei propri beni di modo da potersi sentire più liberi nel trapasso. Quasi tutti i beni donati vanno alla chiesa in generale. Al momento non sappiamo se questi atti di donazione siano avvenuti anche ad Aielli, comunque se ciò fosse sarebbe in linea con il crudele periodo

 

 

– Crisi di Aielli dopo la Peste

Il periodo che segue la Peste è triste e povero. La popolazione gravemente colpita nel numero e nell’animo dalla tremenda pestilenza fatica assai nel riprendersi. Nel 1669 a poco più di dieci anni dalla peste il paese conta 545 persone. Praticamente un crollo verticale.

 

 

– Vince il vescovo dei Marsi

La vertenza circa la giurisdizione della chiesa della Santissima Trinità, in atto da più di un secolo, si conclude tra il 1664 e il 1680 a favore del Vescovo dei Marsi Diego De Petra, che da questo momento diventa il nuovo referente amministrativo della chiesa (Di Pietro 1869, cit.).

 

 

– La nuova campana della chiesa della Santissima Trinità (1676)

Campana. (Immagine da Wikipedia)

 

Nel 1661 abbiamo la distruzione della campana della chiesa della Santissima Trinità. Nel 1676 a distanza di quindici anni, la campana rotta viene rifusa dal maestro campanaro Berardino Donati dell’Aquila. Al signor Donati viene ordinato di reprimere l’iscrizione esistente, riferita ai precedenti massari di Aielli, ma questi disubbidendo apporta errori e modifiche all’iscrizione (Belmaggio, Datt). 

 

 

– I briganti nella Marsica (1690-1700)

Nella Marsica iniziano a fiorire le prime importanti bande di briganti che tempestano la zona con le loro scorribande e spesso anche con la complicità di gente del posto. Anche nell’area di Aielli – Celano si notano alcune azioni.

 

 

– Terremoto di Bolsena (1695)

Nel 1695 un forte sisma si verifica nell’area del Lago di Bolsena. Questo sisma è avvertito distintamente anche nella Marsica, producendo nel celanese grandi danni.

 

 

– Effetti del terremoto di Bolsena su Aielli

E’ probabile, ma non sicuro, che questo sisma allo stesso modo di come ha avuto forti effetti su Celano possa aver provocato diversi danni anche ad Aielli. Anche Aielli probabilmente ha riportato danni dal sisma, ma essendo il paese all’epoca poco più di un villaggio non è stato considerato dalle cronache.

 

 

– La chiesa della Santissima Trinità dopo il sisma del 1695

Non risultando nulla in proposito sembrerebbe che la chiesa parrocchiale non abbia subito particolari danni dal sisma e che questa sia andata avanti tranquillamente nel suo percorso religioso.

 

 

 

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XVIII secolo

 

 

– Terremoto dell’Aquila (1703)

Il nuovo secolo si apre con il grande terremoto dell’Aquila che distrugge la città e tutti i paesi limitrofi. Gravi danni si verificano anche nella Marsica. Aielli risente fortemente del sisma.

 

 

– Terremoto della Majella (1706) 

Un nuovo grosso evento sismico si verifica in Abruzzo, questa volta sulla Majella provocando grossi danni nella vicina città di Sulmona che viene gravemente colpità. Anche la Marsica risente del sisma, dove sono molte le strutture che crollano o sono danneggiate. Ad Aielli la nuova scossa è sentita distintamente e qui si hanno diversi danni.

 

 

– La Madonna della Vittoria (1715-30)

Nella prima metà del Settecento viene creata una statua lignea dedicata alla Madonna, posta nella chiesa di San Rocco. Il settecento vede nascere il culto della Madonna della Vittoria nella chiesa di S. Rocco come documentato dalla statua lignea dipinta della chiesa, databile alla prima metà del XVIII secolo, detta anche “Madonna Piagniticcia”.

Un culto nato, come ricordato dalla tradizione orale, nel 1758 in occasione di una particolare siccità primaverile fermata dalle preghiere dei popolani rivolte alla statua descritta; da allora gli Aiellesi festeggiano la festa della Madonna della Vittoria, con la statua della Madonna posta all’ingresso del portale di S. Rocco nell’atto di invocare la pioggia proveniente dai monti dei Sirente (Nucci 1979).

 

 

– La contea di Celano (1720)

La contea di Celano nel 1720

Aielli nel 1720

 

La contea di Celano nel 1720 dopo la fine della famiglia Savelli, avvenuta pochi anni prima, passa dopo una lunga contesa patrimoniale alla famiglia Sforza Cabrera e rimarrà sotto questa fino al 1806 anno dell’eversione feudale. La contea di Celano è il secondo grande feudo della Marsica dopo il ducato di Tagliacozzo e  il piccolo feudo di Aielli, che al momento è indipendente e appartiene ad altra famiglia, ruota comunque nell’orbita economica della contea celanese a cui comunque tornerà ad appartenere verso la fine del XVIII secolo.

 

L’Austria con il sud Italia nel 1720. (Immagine da Wikipedia)

 

In questa fase la contea di Celano come il ducato di Tagliacozzo provano molto faticosamente a riprendersi dal grave collasso economico-sociale vissuto nel ‘600 a causa della Peste e del disastro economico perpetrato dalla Spagna. Di pochi anni fa è il passaggio nel frattempo del sud Italia che dopo la guerra di successione spagnola è ora dell’Austria.

Con l’Austria l’economia del sud Italia sembra andare un pochino meglio, ma rimane il fatto che l’area è ancora considerata una colonia alla mercè delle grandi potenza, dapprima della Spagna e ora dell’Austria

 

 

– Aielli e Porta Nuova nella prima metà del secolo (1740)

Il paese continua a rimanere isolato rispetto agli altri borghi della zona. Al livello urbanistico Il paese è ancora cinto dalle proprie mura medievali, al centro del quale si erge la possente torre d’età medievale. Le mura dispongono ancora delle tre porte di accesso tra cui Porta Nuova, la più importante area di accesso al paese

 

 

– Terremoto di Cerchio (1742)

Nel 1742 una forte scossa si verifica tra Cerchio e Celano con una gradazione di circa 4,5 Mw. Il sisma si sente anche ad Aielli, ma di questo non abbiamo conoscenza degli effetti sul borgo. Probabilmente rientrando pienamente nell’area sismica è assai probabile che vi siano stati molti danni e anche feriti.

 

 

– Italia dopo il trattato di Aquisgrana (1748)

L’Europa nel 1748

 

Il trattato del 1748 firmato ad Aquisgrana mette fine alla guerra di successione austriaca e ridisegna l’Europa che manterrà tali confini fino alla rivoluzione francese del 1789. In Italia invece l’assetto politico che esce dal vertice internazionale resisterà più a lungo fino al 1860, seppure con alcune rettifiche di confine figlie di una situazione geopolitica comunque in movimento.

 

L’Italia nel 1748

Il regno di Napoli nel 1748

 

La stabilità italiana così raggiunta a parte la parentesi francese tra il 1795 e il 1815 darà modo ai vari staterelli italiani di consolidarsi come stati con delle loro identità. Nel 1748 la grande novità italiana è il ripristino del regno di Napoli come stato indipendente sotto la nuova dinastia dei Borbone, nella persona di Carlo di Borbone figlio di Filippo V di Spagna.

 

 

– La Madonna della Vittoria (1758)

Nel 1758 ad Aielli si afferma il culto della Madonna della Vittoria. In questo anno una grave siccità colpisce la località e gli Aiellesi invocano l’intervento della Madonna pregando la statua posta nella chiesa di San Rocco.

L’intervento divino si verifica regalando pioggia; da questo momento gli Aiellesi festeggiano la festa della Madonna della Vittoria, con la statua della Madonna posta all’ingresso del portale di S. Rocco nell’atto di invocare la pioggia proveniente dai monti dei Sirente (Nucci 1979).

 

 

– La chiesa della Santissima Trinità nella secoda metà del XVIII sec. (1760-80)

In questo quadro di crisi la chiesa della Santissima Trinità si mostra un isola felice, in cui rigenerarsi nella preghiera e nella speranza. Ciò fa si che molte persone donino alla chiesa diversi beni.

Ebbene la gestione dei beni e dei soldi che girano intorno a questa, diventa oggetto d’interesse delle grandi famiglie nobiliari dell’epoca, che cercano di controllare la nomina dei cappellani, di modo di controllare i beni terreni della chiesa.

 

 

– Aielli al barone Di Grazia (1767)

Nel 1767 il barone Nicola Di Grazia diventa il nuovo feudatario di Aielli. Egli mantiene la proprietà del feudo fino al 1788, allorquando questo torna ai conti di Celano.

 

 

– Terremoto di Celano (1778)

Questo sisma si verifica nel gennaio 1778 con epicentro nel territorio celanese manifestandosi con una magnitudo di 4.9 Mw. Il sisma provoca molti danni al borgo con molte case lesionate e addirittura il distacco di diversi massi dalla Serra di Celano, che travolge alcune case presenti alle pendici della montagna. Essendo Aielli vicina a Celano il sisma si sente anche in questo borgo, dove però ignoriamo al momento se vi siano stati danni a cose o persone.

 

 

– Gli abitanti di Aielli nella seconda metà del ‘700

Gli abitanti di Aielli del secondo ‘700 sono in gran parte braccianti agricoli e non hanno commercio con i paesi vicini. Il territorio è coltivato con piante di oliveti, vigneti, piante di noci e mandorle, intercalati da campi seminati a grano, granturco e legumi. L’alimentazione è povera con un modesto apporto di carne dato dalla caccia sull’alto piano di Cusano, nella località le “Pennine”, dove si cacciano lepri, lupi, starne e pernici (Febonio 1668, III, 239; (Giustiniani, cit.).

 

 

– Aielli e Porta Nuova alla fine del ‘700

Alla fine del secolo il paese di Aielli si presenta piuttosto isolato posto sul cucuzzolo del montarozzo su cui si erge. Gli abitanti sono piuttosto pochi (965 circa) e questo porta il tessuto urbano a rimanere immutato nel tempo. Il paese sul piano urbanistico mantiene le sue tradizionali mura e le sue tre porte di accesso tra cui Porta Nuova, risalente al’ 500. Da qui continuano a transitare in modo indisturbato persone e cose.

 

 

– Il vescovo dei Marsi prende posizione contro le grandi famiglie nobiliari (1786)

la dura risposta del Vescovo dei Marsi Lajezza contro le famiglie nobiliari in tema religioso arriva nel 1786. Egli arriva a contestare in modo forte il diritto delle grandi famiglie nobiliari e addirittura dei conti di Celano, di poter nominare i cappellani delle chiese, per poi mettere le mani sui benefici ecclesiastici (Melchiorre 1984).

 

 

– Il ritorno dei conti di Celano (1788)

Nel 1788 il feudo di Aielli viene riassorbito nella contea di Celano dopo più di duecento anni d’indipendenza. Il conte Sisto Sforza-Bodavilla torna proprietario del piccolo feudo che la sua famiglia manterrà fino alla fine del feudalesimo nel 1806.

 

 

– La Marsica alla fine del secolo XVIII sec.

Il lago Fucino e la Marsica nel 1795.

 

Alla fine del XVIII secolo per essere precisi nel 1795 la Marsica vive un nuovo periodo di crisi climatica, che porta in breve tempo alla risalita delle acque del Fucino con conseguente straripamento delle stesse e conseguente allagamento dei centri rivieraschi. La Marsica sul piano amministrativo si trova ancora diviso fra i due principali feudi di Tagliacozzo e Celano.

 

 

– I Francesi nel regno di Napoli (1798-1800)

Nel 1798 i Francesi giungono per la prima volta nel regno di Napoli che viene invaso e occupato da loro. Il re Ferdinando IV fugge con la corte in Sicilia, protetto dagli Inglesi. Gli abitanti del regno però vedono ai Francesi come degli invasori e non come liberatori, per questo si scatena una dura rivolta popolare contro il nuovo governante. I Francesi sono battuti più volte dalle bande di briganti che prendono le difese del re napoletano. In questo sono sostenuti dagli stessi gendarmi borbonici. Alla fine a causa di queste continue rivolte i Francesi lasciano Napoli, dove ritornano i Borbone nel 1800.

 

 

– Aielli nella lotta contro i Francesi (1798-1800)

Nella lotta contro i Francesi gli Aiellesi contribuiscono come possono e tra essi emerge la figura di Padre Domenico Iacobucci, all’inizio frate del convento di Scurcola Marsicana e poi “brigante” al servizio delle forze borboniche della Marsica comandate dal generale Pronio. Sono molto famose le azioni di Iacobucci nell’attacco a Celano e nel saccheggio di Avezzano del 1806. Alla fine tuttavia questo frate si arrende alle forze francesi che tornate ad occupare il regno napoletano nel 1806 lo catturano il 27 ottobre.

 

 

 

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XIX secolo

 

 

– Il ritorno dei Borbone (1800-05)

Nel 1800 dopo due anni di lotte cadono i Francesi e si ha il ritorno dei Borbone con i vecchi sovrani Ferdinando IV e la moglie Maria Carolina. Nei 4 anni successivi il re non apporta quei cambiamenti che i Marsi e il resto del popolo napoletano si aspettavano. A questo punto i Napoletani divengono più  tranquilli con i Francesi e quando poi questi ritornano la popolazione non si mostra più così ostile, favorendo con ciò il nuovo governo francese nel 1806.

 

 

– Il ritorno dei Francesi (1806)

Nel 1806 i Francesi tornano a Napoli rioccupandola e cacciando nuovamente il re borbonico, questa volta però Napoli rimane un regno e di questo ne diventa re Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone, divenuto nel frattempo imperatore dei Francesi.

 

Giuseppe Bonaparte parte per Madrid e Gioacchino Murat lo sostituisce come nuovoe re di Napoli

 

Il regno di Giuseppe Bonaparte dura fino al 1808, quando poi a causa del suo cambio di trono, diventa nuovo re napoletano Gioacchino Murat cognato di Napoleone. Sotto Giuseppe vengono approvate diverse riforme destinate ad intaccare profondamente l’assetto amministrativo del regno.

La più importante di tutte è probabilmente l’abolizione dei diritti feudali che diventa la base per la successive riforme che riorganizzano i vari territori del regno napoletano. Nella Marsica l’abolizione del feudalesimo porta alla fine del ducato di Tagliacozzo e della contea di Celano. Ultimo feudatario della contea celanese è Francesco Sforza Bodavilla.

 

 

– Gli anni francesi (1806-15)

Sotto il governo francese che dura fino al 1815, la Marsica pur riorganizzata al livello amministrativo non vede un forte cambiamento, seppure c’è da registrare una certo miglioramento economico che dura diverso tempo. Aielli in questo contesto continua a rimanere un borgo di montagna, continuando a mantenere immutata la sua struttura di borgo medievale. La principale porta del paese continua ad essere Porta Nuova da dove i cittadini e gli stranieri transitano in entrata e in uscita verso il Lago Fucino.

In questi anni continua ad imperversare il brigantaggio con tutto il suo carico di problemi e ansie per i cittadini del posto, per niente sicuri nelle case dove abitano. Il monte Sirente in questo quadro risulta, con i suoi angoli scoscesi e dolci e i vari boschi presenti, un rifugio sicuro per i briganti del posto. I Briganti abruzzesi presenti nella Marsica sfruttano l’occasione di una maggiore libertà d’azione per incrementare le loro azioni contro la popolazione

 

 

– L’Europa francese

L’Europa sotto Napoleone.

L’Italia nel 1810

 

Napoleone diventa imperatore dei Francesi nel 1804 dopo aver conquistato l’Europa e averla annessa alla Francia. Nel 1810 Napoleone raggiunge il massimo della potenza dopo essere riuscito ad assoggettare gli ultimi paesi riottosi. Napoleone ridisegna la cartina d’Europa a tutto vantaggio della Francia e di se stesso. Gli unici paesi che riescono a tenergli testa sono la Gran Bretagna e la Russia.

 

 

– L’importanza della chiesa della Santissima Trinità in epoca napoleonica

La chiesa della Santissima Trinità nel quadro di cambiamenti sociali ed epocali presenti, continua ad essere il fulcro della vita civile e religiosa del piccolo borgo, a cui non arriva nulla dei cambiamenti attuati dal nuovo governo napoletano.

 

 

– La fine del governo francese (1815)

I maggiori leader europei dell’epoca riuniti a Vienna per ridisegnare la cartina d’Europa.

(Immagine da https://www.prometheus-studio.it/filosofia_e_storia/2020/01/24/il-congresso-di-vienna-1814-e-la-restaurazione-1815-1830/)

 

 

Nel 1815 in seguito alla sconfitta di Waterloo di Napoleone tutti i governi filo-francesi cadono uno dopo l’altro, compreso il regno di Murat. Questi che in un primo tempo si era allineato ai governi antinapoleonici finisce per appoggiare nuovamente Napoleone durante i 100 giorni, ma questo gli causa l’immediata fine. Murat viene sconfitto dalle forze del congresso e in seguito a ciò catturato e fucilato.

 

L’Europa dopo il congressso di Vienna

 

Successivamente il Congresso di Vienna che viene ridisegnando la cartina europea dopo il terremoto napoleonico, accetta il ritorno dei Borbone a Napoli con il vecchio re Ferdinando. sotto le nuove insegne di re delle Due Sicilie. Ferdinando è di carattere socievole e conviviale, ma non è ne uno stratega militare ne un abile politico.

 

 

– Aielli sotto i Borbone (1815-60)

L’Italia nel 1815. (Immagine da Wikipedia)

 

Con il ritorno al potere dei Borbone le cose non cambiano sul piano amministrativo, il nuovo governo non restaura l’ordine precedente, ma accetta la nuova situazione vigente migliorandola su alcuni aspetti amministrativi.

In questa cornice Aielli rimane comune indipendente. Sotto il profilo economico la situazione non muta la popolazione continua ad essere povera e il miglioramento avutosi con i Francesi è ora svanito.

Nel corso degli anni il clima rigido e piovoso comporta un netto ritorno delle esondazioni del lago Fucino, specie negli anni 1815-16 allorquando il lago sale molto arrivando ad un livello mai visto negli ultimi secoli. Un clima sfavorevole non favorisce i raccolti che sono piuttosto scarsi.

In questo quadro nel corso degli anni 1820, 1830 e 1840 il comune si sostiene economicamente con l’affitto degli “erbaggi estivi della montagna di Aielli” (Montagna Grande del Sirente), usati dalle pecore e cavalli locai dei “locati” (= grandi proprietari di greggi)) pugliesi e marsicani di ritorno dai pascoli invernali pugliesi, mentre i terreni della “Difesa” vengono usati per il pascolo degli animali paesani (Di Pietro 1869, 155-156; Melchiore 1984).

 

 

– L’urbanistica di Aielli ai primi dell’800 (1800-1830)

Nella prima parte del XIX secolo il paese appare così come è stato nei secoli precedente senza cambiamenti sostanziali, come un paese sospeso nel tempo. In ciò notiamo come il paese mantenga perfettamente le sue perfette strutture militari con le mura e torrette rompitratta e la torre posta sulla cima più alta del paese. Le porte di Aielli continuano ad essere tre come nei secoli precedenti, di cui Porta Nuova rimane la porta più importante.

 

 

– Il Brigantaggio all’inizio del XIX secolo (1800-1830)

Incisione del 1817 di briganti all’opera

 

Le montagne marsicane con i suoi anfratti e la fitta boscaglia si rivelano un territorio perfetto per le diverse bande criminali che vivono nel territorio marso. A ciò si aggiunge che la Marsica è da sempre terra di confine con il vicino stato pontificio, per cui alle bande stanziali si aggiungono le numerose bande migratorie che attraversano la Marsica, compiendo anche diversi reati, ma si recano spesso a fare razzia nel vicino stato pontificio. La presenza delle bande di briganti limita molto lo sviluppo della Marsica, che ancora si trova in una condizione assai arretrata.

Nel corso degli anni le cronache locali si riempiono di notizie circa la depredazione da parte dei briganti nei confronti di persone facoltose e dei poveri contadini presenti.

Ciò accade anche ad Aielli e zone limitrofe dove i briganti vivendo sulle montagne scendono spesso nei paesi più isolati per depredare la popolazione locale. Le forze governative non riescono a fermare il fenomeno e anzi spesso si ritrovano ad essere complici di questi criminali.

 

 

– Risoluzione del problema del Lago Fucino (1845-78)

Il lago Fucino nel 1860

 

Dopo numerose richieste da parte della popolazione locale  al re affinchè s’impegni nel trovare una soluzione alle escrescenze del lago che determinano grandi disagi, questi procede alla ripulitura degli argini che però pur assicurando un deflusso più rapitdo delle acque non riesce a risolvere il problema di fondo.

Dopo numerosi studi alla fine si elabora un progetto molto costoso per il prosciugamento del lago Fucino. I costi enormi inizialmente scoraggiano molti investitori, ma alla fine si fa avanti il banchiere Torlonia, ricchissimo, che in cambio dell’usofrutto totale delle terre del Fucino s’impegna finanziariamente e fisicamente nel portare a compimento l’opera.

 

Immagine dei lavori di prosciugamento del lago Fucino (1868 circa)

 

Dopo un’iniziale fase procedurale si passa alla realizzazione del progetto che si avvia nel 1854 e termina nel 1878. Un progetto lungo e costoso che cambierà definitivamente il volto e l’economia della Marsica.

Torlonia chiama a raccolta sia gente del posto che gente di fuori che vista la mancanza di lavoro si trasferisce con tutta la famiglia a lavorare nella Marsica. Grazie alla venuta di queste persone cresce considerevolmente la popolazione di alcuni paesi come Luco dei Marsi, Avezzano o Capistrello, considerando che molte di queste persone rimarranno qui a vivere con la propria famiglia, mettendo quindi radici nella Marsica.

 

 

– La chiesa della Santissima Trinità sotto i Borbone (1850)

Siamo a metà ‘800 e il paese di Aielli continua ad essere sotto la giurisdizione del regno delle Due Sicilie retto dalla dinastia borbonica. Aielli è in questa fase un paese marginale senza particolare importanza e la maggior parte della popolazione è ignorante come altri paesi della Marsica.

Ciò determina una forte influenza dei preti locali che rappresentano ancora un grandissimo punto di riferimento sia lavorativo che soprattutto sociale. Questi con la loro influenza sono capaci di spingere la popolazione a muoversi in un senso o in un altro.

Aielli è un paese di montagna che si regge su alcune principali attività economiche come la transumanza, l’allevamento del bestiame, la raccolta e vendita del legname e l’agricoltura che qui è fiorente. L’agricoltura infatti nel corso dei secoli si specializza su alcune attività principali come la vite per il vino, la coltivazione dello zafferano, dell’anice e l’olio, molto pregiato da queste parti, che consente al paese comunque di andare avanti in modo autosufficiente.

Ma il paese pur in presenza di un minimo di autosufficienza  risulta arretrato e poi è anche soggetto alle bande di briganti, che spadroneggiano indisturbate tra le montagne della catena del Velino – Sirente. in questo quadro la chiesa parrocchiale della Santissima Trinità è ancora il centro del paese in quanto luogo di aggregazione principale. Da questo pulpito i preti della parrocchia hanno gioco facile nel gestire la comunità più e meglio degli amministratori locali.

 

 

– La nascita dell’Italia

Il regno d’Italia nel 1861. (Immagine da Wikipedia)

Re Vittorio Emanuele II nel 1861. (Immagine da Wikipedia)

 

Nel decennio 1850-59 gli stati italiani s’infuocano e si organizzano per cacciare lo straniero austriaco dall’Italia e poter finalmente costruire un paese unito.

L’accettazione da parte della nobiltà dei vari staterelli italiani della conduzione della monarchia sabauda nella lotta all’Italia unita, porta nel giro di poco ad un’unica cabina di regia che determina l’unificazione del paese. Nel 1859 scoppia la seconda guerra d’indipendenza tra il Piemonte guidato dal geniale 1 ministro Cavour, insieme alla Francia di Napoleone III contro l’Austria. Questa perde la Lombardia che passa al Piemonte e alla conseguente cacciata di tutti i governanti filo austriaci dagli staterelli del centro nord italiano. Risultato questi si uniscono al Piemonte nel regno dell’Altitalia nel 1859.

Nel 1860 sotto l’attenta regia di Garibaldi che con un piccolo gruppo di uomini invade il il regno delle Due Sicilie, questo riesce attraverso una fortunata spedizione e una grande e sagace politica di seduzione della classe nobiliare locale a rovesciare il governo borbonico. Risultato Garibaldi diventa per poco tempo responsabile del governo delle Due Sicilie.

Nell’ottobre 1860 Garibaldi, in uno storico incontro a Teano con Vittorio Emanuele II di Sardegna, consegna a lui il regno delle Due Sicilie, portando all’unione dell’intera penisola. Il passo successivo è l’unificazione formale con la nascita del regno d’Italia che si ha il 17 marzo 1861 allorquando Vittorio Emanuele II è nominato re d’Italia per se e i suoi discendenti. Nasce il regno d’Italia. Rimangono ancora fuori Roma e il Veneto.

 

 

– La lotta al Brigantaggio (1860-70)

Incisione d’epoca di uno scontro a fuoco del 1865 tra Briganti e polizia italiana.

 

Con la formazione del regno d’Italia il governo centrale deve riuscire a controllare l’intero territorio italiano e nel sud questo non è ancora così. Esistono sacche di resistenza favorevoli al ritorno dei Borbone, ma soprattutto esistono le grandi bande criminali del sud che con spavalderia impongono il loro governo di terrore al livello locale.

Francesco II di Borbone re esiliato delle Due Sicilie, prova un’ultimo contraccolpo contro i Savoia per recuperare il suo trono attraverso un’innaturale alleanza con le bande dei briganti del sud che diverrebbero secondo il suo disegno il nuovo esercito borbonico. La strana alleanza è benedetta dalla chiesa di Roma che vorrebbe riportare le cose a prima del 1859. Il clero locale si fa portavoce di questa alleanza e domina con la sua arte oratoria i contadini ignoranti del sud Italia, che pur non potendo vedere i briganti accetta di sostenerli per riportare i borboni a Napoli.

I Savoia dal canto loro mandano l’esercito nel sud Italia e con anche un’abile operazione simpatia nei confronti della popolazione locale convince alla fine questa ad abbandonare i briganti. Questi dal canto loro dopo un primo breve periodo di sostegno ai Borbone finiscono per abbandonarlo, tornando alla loro vita precedente fatta di razzie a scapito della popolazione locale. A questo punto il popolo non potendone più di loro accetta i nuovi governanti piemontesi nella speranza di avere una situazione migliore.

L’esercito piemontese a questo punto a partire già dall’inverno 1861-62 comincia una dura lotta contro i Briganti che nell’arco di alcuni anni sono completamente annientati. I briganti che operano nella Marsica fanno la stessa fine degli altri, dopo essere ritornati alle loro crudeltà vengono totalmente abbandonati dalla popolazione e per questo vengono poi scoperti, arrestati e fucilati dai Piemontesi che li sterminano tutti entro il 1870.

 

 

– I Briganti e Aielli

Pur non avendo al momento un quadro storico locale d’informazioni, sappiamo della notevole presenza dei briganti nel territorio celanese – aiellese e di vari scontri fra Piemontesi e briganti. Alla fine anche qui i briganti sono sconfitti dalla polizia italiana.

 

 

– Aielli nel contesto del prosciugamento del Lago Fucino (1860-90)

Mano a mano che il lago viene prosciugato da Torlonia l’economia cambia a causa del cambiamento climatico locale. innescato dalla rivoluzione ambientale di Torlonia. In pratica alcune piante che vivevano grazie all’umidità innescata dal lago ora non nascono più, producendo un grande cambiamento di coltura.

Nel caso di Aielli vengono meno alcune produzioni come quella del vino, dove la difficoltà di coltivare la vite produce crolli di produzione. La stessa cosa capita con la coltivazione delle piante per l’olio, per lo zafferano, per l’anice e in generale per la frutta aiellese.

Nel 1878 abbiamo il completamento dei lavori di prosciugamento del lago, da cui nasce una ricca pianura fertile dominata ora dalla figura di Torlonia. La crisi agricola che si manifesta già negli anni 1860 con il cambiamento climatico locale, si accentua nel corso degli anni 1880 producendo un ulteriore povertà locale. 

 

 

– Nascita della ferrovia e di Aielli Stazione (1888)

Nel 1888 nasce la ferrovia Avezzano – Sulmona e porta con se la nascita della stazione di Aielli. L’avvento della ferrovia porta molte persone di Aielli Alto a costruirsi casa intorno a questa, nasce così la località di Aielli Stazione che diventerà nel tempo una frazione di Aielli e poi con il tempo in qualche modo parte di Aielli stesso.

 

 

– La chiesa della Santissima Trinità a fine ‘800

Alla fine del secolo Aielli dal 1888 è sede di stazione ferroviaria. Questo episodio seppure lentamente porta ad un declino della popolazione presente nel paese vecchio. In breve infatti molte persone finiscono per andare ad abitare intorno alla nascente stazione portando alla nascita di un nuovo villaggio senza alcun criterio urbanistico.

Ma il fattore dominante è la grave crisi dell’agricoltura, che senza il suo clima mite dato dalle acque del grande lago Fucino ora prosciugato, comporta la fine di molte coltivazioni prima fiorenti e questo determina una grave disoccupazione e l’inevitabile abbandono del paese in favore di un emigrazione emergente.

In questo quadro la chiesa della Santissima Trinità continua comunque ad essere il centro del paese che pur in crisi, viene comunque aumentando di popolazione. Questa magari non cominciando ad abitare più il paese vecchio tiene come punto di riferimento la chiesa madre che continua ad essere molto frequentata.

 

 

– Aielli e l’emigrazione di fine 800

Alla fine dell’800 Aielli è un paese in crescita demografica (nel 1881 si contano 1961 abitanti), ma in grave crisi economica che porta molte persone ad emigrare verso gli USA, il Canada, l’Argentina ecc. Nonostante questa emigrazione composta soprattutto da giovani, il paese continua a crescere demograficamente arrivando a contare nel 1901 2202 abitanti.

 

 

 

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XX secolo

 

 

– Aielli all’inizio del XX secolo

 La torre di Aielli prima del sisma del 1915.

(Immagine  da https://www.terremarsicane.it/ritrovata-una-rara-foto-della-torre-di-aielli-scattata-piu-di-un-secolo-fa/)

 

 

Con il nuovo secolo si accentua ad Aielli la situazione presente alla fine del precedente secolo, vale a dire il fenomeno migratorio, la crescita della popolazione, lo spopolamento del borgo antico in favore del nuovo borgo di Aielli Stazione e la crisi economica perdurante.

Iniziamo da quest’ultimo commento, a inizio secolo l’azione di Torlonia nel Fucino porta nell’arco di alcuni decenni alla nascita di una piccola struttura industriale collegata all’agricoltura nel Fucino, di ciò ne beneficiano i commerci locali collegati ai principali centri di Avezzano, Tagliacozzo e altri ancora. E Aielli? Aielli a quanto pare non sembra interessata da questa nuova dinamica territoriale, pur essendo qui presente, ma questo deve essere ulteriormente approfondito.

La crisi economica perdurante non sembra però scoraggiare e si ha nel primo quindicennio del nuovo secolo un aumento consistente della popolazione che passa dai 2202 unità del 1901 alle 2422 unità nel 1911.

A questo quadro di locale crescita demografica notiamo come il borgo antico pur ancora pienamente vissuto dalla popolazione veda sempre più gente trasferirsi nella nuova borgata  di Aielli Stazione. In questo quadro si nota come il fenomeno migratorio s’intensifichi nel primo decennio del secolo con diverse persone del borgo aiellese che partono in cerca di fortuna.

 

 

– La chiesa della Santissima Trinità a inizio ‘900

Come detto sopra la popolazione della Marsica nonostante l’emigrazione è in pieno aumento in tutti i paesi, compresa Aielli. Il paese come può va avanti cercando per quanto possibile di adattarsi ai tempi. In questo quadro troviamo la chiesa della Santissima Trinità che rimane centrale nella vita della piccola comunità, così come rimane centrale la figura del prete. La chiesa ormai molto antica è un struttura che nel corso del tempo ha subito sicuramente dei restauri, seppure di questi non si trova nulla.  Per cui non ne possiamo parlare se non che per supposizioni.

 

 

– Terremoto di Gioia dei Marsi (1915)

Aielli nel 1915 dopo il terremoto di Gioia dei Marsi. (Immagine da Aielli.it)

 

Il 13 gennaio 1915 si verifica nella Marsica il più forte sisma che questa terra abbia visto da 2000 anni a questa parte. Il sisma con epicentro nella conca del Fucino nei pressi di Gioia dei Marsi ha una potenza enorme pari a 7 Mw. Il terremoto distrugge tutti i borghi fucensi a cominciare dal capoluogo Avezzano, per interessare con uguale forza tutti i borghi della Valle del Giovenco, Valle Longa, Valle Roveto e con minore forza la Piana di Carsoli.

I danni sono gravi ovunque e ovunque vi sono molti morti e feriti. Alcuni borghi però registrano un minore danno a causa della diversa geologia dei terreni su cui poggiano che meglio riescono a sopportare l’oscillazione del sisma.

Aielli come il vicino centro di Cerchio viene distrutta, i danni interessano l’intero centro abitato sia di Aielli Alto che del nuovo centro di Aielli Stazione e i morti che si contano in paese sono 205.  Tutti i monumenti del borgo sono più o meno interessati dal sisma.

 

 

– La prima guerra mondiale (1915-18)

Successivamente al terremoto, un’altra grave tragedia si affaccia ovvero la prima guerra mondiale. I ragazzi Marsi sopravvissuti al sisma del 1915 devono partire per il fronte per difendere la patria dagli invasori. La guerra non voluta dal popolo, ma subita porta con se molti morti anche ad Aielli. Qui infatti sono diverse decine i ragazzi caduti al fronte per la patria.

 

 

– La ricostruzione (1921-40)

La guerra dura per l’Italia ben tre anni e si conclude nel 1918 con la vittoria del paese su Austria e Germania. L’Italia uscito vincitore dal conflitto ne esce martoriato sul piano di vite umane, sul piano economico e sociale. Il successivo ritorno alla normalità non è facile e ad Aielli come nel resto della Marsica si deve far fronte anche alla ricostruzione edilizia seguita al sisma del 1915. Le persone vivono in questo momento nelle baracche che riporta molta gente indietro nel tempo.

Con il tempo l’Italia cambia e negli anni ’20 alle agitazioni sociali seguite alla prima guerra mondiale s’impone un nuovo equilibrio, quello fascista, che con la forza impone una nuova normalità. Il Fascismo in Italia sale al potere nel 1922 e vi rimane fino al 1943.

Quindi un ventennio molto vissuto e con la precisa idea di trasformare il popolo italiano da popolo oppresso a popolo invasore. Da qui seguono tante riforme che vengono a potenziare il paese sul piano economico, militare e sociale. La potenza impressa all’Italia dal Fascismo la porta a riprendersi una Libia quasi perduta che viene allargata territorialmente e alla conquista dell’Etiopia nel 1936 che segna l’apice del regime.

Ma Aielli cosa centra con ciò?

Aielli è un paese della Marsica che ha vissuto in pieno la stagione del Fascismo. L’inizio della ricostruzione post sismica è avvenuta sotto il Fascismo che nel bene e nel male ha influenzato anche sul piano architettonico la ricostruzione. Però ad Aielli questo è più evidente. Il paese esce distrutto dopo il terremoto del 1915 e va ricostruito, però il vecchio borgo si trova sulla cima di un montarozzo e all’epoca quasi tutti i vecchi centri storici si decide di abbandonarli in quanto costruiti lontano dalle nuove vie di comunicazione.

Aielli già prima del terremoto aveva una piccola frazione Aielli Stazione costruita in modo scoordinato e veloce intorno alla stazione ferroviaria. Ora in epoca fascista si decide di darle un assetto più ordinato e strutturale in vista di un possibile passaggio della sede comunale, ma anche in funzione della forte crescita della popolazione che si ha in epoca fascista e che necessita perciò di nuove strutture abitative. Aielli in epoca fascista mostra una discreta crescita demografica passando dalle 2383 unità del 1921 alle 2562 unità del 1936.

Tornando al nuovo centro di Aielli Stazione vediamo che dopo aver strutturato meglio la viabilità interna ed esterna, vengono costruiti gli edifici simbolo, che ancora oggi caratterizzano il suo centro storico. Nel 1937 infatti sono eretti la chiesa di S. Adolfo (rinominata in seguito di San Giuseppe), Il Sacrario e la Casa Littoria. Con la costruzione del nuovo abitato molte persone vi si trasferiscono abbandonando il vecchio centro storico, che però non muore come accaduto per altri paesi e ciò perchè sono molte le persone che continuano a preferirlo come luogo di abitazione.

 

 

– Ricostruzione della chiesa della Santissima Trinità negli anni ’20

Nel corso degli anni ’20 la chiesa della Santissima Trinità viene ricostruita  completamente cercando però di non alterare troppo l’equilibrio precedente. Dopo molti anni finalmente nel 1927 viene inaugurata in pompa magna.

 

 

– Il regime fascista in Italia

L’Italia nel 1937. (Creazione artistica dell’impero italiano  prodotta nel 1937 insieme ad altre opere presenti adAielli Stazione)

 

Mussolini preso il potere nel 1922 attanaglia l’Italia con la sua dittatura cercando di forgiare il paese nel diventare una grande potenza militare e coloniale. Egli favorisce l’autarchia dell’Italia sia in ambito economico che militare. Questa sua politica crea come normale che sia una grande  opposizione che lui zittisce mandando al confino tutti i suoi oppositori.

Sul piano coloniale dopo aver rafforzato l’esercito con nuove armi procede all’allargamento della Libia (1929-31) quasi persa dopo la prima guerra mondiale e alla successiva conquista dell’Etiopia (1936). Purtroppo poi la politica miope di Mussolini di asservimento alla Germania porta al crollo di tutto con enorme spargimento di sangue innocente italiano.

 

 

– La seconda guerra mondiale (1940-45)

L’Italia sotto la spinta del “genio” di Mussolini entra in guerra a fianco della Germania nazista e ciò per emulare il paese nordico nella sua corsa alla vittoria finale. Mussolini ingenuamente pensava che la guerra sarebbe durata solo pochi mesi e qualche morto avrebbe portato l’Italia a sedere al tavolo dei vincitori. Invece accade l’esatto contrario.

Nel giro di tre anni L’Italia prima perde tutte le sue colonie e poi viene invasa dagli Anglo-Americani. Così il re e i gerarchi fascisti preoccupati per lo stato di cose provocano la caduta di Mussolini e affidano il governo del paese al Maresciallo Badoglio. Questi per il paese non fa quasi nulla tranne organizzare la fuga dei comandanti militari, del governo e del re che si attua la mattina dell’8 settembre. Questi fuggono con grande velocità passando per la Tiburtina. La fuga del re lascia il paese senza guida alla mercè dei truci tedeschi che invadono da nord l’Italia attestandosi fino a Frosinone. Da sud gli Americani risalgono la penisola fermandosi presso Frosinone dove vi è la linea Gustav imposta dai Tedeschi e da questi fortemente difesa.

I Tedeschi per controllare meglio il confine militare stabiliscono il loro quartier generale proprio nella Marsica, presso il paese di Massa D’Albe. Questi impongono un controllo ferreo su tutto il territorio e su tutti i paesi del Fucino e della Marsica in genere a cominciare da Avezzano. A questo punto la povera gente si trova di punto in bianco in mano tedesca e deve subire le continue vessazioni di questi che si comportano in modo rude. Sono tante le storie dei Tedeschi che si comportano male con gli abitanti del posto, storie presenti anche ad Aielli.

Con settembre 1943 e l’invasione tedesca si apre il periodo più duro di tutta la guerra per gli abitanti della Marsica, vessati da ogni parte dai Tedeschi. In dicembre per la Marsica iniziano anche i bombardamenti alleati che prodotti per indebolire il morale e la forza tedesca finiscono per creare il panico nella popolazione civile che in massa inizia ad abbandonare i centri abitati costruiti dopo il terremoto del 1915 per rifugiarsi nei vecchi paesi d’altura o nelle montagne vicine. Nello stesso periodo la gente marsa si occupa anche di proteggere tutti i prigionieri stranieri che riescono a fuggire dal campo di concentramento di Avezzano.

 

 

– Aielli, Antonio Milone e i partigiani marsi

Dal gennaio 1944 operano nel territorio marso, nel momento più duro per la duplice situazione che la metteva in grave pericolo, ovvero il controllo tedesco asfissiante e gravemente rude e i terribili bombardamenti che si abbattono sui paesi distruggendoli seminando morte e terrore tra i civili, le bande di partigiani.

Queste formatesi nei mesi precedenti operano ora per combattere l’occupazione nazista attraverso interventi mirati per metterne in crisi il controllo territoriale. In questo contesto Aiellie il suo territorio è di grande importanza per i barbari nazisti: lungo la statale 5 e la statale 83 del Parco Nazionale sono p resenti numerosi depositi di armi e viveri; ad Aielli è posto un deposito di cibo “Veilchen Neu” e nella vicina Massa d’Albe come anticipato prima vi è il comando tedesco della X armata.

L’occupazione tedesca pesa come un macigno sulle popolazioni e come dicevamo nella zona operano molte formazioni partigiane: la banda Aielli (“GAP di Aielli”) di Carlo Piccone,  la banda di Ovindoli capeggiata da Manfredo Santucci, del distaccamento del gruppo “Patrioti Marsicani”; la banda “Monte Velino” costituita da due gruppi comandati da Domenico di Mattia e Fileno Blasetti; la banda “Giovenco”, guidata dal medico Giovanni de Gasperis e la banda “Fontamara” di Pescina.

Questi gruppi appena citati da soli o insieme compiono spesso su tutto il territorio marsicano azioni armate anche di notevole rilevanza contro i barbari Nazisti. Le azioni di questi gruppi vanno avanti da gennaio a giugno del 1944, quindi fino alla totale liberazione degli Alleati. Tuttavia grazie alla forte azione partigiana alcuni paesi vengono liberati dall’infestante nazista prima che giungano i soccorsi alleati o comunque vengono compiute grandi azioni a difesa dei paesi che vengono spesso saccheggiati dai barbari nordici.

Ebbene in una delle azioni compiute dai partigiani contro i tedeschi ha trovato la morte il valido partigiano Antonio Milone, che è stato trovato morto nei pressi di Aielli il 3 giugno 1944, a pochi giorni dalla liberazione del territorio marso da parte alleata. A quanto pare il gruppo a cui è appartenuto Milone aveva già operato con successo contro i Tedeschi nel gennaio 1944, allorquando fu lanciato un assalto al comando fascista repubblicano posto nelle scuole elementari di Aielli. In quel momento nell’edificio era presente un reparto del battaglione paracadutisti “San Marco”, comandato dal sottotenente Valfio Padovano.

Questo gruppo si ripropone con una nuova azione contro i Tedeschi nella notte del 1 giugno 1944, ma questa volta il gruppo composto da 4 uomini (Ernani Alessandro,Quirico Cornelio, Antonio Milone e il cecloslovacco Ignaz) viene scoperto e costretto alla fuga. Ne segue un conflitto a fuoco dove i truci Tedeschi sparano contro il gruppetto uccidendo il giovane Ignaz (il nome vero non si sa) e ferendo alla gamba Antonio Milone che però riesce comunque a dileguarsi.

Successivamente nel corso di un rastrellamento tedesco Antonio Milone viene trovato ferito e poi arrestato. Egli viene quindi curato dal dottor Tattoni che ne consiglia un ricovero presso Celano. Ma questi non vi arriverà mai, in quanto non si sa come egli sparisce e viene trovato morto nelle campagne di Aielli il 3 giugno 1944. La morte di Antonio Milone è da imputare a un colpo di arma da fuoco alla nuca (Alvaro Salvi). Probabilmente coloro che hanno accompagnato Antonio hanno preferito ammazzarlo che portarselo dietro.

 

 

– La fine della guerra

Ciò che è successo ad Antonio Milone è solo uno dei tanti episodi di cui la Marsica è ricca. Ma siamo in tempo di guerra e la guerra fa morti in un modo o in un altro e quasi sempre sono giovani o giovanissimi.

La morte di Antonio Milone è del 3 giugno 1944, pochi giorni dopo gli Alleati sfondano la linea Gustav e liberano tutto l’Abruzzo e il Lazio. La Marsica è liberata dai Tedeschi tra il 7 e il 12 giugno 1944. Passa un anno e anche il resto d’Italia è libero il 25 aprile 1945. Qualche mese dopo la guerra finisce gli Alleati hanno vinto. Si ricomincia

 

 

– Si ricomincia

Nascita della Repubblica italiana il 2 giugno 1946. (Immagine da Wikipedia)

 

Dopo l’esperienza della guerra i Marsi ricominciano a vivere dapprima partecipando insieme a tutti gli Italiani al referendum del 2 giugno 1946 che sancisce l’inizio della Repubblica e poi avviando la ricostruzione post bellica con la lunga ricostruzione di Avezzano e degli altri borghi distrutti dai bombardamenti alleati, per non parlare delle strade e ferrovie fatte a pezzi dai Tedeschi in fuga. I Marsi oltre che della ricostruzione iniziano a rioccuparsi della lotta per le terre del Fucino contro Torlonia.

 

 

– La guerra contro Torlonia (1945-51)

Persone in marcia durante una manifestazione per la lotta delle terre del Fucino

 

Tra il 1945 e il 1950 i Marsi combattono lo strapotere del principe Torlonia sulle terre del Fucino. Lo scontro fra Torlonia e i contadini fucensi è aspro e continuo. Il principe tramite i suoi scagnozzi cerca di opporsi anche in modo forte portando il livello dello scontro a momenti di forte tensione collettiva fino a quando non ci scappa il morto.

Ci riferiamo all’eccidio di Celano del 1949, dove due inerme persone vengono uccise in un assurdo conflitto a fuoco tra polizia e manifestanti. La morte di queste due persone scatena la rabbia che porta alla defenestrazione di Torlonia dalla guida delle terre fucensi. La successiva legge Sella (1951) regola definitivamente la questione assegnando in modo ufficiale le terre del Fucino ai contadini marsi.

 

 

– Fine della ricostruzione (1945-55)

La ricostruzione post bellica nel frattempo procede spedita, grazie alle accorte amministrazioni comunali dei paesi marsi e questi vedendo una sempre maggiore popolazione locale, costruiscono nuovi quartieri posti fuori dai centri storici locali. Più o meno nel 1955 la ricostruzione principale può dirsi completata, pur rimanendo scoperte parti importanti dei paesi.

Aielli in ciò non è diversa dagli altri paesi e nel 1955 vediamo una generale ricostruzione post bellica del paese che però mantiene vive le cosidette case di fango costruite dopo il terremoto del 1915 e che ancora sono vissute dalla popolazione.

 

 

 

 

– La chiesa della Santissima Trinità a metà ‘900

La chiesa della Santissima Trinità continua ad essere centrale nel paese di Aielli e ciò nonostante che il nuovo borgo di Aielli Stazione stia diventando più vissuto e pieno del borgo madre. Aielli Stazione per la presenza della stazione ferroviaria e per la maggiore vicinanza al Fucino diventa più attrattivo per molte persone. Ciò di riflesso si riperquote sul borgo centrale che dopo la crisi seguita al terremoto del 1915 e dopo aver superato il rischio di scippo del comune a favore del borgo minore viene comunque decadendo per importanza.

La chiesa della Santissima Trinità risulta non toccata da questo spopolamento sia perchè questo fenomeno negli anni ’50 è all’inizio, che sia perchè la chiesa resta l’elemento di maggiore attrazione di tutto il vecchio borgo.

 

 

– Aielli e la nuova emigraziome (1955-90)

Aielli alto nei primi anni ’70

 

A partire dai primi anni ’50 a causa della perdurante e grave crisi economica in cui versa la Marsica e Aielli molte persone soprattutto giovani iniziano ad emigrare all’estero, si apre così la seconda emigrazione storica della Marsica.

Aielli a causa di questa nuova emigrazione inizia un lento spopolamento dopo aver raggiunto nel 1951 il suo massimo storico demografico con 2778 unità. Nel 1961 i segni di questo spopolamento forzato sono già molto evidenti con la popolazione residente che scende a 2225 unità.

 

Il comune di Aielli negli anni ’60

 

La nuova crisi comunque non impedisce alla comunità residente d’impedire che la sede comunale sia trasferita nella frazione di Aielli Stazione. Ciò è importante perchè sarà la base per la ripresa futura del borgo storico.

La nuova emigrazione si lancia dapprima verso l’estero con il Canada e gli USA come mete principali e poi si sposta in Europa del nord e infine nelle città del nord Italia in pieno boom economico e verso la vicina Roma. Nonostante questa emigrazione il paese cerca faticosamente di sopravvivere mantenendo vive le proprie tradizioni.

 

Aielli all’inizio degli anni ’70

 

Siamo così agli anni ’70 e l’emigrazione ha fatto ulteriormente scendere la popolazione residente che cala a 1562 unità. Nello stesso periodo sono inaugurate le autostrade A24 e A25 che portano ad ulteriore facilitazione di spostamento per gli abitanti di Aielli che vedono aprire una variante dell’autostrada A25 con direzione Aielli – Celano.

Le nuove autostrade consentono una netto calo dei tempi di percorrenza tra la Marsica e Roma a cui sempre più si rivolge l’area marsicana, soprattutto in virtù delle numerose persone che vi si trasferiscono.

Negli ’80 prosegue la discesa demografica del paese che scende a 1414 unità. La discesa demografica rimane figlia di una situazione stagnante che non da sbocchi ai giovani del posto. Nonostante ciò nella Marsica vi è una nuova linfa vitale che nel corso degli anni ’70 ha dato luogo a numerose attività commerciali collegate ad un turismo sempre più in crescita specie dopo la nascita delle nuove autostrade.

Questo si traduce in un netto miglioramento economico che si concentra dapprima nella zona di Avezzano, Carsoli, Magliano, Ovindoli e altri centri e poi s’irradia nel resto del territorio e più o meno tutti i paesi iniziano a beneficiarne compresa Aielli.

Questo miglioramento economico diventa importante a metà degli anni ’80 allorquando i conti delle aziende locali diventano numeri importanti, la zona cresce e alcune grandi aziende internazionali v’impiantano importanti stabilimenti come la Cocacola e la Texas Instruments. Abbiamo ciòè il Boom economico marsicano. Ad  Aielli nascono in questo periodo piccole attività che diventeranno più importanti nel proseguo. I vari comuni compresa Aielli iniziano ad investire nella propria ricettività e nella ristrutturazione del proprio centro storico.

 

 

– La chiesa della Santissima Trinità negli anni ’70

La chiesa della Santissima Trinità negli anni ’70

 

Fino alla metà degli anni ’70 dalla chiesa della Santissima Trinità nel giorno della festa patronale del paese, si partiva con la processione dei S.S. Patroni sfilando per le vie del paese con le grandi statue dei protettori principali S. Emidio Vescovo, S. Antonio di Padova, S. Rocco, S. Benedetto da Norcia e S. Vincenzo e con la statua della Santissima Trinità, la statua più sentita di tutte. Poi a metà degli anni ’70 pare che il prete dell’epoca non vedesse di buon occhio questo genere di religiosità contadina e pare che abbia cercato di convincere la popolazione ad abbandonare questo genere festa.

Scendendo nello specifico il rituale consisteva nel portare in processione una grossa statua del peso, pare, di circa quattro quintali, costituita da un nucleo di mattoni forati ricoperti di gesso, raffigurante la Santissima Trinità, nella forma del Padre, del Figlio, con la Croce, e la colomba, nel mezzo, simboleggiante lo Spirito Santo. Il tutto era attorniato da un certo numero di angioletti che sarebbero stati modellati, al momento della costruzione dei monumento, a immagine di alcuni bambini dei paese.

Il gruppo scultoreo nel suo complesso risaliva, grossomodo, alla fine del XIX secolo e sarebbe stato ispirato da un dipinto ancora presente all’interno della chiesa. La grande statua era faticosamente trasportato a spalla da dodici uomini prestanti (quattro davanti, quattro dietro e due per ciascuno dei lati) lungo un tragitto di circa un chilometro e mezzo intorno al paese.

Attorno all’organizzazione della festa ruotavano tutti quegli aspetti laici, molto comuni nel mondo rurale tradizionale, inerenti alla preparazione del rito. Dalla questua fatta dal comitato dei “festaroli” alla vendita all’asta dei prodotti ottenuti grazie alle offerte (che anche qui erano costituiti prevalentemente da grano, formaggio e legna), fino ad arrivare all’asta per contendersi l’onore dei trasporto della statua.

 

Aielli Alto nel 1971. (Immagine da Internet)

 

Ebbene sembra che il prete dell’epoca abbia fatto opera di convincimento presso la comunità aiellese per diversi anni al fine di  eleminare tale usanza, che nella Marsica risultava e risulta tuttora assai diffusa presso tutti i paesi del comprensorio di Avezzano. Secondo questo prete queste pratiche religiose erano da giudicarsi più vicine a profane ostentazioni di forza che a manifestazioni di pura devozione, risultando quindi molto sgradite sia a lui che a diverse autorità religiose che hanno cercato in vari modi eliminarle.

In questo senso ad Aielli questo risultato è stato centrato, dapprima viene fatta sparire la principale statua del paese nel 1968, quella della Santissima Trinità e poi eliminata la processione all’inizio degli anni ’70. Riguardo la statua della Santissima Trinità si sa che in un giorno del 1968, questa sparisce misteriosamente nel nulla.

Dalle voci dell’epoca sembrerebbe che la statua fosse stata fatta sparire dal prete del paese,  che con l’aiuto di alcuni parrocchiani più vicini a lui sarebbe stata condotta tra le montagne attorno al borgo e distrutta a colpi di piccone.

La storia dell’esecuzione della statua non è andata per niente giù alla popolazione di Aielli, che ricambiò la furia di cui fu vittima l’amatissima statua (che a sua tempo, in seguito al disastroso terremoto del 1915, era miracolosamente scampata al crollo parziale della chiesa che la ospitava) con un’altrettanto furiosa protesta la quale, rotto qualche indugio iniziale, costrinse il parroco a fuggire dal paese lasciando questo per sempre. Tuttavia nonostante la rivolta popolare che ha cacciato il prete, la processione dei santi protettori per molti anni è stata cancellata dalle celebrazioni religiose e questo è stato un fatto duramente sentito dalla popolazione che non ha mai accettato questa decisione.

 

 

 

– Aielli negli anni ’80 e ’90

Come detto sopra Aielli vede una certa ripresa economica nella metà degli anni ’80 sull’onda del boom economico presente nella Marsica. Ciò si traduce in un investimento del paese sulla propria capacità ricettiva e su una lenta ristrutturazione del borgo antico. Inizia a nascere la nuova Aielli e un segnale di questa rinascita è la costituzione del monumento dedicato a Filippo Angelitti posto nel centro del borgo antico nel 1989.

In tutto ciò notiamo come le vecchie porte medievali del paese riprendano quasi a rinascere, chiaramente non nella funzione originaria, ma come elementi turistici. Ci sono molte cartoline del periodo che vedono i simboli del vecchio borgo moltiplicarsi quasi a voler simboleggiare un nuovo approccio.

Una grossa spinta a questa rinascita è stata data sicuramente dal nuovo svincolo autostradale di Celano – Aielli nel 1978. I paesi di Aielli e Celano hanno da allora potuto meglio organizzare le proprie attività commerciali e sociali avendo un più facile e veloce collegamento con le principali località del centro Italia specie Roma.

Grazie anche al nuovo collegamento autostradale Aielli pur non avendo un aumento di popolazione residente ha visto comunque crescere la propria economia e poi d’estate molti residenti fuori paese sono comunque tornati per il periodo estivo per ripopolare il borgo.

Negli anni ’90 il borgo è tornato infatti a stimare una popolazione al di sopra della media annuale, grazie proprio al ritorno degli aiellesi presenti fuori regione per motivi lavorativi.

 

 

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XXI secolo

 

 

– La Marsica nel nuovo secolo

Forse complice un miglioramento economico generale o un clima più positivo, fatto è che prosegue il miglioramento economico presente nella Marsica. Molte realtà produttive piccole e grandi vedono il consolidamento dei propri affari e allo stesso tempo viene crescendo specie in alcune zone la domanda turistica che fa ben sperare per il futuro del comprensorio marsicano. All’interno di questa realtà spicca Avezzano che viene crescendo sia economicamente che socialmente e ciò produce un grosso clima di fiducia in tutti.

 

 

– Aielli nel nuovo secolo

Immagini di Aielli del 2009 da Googlemap

 

Il paese di Aielli all’inizio degli anni 2000 prosegue nel rilancio del propria offerta ricettiva e nel restauro del borgo storico. Il vecchio borgo un pezzo alla volta viene restaurato, rendendolo ancora più bello di prima.

 

Immagini di Aielli del 2009 da Googlemap

 

Contemporaneamente a questa situazione vengono nascendo in questi anni diverse nuove realtà produttive in parte legate alla nuova concezione turistica e in parte ad un semplice sviluppo locale. Nello stesso periodo si ha una piccola risalita demografica di alcune unità attestando il paese sui 1477 abitanti nel 2001.

 

Immagini di Aielli del 2009 da Googlemap

 

Aielli  nel corso degli anni 2000 avvia tutta una serie d’interventi generali che proseguiranno nel corso del decennio successivo e che tramite nuove iniziative porterà il paese a un nuovo rinascimento culturale.

 

Immagini di Aielli del 2009 da Googlemap

 

Ciò contribuirà in modo forte al consolidamento del paese sul piano turistico, che porta di riflesso ad un consolidamento affaristico per diverse attività del paese.

 

 

  • Restauro della torre medievale (2002)

L’emblema del  recupero del vecchio borgo è il restauro della torre medievale che dopo essere stata parzialmente distrutta dal terremoto del 1915 era rimasta per circa 100 anni abbandonata. Ebbene ora il comune procede a recuperare la torre e a darle nuova vita trasformandola in un polo astronomico.

Nel 2002 infatti dopo il restauro della struttura durata alcuni anni sotto l’impulso dell’Unione Astrofili F. Angeletti la torre diventa la sede di un piccolo polo astronomico. Qui infatti trovano sede il Museo del Cielo,  una biblioteca-videoteca scientifica e un osservatorio astronomico. Nasce insomma la Torre delle Stelle, orgoglio e vanto di Aielli.

 

 

– Aielli e il Parco del Velino – Sirente (2000-2008)

Aielli è un paese che si trova a 1030 m di altezza e questo ne fa uno dei più alti comuni della Marsica da cui si gode un panorama di straordinaria bellezza sia che si guardi verso il Monte Sirente che verso il Fucino. Non a caso il paese è stato definito il balcone della Marsica. Questa sua particolarità è stata molto valorizzata in questi primi anni 2000 consentendo al paese di accrescere il suo potenziale turistico.

 

 

– La crisi economica del 2008

Una forte crisi economica mondiale  si verifica nel 2008 e raggiunge con i suoi effetti l’Italia l’anno successivo provocando tra l’altro l’interruzione del lungo periodo di crescita economica che vive la Marsica dalla metà degli anni ’80. Anche Aielli risente della crisi, ma un sapiente lavoro amministrativo prosegue comunque il rilancio del borgo.

 

 

– La chiesa della Santissima Trinità nei primi anni 2000

Immagine da Googlemap della chiesa della Santissima Trinità nel 2009

 

La chiesa della Santissima Trinità in questo primo periodo del nuovo secolo prosegue nella sua attività religiosa accompagnando il paese di Aielli nel suo cammino di sviluppo. Grazie al clero locale la chiesa della Santissima Trinità rimane un  luogo centrale nella vita religiosa e sociale del paese riuscendo a fare da collante in molte situazioni locali.

 

 

– Terremoto dell’Aquila (2009)

Un forte sisma si verifica all’Aquila nell’aprile 2009 distruggendo la città e uccidendo diverse centinaia di persone. Il sisma si risente anche nella Marsica, ma qui fatta eccezione per le chiese e alcuni borghi il sisma provoca pochissimi danni e nessun ferito. Anche Aielli risente del sisma soprattutto nella chiesa madre della Santissima Trinità che viene intaccata, producendo danni lievi alla struttura, che a causa di ciò viene chiusa per precauzione.

 

 

– Restauro della chiesa della Santissima Trinità (2009-2010)

Chiesa della Santissima Trinità nel 2009. (Immagine da Googlemap)

 

Subito dopo il disastroso terremoto dell’Aquila il comune di Aielli si adopera per il restauro e ripristino della chiesa madre. I lavori di restauro alla chiesa partono già nel 2009 e durano fino a tutto il 2010. Tramite il restauro si provvede al ripristino dell’agibilità del bene architettonico religioso attraverso interventi di sarcitura di diverse lesioni murarie con cuciture armate e con la tecnica del cuci-scuci.

 

 

– Torre delle Stelle 2010-18

L’osservatorio astronomico delle stelle di Aielli. (Immagine personale)

Il comune di Aielli nonostante la mancanza di soldi, trova i fondi per comprare e inserire nella torre delle Stelle computer, telescopi, proiettori e anche un planetario civico di ultima generazione. Questi investimenti servono non solo nel rilancio del vecchio borgo in chiave turistica, ma anche per aprire una nuova stagione identitaria del borgo stesso in una nuova veste di carattere
scientifico.

 

 

– I 650 anni della chiesa della Santissima Trinità e il ritorno della statua (2012)

Immagine personale di oggi della chiesa della Santissima Trinità

 

Nel 2012 dopo il restauro del 2009-10 della chiesa della Santissima Trinità, questa celebra i suoi 650 anni dalla fondazione (1362), attraverso una solenne cerimonia officiata dal parroco del paese.

Statua della Santissima Trinità esposta nella chiesa della Santissima Trinità. (Immagine personale)

 

Nello stesso periodo il 24 aprile 2012 viene inaugurata la nuova statua della Santissima Trinità, che viene ricollocata nella chiesa nello stesso luogo della precedente dopo più di 44 anni di assenza. Grande festa nel paese per questo avvenimento, dove ad attendere la statua c’era tutta la popolazione con a capo le autorità civili e religiose ovvero l’Abate Ordinario di Subiaco, Rev.do Padre Mauro Meacci e il Superiore del Sacro Speco, Rev. Padre Luigi Tiana, il Sindaco di Aielli, Benedetto di Censo con tutta l’amministrazione comunale. 

Dopo la benedezione della statua, questa è stata portata in processione dai ragazzi della locale Protezione civile e Misericordia fino alla chiesa della Santissima Trinità.

Dopo l’arrivo della statua è stata officiata la messa e alla fine prima della benedizione finale il sindaco ha parlato ai presenti facendo i complimenti al parroco che si è messo a capo di questa stupenda iniziativa, tramite la quale si è chiusa una triste parentesi per il paese.

Enorme è stata la commozione della genete nel rivedere un pezzo di storia ritornare al proprio posto, ma altrettanta è stata la gioia che questa profonda esperienza ha donato al Parroco e a coloro che lo hanno accompagnato in questo viaggio affinchè la venerata effige potesse tornare ad essere, come un tempo, un punto di riferimento importante per la crescita spirituale del popolo di Aielli.

L’attuale statua è stata realizzata interamente in cartapesta dal noto cartapestaio Toni Zaccaria

 

 

– Aielli e i Murales (2017- attuale)

Aielli oggi. (Immagine personale)

 

Aielli nel corso degli anni 2010 ha proseguito con successo il rilancio turistico del proprio borgo dapprima completando il restauro del suo centro storico e poi  lanciandosi come meta di riferimento di una nuova forma artistica la StreetArt. Ciò avviene a partire dal 2017 allorquando il comune aielle lancia l’iniziativa dei Murales con il tema di fondo dell’universo, quindi in continuità con la propria tradizione collegata all’universo e alle stelle.

 

Murales di Aielli.  (Immagine personale)

 

In pratica Aielli si colora attraverso la STREET ART rilanciando se stessa al livello nazionale e internazionale attraverso l’avvio del Festival di Borgo Universo, che è un manifestazione artistica nella quale artisti nazionali e internazionali di STREET ART giungono nel paese marsicano per raffigurare le loro opere sugli antichi muri del centro storico producendo murales con il tema dell’universo espresso in varie forme. Il festival nel giro di qualche anno diventa molto famoso e si viene a collocare fra le manifestazioni più importanti del centro Italia.

 

Murales di Aielli.  (Immagine personale)

 

La conseguenza di ciò è una crescita consistente del turismo nel piccolo borgo, con persone che vengono anche dall’estero per ammirare i dipinti della Street Art e godere del magnifico posto e dell’ottima cucina di Aielli.

 

 

– La chiesa della Santissima Trinità nel 2021

 

La chiesa della Santissima Trinità (2021). (Immagine personale)

 

Come già accennato il restauro del centro storico di Aielli operato nel corso degli anni 2000 e 2010 e poi il lancio di Aielli nella Street Art pongono il paese in una chiave di lettura nuova, ovvero lo pongono fra i paesi emergenti nella Street Art internazionale.

Il successo di questa iniziativa di riflesso si estende a tutti i monumenti di Aielli, compresa la chiesa della Santissima Trinità, che di certo non ha bisogno di queste iniziative per essere il fulcro del paese. Però un bene così antico (1362) come quello della chiesa parrocchiale, rifatta fedelmente alla precedente nel 1927, posta all’interno di un percorso turistico, aumenta di certo il prestigio del paese e di riflesso della chiesa stessa.

Come detto però la chiesa della Santissima Trinità non ha bisogno di ciò per essere ancora il centro del paese, che grazie al clero locale che asseconda e sostiene le iniziative della comunità, ma allo stesso tempo si rende protagonista di valide iniziative autonome, vi è un interscambio fruttuoso.

 

 


 

STRUTTURA DELLA CHIESA DELLA SANTISSIMA TRINITA’ – AIELLI

 

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– Pianta

La chiesa vista dall’alto. (Immagine personale)

 

La chiesa della Santissima Trinità è una struttura a pianta a croce latina a tre navate.

 

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– Interno

 

Interno della chiesa. (Immagine personale)

 

La ricostruzione della chiesa avvenuta nel 1927 ha cercato di rispettare quanto più possibile la struttura precedente al terremoto. Lo stile della chiesa sia all’interno che all’esterno si ri fa completamente allo stile romanico. L’interno della chiesa è dato da uno spazio a tre navate, divise da forti colonne.

 

La navata centrale della chiesa. (Immagine personale)

 

Al termine della navata centrale troviamo l’abside con volta a pianta quadrata contenente al suo interno il coro. Al di sotto figura l’altare principale, prodotto tra il 1970 e il 1990, che rispecchia la tipologia a mensa, rivolto verso il popolo, nella parte frontale sono presenti una serie di colonnine che sorreggono il pianale.

 

L’altare principale. (Immagine personale)

 

 

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Arredi decorativi

Sul piano decorativo la chiesa ha recuperato diversi dipinti della vecchia struttura, riuscendo così a proseguire anche su questo piano la storia della chiesa stessa. Gli arredi più importanti riguardano:

 

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1) la settecentesca statua lignea dipinta della Madonna della Vittoria, detta anche “Madonna Piagneticcia”, in passato presente nella chiesa di S. Rocco;

La splendida statua della Madonna della Vittoria

 

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2) la statua della Santissima Trinità, rifatta recentemente;

Statua della Santissima Trinità esposta nella chiesa della Santissima Trinità. (Immagine personale)

 

 

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3) una bella croce processionale in argento dorato con marchio di orafi sulmonesi del quattrocento;

 

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4) un olio su tela del XVII secolo raffigurante un coro in legno di santi;

 

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5) un ultima Cena del XVII secolo;

Dipinto dell’ultima cena.

 

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6) Il dipinto della Visione di Abramo sotto la quercia di Mambre del seicento;

Dipinto della Visione di Abramo

 

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7) sulla parete d’ingresso abbiamo un dipinto di Maria Assunta con Santi del XVII secolo;

Dipinto di Maria Assunta con i Santi.

 

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8) un Ostensorio e Pisside in argento dorato del 1516;

 

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9) diverse Pale di Altare di artisti di scuola romano-napoletana del XVII e XVIII secolo;

 

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10) sulla navata laterale destra abbiamo una Pietà e Santi del cinquecento, con sottostante stemma dei Piccolomini;

Navata destra della chiesa. (Immagine personale)

 

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11) una bella tela di San  Benedetto da Norcia del XVII secolo;

Dipinto di San Benedetto Abate

 

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12) Il dipinto dell’Immacolata e Santi (olio su tela del XVII secolo).

Dipinto dell’Immacolata e i Santi

 

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13) Dipinto del sacrificio di Isacco

Dipinto del Sacrificio di Isacco

 

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14) Dipinto della Santissima Trinità

Dipinto della Santissima Trinità

 

 

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Copertura della chiesa

Copertura della chiesa della Santissima Trinità. (Immagine personale)

 

La copertura della chiesa risulta a doppia falda nella navata centrale e a falda unica nelle navate laterali. La navata centrale è costituita da capriate in legno che poggiano sopra travi in cemento armato, opportunamente colorate in finto legno.

 

 

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– Facciata

 

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Parte alta della facciata

Facciata della chiesa. (Immagine personale)

 

La facciata della chiesa rifatta nel 1927 è in stile romanico. Questa è rivestita completamente con mattoncini apparendo ben equilibrata nei suoi elementi e nelle forme.

 

Parte superiore della facciata. (Immagine personale)

 

Partendo dalla parte alta della facciata andiamo a descrivere i singoli elementi che la compongono. Innanzitutto partendo dall’alto al basso troviamo alcune colonnine che decorano il timpano nella parte centrale e alcune arcate nelle parti laterali.

 

Immagine della parte alta della facciata. (Immagine personale)

 

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Rosone: 
Nella zona centrale troviamo un piccolo rosone posto al centro della facciata e in asse con il portale d’ingresso. Il rosone elegantemente lavorato da risalto alla facciata di carattere romanico.

 

Rosone della chiesa della Santissima Trinità. (Immagine personale)

 

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Portale d’ingresso

Scendendo verso il basso emerge il raffinatissimo portale d’ingresso, che poi è quello originale della precedente chiesa datato al 1479.

 

Portale d’ingresso della chiesa della Santissima Trinità. (Immagine personale)

 

Il portale si presenta a strombo con arco a tutto sesto di scuola aquilana della fine del quattrocento, si presenta molto molto simile ai portali delle chiese Celanesi dello stesso periodo, soprattutto a quello di Santa Maria Valleverde, datato 1508. Sul portale troviamo, come in altri casi  lo stemma superiore con le sue mezzelune dei Piccolomini.

La composizione stilistica di questo portale è davvero notevole con una fusione di elementi stilistici romanici, gotici e rinascimentali. Questo si caratterizza per il ricco archivolto e per l’architrave caratterizzato da un ramo d’acanto che, sorgendo da una brocca, si svolge a formare tre volute racchiudenti due fiori, sulle laterali, e l’Agnus Dei in quella
centrale.ù

Ai lati del portale vi sono due eleganti targhe e in ultimo a completamento di tutta la facciata abbiamo la piccola scala piramidale con forma rettangolare, che introduce all’ingresso della chiesa. 

 

 

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Campanile

 

 

Campanile della chiesa della Santissima Trinità. (Immagine personale)

 

Il campanile a pianta quadrata è ubicato a est della chiesa. Questo risulta intonacato nella parte bassa, mentre la parte alta è costituita da muratura di pietra squadrata a vista, avente copertura e cuspide piramidale.

 

 


BIBLIOGRAFIA

 

1) https://necrologie.repubblica.it/chiese/provincia-4-aquila/2090-chiesa-della-santissima-trinita

2) http://www.aielli.terremarsicane.it/index.php?module=CMpro&func=viewpage&pageid=28&phpMyAdmin=yeDMx7WASWmfLUJC-B1wx7XvHZb

3) http://www.aielli.it/ss%20trinità.html

4) http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/AccessoEsterno.do?mode=guest&type=auto&code=11704

 

 


STRUTTURE E MONUMENTI MEDIEVALI-CONTEMPORANEI

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CHIESE DELLA MARSICA

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